5
posizionamento che Fiat vuole interpretare in futuro nel mercato e nella società.
Lo stimolo ad un nuovo modello di consumo consapevole. Un modello di
fruizione dell’esperienza automobilistica incentrato sulla qualità e sulle emozioni;
sull’unicità più che sulla massificazione, dove la semplificazione non significa
rinuncia, ma ricchezza.
Esattamente dopo 50 anni dal lancio della prima edizione del modello, icona della
motorizzazione italiana e di un intero periodo storico, Fiat accelera verso il futuro,
e lo fa riscrivendo la storia, ripercorrendo, cioè, alcune coordinate base del
“Cinquino” che ha reso celebre l’azienda torinese. All’indomani del boom
economico, la 500 è l’automobile economica ed affidabile, ma col tempo essa
diventa ben altro, facendosi interprete di tutto un mondo fatto di ricordi,
spensieratezza, di un passato ingenuo e positivo spesso rimpianto dalle
generazioni degli “anta”.
Oggi Fiat ci riprova, progettando un’auto che non “sembri” una 500, ma che lo sia
a tutti gli effetti, reinterpretandola alla luce delle innovazioni disponibili
nell’attuale scenario del mercato..
Il mio lavoro si propone proprio l’obiettivo di analizzare l’insieme di queste
innovazioni, limitatamente al campo delle strategie di comunicazione,
istituzionale e soprattutto di marketing, adottate per dare visibilità al nascente
prodotto.
Tappa obbligata in questo viaggio immaginario alla scoperta del nuovo
communication mix Fiat sarà, pertanto, l’analisi teorica dei due principali elementi
alla base del successo della strategia di comunicazione dell’azienda: l’impatto dei
nuovi scenari di marketing (capitolo 1) e la comunicazione integrata (capitolo 2).
C’è il web, insieme alla sua crescente egemonia nelle logiche d’impresa, dietro
alle nuove tendenze che stanno sconvolgendo il marketing contemporaneo:
tendenze quali marketing virale, guerriglia marketing, marketing tribale,
marketing esperienziale.
Il marketing virale, la strategia che prevede il passaggio del messaggio
pubblicitario tra il popolo del web, come un virus, è alla base della creazione del
progetto “500 wants you”, incluse le molteplici iniziative intraprese, “Design
boom contest”, “Concept Lab”, “500 wants a mascotte”, solo per citarne
6
qualcuna. Tutte idee attraverso le quali Fiat impronta il piano di marketing
dell’ultima nata sul concetto di partecipazione, realizzandolo concretamente
grazie a Internet e rendendo la 500 “l’auto creata dalla gente, per la gente”.
Lo studio dell’impatto delle nuove tecnologie sulla comunicazione d’impresa,
dunque, si incrocia con quello delle nuove modalità di marketing nate
parallelamente alle tecnologie stesse.
Nel primo capitolo si tenta di fornire un quadro, quanto più esaustivo possibile,
delle nuove tendenze del marketing, indagandone i presupposti e le cause
scatenanti. Si chiarisce quindi il fenomeno del marketing virale sia nella sua
manifestazione on line che off line ed il ruolo del consumatore come vettore della
comunicazione, per poi applicarlo all’esperienza del “prosumer” di Fiat.
Successivamente si sintetizzano i cambiamenti sociali che hanno portato alla
nascita delle neotribù e delle tribù post-moderne (la community “500 loves you”,
nel caso Fiat), al fine di enucleare le opportunità a disposizione dei marketing
manager per la formulazione di un sistema di offerta in linea con le esigenze dei
componenti delle tribù.
Si prosegue con l’analisi delle strategie di marketing esperienziale, fino alle
tecniche di “guerriglia marketing”, il marketing “di strada”. Particolare attenzione
sarà posta nello studio del mezzo che più di tutti ha permesso lo sviluppo dei
nuovi mondi del marketing: il web 2.0, considerato come motore propulsore della
comunicazione istituzionale, di prodotto e di diffusione di eventi.
L’impresa moderna, intesa come «sistema sociale aperto» è infatti radicata in un
macro sistema, le cui variabili sono numerosissime (basti solo pensare alla
molteplicità degli ambienti di riferimento: ambiente sociale, culturale, economico,
tecnologico, politico, legislativo) e le cui relazioni costituiscono un intreccio
sempre più intricato. Eppure proprio la complessità del sistema, legata ad una
costante dinamicità ambientale, ha portato le imprese stesse a riconsiderare il loro
modo di comunicare.
