rapporto di pensiero - linguaggio ed essere , prima
ancora di poter dire qualcosa sul silenzio ?
Per una certa idea di filosofia infatti (e non quindi per
la filosofia) , parlare del silenzio è - come urlare in
luogo sacro - bestemmia . E' questa allora un'altra
filosofia , un altro modo di intendere le cose e il mondo
, un altro modo di stare al mondo .
E che legame c'è tra pensiero e linguaggio , e tra
linguaggio e silenzio ? E' poi possibile un pensiero
silenzioso ? Ecco che arriva il terzo escluso e le cose si
complicano un po’ .
La nozione di silenzio attraversa obliqua tutta la
riflessione filosofica contemporanea , essa appare di
contro alla crisi della possibilità del dire , si mostra
come tentazione direttamente proporzionale
all’impossibilità del dire . Essa si rivela come qualcosa
di estremamente complesso ed articolato , tanto da
mettere in dubbio ogni valore ed ogni certezza . La
filosofia allora distrugge se stessa ?
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La nozione di silenzio ci porterà allora , a partire da
certi luoghi del pensiero a noi noti , fino a dove
nemmeno sapevamo di poter giungere , laddove già da
sempre eravamo .
IL O I ?
Che cos'è dunque questo silenzio di cui vogliamo
indagare , e parlare ? Di fronte all'innegabile varietà
delle forme del dire e delle lingue , il silenzio sembra
apparire come una entità monolitica e quasi monotona .
Ogni lingua infatti , in virtù della varietà di espressione
propria della parola , crea il suo particolare abito
ontologico . Solo il silenzio contiene almeno la
promessa dell'unità .
Ma è poi proprio sicuro che esista un silenzio ? Oppure
quello che noi chiamiamo 'il' silenzio , ad una
approfondita analisi , si apre a diverse significazioni -
le più disparate e contraddittorie tra loro - fino a
mettere in discussione la stessa proprietà del lingaggio
di poter dire le cose ?
E poi , questa qualità dell'indagine - il metodo analitico
e poi quello della ontologia - di aprire le cose alle
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molteplici significazioni , riguarda solo il silenzio
oppure attacca alla radice la proprietà connotativa del
linguaggio fino a dissolverla irrimediabilmente e a
capovolgere il nostro rapporto col linguaggio e col
nostro stesso essere ? E' poi possibile pensare al
linguaggio senza pensare anche al nostro essere , al
nostro esistere ?
Ecco che da una apparente piccolezza (il silenzio)
siamo giunti ad una riconfigurazione dell'intera nostra
filosofia , financo a confonderla col nostro stesso
esistere . Ma non anticipiamo troppo le mosse .
COM'È POSSIBILE PARLARE DEL
SILENZIO ?
E' proprio la parola che ci costringe ad affrontare
compiutamente il problema del silenzio .
Nella pienezza del suo dire , proprio al culmine
dell’acrobazia pirotecnica delle sue possibilità , ecco
che qualcosa sembra ritrarsi , qualcosa si adombra .
L’aumento della quantità d’informazione , superata una
certa soglia , annienta ogni significato , è rumore privo
di senso . La parola , nata per ritagliare un senso dal
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mondo e per manipolarlo , perde di significato e si
ritrae . Giunta a saturazione - all’oversdose di
significazione - alle soglie del rumore , la parola si apre
al silenzio , ha bisogno di esso per significare .
Ma soprattutto : oltre la possibilità di dire , che cos'è
quel qualcosa che vorremmo dire , quel qualcosa che
vorrebbe dir-si , ma non trova mai - costitutivamente -
le parole per dir-si ? Qual è insomma la parola per la
parola ? Di questo , propriamente di questo , la
filosofia - la nostra filosofia - deve dire ed indagare .
Di questo , anche se non trova le parole per dire e mai
potrà trovarle , deve accettere di essere sempre in
cammino . Un cammino che è poi un ritorno .
E se poi tutto questo lavoro dovesse portare ad un
ribaltamento delle posizioni del pensiero e dell'essere ,
allora , questa filosofia di cui noi parliamo , dovrà farsi
carico di tutte quelle conseguenze epistemologiche ed
esistenziali ed accettarle fino a viverle nel corpo del
proprio essere .
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QUELL'APPARENTE VUOTO CHE È IL SILENZIO
- UN APPREZZAMENTO DEL RUOLO
LINGUISTICO DEL SILENZIO : IL SILENZIO NON
È NON-PAROLA
Nella logica duale del vero/falso , che genera poi tutte
le opposizioni , il silenzio si pone come il vuoto in
opposto al pieno della parola , oppure come tenebra in
opposto alla luce della parola .
La parola è il fiat che dà le cose al mondo , il verbo che
permette ad esse di esistere . Le parole evocano la luce
poiché essa è rivelatrice delle differenze . La luce ci fa
consapevoli della varietà che regna nel mondo laddove
il silenzio sembra gettare il manto dell'indistinto .
