Raffaello, Ritratto di Bindo Altoviti, 1512 circa, National Gallery of Art, Washington
Albrecht Dürer, Ritratto di Jakob Fugger, 1520 circa, Staatsgalerie, Augusta
“ Il carattere multiforme delle attività del banchiere lo rende un interessante oggetto di studi e
speculazioni”. La frase qui riportata è tratta dall’introduzione di Alan Chong al Catalogo della
mostra Ritratto di un banchiere del Rinascimento. Bindo Altoviti tra Raffaello e Cellini
tenutasi a Boston e a Firenze nel 2003-2004
1
. Essa può essere valida anche per i Fugger le cui
committenze a Roma nel Cinquecento sono oggetto di questa ricerca. La proposta di
sviluppare tale argomento per la mia tesi di laurea magistrale venne durante un corso, riservato
1
La mostra fu ospitata dal Bargello a Firenze (1 marzo – 15 giugno 2004) ma ebbe una prima edizione presso
l’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston (8 ottobre 2003 – 12 gennaio 2004). La collaborazione tra due
musei ha permesso la realizzazione della mostra e del catalogo. La citazione da Alan Chong è tratta da p. XV del
catalogo pubblicato in Italia dall’Electa (Milano, 2004).
6
al biennio, tenuto dalla professoressa Sapori nell’autunno 2005-2006. Il corso era articolato
sulla lettura critica di alcuni cataloghi di mostre sul Manierismo
2
, tra di essi vi era lo splendido
catalogo sull’Altoviti e durante le discussioni generate dalla figura del protagonista, non un
artista ma un banchiere-committente, venne naturalmente fuori il parallelo con la famiglia
Fugger. Numerose sono infatti le similitudini tra le famiglie Altoviti e Fugger, in particolare
tra i due più celebri capo-famiglia. Furono entrambi ritratti dagli artisti più celebrati delle loro
terre: Bindo Altoviti fu ritratto da Raffaello, Jakob Fugger il Ricco da Albrecht Dürer. Lo
stesso catalogo della mostra ne sottolineava, seppur in maniera marginale, alcuni aspetti di
tangenza.
Anonimo (attribuito a Giorgione o Palma il Vecchio), Giovane con pelliccia, 1509-10 circa, Alte Pinakothek,
Monaco
2
Il corso, il Manierismo in Mostra, è tuttora attivo presso la nostra facoltà.
7
Bindo fu ritratto da Raffaello
3
preso di spalle e tale posizione, secondo un breve saggio di
Kathleen Weil-Garris Brandt
4
, era da associarsi ai ritratti dell’Europa settentrionale, in
particolare i ritratti di mercanti come i Fugger. Il ritratto più vicino a quello di Bindo, di area
veneziana, è il Giovane con pelliccia attribuito a Giorgione, il soggetto raffigurato è
probabilmente un membro della famiglia Fugger
5
. Le due famiglie avevano entrambe una sede
del loro banco a Roma nei pressi della Zecca, ovvero nella zona dei Banchi, di fronte a Castel
S. Angelo, dove intrattenevano affari con la Curia
6
. Nota è la storia della demolizione di
palazzo Altoviti a piazza di Ponte, oscura invece è la scomparsa di palazzo Fugger
7
anch’esso
ubicato nei pressi. Una delle peculiarità del Catalogo su Bindo Altoviti è la trasversalità degli
studi proposti. La vicenda delle committenze artistiche del banchiere fiorentino è trattata in
una serie di saggi dall’impostazione molto diversa tra loro. Essi esplorano la biografia di
Bindo, le sue amicizie, la sua attività di mecenate e di banchiere, “diverse aree di ricerca, come
si addice alla multiforme personalità di Bindo”
8
. Una alleanza di diverse discipline storiche in
cui l’analisi delle opere d’arte frutto del mecenatismo dell’Altoviti è indirizzata a mettere in
luce i diversi aspetti del suo ruolo nella società del tempo.