La comunicazione integrata, che sia corporate o di marketing, infatti, non può
essere considerata una moda passeggera del settore, quanto piuttosto una profonda
innovazione nella filosofia di gestione della comunicazione d’impresa.
7
Nella realtà odierna le aziende non possono più permettersi di essere solo un
“insieme di macchine”, ma devono considerarsi un “insieme di competenze”, e le
capacità relazionali, legate alla comunicazione, diventano sempre più parte
integrante del know-how globale dell’azienda. Comunicare efficacemente è
diventato un imperativo per le imprese. Comunicare con i consumatori, perché
l’immagine aziendale è un vantaggio competitivo sostenibile; con gli azionisti,
perché dalla trasparenza può dipendere il successo di una strategia finanziaria; con
i dipendenti, perché efficienza e qualità sono il frutto dell’adesione alla cultura
dell’impresa; con i fornitori, per renderli partecipi delle strategie aziendali; con la
stampa, l’opinione pubblica e i governi, perché l’impresa è prima di tutto
un’istituzione.
In sintesi, l’impresa deve comunicare bene, in modo “integrato” per relazionarsi
con il proprio ambiente.
Si traccerà un percorso evolutivo delle dinamiche di sviluppo di un nuovo
prodotto, analizzandone la struttura, per far emergere le differenze apportate da
Fiat con il rilancio della 500. Successivamente, sarà analizzata la comunicazione
integrata, prendendo in esame le determinanti che hanno spostato il peso
assegnato alla comunicazione d’impresa da fattore marginale ad una vera e
propria funzione strategica manageriale. Tra le diverse aree che compongono la
comunicazione integrata aziendale (comunicazione istituzionale, interna, di
marketing ed economico-societaria) ci soffermeremo in particolare su quella di
marketing, impiegata nel caso del lancio di un nuovo prodotto. Si giungerà,
pertanto, ad un modello teorico, successivamente verificato concretamente nel
caso aziendale, di impiego della comunicazione integrata di marketing nel
processo di sviluppo e lancio di un prodotto.
Nel terzo capitolo viene tracciata una breve storia del brand Fiat e delle sue
coordinate principali in termini di identità, immagine, e reputazione, passaggio
necessario per evidenziare come il prodotto “500” costituisca l’emblema della
rinascita Fiat dopo la crisi devastante del 2001, e il manifesto della rinnovata
filosofia aziendale.
Nel quarto e ultimo capitolo si analizzerà nello specifico il lancio dell’automobile,
mettendo a confronto la nuova 500 e la sua antenata relativamente alle
8
caratteristiche del modello e alle strategie di marketing alla base della politica
aziendale attuale e a quella del 1957, anno del primo lancio. Sarà preso in esame
soprattutto il communication mix adottato da Fiat, ovvero il mix di forme –aree-
mezzi e veicoli in relazione alla comunicazione di marketing, per evidenziarne
caratteristiche e aspetti innovativi.
L’analisi sarà svolta anche tenendo conto dell’impatto degli scenari di marketing
di cui si è parlato nel primo capitolo sulle dinamiche inerenti al lancio del
prodotto. Le azioni di comunicazione rientranti nella forma e-advertising,
pertanto, saranno analizzate in base ad una classificazione che tenga conto
dell’impatto dei nuovi scenari di marketing, di cui si parlava nel primo capitolo.
Gli elementi del communication mix Fiat, pertanto, saranno scomposti in azioni di
marketing virale, guerriglia, tribale, esperienziale.
Il tutto per dimostrare concretamente, attraverso le iniziative messe in campo per
il lancio, quanto le nuove forme di marketing non convenzionale, opportunamente
coordinate e legate ad una ben definita brand vision, possono contribuire a rendere
la comunicazione di marketing “integrata” e vincente.
Ma qual è il modo corretto di praticare l'integrazione della comunicazione di
marketing, facendo comunicare l’azienda verso l’esterno in forme molteplici
eppure coerenti tra loro? Come lanciare un prodotto storico in modo innovativo?
Che ruolo acquisisce il web in questo processo? Come si combinano creatività e
strategia?
Sono solo alcuni degli interrogativi a cui si cercherà di rispondere nel corso della
trattazione.
9
CAPITOLO PRIMO
Evoluzione e nuovi scenari di marketing.
