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radio. Per fare questo, ci siamo avvalsi della gentile
collaborazione di alcuni giornalisti della redazione di
Radio1 che si sono prestati a raccontare la loro esperienza in
campo elettorale e durante le elezioni 2006. Attraverso la
loro voce, siamo stati in grado di fornire un quadro della
preparazione e della realizzazione della diretta elettorale da
parte dei giornalisti radiofonici.
Durante le elezioni politiche del 2006 la diretta si è
protratta ben oltre tutte le previsioni: i due schieramenti si
son trovati appaiati grosso modo sullo stesso numero di voti
contribuendo così a rendere la situazione ancora più
complessa; sia per la gente che seguiva la diretta, sia per i
giornalisti che l’hanno realizzata.
La titolarità del canale Radio1 appartiene ai giornalisti che
vi lavorano, attraverso la figura del direttore: questo è
sicuramente un vantaggio per i giornalisti che sono molto
flessibili e reattivi nei confronti degli eventi ed hanno la
possibilità di aggiornare e completare le notizie fornite agli
ascoltatori in tempo reale.
La titolarità del canale, inoltre, permette ai giornalisti di
Radio1 di non preoccuparsi assolutamente del tempo; se un
evento si protrae oltre il tempo stimato per una trasmissione,
aggiornamenti e novità saranno dati nel programma
successivo o nel Gr; praticamente, Radio1 non può mai
bucare una notizia.
Abbiamo inserito, a questo punto, la voce dei protagonisti
per comprendere il lavoro della redazione politica ed il suo
modo di porsi di fronte ai vari eventi.
Successivamente, abbiamo analizzato i programmi di
approfondimento elettorale del canale, con particolare
attenzione a “Radio anch’io” che, durante la campagna
elettorale, ha ospitato i faccia a faccia tra i diversi leader
politici con domande in diretta da studio e dal pubblico.
9
Tutto lo staff di Radio anch’io si è reso disponibile ad
accoglierci in studio per permetterci di vedere come
funziona praticamente la radio in diretta e come si fornisce
al pubblico un servizio importante in vista delle elezioni.
Nel secondo capitolo, il lavoro si concentra sulle incognite e
sui fattori di novità che hanno caratterizzato le politiche
2006: abbiamo cercato di dare una spiegazione al reale peso
che essi hanno avuto all’interno della competizione
elettorale.
Il terzo capitolo sarà caratterizzato, ancora una volta dalla
voce dei giornalisti che ci spiegheranno tutte le peculiarità
di questa elezione e il modo in cui hanno agito sul campo
per farvi fronte.
Spiegheremo cosa significa e come funziona un programma
contenitore.
Si è poi passati alla modalità secondo la quale è stata
improntata la diretta elettorale 2006 e quali sono state le
peculiarità riscontrate dai giornalisti. Abbiamo raccolto le
testimonianze relative al come hanno agito i conduttori in
studio, al come hanno deciso di comportarsi di fronte ai
ritardi, al come hanno agito gli inviati sul campo e come
hanno valutato tutta la situazione.
Il materiale raccolto è strumento per comprendere come
lavorano i giornalisti di Radio1, come affrontano la cronaca
politica e come essa cambia in periodo elettorale: abbiamo
potuto dunque valutare come cambia l’agenda setting.
L’agenda setting è un fenomeno tipico della comunicazione
di massa e consiste nell’ informarsi e discutere i temi
proposti dai media.
Per essere più precisi, “…il sistema dei media offre agli
individui temi e problemi intorno ai quali pensare e
10
discutere: non li costringe ad assumere un punto di vista,
ma organizza il loro orizzonte tematico”. 1
Shaw nel 1979 forniva una precisazione sul reale significato
di questo fenomeno, “L’assunto fondamentale dell’agenda
setting è che la comprensione che la gente ha di gran parte
della realtà sociale è mutuata dai media”. 2
Una definizione ancora più cangiante del fenomeno è la
seguente: “…l’agenda setting è una teoria sul trasferimento
di salienza dagli elementi costituenti le immagini del mondo
presentate dai mass media agli elementi costituenti le nostre
rappresentazioni mentali della verità. L’assunto teorico di
fondo è che gli elementi che hanno maggiore rilievo nelle
rappresentazioni offerte dai media assumono lo stesso
rilievo anche nelle rappresentazioni elaborate dal
pubblico”. 3
Come detto, il fenomeno dell’agenda setting non influenza il
punto di vista degli individui ma li indirizza sui temi da
tenere presente e da prendere in considerazione; “Gli
elementi chiave della teoria dell’agenda setting possono, in
prima istanza, essere individuati:
a) nel potere che i media hanno di determinare e di
ordinare gerarchicamente la presenza dei temi nell’agenda;
b) nella costruzione dell’agenda degli individui
come conseguenza di ciò che è presente nell’agenda dei
media”. 4
Esemplare a tal proposito, una ricerca effettuata nel 1972 da
McCombs e Shaw che pubblicarono i loro risultati
nell’articolo The Agenda-Setting function of mass media.
L’indagine fu effettuata nel corso della campagna elettorale
1
Sara, Bentivegna, Teorie delle comunicazioni di massa, Bari, Gius.
Laterza & figli spa, 2003, p.102
2
Bentivegna, ibidem
3
Bentivegna, op. cit., p.112
4
Bentivegna, op. cit. p.102
11
per le elezioni presidenziali del 1968 nel centro di Chapel
Hill. La loro attenzione fu posta sul contributo dato dai
media nel determinare i temi discussi in campagna
elettorale; l’ ipotesi guida era che fossero i media a
determinare l’agenda della campagna, influenzando pertanto
l’importanza attribuita ai temi politici in questione.