“Questi grandi mercanti dell’Europa del Rinascimento, venditori di tessuti o di spezie,
accaparratori di rame, di mercurio, di allume, banchieri di Imperatori e di re, sperate di
conoscerli davvero solo attraverso le loro mercanzie? Non sarà privo di importanza
3
Olio su tavola, 1512 circa, National Gallery of Art, Washington. Samuel H. Kress Collection.
4
Opere appartenute e commissionate da Bindo Altoviti, in Chong-Pegazzano-Zikos, 2004, pp. 374-377.
5
Vedi nota 84 del capitolo I Fugger grandi committenti: Augusta e Venezia.
6
Vedi il capitolo Il ruolo dei Fugger negli avvenimenti del tempo, paragrafo L’Agenzia romana.
7
Vedi il capitolo Il palazzo Fugger, la sede del banco e Perin del Vaga.
8
Dall’Introduzione di Alan Chong in Chong-Pegazzano-Zikos, 2004, p. XXII.
8
rammentarvi che si facevano ritrarre da Holbein, che leggevano Erasmo o Lutero”. Il brano è
tratto dal quarto capitolo dell’Apologia della storia di Marc Bloch
9
e pare riferirsi, seppur in
maniera generica, al nostro caso. Bloch fu tra i pionieri della storia comparata
10
, nei fogli di
appunti per la redazione definitiva vi è un’altra frase indicativa: “l’homo aeconomicus,
religiosus o politicus altro non sono che fantasmi. Non esiste se non un uomo tutt’intero, che
faccia tutto quello che fa
11
”. La via tracciata dal grande storico francese sembra essere seguita
dai curatori del catalogo sull’Altoviti in cui si analizzano i diversi aspetti del personaggio nella
politica, negli affari e, trattandosi di una pubblicazione d’arte, soprattutto delle sue scelte di
committenza. Questa ricerca sui Fugger segue la stessa direzione: il ruolo che i Fugger ebbero
nella storia economica e politica dell’Europa del loro tempo è riassunto nel capitolo I,
strutturato sui personaggi che tennero le redini dell’Impresa: Jakob il Vecchio, Jakob il Ricco,
Anton e Hans Jakob. Particolare attenzione è riservata agli avvenimenti romani. La sede del
loro banco romano fu infatti tra le più importanti per le operazioni di alta finanza che essi
conclusero tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, almeno sino alla chiusura
9
Marc Bloch, Apologia della storia o Mestiere di Storico, Einaudi, Torino, 1998 (Titolo originale: Apologie pour
l’histoire ou Métier d’historien, Colin Editeur, Paris, 1993). L’edizione citata, curata dal figlio Etienne Bloch in
collaborazione con Jacques Le Goff, completa la precedente edizione a cura di Lucien Febvre del 1949. Il saggio
è stato redatto basandosi sul materiale manoscritto e dattiloscritto composto da Marc Bloch durante l’occupazione
tedesca della Francia, prima della sua morte a Lione, fucilato dai Tedeschi il 16 giugno 1944. La citazione è tratta
da p. 166 dell’edizione italiana del 1998.
10
J. Le Goff nell’introduzione all’edizione italiana del 1998, pp. XI, scrive a riguardo: “ Marc Bloch insiste sul
ruolo dello storico. (…) E’ contro la storia-racconto, contro la storia descrittiva pura e semplice, l’affermazione
della necessità della spiegazione storica. (…) Marc Bloch avrebbe voluto studiare il ruolo della comparaison, e
questa è una delle sue ossessioni metodologiche. Marc Bloch è uno dei pionieri della storia comparata; è
attraverso la comparazione dei fenomeni e dei sistemi storici che egli pensava che lo storico potesse avvicinarsi
alle generalità che formano l’ossatura della storia”. Bloch non è contro le specializzazioni nel mestiere di storico:
“la scienza non scompone il reale se non allo scopo di osservarlo meglio, grazie a un gioco di fari incrociati, in
cui fasci di luce si combinano e si compenetrano costantemente l’un l’altro”. Ma mette in guardia: “il guaio
comincia quando ogni proiettore pretende di vedere tutto da solo; quando ogni provincia del sapere scambia se
stessa con una nazione”. Da M. Bloch, 1998, p. 122.