1.1. Lo scenario: tendenze e aspetti innovativi della società postmoderna.
La postmodernità sembra essere diventata la nuova chiave di decifrazione del
reale. E in effetti, quando il sogno si trasforma in inquietudine e il cammino verso
il progresso in un caotico andirivieni, quando certezze e identità si sfaldano,
quando non ci sono rotte designate da seguire, ma solo un vento in direzione
ostinata e contraria a gonfiare le vele, quando dal mondo certo, deterministico e
prevedibile “degli orologi” si passa al mutevole, caotico e irregolare mondo “delle
nuvole”, si può senz’altro affermare di trovarsi dinanzi ad una svolta
2
. Un
cambiamento epocale, l’alba di una nuovo mondo, quello postmoderno, nato sulle
ceneri della società moderna, l’età del razionalismo economico e dell’ossessione
del progresso scientifico. Il termine “postmoderno” si riferisce ad un periodo
durante il quale le regole nel campo dell'arte, della letteratura e della scienza
subiscono significativi cambiamenti. Fu inizialmente utilizzato dagli architetti per
definire un approccio che si ricollegava al passato, poi rapidamente si diffuse tra
le altre arti come la pittura e la musica. Maffesoli
3
afferma che dietro alla società
di massa giace un nuovo tipo di socializzazione che ha origine dai numerosi
sconvolgimenti nella società moderna (rottura del corpo sociale, crisi delle
istituzioni, cambiamento dei valori di riferimento, crollo delle ideologie). Egli
definisce la postmodernità come “sinergia tra arcaismo e sviluppo tecnologico”,
ad indicare il ritorno nella società attuale di valori antichi legati all’emozione, alle
relazioni sociali, agli affetti. La società postmoderna è quella in cui il relazionale
prevale sul razionale, l’affettivo sul cognitivo, il gruppo sull’individuo, da qui la
nascita delle “tribù affettive” come pilastri ed espressione della socialità
postmoderna.
2
Cfr Popper K.R., Società aperta, universo aperto, trad. ita. Borla, Roma, 1984, pag. 24.
3
Cfr. Maffesoli M., Nel vuoto delle apparenze, Garzanti Libri, 1993, pagg. 113-121.
10
Numerosi autori identificano diverse caratteristiche della società postmoderna
4
:
ξ l'iper-realtà, o realtà della realtà, nella quale l'individuo si trova in un
ambiente che è sempre meno definito e stabile. Questo periodo di fine
secolo testimonierebbe il crollo di un gruppo di sistemi ed utopie, e di un
gruppo di grandi ideologie che rappresentavano dei punti di riferimento
per l'individuo (lavoro, famiglia religione)
5
. L'individuo perde i suoi
sostegni e questo conduce ad una perdita di identità. Egli si trova a dover
"ricostruire" se stesso senza punti di riferimento. Il suo senso critico risulta
trasformato: una informazione verrà valutata attraverso l'intuizione,
l'emozione o l'esperienza edonistica piuttosto che con la verifica e l'analisi;
ξ frammentazione dell'esperienza; l'iper-realtà è caratterizzata dalla
decontestualizzazione. I significati di oggetti e situazioni sono scollegati
dalla loro origine e dalla loro storia. La loro comunicazione e trasmissione
è diventata più facile, così come la modificazione delle immagini create
dagli individui. Il soggetto ha la possibilità di creare una varietà di identità
personali, adattando differenti immagini e comportamenti, che sono poi
vissute come differenti realtà;
ξ inversione del ruolo della produzione e del consumo: nel periodo
moderno, il consumo era inteso semplicemente come una conseguenza
della produzione; nell'età postmoderna esso ha una funzione sociale
essenziale. Quindi, l'individuo consuma un’immagine piuttosto che un
prodotto funzionale, un’immagine che utilizza per "costruire" la sua
identità. L'individuo non si riconosce in base a ciò che produce ma per
quel che consuma;
ξ decentralizzazione del soggetto: la combinazione di iper-realtà con il
collasso dell'esperienza conduce alla decentralizzazione dell'individuo.
Senza la guida dei riferimenti tradizionali, quindi, egli elabora un grande
numero di identità per se stesso;
4
Cfr. Firat A.F, Venkatesh A., “Liberatory postmodernism and the reenchantment of
consumption”, Journal of Consumer Research, n. 22, 1995, pagg. 239-266. Cfr. Harvey D., The
condition of postmodernity: an enquire into the origin of cultural change, Blackwell, Cambridge,
1990. Cfr. Lyotard J.F., La condizione postmoderna, Feltrinelli, Milano, 1981.
5
Cova B., Cova V., "Tribal marketing. The tribalisation of society and its impact on the conduct of
marketing.", European Journal of Marketing, n. 36, 2002, pagg. 595-620.
