A selezione ultimata pertanto, si è presentata una mappa estremamente nutrita: al fianco dei
luoghi obiettivamente più significativi, si stendeva infatti un folto elenco di passi accessori –
anche se per questo non meno rilevanti, specialmente in sede espositiva – che necessitavano di
un nuovo e più accurato filtraggio.
Inizialmente sono state omesse alcune fra le argomentazioni più spiccatamente metaforiche –
specialmente nella Repubblica – che, sebbene spesso di grande suggestione visiva, rischiavano di
appesantire eccessivamente la selezione: valga come esempio l’immagine delle «ombre di
giustizia»
3
a cui Socrate fa riferimento, in apertura del settimo libro, o i ricorrenti versi di
Esiodo
4
, la cui valenza è prettamente illustrativa. In ordine d’importanza sono state in seguito
ridotte le ripetizioni di esposizioni affini – rimaste ad ogni modo copiose – e si è cercato di
preservare i rimandi ipertestuali più significativi, soprattutto quelli fra i due testi. Il ricorso a
questa semplificazione ha mostrato come l’autore, in certi casi, abbia adottato formule e
argomentazioni simili
5
, mentre in altri, abbia esposto soluzioni problematicamente differenti: fra
tutte, la suddivisione dell’anima – e dello stato – proposta e come tripartita e come bipartita,
lascia intendere forse, più che ad un brusco ripensamento del Platone più anziano, ad una
possibile ed interessante compatibilità dei due modelli, sebbene quantitativamente differenti
6
.
Dopo una tale rinnovata selezione condotta su più livelli, è stato possibile ridurre decisamente
il parco dei passi scelti, fra i quali è stata operata infine soltanto un’ultimissima graduatoria
d’importanza, in linea con gli obiettivi della tesi: in conclusione i luoghi più interessanti sono
risultati, fra entrambe le opere, circa una quindicina.
Come già premesso, molti dei passi non precisamente analizzati – ma mantenuti nella mappa
orientativamente tracciata – si son mostrati di grande aiuto a livello espositivo, permettendo di
contestualizzare maggiormente le porzioni di dialogo di volta in volta proposte, e indicando –
dove possibile – una certa continuità fra i due scritti.
Collegamenti ed esposizione
E’ stato precedentemente anticipato come la presenza incessante di rimandi abbia costituito
inizialmente un certo impedimento al fine di focalizzare accuratamente la questione sul tema
della Giustizia. La natura di tali collegamenti nel testo è varia: spesso appare evidente, quando si
relazionano, per esempio, termini quali la “saggezza” e la “giustizia”, dove le argomentazioni
portate vanno a investire logicamente sia l’uno che l’altro dei termini del discorso; altre volte
invece risulta sottointeso, e spetta al lettore riconoscere – in forza di precedenti accostamenti o
precisione con cui viene stabilità la proporzione in termini matematici, piuttosto che per il rilievo prettamente
normativo, o per il riferimento alla “giustizia” in senso pieno.
3
Resp. VII, 517 e.
4
Cfr. in particolar modo Leg. IV, 718 e; Resp. II 364 d.
5
Si prenda l’analisi e la suddivisione dell’educazione che, in entrambe le opere, appare identica. Cfr. Resp. II, 376
e sgg; Leg. VII, 795 d sgg.
6
Cfr. capitolo I, § 4; capitolo II, § 1.
4
analogie – le linee di collegamento fra le tematiche affrontate, anche qualora non sia presente un
diretto richiamo alle stesse
7
.
Come si è avuto modo di notare fin dalle fasi iniziali di questo lavoro, oltre all’inseparabilità
dei concetti – in particolar modo di Bellezza e di Felicità – che si ritrova in entrambe le opere, si
assiste ad un continuo crescendo stilistico che guida l’esposizione dei problemi: il testo presenta
al lettore le differenti questioni, sempre in modo progressivo, mai scontato, disponendo di volta
in volta livelli d’indagine più approfonditi. Seguendo le indicazioni di Szlezák
8
, ci si accorge
come la proposizione di tematiche più ricche e impegnative avvenga secondo un meccanismo
ben collaudato di cui è Socrate – o l’Ateniese – a tenere costantemente le leve: che sia egli stesso
a introdurre i nuovi contenuti, o che invece guidi nel farlo i suoi interlocutori, il dialogo conosce
sempre un momento di “stacco” repentino, che segnala l’avvenuto passaggio a un piano
superiore di riflessione.
Si è cercato di dare – soprattutto nell’esposizione dei passi della Repubblica – alcuni cenni
della presenza di tale schema ricorrente e, parallelamente, si è notato il ricorso ad una particolare
terminologia, che accompagna di frequente l’approfondimento delle tematiche, rendendo
riconoscibili – come già osservato – i collegamenti fra porzioni di testo altrimenti distanti. Il
dialogo vede spesso protagonisti i termini con cui si indicano, ad esempio, la temperanza,
swfrosÚnh, la totalità, Ólon, e l’anima, yuc»: ciascuno di questi dischiude un universo
d’indagine nuovo, e determina i diversi gradi in cui si articolano le analisi condotte.
Davanti al lettore si compone, libro dopo libro, un ricco quadro di rimandi e tematiche che si
completano e si sostengono vicendevolmente: con l’utilizzo di un linguaggio specifico e di una
tecnica espositiva a suo modo drammatica, l’autore concede lentamente al testo le «cose di
maggior valore», nella misura in cui lo permettano le dinamiche e i protagonisti del dialogo
9
. Lo
stile che Platone adopera – non esclusivamente nella sua opera principale – è finalizzato infatti
all’elevazione e giustificazione delle argomentazioni sostenute, per quanto possibile allo
scritto
10
. Tale procedimento graduale spiega così l’assenza di significative argomentazioni sulla
“giustizia come proporzionalità” in quasi tutta la prima parte della Repubblica: fino al IV libro il
tema infatti viene appena introdotto da argomentazioni propedeutiche, di carattere politico e
pedagogico, delineandosi a pieno soltanto in corso d’opera.
