Tesi di Antonio Grande. Creatività e Comunicazione Pubblica, Spunti dall’esperienza di “Fabrica”
bisogna anche conoscerne la storia, in quanto tale materia è
“storicamente fondata” sui valori della società, ogni periodo,
implicitamente
2
o esplicitamente
3
, ha avuto il proprio tipo di
Comunicazione Pubblica che è derivato dall’insieme di valori che
caratterizzavano le diverse società dei diversi periodi storici, che
determinavano il modo di comunicare dei Governanti rispetto ai
governati. A tal proposito si possono distinguere “quattro fasi storiche
principali”
4
, più una quinta che è figlia della spinta riformista
comunicativa degli anni ’90 e di cui fanno certo parte i giorni nostri in
cui si avverte una sorta di necessità di una “potenziale esplosione”
nell’uso corretto della Comunicazione Pubblica che può avvenire solo
con una reale circolazione delle informazioni e indi un avvicinamento
ulteriore della distanza istituzioni – grandi masse, o meglio uno
scambio non più solo passivo - informativo
ma anche attivo - comunicativo
5
.
________
Fino agli inizi del
‘900, quando lo stato
aveva funzioni
essenzialmente “d’ordine”, i pubblici poteri
(che erano i Sovrani) non dialogavano affatto
con gli amministrati (popolazione nello stato
di sudditi), esercitando, ed essendo quasi
Figura 1. Thomas Hobbes, il
“Leviatano”, si prefigura una
società asservita al Sovrano di
discendenza divina.
2
Certo, in passato, non si parlava di comunicazione e tecniche di comunicazione ma l’esercizio del potere
dello stato in maniera rigida era già una forma di (non) Comunicazione Pubblica, che precludeva la una
sorta di sottomissione allo stato sovrano che nel tempo, col processo sopraindicato di avvicinamento di
poteri, è diventata una compartecipazione democratica per lo sviluppo dello stato stesso.
3
In tempi contemporanei, si stanno sviluppando modelli e tecniche di comunicazione specifiche che
hanno nomi e cognomi, volti a colmare i bisogni comunicativi nei più ramificati settori possibili per,
come detto sopra, contribuire allo sviluppo dello stato.
4
G. SEPE, Introduzione in Piano di comunicazione nelle Amministrazioni Pubbliche, (a cura di) N. LEVI,
Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 2004, p. 13.
5
L’informazione è mono direzionale, cioè parte da un emittente e arriva a un ricevente, per
comunicazione si intende uno scambio bi direzionale prevedendo una “risposta”, che varia nei modi a
seconda del campo.
5
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universalmente legittimati
6
nell’uso “dell’imperium”
7
. La
comunicazione, assente tranne che per alcuni documenti ufficiali,
naturalmente incomprensibili alle grandi masse ignoranti
8
, era
unilaterale e a suo malgrado “coerente” con il tipo di amministrazione
e comprendeva l’insieme di ordini e divieti con le relative sanzioni. Il
messaggio di sorveglianza e controllo che lo stato lanciava era
implicito nelle leggi. Fino alla Rivoluzione Francese e alla caduta dei
vecchi regimi autoritari monarchici, chiamati Anciènt Regime, le
istituzioni erano in una posizione di netta superiorità e gli allora
sudditi, non avevano in pratica voce in capitolo o quasi nello stato; gli
allora sovrani indi, imponendo le proprie scelte, non avevano bisogno
di influenzare nessuno e si
limitavano a diffondere bandi e atti
ufficiali che i sudditi, a loro volta, si
limitavano a rispettare o no,
pagandone amaramente le
conseguenze.
Questa linea poteva essere adatta
al periodo dell’Ancient Règime
9
per
tenere a bada le masse, ma queste
ultime una volta raggiunto un
sentimento che potremmo definire di
“consapevolezza sociale
10
” del proprio stato, provocarono rivoluzioni,
Figura 2. Delacroix, noto pittore
dell’epoca tardo - romantica, rappresenta
l’idea rivoluzionaria di libertà.