11
ξ giustapposizione dei contrasti: il tratto più caratteristico della cultura di
oggi è senza dubbio l'eclettismo; niente viene rigettato o considerato
illegittimo. Tutti gli stili e le epoche sono accolti proprio in virtù del loro
essere diversi. Ogni cosa è allo stesso tempo accettata e rifiutata. Questo
stato mentale contribuisce al mancato riconoscersi da parte dell'individuo
nelle istituzioni e nei suoi riferimenti tradizionali. La differenziazione
viene attuata sull'immagine e sul valore simbolico dell'oggetto più che
sulle sue caratteristiche fisiche;
ξ saturazione: la condizione attuale dei principali mercati di largo consumo,
che sono diventati maturi, perché i consumatori in essi si trovano
costantemente in una situazione di “iper-scelta”, mentre le imprese vedono
parallelamente accrescersi il loro tasso di competizione;
ξ de-differenziazione/de-specializzazione: il fenomeno che disgrega le
gerarchie stabilite nella società e i confini tradizionali delle principali
entità sociali (religione, scienza, filosofia, ecc..)
5
.
Si tratta del passaggio ad una seconda e più complessa forma di modernità,
definita “modernità liquida”, perché oppone alla solidità e alla standardizzazione
dell’impresa fordista e della società capitalista la cultura del disimpegno, della
discontinuità e della dimenticanza
6
. È una modernità leggera, in cui il soggetto si
muove libero nella fluidità dell’esistenza sperimentando il diritto
all’autoaffermazione, sfuggendo da tempi, spazi e legami definiti ed esponendosi
allo spettro dell’incertezza
7
. L’uomo postmoderno non ha pace e non cessa mai di
inseguire il luogo mobile in cui il sole tramonta, in una grammatica doppia e
antinomica che lo porta ad avere casa non nell’equilibrio, ma nell’ossimoro. Ogni
uomo postmoderno è un piccolo Ulisse, che parte tornando e torna partendo, che è
capace di racchiudere nelle molteplici sfaccettature del suo essere l’erranza e
insieme il desiderio di tornare. Egli transita continuamente: attraversa, trasporta,
trasmette, trasloca, si trapianta in radici sempre nuove, assumendo le vesti di
5
Brown S., Postmodern marketing, Routledge, London-New York, 1995, pagg 93-102.
6
Bauman Z. , Modernità liquida, Laterza, Bari, 2005, pag. 19-21.
7
Mentre per Maffesoli il nomadismo è l’esito di un processo di disindividualizzazione, per
Bauman essa è il culmine del processo di individualizzazione che ha accompagnato lo sviluppo
della modernità, portando ad una liquefazione della società. “Viviamo in uno strano circolo il cui
centro è ovunque e la cui circonferenza non è da nessuna parte”. Maffesoli M., op. cit., pag. 32.
12
traghettatore e traghettato al tempo stesso, di nomade, di profugo di confine in una
terra di confine. Lo sradicamento dell’uomo contemporaneo è l’altra faccia di
quella medaglia chiamata libertà, il prezzo da pagare per la sua presunta
emancipazione. Il paradosso è la sua dimora e la sua condanna: i media ci
sradicano dal localismo, rendendoci membri di una comunità mondiale fatta di
relazioni comunicative; nello stesso tempo diventiamo vicini a persone ed eventi
molto lontani e lontani da persone ed eventi molto vicini. Si allentano antichi
legami di appartenenza, a favore di un’appartenenza senza luogo che sfocia nella
smisurata voglia di “tribù” delle comunità virtuali
8
. Alla concezione
provvidenziale della storia si sostituisce la religione del Dio- mercato, che sradica
e proietta nel mondo insicuro della competizione. Numerosi economisti hanno
teorizzato la nascita dell’ “homo currens”, sradicato dalle sue abitudini, i suoi vizi
e la sua cultura e catapultato ai blocchi di partenza per correre e competere per il
resto della sua esistenza
9
. È qui che nascono la tensione immanente e
l’inquietudine che pervadono la nostra cultura: ogni limite ci lega, ogni radice ci
tiene, soffoca la nostra libertà di esseri umani e blocca le nostra gambe nella folle
corsa della vita. Libertà e sradicamento si scoprono fratelli, nati dall’unica spinta
che ha separato l’uomo dai suoi legami
10
. Questo stato di paradossi, più che di
coerenza, privo di ideologia dominante e utopie e traboccante di valori e stili si
riflette inevitabilmente sui trend di consumo e sul comportamento "erratico" del
consumatore
11
. L’individuo postmoderno, insomma, è dilaniato dalle
contraddizioni: il desiderio di possedere un’identità e il terrore di soddisfarlo;
l’attrazione e la ripulsa per il proprio ruolo nella società; la voglia di restare, di
radicarsi e l’istinto del fuggitivo e dello smantellatore. Ambivalenze che
producono una dissonanza cognitiva e una confusione permanenti
12
. Ecco allora
che “il mercato, col suo carattere erratico e la sua inesauribile inventiva, diventa il
8
Cfr. Meyrowitz, J., “Media, place and multiculturalism” , Society, Springer New York, 1993, vol
30. n. 5, pagg. 41-48.
