10
concetto di formazione tradizionale si sia passati a
quello di formazione attraverso blog, una
formazione dapprima fatta in presenza e poi
decontestualizzata e detemporizzata attraverso
una formazione a distanza. In definitiva un modo
di formare ed educare che diviene innovativo.
Nel secondo capitolo mi sono dedicato al blog
sotto tutte le sue varie declinazioni, dalla nascita,
all’evoluzione, all’uso comune; analizzandone la
diffusione in vari paesi e le varie traiettorie
evolutive che hanno intrapreso.
Nel terzo capitolo ho parlato del blog come
strumento di relazione, condivisione e
collaborazione attraverso il passaggio da semplice
weblog ad edublog.
Ho studiato più da vicino il rapporto che lega
docente e studente attraverso un edublog
affrontando l’analisi da due diversi punti di vista:
quella del docente e quella dello studente.
Alla fine del capitolo ho analizzato e mostrato
alcune tra le più importanti esperienze e
sperimentazioni di edublog in ambito nazionale, in
11
cui troviamo: BlogEr, Edidablog e EFL (English
School Blog), i quali mi hanno permesso di capire
e spiegare come il blog didattico permetta un
apprendimento collaborativo attraverso la Rete.
Infine, nel quarto ed ultimo capitolo, mi sono
occupato di casi pratici, attraverso l’analisi di
alcuni pionieri edublog e di interviste a docenti
che per prima hanno provato ad adottare la
declinazione “blog” nella formazione a distanza.
Ciò che è emerso è che molti sono stati i tentativi
in tal senso ma pochi, a mio parere, possono
essere considerati casi di successo e di valore.
Tra i blog didattici più attivi e significativi del
panorama italiano troviamo, a livello di scuola
secondaria di primo grado, il “Ludus Litterarius”
mentre a livello di scuola secondaria di secondo
grado troviamo Edurobot, Castellanos e
Durkheimplatz.
I risultati di queste analisi, se per alcuni versi
sono risultati attinenti alle aspettative, per altri
hanno evidenziato elementi di non facile
12
individuazione se non attraverso un processo di
studio ed analisi ben ponderato.
A conclusione di questa tesi vengono elencati i lati
positivi e negativi dell’utilizzo di un blog nella
formazione, o meglio, nella pratica didattica con
spunti utili per un’evoluzione strutturata e ben
indirizzata che porti ad una maggiore
consapevolezza delle potenzialità dell’edublog sia
per gli studenti che per i docenti.
Giuseppe Vultaggio
13
CAPITOLO 1
Dalla formazione al blog
Fin dalla genesi tutti gli uomini, spinti dalla
necessità di soccorrersi a vicenda, iniziarono a
riconoscersi come appartenenti alla stessa specie
grazie all’uso del linguaggio.
La transizione dalla parola percepita come suono
alla parola percepita come linguaggio umano è il
passaggio dalle civiltà orali a quelle in cui il
linguaggio è organizzato
1
.
Da sempre, tutte le innovazioni ed i cambiamenti
sono generalmente accolti con diffidenza e
sospetto, poiché si ha la convinzione che le
abitudini e le tradizioni siano legittimate dalla loro
stessa longevità.
In molti libri di filosofia, partendo dal pensiero di
Socrate e Platone, viene raccontato il passaggio
1
A. Bernardelli, R. Pellerey, Il parlato e lo scritto, Strumenti Bompiani
ed., 1999
14
dalla cultura dell’oralità a quella della parola
scritta, da una tradizione ad una “innovazione”
2
.
Naturalmente il “nuovo” medium, cioè la scrittura,
veniva visto come limitato e inadatto a svolgere
funzioni etico-didattiche, perché considerato come
un’immagine distorta o come copia dell’oralità
3
.
Socrate e Platone sono i simboli di questa
avversità, generata da profonde convinzioni
rispetto all’inadeguatezza della parola scritta
come strumento educativo, in quanto
interpretabile in maniera dissonante
4
e corrotta.
Secondo i filosofi, la cultura orale genera un
pensiero situazionale, partecipativo, esperienziale
e come osserva Ong
5
:
“non riesce a pensare in termini di figure
geometriche, categorie astratte, logica formale,
2
A. Bernardelli, R. Pellerey, Il parlato e lo scritto, Strumenti Bompiani
ed., 1999
3
Ibidem
4
Per una delucidazione del concetto di dissonanza, consultare
Festinger, teoria della dissonanza cognitiva
5
W. Ong, Oralità e scrittura. Le tecnologie della parola, Il Mulino,
Bologna, 1986
15
definizioni, descrizioni inclusive o auto-analisi
articolate che derivano tutte non semplicemente
dal pensiero in sé ma dal pensiero condizionato
dalla scrittura”.