La ricerca fu svolta mettendo a confronto i temi segnalati
dalla gente con i temi proposti dai media e “Dall’analisi dei
temi segnalati dagli intervistati e da quelli registrati nei
media, i ricercatori ottennero utili dati empirici
sull’esistenza di un’influenza dei media nella
determinazione dei problemi e della loro rilevanza”. 5
La possibilità per il pubblico di avere esperienza diretta dei
temi riduce di molto il potere di agenda dei media che,
invece, rimane elevato sui temi che la gente può conoscere
solo attraverso la mediazione dei mezzi di comunicazione.
A riprova di quest’ultima affermazione, si possono dividere
i temi a seconda della vicinanza o lontananza dalla vita
quotidiana della gente. Si parlerà, “…di temi a “a soglia
alta” e temi “a soglia bassa”: i primi sono quei temi che
risultano lontani dalla vita quotidiana dei soggetti; i
secondi, viceversa, sono temi vicini ai soggetti o per
esperienza diretta o perché già entrati a far parte delle
questioni di cui si dibatte in un determinato momento”. 6
L’agenda dei media, in campo politico, viene naturalmente
condizionata e influenzata dalla voce degli stessi partiti.
Molto spesso, i giornalisti definiscono la loro agenda in base
al comunicato stampa di questo o quel partito o dalla
dichiarazione di quel politico, e ciò conferma il
condizionamento denunciato poco sopra.
Anche ai nostri giorni, la radio diventa fonte primaria di
notizie con le interviste fatte al politico di turno, magari
5
Bentivegna, op. cit., p. 103
6
Bentivegna, op. cit., p. 104
12
stuzzicandolo su un argomento particolare, che poi diventerà
il tema del giorno.
Nelle ultime campagne elettorali, si è parlato spesso di temi
che interessano meno la gente comune: ciò prova che i temi
di discussione non sempre rispecchiano ciò che interessa
davvero il pubblico. Questo ci permette di dire che
“…l’influenza esercitata dal sistema politico sull’agenda
dei media può essere valutata, oltre che in relazione alla
capacità di offrire notizie, anche in merito alla definizione
del terreno di discussione di un tema, alla definizione delle
alternative possibili della discussione, alla capacità di
evitare l’attenzione dei media. Il tentativo di sottrarre allo
sguardo dei media eventi e problemi rimane una delle
espressioni più compiute dell’esercizio del potere da parte
del sistema politico nei confronti del sistema dei media e di
tutti i cittadini”. 7
Importante sarà conoscere le testimonianze degli inviati
nelle sedi istituzionali (Viminale, Quirinale), per capire
l’aria che si respirava durante le elezioni 2006 e come la
politica reagiva alle sue “lungaggini”.
Fondamentale anche la testimonianza dell’inviato alla sede
dei sondaggi per capire gli umori della Nexus di fronte al
fallimento totale degli exit poll.
Questo fallimento può essere, in parte, spiegato attraverso
un’altra teoria del giornalismo: quella della spirale del
silenzio.
Premessa: le elezioni 2006 si sono svolte in condizioni
particolari. L’Italia veniva da cinque anni di governo di
centro – destra, costellato da tante polemiche e proteste da
parte dell’altra coalizione politica. Ci furono grandi
manifestazioni di piazza e si respirava un evidente
malcontento nei confronti del governo in carica, tanto che
quasi tutti gli organi competenti davano per certa un’ampia
7
Bentivegna, op. cit., p.111
13
vittoria dello schieramento di centro – sinistra. C’era inoltre
un clima bellicoso tra le due coalizioni e la campagna
elettorale era incentrata quasi totalmente sulla denigrazione
dell’avversario. I media davano ampio spazio alle
polemiche, facendo sembrare i sostenitori del centro –
sinistra molto più numerosi degli avversari. Questo clima ha
potuto creare dei condizionamenti negli elettori del centro –
destra tanto da portarli a dichiarare ai sondaggi, il contrario
di ciò che poi in realtà hanno fatto. Noelle Numan, su un
episodio simile, scrisse “queste osservazioni nella propria
cerchia indussero poi altri a dichiararsi apertamente
oppure a mandar giù le proprie opinioni e tacere, fino a
che, come in un processo a spirale, gli uni dominavano
pubblicamente e gli altri erano completamente scomparsi
dalla scena pubblica. Questo è dunque il processo che si
può classificare come ‘spirale del silenzio’”.8
Questo comportamento ha anche un suo motivo scatenante:
“la concezione integrativa dell’opinione pubblica si
caratterizza per la pressione a conformarsi e per la paura
dell’isolamento sociale che muove l’individuo”. 9
Le testimonianze dei conduttori da studio sono state
fondamentali per comprendere cosa si è deciso per la diretta
elettorale e per affrontare gli imprevisti.
I giornalisti di Radio1 ci hanno detto la loro sulla
concorrenza dei nuovi media e sul motivo per cui la radio
rimane ancora un mezzo molto ascoltato anche per le dirette
elettorali.
Nella conclusione proponiamo le nostre valutazioni sul
lavoro svolto dalla redazione di Radio1 e rispondiamo alle
domande che hanno originato il presente lavoro: i problemi
e le peculiarità delle elezioni 2006 hanno creato problemi
concreti ai giornalisti? Il palinsesto è stato sconvolto?
8
Bentivegna, op. cit., pp. 115-116
9
Bentivegna, op. cit., p. 116
14
Infine, apponiamo un’appendice (diremmo d’obbligo) sulle
elezioni politiche 2008 che, con le stesse regole delle
politiche 2006, presentano proprie peculiarità, dovute alla
presenza di diversi candidati premier ed al panorama
politico più ampio rispetto al recente passato.