9
Cfr Cassano, F., Il pensiero meridiano, Laterza, 1996, pagg.64- 65
10
Cfr. Bauman Z., Liquid love. On the Frailty of Human Bonds, Polity Press, Cambridge, 2003,
pag. 82-87.
11
Cfr. Cova B., Il marketing tribale, Il Sole 24 Ore, Milano, 2003, pagg. 47- 54.
12
Cfr. Bauman Z., Wasted lives. Modernity and its Outcasts, Polity Press, Cambridge, 2004,
pag. 26.
13
luogo ideale per superare tutte queste contraddizioni”.
13
È inevitabile che
l’incertezza e la complessità connesse all’avvento del postmoderno impongano al
marketing di rivedere i propri luoghi comuni e di mettere in discussione le proprie
certezze, approcci e paradigmi. È necessario, pertanto, focalizzare l’analisi tanto
sui mutamenti avvenuti nel mondo dei consumatori, sia sui corrispondenti
cambiamenti di strategia adottati dalle imprese, costrette ad adeguarsi alle regole
di un mercato molto diverso dal passato, regole risultanti dall’interazione con i
valori, i desideri e le esigenze di consumatori divenuti “persone” sempre più
autonome e competenti.
1.2. Il consumatore postmoderno.
La società postmoderna si fonda sul “consumo ergo sum”. Letteralmente. È
nell’atto di consumo, infatti, inteso come “attività di manipolazione sistematica di
segni”
14
, che si celebra l’individualità della scelta e si esprime la relazione del
soggetto con il prodotto, con gli altri, con il mondo. La centralità di un nuovo
modello comportamentale nella società dei consumi, nota a Bauman quando
teorizza il passaggio dalla ‘società dei produttori’, tipica dell’epoca industriale,
all’odierna ‘società dei consumatori’, è condensata nella metafora del
consumatore del terzo millennio come flaneur, vagabondo, turista e giocatore al
tempo stesso
15
. Bauman sintetizza in queste figure metropolitane i caratteri
salienti dell’epoca che stiamo vivendo e del rapporto col mercato
‘postmoderno’
16
. Il flaneur è colui che vive il consumo come esperienza episodica
e superficiale, che passeggia spensierato tra la folla senza appartenervi, che
“surfa” tra le vetrine degli shopping malls senza un reale coinvolgimento, che
gode di tutti i piaceri dell’esistenza moderna senza i tormenti che ne derivano
17
.
13
Cfr. Bauman Z., La società dell’incertezza, Il Mulino, 1999, pag. 30.
14
Baudrillard, J. Il sistema degli oggetti. Bompiani, Milano, 1972, pag. 250.
15
Cfr. Bauman Z., Lavoro, consumismo e nuove povertà. Città Aperta, Troina (En), 2004, pag. 44.
16
Cfr. Bauman Z., La società dell’incertezza, Il Mulino, Bologna, 1999, pag. 39-40.
17
Cfr. Ferraresi M., La società del consumo. Lessico della postmodernità. Carocci, Roma, 2005,
pag. 26.
14
Il vagabondo è il secondo archetipo del consumatore moderno, l’estraneo ribelle,
marginale e capriccioso, che sfugge ad ogni definizione e vive senza traiettoria,
ma “decidendo di girare solo quando arriva all’incrocio”
18
.
Il consumatore “turista”, invece, riveste un’importanza crescente e trasversale
nella società, per atteggiamenti, desideri, bisogni. Il turista è la metafora più
rappresentativa del consumatore postmoderno; egli si muove alla continua ricerca
di un’esperienza sempre nuova e diversa, vive e consuma in un mondo
interamente strutturato in base a criteri estetici, viaggia per il piacere di viaggiare,
e non di raggiungere la meta, che per altro non esiste
19
.
Accomuna le quattro tipologie umane quella cultura del gioco, che porta a
considerare l’identità come un “work in progress”, il tempo come un insieme di
frammenti dispersi e i rapporti umani come momenti discontinui e labili
20
. La
paura più grande nel caotico mondo postmoderno è quella dei legami che
trattengono e di ciò che esiste “per sempre”
21
. Così come per il consumo: si
prende possesso di prodotti e servizi per poi abbandonarli poco dopo l’uso, non
appena qualcosa di più nuovo o seducente tocchi i nostri sensi e quindi il nostro
interesse
22
.