11
La frase è tratta dai fogli d’appunti dello storico francese, raccolti e pubblicati nell’edizione del 1998, pp. 146-
170, la citazione è a p. 157 e differisce sensibilmente dalla frase corrispondente della redazione definitiva (p. 112-
113).
9
della sede nel 1527, dopo gli avvenimenti del Sacco di Roma. Dopo un veloce accenno alle
committenze artistiche nella loro città natale, Augusta, e presso il centro principale del mercato
europeo, Venezia
12
, il capitolo III propone una panoramica sulla comunità e le confraternite
tedesche a Roma durante gli anni in cui la sede dell’impresa familiare ebbe il maggior volume
di affari in città. Di seguito, nel capitolo IV, questo scritto affronta il suo nodo principale
ovvero le committenze Fugger a Roma nel Cinquecento
13
: (1) la gestione della Zecca romana e
la sua produzione di monete e medaglie per conto del Papa, la cappella della famiglia presso la
chiesa della nazione tedesca di S. Maria dell’Anima con le commissioni a (2) Giulio Romano e
(3) Girolamo Siciolante da Sermoneta e il misterioso (4) palazzo Fugger, decorato secondo il
racconto di Giorgio Vasari, da Perin del Vaga.
Dalla ricostruzione della saga dei Fugger “emerge in tutta la sua grandezza l’ homo novus
rinascimentale il cui spirito innovativo e sperimentatore ha posto le fondamenta della società
moderna”
14
.
12
Argomento del secondo capitolo.
13
Che è anche il titolo della tesi, i numeri tra parentesi di seguito indicano i sottotitoli che costituiscono le sezioni
del capitolo terzo dedicato alle committenze romane.
14
Citazione da Giuseppe Pericu, sindaco di Venezia dal 1997 al 2007, in Nuvolari Duodo Valenzano, 2003, p. 9.
10
I - IL RUOLO DEI FUGGER NEGLI AVVENIMENTI DEL TEMPO
11
Albero genealogico della famiglia Fugger, ramo del Giglio
Thomas Burgkmair, Jakob Fugger e Sibille Artzt, 1498, Collezione privata
12
Il secolo che intercorre tra la nascita di Jakob il Ricco (1459) e la morte del nipote Anton
(1560) corrisponde al periodo d’oro della Famiglia Fugger, un secolo che li propose come
protagonisti della storia dell’Europa. La loro abilità diplomatica e finanziaria li pose agli occhi
dei contemporanei come il più grande potere economico del Continente.
“Per opera di Jakob il nome Fugger diventa persino un antonomastico. T-is ‘nen rijke Fokker,
dicevano ad Anversa parlando di un uomo ricco. Rico como un Fucar, è un modo di dire così
usuale al di là dei Pirenei che lo si trova persino nel Don Chisciotte. Numerosi nomi di strade
in Germania e fuori, come il Calle del Fucar e la Traversa del Fucar
15
portano il suo nome.
Dopo che Jacob era uscito vincitore nella grande battaglia per l’elezione imperiale del 1519,
fu considerato il sommo capo economico del mondo. Imperatore e Papa dovevano piegarsi alla
sua volontà; principi ecclesiastici e laici erano suoi debitori e cercavano la sua amicizia. Un
principe del Baden era così indebitato con lui che gli aveva dato un’ipoteca su tutto il suo
ducato compreso il territorio e gli abitanti. Persino i commercianti veneziani e genovesi, prima
onnipotenti, riconoscevano la sua preminenza e si adattavano alla sua superiorità”
16
.
Gli inizi.