Lo studio delle Leggi d’altro canto, ha permesso di integrare la panoramica sulla giustizia con
l’osservazione di argomentazioni schiettamente matematiche: fra tutte si è segnalato il tema della
7
Una volta stabiliti nel testo il rapporti reciproci che sussistono fra la corretta educazione e l’autentica giustizia,
fra questa e la musica, e di seguito fra l’armonia e la bellezza, ogni successiva analisi di una qualsiasi di queste
singole voci, richiamerà – anche dove non precisamente palesato – necessariamente anche tutte le altre. Per
l’esempio illustrato, cfr. fra gli altri Resp. II, 376 d; III, 400 c-d; 402 d-3.
8
Cfr. T. A. Szlezák, Come leggere Platone, Bompiani, Bologna 2004, pp. 78-79.
pp. 150-151
9
Come sottolinea Szlezák, in verità, le questioni decisive non vengono mai affrontate nello scritto, lasciando alla
filosofia orale il compito di discuterle in modo proprio: oltre al carattere “indifendibile” dello scritto, l’autore
sottolinea infatti l’inadeguatezza e la preparazione insufficiente degli stessi interlocutori del filosofo, che non
consentono così di adoperarsi nelle questioni più alte. Cfr. ivi, pp. 78-79.
10
Ibid.
5
duplicità
11
, che torna sovente nelle esposizioni dell’Ateniese, ma in generale l’intera opera offre
parecchi spunti di questo tipo, e spende moltissime pagine al fine di stabilire le corrette
proporzioni numeriche da rispettare nell’amministrazione dello stato. Che si tratti di prescrivere
la forma corretta delle leggi e l’entità delle pene, il numero dei lotti o le procedure di votazione,
tutto sembra poter esser ricondotto a un criterio di proporzione geometrica, a sua volta matrice
fondamentale per una giustizia rettamente intesa.
11
Cfr. capitolo II, § 2; § 5.3.
6
CAPITOLO PRIMO
LA REPUBBLICA
7
1
Introduzione a una Giustizia come Armonia
(Repubblica, I, 349 d-351 e)
In apertura di dialogo, il tema della Giustizia, che si delineerà presto come nucleo centrale di
tutto il seguito dell’opera, è affrontato dall’autore, a livello stilistico-letterario, in modo non
differente dai numerosi scritti ritenuti giovanili: senza addentrarsi nel dibattito in merito
all’eventuale collocazione a se stante del libro I rispetto ai restanti nove
12
, mi preme qui
illustrare brevemente l’approccio e la forma tramite cui Platone introduce il discorso fin dalle
battute iniziali.
Come è stato notato
13
difatti, da principio Socrate conduce il dialogo
14
ad una trattazione
classica del problema, guidato dall’interrogativo ti legeis: ”Che cosa dici che sia la Giustizia?”.
Nel passo in questione pertanto non si toccano livelli e profondità essenziali, che si schiuderanno
soltanto in seguito, ma non è svalutato affatto il momento dialogico fra il filosofo e il suo
interlocutore più agguerrito, Trasimaco, che anzi eleva sensibilmente il livello della discussione
rispetto alle fasi immediatamente precedenti, regalando anche un certo dinamismo alla scena.
Nel passo qui analizzato il Calcedone espone la seconda delle due tesi con cui tenta di
rispondere al quesito socratico: dopo l’esame critico che l’Ateniese riserva al suo intervento
iniziale
15
, Trasimaco muta per certi versi non poco la propria posizione. Se di primo acchito egli
parla di giustizia come “utile del più forte” secondo una visuale soggettiva dell’autorità
detentrice del potere (pensiero mai totalmente confutato), ora è portato da Socrate a guardare da
una prospettiva diametralmente opposta, quella dell’oggetto del governare, il suddito, così da
sostenere la definizione di una giustizia come “bene altrui” – ovvero dei governanti – ma rovina
per colui che la compie
16
.
Ciò che egli sottolinea con una certa veemenza è la completa inettitudine e stoltezza di coloro i
quali, professandosi giusti e agendo da tali nel rispetto dello Stato e degli individui che lo
compongono, rovinano se stessi e la propria reputazione nel tentativo di non arrecare danno
alcuno. Parallelamente espone la facilità con il quale l’ingiusto si svincola da questi obblighi per
piegare al suo volere qualsivoglia ordinamento politico-sociale
17
, fino a quella che egli definisce
come l’atto estremo, l’assoluta ingiustizia (344 a).
12
Alcuni studiosi credono che l’opera fu originariamente composta in nove libri anziché dieci: secondo questa
interpretazione l’ultimo libro figura come una sorta d’integrazione, slegata in parte dal contesto precedente. Cfr.
Vegetti (a cura di), Platone, La Repubblica, Introduzione p. 23.
13
Cfr. M. Vegetti, Guida alla lettura della Repubblica di Platone, Laterza, Roma-Bari 2004, p. 38.
14
Cfr. Szlezák, Come leggere Platone, pp. 40-41, 148.
15
Le due tesi esposte da Trasimaco in merito alla giustizia danno origine a un complesso problema di
compatibilità d’interpretazione. Per le diverse soluzioni proposte cfr. Centrone, nota 65 in: Vegetti (a cura di),
Platone, La Repubblica, p. 719; cfr. anche Vegetti, Guida…, pp. 42-43.
16
Resp. I, 343 c-d.
17
Ivi, 343 d 2-e 7.
8