Fabris delinea un quadro a tinte forti dei tratti psicologici e comportamentali che
caratterizzano il consumatore odierno
23
. Il consumatore contemporaneo è una
persona attiva, instabile, decisionista, flessibile, mutevole, imprevedibile; gli
oggetti di consumo sono oggetti del desiderio, che si mettono in relazione con
l'identità del consumatore, con i suoi valori e gli stili di vita, coinvolgendo le sfere
18
Cfr. Bauman Z., op. cit, pag. 43.
19
Cfr. Bauman Z, op. cit., pag. 44. Cfr. anche Maffesoli M., Del nomadismo. Per una sociologia
dell’erranza. Franco Angeli, 2000, pag. 123-127.
20
Si tratta della “cultura da casinò”, che assimila la vita ad un unico ‘atto di shopping’, una serie di
“partite brevi a puntata variabile”. Cfr. Bauman Z., Wasted lives. Modernity and its Outcasts,
Polity Press, Cambridge, 2004, pagg. 145-146 e Steiner, G., Errata. Una vita sotto esame.
Garzanti, Milano, 1998, pag. 111-115.
21
L’uomo postmoderno “dribbla ciò che esiste per sempre, nei secoli dei secoli, finchè morte non
ci separi”. Bauman Z., Il disagio della postmodernità, Bruno Mondadori, Milano, 2002, pag. 99.
22
Anche il consumo, cioè, come la vita, diventa un grande gioco, una partita sempre aperta in cui
entrare o uscire a piacimento, con regole dettate da noi stessi e con l’incessante ricerca di
sensazioni come unico filo conduttore.
23
Cfr. Fabris G., Il nuovo consumatore: verso il postmoderno, Franco Angeli, Milano, 2007, pagg.
120-126.
15
affettive, emotive e simboliche
24
. L'esperienza di consumo é l’ ambito in cui le
persone ricostruiscono, di volta in volta, la propria identità provvisoria,
nell'integrazione con i contesti situazionali; diventa chiaro a questo punto come la
dimensione dell'acquisto comprenda tutte le sfere di esperienza individuale,
cosicché il consumo si presta ad assecondare e stimolare il nostro trasformismo e
la nostra sperimentazione. Anche il processo di crescente informatizzazione, che
vede l'uomo a contatto "mentale" con la tecnologia, la quale accentua
enormemente la stimolazione del sistema nervoso attraverso flussi informativi
veloci, porta l'individuo ad aggrapparsi al proprio corpo, ultimo ancoraggio
biologico rimastogli in una situazione di crisi degli ambiti tradizionali di sostegno
dell'identità
25
; il corpo diventa un recupero delle componenti irrazionali proprie
della natura umana che tentano di riequilibrare la fredda razionalità della nostra
epoca
26
.
Il consumatore “postmoderno” sembra essersi profondamente allontanato dallo
stereotipo dell’homo aeconomicus, tanto caro al marketing e alla scienza
economica, per assumere connotati sempre meno razionali e sempre più ispirati da
motivazioni con forte coloritura emotiva/affettiva: da soggetto che sceglieva in
modo razionale cercando di massimizzare la propria utilità, ha ceduto il posto ad
un soggetto che consuma per gioco, per divertimento (homo ludens), e spesso, per
apparire o per esternalizzare (homo aesteticus). Il consumatore odierno dà più
spazio alle emozioni, alla sensorialità; è un “sensation seeker”
27
, poiché egli
valuta il consumo non solo con la mente, ma con la pluralità dei sensi. I prodotti e
le marche stanno così sviluppando delle caratteristiche ‘sensoriali’, sia
coinvolgendo psicologicamente il consumatore, sia usando le capacità
24
Cfr. Codeluppi V., “Il marketing e il nuovo consumatore”, Micro &Macro Marketing, n 1,
2000, pagg. 9-28.
25
Se da un lato l'individuo appare meno forte nella sua identità, dall'altro il cambiamento permette
il passaggio verso la maturazione e l'adattamento ad un ambiente complesso ed articolato: Internet
supporterebbe così, tramite l'acquisto on-line, la soddisfazione delle esigenze del consumatore,
permettendo la ricerca, l'esplorazione, il confronto e la gratificazione. Sembra inoltre che i processi
di acquisto on-line, portando a valutare con maggiore attenzione informazioni complesse, diano
minor spazio a comportamenti impulsivi, permettendo al consumatore la costruzione di processi
autonomi di ricerca in parte mutuati dall'esperienza off-line, ed in parte rinnovati dall'esperienza
multimediale, in un contesto tutto sommato divertente
25
. Cfr. Dalli D., Romani S., Il
comportamento del consumatore. Acquisti e consumi in una prospettiva di marketing, Franco
Angeli, Milano, 2004, pagg. 92-98.