Pensiero visto come logica cognitiva, una logica
che é quella del coinvolgimento affettivo ed
emozionale con l’oggetto del proprio conoscere
6
.
Nonostante tutte le critiche, la cultura scritta ha
regnato per lungo tempo a partire dal “periodo”
Gutenberg fino a quando Marconi non ha aperto le
porte all’era dei mass-media: radio e televisione
hanno trasformato la comunicazione rendendola
accessibile ad un immenso numero di persone
7
.
6
P. C. Rivoltella, Teoria della comunicazione, La Scuola, Brescia,
1998
7
A. Bernardelli, R. Pellerey, Il parlato e lo scritto, Strumenti Bompiani
ed., 1999
16
PARAGRAFO 1.1
Didattica e formazione
L’attività comunicativa e formativa ha trovato
negli ultimi anni un canale preferenziale e
ottimale nei mass-media, ossia mezzi attraverso i
quali è possibile diffondere informazione e
conoscenza
8
.
La parola ed il linguaggio sono i primi veri sistemi
comunicativi di cui l’uomo si é servito per
esprimere la sua natura di narratore e
consumatore di storie, poiché, come scrive lo
psicologo Bruner
9
:
“Noi organizziamo la nostra esperienza e la nostra
memoria degli eventi principalmente sotto la
forma di narrazioni: storie, spiegazioni, miti,
motivi per fare e non fare”.
8
Il termine mass media, ormai adottato anche nella lingua italiana,
proviene dall’inglese, che a sua volta ha preso la parola media dal
latino, dove media è il plurale di medium (cioè mezzo)
9
J. Bruner, Experiences & Mith, New York, 1993
17
Larry Gross, professore di comunicazione
all’università della Pennsylvania, aggiunge
10
:
“L’unicità della specie umana non consiste nel
fatto che siamo esseri sociali. Centinaia di specie,
prima di quella umana, si organizzano in società.
L’esistenza sociale ha creato l’umanità, non il
contrario. Ciò che ci rende unici é che la cultura é
la nostra natura. Ci evolviamo come animali che
creano significati, e le storie che ci raccontiamo
rappresentano il modo primario con cui
costruiamo e conserviamo significati e li
condividiamo al di là dei confini di spazio e di
tempo”.
Il linguaggio ha permesso ai nostri antenati di
vivere non solo il presente ma anche il passato ed
il futuro: raccogliere, conservare e tramandare la
memoria individuale e di gruppo e renderla
attuale attraverso il ricordo; proiettarsi nel futuro,
10
L. Gross, Mass Media and their impact on society, International
multidisciplinary workshop on the evolution, 1992
18
progettare, costruire strategie e soluzioni per
eventi prossimi.
“Tutte le società umane - osserva ancora Gross -
hanno risposto alle fondamentali questioni
dell’esistenza sotto forma di storie. Facciamo
ancora questo raccontando storie ai giovani e
ripetendo alcune di queste storie abbastanza
spesso per ricordare agli adulti le credenze
fondamentali della società
11
”.
Si tratta di un processo di diffusione della cultura
che utilizza favole, miti, credenze religiose per
diffondere interpretazioni del mondo e modelli a
cui gli individui fanno riferimento ed a cui devono
attenersi, che genera, quindi, una mentalità
altamente tradizionalistica e conservatrice.
Ad ogni processo di diffusione di cultura che si
rispetti non si può non accostare il concetto di
formazione, il quale risulta avere molteplici
11
L. Gross, Mass Media and their impact on society, International
multidisciplinary workshop on the evolution, 1992
19
significati derivanti dall’uso che ne viene fatto
nelle diverse discipline. L’etimologia della parola
indica che il significato deriva da “formare” da cui
“dare una forma”
12
.
Ci sono molteplici modi di fare formazione e di
essere formato. Si forma a pensare, si forma alla
pace, si forma all'ecologia; questo significa che
formare è fare soprattutto cultura. La formazione
religiosa, ad esempio, in fondo è la formazione
dell'anima. Nella civiltà cattolica questo tipo di
formazione per i laici è attuato dai sacerdoti con il
catechismo. I sacerdoti a loro volta ricevono una
formazione specifica e molto più approfondita nel
seminario che è un’ istituzione della chiesa proprio
deputata a questo tipo di formazione
13
.