Nella natia città di Augusta, nonostante i numerosi cantieri promossi negli anni dalla famiglia,
rimane a malapena una statua commemorativa, l’effigiato non è come si potrebbe pensare il
vecchio Jakob o suo figlio Jakob il Ricco o ancora Anton ma Hans Jakob
17
, grande promotore
intellettuale, committente, collezionista ed umanista ma pessimo uomo di finanza tanto da
essere stato responsabile del fallimento personale e di un momento di profonda crisi per i fondi
della famiglia.
15
Vi è una Calle del Fucar nel centro di Madrid, una Fuggerstrraat ad Anversa e numerose Fuggerstrasse nelle
città tedesche
16
Winker, 1942, pp. 248-249. Il fondamentale testo del Winker è qui di seguito più volte citato dalla traduzione
italiana del 1942 purtroppo piena di imprecisioni di lingua.
17
Figlio di Raymund. Anton era fratello di Raymund, quindi zio di Hans Jakob. A sua volta Anton e Raymund
erano figli di Georg, fratello maggiore di Jakob il Ricco.
13
Simbolo perfetto di quello che i Fugger rappresentano oggi, soprattutto per il popolo tedesco
grandi commercianti ma soprattutto grandi mecenati.
Il primo pagamento di tasse registrato a nome dei Fugger in Augusta risale al 1367 a nome di
Johannes. Suo figlio Hans ebbe poi due figli: Andreas e Jakob. Essi una volta entrati in affari
decisero di comune accordo di prendere strade diverse dando il via alla grande scalata
economica della famiglia.
Il primogenito Andreas, fondatore del ramo Del Capriolo, decise di mantenere i propri
interessi ad Augusta, dove ormai i Fugger avevano raggiunto un ruolo piuttosto importante
nella guida della città, continuando a commerciare in materiali tessili. Il più giovane Jakob –
poi detto il Vecchio, fondatore del ramo Del Giglio – sposò Barbara Baesinger la figlia di un
battitore di moneta, affiancando al commercio tessile quello dei metalli ed ampliando i propri
interessi anche fuori dalla Germania. La scelta fu decisiva per le sorti della Famiglia, sarà
infatti proprio il commercio di argento e rame a portare l’impresa di famiglia a virare verso
l’alta finanza.
Alla direzione del ramo Del Giglio subentrarono al fondatore Jakob i figli maggiori Ulrich, che
prese sulle spalle il comando, e Georg che invece partì alla volta di Venezia per aprire una
filiale nel famoso Fondaco dei Tedeschi.
Jakob Fugger il Ricco.
Dal matrimonio di Jakob il Vecchio e Barbara, il 6 marzo 1459 ad Augusta, decimo di undici
figli, nacque Jakob. Fin dalla fanciullezza gli venne destinato un futuro nel clero tanto che il
padre prima di morire comprò per lui la carica di canonico con i benefici ecclesiastici presso
Herrieden sull’Altmuhl
18
. Negli anni giovanili poté dunque dedicarsi allo studio della teologia,
dei classici greci e latini, dell’astrologia e della botanica affinando la sua cultura ed il suo
18
Vedi Winker, 1942, p. 32.
14
gusto estetico. Il destino però riservava per lui qualcosa di diverso: improvvisamente tre dei
suoi fratelli morirono, a capo dell’impresa familiare rimanevano soltanto Ulrich, che dirigeva
il commercio da Augusta e Georg, sempre in viaggio tra Augusta, Norimberga e l’Italia per
controllare il mercato con il sud. A Jakob fu ordinato di lasciare la sua vita contemplativa
dedicata a Dio e offrire i suoi servigi agli affari di famiglia. Jakob ubbidì, lasciò Herrieden e
tornò ad Augusta, la madre scelse di mandarlo ad apprendere il mestiere di mercante presso la
filiale dei cugini del Capriolo a Venezia. “Dopo un comodo viaggio sull’antica e fatidica strada
del commercio da Augusta a Roma passando per Venezia, egli restituì nelle mani del Pontefice
il suo beneficio e nella Casa Madre dei Benedettini depose la tonaca”.