26
Bauman Z., op. cit., pagg. 39-40.
27
Fabris G., op. cit., pag. 32.
16
tecnologiche dei prodotti di stimolare tutti i sensi del corpo umano. Gli oggetti
diventano polisemici, pronti ad essere caricati di significati diversi da individuo a
individuo. La dematerializzazione dei beni e dei servizi fa sì che i prodotti si
trasformino in segni, messaggi, comunicazioni e che la componente intangibile
superi o, persino, finisca per soppiantare completamente quella tangibile. Il
consumatore del XXI secolo, attraverso il consumo, comunica la propria identità.
Ma in lui convivono identità plurime e mutevoli al variare di alcuni parametri,
come ad esempio professione, reddito e caratteristiche psicografiche.
28
Se
dapprima la differenziazione sociale era imperniata sullo status symbol, cioè
sull’ostentazione del valore economico del bene posseduto, ora essa è incentrata
sullo style symbol, cioè sul prodotto come indicatore del proprio gusto, della
propria cultura, del proprio stile. Il trend più importante è quello del “consumatore
eclettico”
29
, un consumatore infedele, mutevole nelle sue scelte proprio perché
mutevole è la sua identità., sempre più partecipe nelle dinamiche di produzione
30
.
Già nel 1985, l’AMA (American Marketing Association) aveva proposto una
nuova definizione di marketing
31
, mettendo in risalto il ruolo dei bisogni e dei
valori dei consumatori, bisogni e valori sempre più profondi, meno effimeri e
superficiali che richiedono un rapporto diverso, empatico, con un prodotto che sia
percepito come realmente rispondente al proprio modo d’essere e che si faccia
veicolo della propria identità.
28
Tanto che per Fabris “Il rapporto con la marca è spesso riconducibile ad una relazione
d’amore”, Il nuovo consumatore: verso il postmoderno, Franco Angeli, pag. 127.
29
Cfr. Codeluppi V., “Il marketing e il nuovo consumatore”, in Micro & Macro Marketing, n.1,
2000, pagg. 60-76.
30
Tale collaborazione richiede continui feedback per creare con l’impresa una relazione
continuativa che si sviluppa nel tempo. Allora, il compito delle imprese diviene sempre più
impegnativo, in quanto devono tener conto di un nuovo protagonista estremamente complesso,
esigente e sempre più sfuggente (tanto che gli stessi concetti di target e di segmentazione non
riescono più ad assolvere alle loro funzioni).
31
L’AMA, nel 1985, ha definito il marketing come“ il processo di pianificazione ed esecuzione
delle attività di ideazione, attribuzione di prezzo, promozione e della distribuzione di prodotti,
servizi, idee allo scopo di generare scambi che soddisfino gli obiettivi di individui e
organizzazioni.” La nuova definizione rilasciata nel 2008 considera il marketing come “ attività,
insieme di istituzioni e scoperte per creare, comunicare, scoprire e scambiare offerte che abbiano
valore per consumatori, clienti, partners e società nel suo complesso”. Cfr.
www.marketingpower.com/content.