La formazione richiede del tempo tecnico, tempo
che necessita per formare, per assimilare, per
comprendere. La formazione infatti non è un
insieme di nozioni contenute in un cassetto ma al
contrario è il risultato di un piano formativo
12
Fonte wikipedia.org
13
Ibidem
20
organico che tende a strutturare, solidificare,
rinforzare in maniera completa. Questo vale sia
sotto il profilo della struttura delle cose che sotto
il profilo delle persone, per fare un esempio,
quando si parla della formazione della terra o
della formazione del regno di Italia non si fa
riferimento ad un istante ma ad un processo che è
durato nel tempo per strutturare, organizzare e
regolare
14
.
Questo processo formativo ha valore, qualunque
sia il motore che lo ha determinato. Per esempio,
la formazione umanistica di un poeta come
Leopardi non è avvenuta per caso o in un istante,
ma in un processo formativo di anni.
Parlando di formazione in ambito pedagogico
scopriamo che essa risulta essere un processo
complesso di trasferimento di contenuti e metodi
per fare acquisire alle persone livelli intellettuali,
culturali e spirituali sempre maggiori
15
. Il processo
formativo studiato dalla pedagogia in particolare,
14
Fonte wikipedia.org
15
Ibidem
21
cerca di ottenere contenuti e metodi di
insegnamento propri per l'età evolutiva di
riferimento in cui il processo formativo si esplica.
Per fare un esempio, si può parlare di qualsiasi
argomento ad ogni età, ma il linguaggio,
l'approfondimento, la durata ed il metodo
educativo cambia per ogni fascia di età e per ogni
corso formativo che si affronti
16
.
La formazione fa parte della nostra vita, della
nostra filosofia di pensiero, in ogni momento c'è
bisogno della formazione, perché nessuno nasce
già con le conoscenze, metà della nostra vita e
forse anche di più la passiamo a formarci. Tutte le
culture più o meno evolute hanno dedicato studi e
risorse alla formazione, al passaggio della
conoscenza, alla formazione di una coscienza
17
. La
formazione è il passaggio di conoscenza, di
contenuti, di capacità, di modi di pensare, di modi
di essere, è perciò un processo di comunicazione
evoluto e complesso che si sviluppa attraverso
16
A. Bernardelli, R. Pellerey, Il parlato e lo scritto, Strumenti
Bompiani ed., 1999
17
Ibidem
22
due o più soggetti che utilizzano un contenuto
18
.
Affinché avvenga questo processo è necessaria la
presenza del formatore da un lato e del formando
dall’altro. Il formando, come indica la parola
stessa, non è ancora formato, o meglio lo è ma in
modo potenziale. Tra i due si elabora una
comunicazione di contenuti, di pensiero, di
attività, di controllo e verifica del reale passaggio
dei contenuti. Questa comunicazione che si svolge
in un tempo necessariamente lungo per la reale
assimilazione dei contenuti è appunto la
formazione
19
.
L'importanza della formazione è tale che anche i
più grandi scienziati spesso si incontrano per
confrontare le proprie idee con altri scienziati.
Anche questa è formazione: lo scambio della
conoscenza.
Alla nascita, i genitori hanno il compito di
conferire una prima forma di educazione,
18
A. Bernardelli, R. Pellerey, Il parlato e lo scritto, Strumenti
Bompiani ed., 1999
19
G. Trentin, Dalla formazione a distanza all’apprendimento in rete,
Franco Angeli ed., 2005
23
contribuendo alla prima formazione ai bambini
fino all'età scolare. Poi le istituzioni si prendono
carico della continuazione della formazione.
Spesso si parla di formazione permanente
intendendo il processo tramite cui non si dovrebbe
smettere mai di studiare perché il mondo va
avanti, le cose cambiano, la tecnologia
progredisce, le emozioni sono sempre diverse, la
politica si trasforma e lo scibile della conoscenza è
enorme rispetto alla nostra capacità di
immagazzinare e di memorizzare
20
.
Oggi, con la precarietà del lavoro dovuto ad
economie non longeve che durano al massimo
cinque anni, succede spesso che il personale di
aziende sia messo in mobilità e sorge la necessità
di riqualificare professionalmente i lavoratori, al
fine di re-impiegarli o di elevare la loro
conoscenza professionale.
20
G. Trentin, Dalla formazione a distanza all’apprendimento in rete,
Franco Angeli ed., 2005