19
Il richiamo della
famiglia non era declinabile e per lui cominciò una nuova vita alla quale diede tutto se stesso
come aveva precedentemente fatto nel ruolo di servitore del Signore.
In breve tempo diverrà il vero capofamiglia, responsabile di tutte le decisioni più importanti e
protagonista di un’ ascesa inarrestabile che gli porterà il soprannome di il Ricco e che darà alla
famiglia un ruolo fondamentale nella storia del XVI secolo. Grazie alle sue straordinarie
intuizioni nel commercio, al suo sterminato patrimonio finanziario e alle sue importanti
relazioni sociali getterà le fondamenta (economiche) che permetteranno alla Casa degli
Asburgo di creare il più grande impero della storia del nostro continente.
Sciolti gli obblighi con la Chiesa rimase qualche tempo a Roma per rafforzare i rapporti che i
due Markus - fratello e nipote – avevano faticosamente intessuto con la Curia e che si erano
interrotti per la loro morte. Soggiornò nel palazzo di famiglia e si impegnò da subito ad
apprendere la lingua e la cultura del paese del Rinascimento. La sua preparazione teologica ed
umanistica era ampia e minuziosa, imparò presto anche il linguaggio diplomatico e gli usi del
mondo cortese a lui sconosciuti. Nel 1513 alla morte di Giulio II fu mandato a Venezia a
studiare il mestiere ed a curare gli interessi della famiglia.
19
Winker, 1942, p. 35.
15
“Quando Jakob partì da Roma per Venezia, era un uomo che aveva imparato a vivere come un
gentiluomo rinascimentale, e fece del suo viaggio un grand tour suddiviso in lunghe tappe
durante le quali visitò Firenze, Siena, Pisa, Urbino, Ferrara, Mantova, Bologna e Padova.
Visitò le chiese, fu ospite dei palazzi, seguì le lezioni dell’Università, conobbe i personaggi più
in vista e con un bagaglio di conoscenza di cui era finalmente soddisfatto raggiunse Venezia.
Arrivò sulla laguna (…), attraversò il Canal Grande sul ponte del Rialto e finalmente vide
levarsi dall’acqua scura, imponente e quasi minaccioso, il massiccio Fondaco dei Tedeschi,
che era stato costruito con il denaro dei mercanti tedeschi nel XIII secolo per ordine della
Signoria Serenissima.
Nel 1513 il Fondaco era nel suo periodo di massimo splendore, perché essendo bruciato nella
notte tra il 27 ed il 28 Gennaio del 1505 per colpa di un braciere che aveva incendiato delle
balle di cotone, era stato ricostruito già alla fine del 1508 più grande e più efficiente.
I mercanti avevano pagato centocinquanta ducati d’oro al pittore Giorgione e al suo giovane
apprendista Tiziano Vecellio perché affrescassero l’intera facciata”
20
.
Jakob a Venezia fu subito stimatissimo dai connazionali ma anche dai veneziani per la sua
preparazione intellettuale e per la sua devozione alle arti. Presto si fece chiamare Giacomo,
nome che tenne per qualche anno anche dopo il ritorno in Germania, a riprova del grande
amore che provava per la cultura della nostra penisola. La laguna non fu per lui solo “l’alta
scuola del mercante”, si respirava l’aria della Rinascenza, la cultura moderna che egli,
cresciuto nella cultura tardo-medievale qual’era presso i tedeschi, desiderava portare nelle sue
terre natie adattandola alla natura tedesca. La cappella di Sant’Anna ed i palazzi di famiglia
che farà erigere ad Augusta saranno la conseguenza di questo suo desiderio.
Dell’Italia assimilò velocemente anche tutti i segreti della contabilità come il doppio libro
contabile, le ipoteche ed il giornale di conto. I suoi fratelli si resero subito conto delle sue
capacità tanto che gli fu subito concesso il diritto di firma. Considerava poco adeguati ai tempi
20
Nuvolari, 2003, pp. 56-57.
16