17
I beni che sono identici al momento dell’acquisto possono essere perciò
ricontestualizzati dagli individui in un numero infinito di modi (assumono un
ruolo chiave le pratiche di consumo nel dare rilievo alla poliedricità di ogni
singolo soggetto). Le strategie di marketing postmoderno efficaci saranno dunque
quelle che permettano al consumatore di sperimentare immagini di sé diverse da
quelle richieste dai ruoli rivestiti nella società contemporanea. L’immagine è il
prodotto: il consumatore acquista il prodotto per realizzare il valore che
percepisce nell’immagine, non tanto per le funzioni svolte. L’immagine è sempre
meno dipendente dalla funzione e sempre più dal contributo all’immagine di sé e
alla felicità; di conseguenza, il marketing deve pensare in termini di produzione di
immagini e quindi di realizzazione di prodotti che rappresentino tali immagini
(nell’economia postmoderna sono i prodotti a rappresentare immagini e non
viceversa). C
Decade anche il concetto di consumo come momento di isolamento, in quanto
esso non è più frutto di scelte individuali ed isolate, ma espressione di individui
collocati in reti di relazioni che condividono lo stesso interesse per un certo
prodotto ma che, contemporaneamente, possono anche appartenere a più
comunità. Quello contemporaneo è un consumatore “corale”, divenuto più
selettivo, più esigente, più demanding. Un consumatore più disincantato, più
laico, meno prevedibile, nomade, senza alcuna più subalternità o soggezione
anche nei confronti delle grandi marche. È un consumatore “uscito dal tunnel”
32
dei lunghi anni della crisi, esprimendo nuovo sapere e sensibilità, che spetta alle
imprese interpretare e sostenere con le leve strategiche a disposizione, ossia
pubblicità e innovazione, per consolidare e dar vita davvero ad un nuovo ciclo del
consumo. E all’uscita dal lungo tunnel il nuovo consumatore è profondamente
diverso da quando vi era entrato: condivide una buona disponibilità al consumo
ma non, come in passato, per indulgenze neo- consumiste o per una bulimia da
shopping, ma perché le nuove proposte del mercato consentono di vivere
esperienze e modi di vita a cui non si intende rinunciare. In questi anni il
consumatore ha perso la spensieratezza, la disponibilità, la delega fiduciaria che
32
Fabris G., “Il nuovo consumatore che è uscito dal tunnel”, Affari e Finanza, n 1, 2007, pag. 4.
18
l’aveva caratterizzato durante l’epoca pre- crisi
33
. Un consumatore più scontento e
più difficile da accontentare, non a caso le indagini di customer satisfaction nel
settore della GDO mostrano negli ultimi mesi una disaffezione crescente, a
dispetto delle ricerche
34
che all’inizio del 2007 riportavano una situazione di
crescente recupero di ottimismo da parte dei consumatori
35
. Se a ciò si aggiunge la
crescente “poligamia”
36
del consumatore, la perdita di fedeltà verso la marca, si
comprende a pieno come quella in corso nel mondo dei consumi sia una vera e
propria rivoluzione senza precedenti. Secondo varie stime, ottenute combinando
una decina di settori merceologici, nel 1995 il numero di quelli che acquistavano
quasi sempre la stessa marca raggiungeva il 47,9% della popolazione italiana,
mentre chi si orientava su più aziende, in genere due o tre, era il 38,6%. Solo dieci
anni dopo il trend è nettamente invertito: la percentuale dei monogami ammonta
ora al 32,9%, mentre i poligami sono il 54,2%.
Come si spiega questa drastica riduzione di fedeltà alla marca? Non che essa
abbia perso il suo carisma, la sua capacità di fungere da punto di riferimento,
certificazione di qualità e semplificazione nella scelta; il punto è che negli anni il
consumatore è diventato più autonomo, più nomade, meno dipendente dalla marca
e più capace di rivendicare una crescente libertà di scelta e sperimentazione.
Nessuna marca, perciò, neppure la più consolidata, può godere di una stabile
rendita di posizione o di un parter di clienti fidelizzati per vocazione: nel nuovo
scenario il consumatore adotta preferenzialmente due o tre marche, per poi
scegliere fra queste con grande discrezionalità, a seconda del mood del momento,
della facilità di reperire il prodotto, di un’offerta speciale, di una campagna
pubblicitaria particolarmente incisiva.
33
Ciò è comprensibile se si pensa che in effetti l’attempato compratore ha dovuto barcamenarsi
creativamente per non abbattere troppo il proprio tenore di vita, ricorrendo ad una serie di
scorciatoie, quali l’attenzione al prezzo, al saldo, ai nuovi canali di vendita, la ricerca di occasioni,
la Rete come fonte di apprendimento e mezzo di comparazione dei prezzi, tutte modalità alle quali
ha fatto ricorso negli ultimi anni per aumentare il proprio insufficiente potere d’acquisto.
34
Cfr. Diamanti I., indagine GPF, dati ISAE, gennaio 2007, “La solidarietà come bussola” in La
Repubblica, 28/05/2004.
35
Il rafforzamento degli indici di fiducia, tracollati nell’ultimo quinquennio, rivelerebbe una
maggiore consapevolezza nella ripresa economica in atto e un atteggiamento meno allarmato
rispetto alle tante preoccupazioni che hanno costellato nell’ultimo lustro la vita economica del
Paese (lievitazione dei prezzi, inflazione crescente, salari in calo, diffusione esponenziale del
precariato).
36
Cfr. Fabris G., “Attenti al consumatore: è diventato poligamo”, Affari & Finanza, n. 2 , 2006,
pag. 4.