D’altra parte il silenzio ci sembra proprio l’opposto
della parola . Caratterizzato come pura negazione , esso
si mostra principalmente come assenza di parola ,
come non-parola .
Dove c’è silenzio c’è assenza di parola , c’è assenza di
presenza (ecco già una prima definizione plausibile!) .
E paura . Il silenzio come assenza di presenza fa paura
: è la paura del vuoto , del ni-ente , del nulla come
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assenza di fondazione (ecco già l'innesto a tutte le
metafisiche della fondazione!) .
Ma dobbiamo chiederci a questo punto : è , quella
dell'assenza di fondazione , una qualità propria del
silenzio ; oppure è solo una caratteristica della logica
duale quella di definire i suoi elementi , non per qualità
proprie , ma sempre e solo in opposizione ad altro ?
Abbiamo parlato prima di vuoto , tenebra , negazione :
tutte parole che evocano in noi paura e smarrimento .
Ed è proprio su questa paura che fa leva il tentativo
secolare messo in atto da tutte le metafisiche di trovare
una fondazione stabile e duratura (l'eterno e l'assoluto)
al pensiero e all'essere .
Ecco che abbiamo detto pensiero ed essere , due luoghi
che dovremo indagare a fondo per comprendere il
senso del nostro rapporto col linguaggio e col silenzio
e poi col nostro stesso esistere . Ma sarà poi proprio
vero tuto questo ? Come già sopra accennato , dovremo
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chiederci : che legame c'è tra pensiero e linguaggio , tra
essere e parola , e tra parola e silenzio ?
PENSARE SENZA PAROLE
E' possibile allora un pensiero silente , un pensiero cioè
che non pensi con le parole ma propriamente col
silenzio ? E cosa può salvare la parola dal suo stesso
eccesso ? E che invece può avvicinarci al silenzio ?
Anche un segnale , per significare , ha bisogno del
silenzio che lo circonda ; lo hanno capito i poeti , che
isolano e rendono preziose le parole che usano . Prima
che divenga soltanto rumore , occorre circondare la
parola di una una cortina di silenzio , isolarla dal
rumore che essa stessa produce . Di più : occorre che la
parola stessa provenga dal silenzio , occorre che essa
sgorghi da un silenzio di altra specie .
LA PAROLA PERISCE SE PERDE IL SUO
LEGAME CON IL SILENZIO
Bisogna allora ristabilire un contatto con l’altro , con
l’altro da sè , con l’altro di sè . Bisogna restituire
dignità ontologica al silenzio , considerarlo come
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qualità positiva (o meglio non negativa) , come
presenza degna di essere pensata e vissuta . Occorre
passare dal silenzio come assenza di presenza , al
silenzio come presenza di una assenza ; dalla parola
all’ascolto , al silenzio come parola dell’ascolto .
PENSIERO LINGUAGGIO ED ESSERE
Ma la parola siamo noi , noi che abitiamo il linguaggio
. E allora quel rumore , quel brusìo della parola che
sempre ci accompagna , ancor’prima di diventare
rumore si mostra a noi come il dipanarsi delle nostre
vite , come il dispiegarsi della parola sulle nostre vite ,
sul nostro ek-sistere , e diviene parola , parola
dell’essere . Quel brusìo è l'atto stesso del dispiegarsi
delle nostre esistenze , è ciò che e-viene in quel labile
intervallo tra i due grandi silenzi : quello del grembo e
quello della tomba . Il silenzio autentico coincide allora
con tutto ciò che va detto per poter tacere .
IL MISTICO
Il silenzio poi è anche il mistico . Il mistico è la porta
che apre ad un’altra dimensione ontologica : questa è la
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vera essenza del mistico e del silenzio . Nel mistico ,
come nel silenzio , si avverte la precarietà e
l'insufficienza di ciò che prima sembrava valere .
L'esperienza del mistico - e qui non parliamo più di
sapere ma di esistere - è la coscienza della fine di un
qualcosa e l'aprirsi di un nuovo principio , la coscienza
di un limite . Sempre ad esso è legata la parola del
silenzio , da sempre queste parole sono sinonime di un
qualcosa che vorrebbe dirsi ma che poi non può .
Ma qui ancora si avverte l'insufficienza terminologica ,
il limite della convenzione linguistica di designazione
della parola : le cose (il mondo) non sono le parole .
DAPPRIMA UNA FENOMENOLOGIA DEI
SILENZI
Abbiamo detto che uno dei modi migliori per per
cogliere il paradosso del silenzio è quello di sentire che
esso non è un'entità monolitica : molti e diversi sono
sono i tipi di silenzio . Il silenzio allora - o ciò che noi
chiamiamo silenzio - diviene i silenzi .
Attraverseremo con rapido sguardo quelle possibilità
silenziarie che riterremo pertinenti per la nostra
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