6
Tutti i grandi pensatori dell’epoca (fino più o meno alla svolta della Rivoluzione Francese) hanno
sempre spinto la grandezza dello stato Sovrano e la subordinazione delle grandi masse alle decisioni del
potere assoluto che fra l’altro sembrava essere di origine divina.
7
Il potere a carattere squisitamente assoluto dei sovrani delle varie epoche è legittimato anche dalle teorie
filosofiche contemporanee che vedevano spesso il sovrano al di sopra di tutto e tutti ed era circondato da
una sorta di alone mistico che lo rendeva di origine divina.
8
O meglio erano comprensibili solo alcune norme volte a mantenere il controllo sulle masse.
9
Anciènt Règime, è il nome che si è universalmente adottato per indicare i regimi monarchici di vecchio
stampo che le grandi rivoluzioni e l’era moderna cancelleranno iniziano una scalata verso la Democrazia
a mio parere non ancora conclusa.
10
Definisco la “consapevolezza sociale” come quello stato mentale e di vita, dove gli appartenenti a un
determinato tipo di società prendono coscienza del proprio stato e dell’esistenza di nuovi valori non
riconosciuti dal governo, per cui si fanno promotori del cambiamento. La consapevolezza sociale è un
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in vari periodi e modalità di pensiero, volte a rovesciare i vecchi
poteri (Ricordiamo la Rivoluzione Francese); nacquero varie carte dei
diritti
11
(1776, Dichiarazione di Filadelfia o di Indipendenza degli Stati
D’america, Dichiarazione Francese del 1789) e conseguenti
concessioni che avvicinarono lo Stato agli amministrati. Arrivati agli
inizi del ‘900, lo stato iniziò ad intervenire direttamente nella gestione
dei servizi e contemporaneamente si svilupparono una serie di
iniziative note poi col nome di Municipalizzazione(Una serie di
iniziative nel settore dei servizi urbani volti in favore della
collettività). Ma a questa espansione dei servizi pubblici, non
corrisponde un evidentemente necessario aumento di comunicazione,
resosi necessario per comprendere questi nuovi servizi che lo stato
offriva; in una supposizione al negativo si potrebbe prefigurare un
certo interesse delle classi dirigenti a non diffondere informazioni in
quanto una massa ignorante o mal informata è sempre più facile da
controllare.
Figura 3. La Propaganda Fascista. Alcuni dei manifesti fascisti raffiguranti rispettivamente: i
temi demagogici del lavoro e del combattimento per la patria, quelli “terroristici” volti a istaurare
la paura di contrastare il regime, quelli utopici, come l’esaltazione del valore, della durezza e del
coraggio di un esercito Italiano che si voleva mostrare come eroico e forte ma che si dimostrò
mal organizzato e basato sull’ideale di grandezza che la propaganda fascista proponeva.
sentimento alla base della democrazia per cui, ogni volta che nascono esigenze, nuovi valori o che si
avverte generalmente un bisogno di cambiamento, la massa fa pressione, o comunque fa capire col voto o
con altri mille modi sviluppati nei tempi moderni, la propria posizione.
11
La Carta di Filadelfia e la sua simile derivante dalla Rivoluzione Francese (le carte sono molto simili
per principi e influenza diretta, Jefferson infatti al tempo della dichiarazione francese era ambasciatore
d’America a Parigi e ne influenzò la stesura ) mettono le basi per nuovi principi universali di uguaglianza
e valutano assoluti alcuni diritti inalienabili quali la vita, la libertà e la ricerca della felicità.
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Tesi di Antonio Grande. Creatività e Comunicazione Pubblica, Spunti dall’esperienza di “Fabrica”
Proprio il controllo delle masse diventa punto fondamentale del
periodo successivo, quello Fascista in Italia e in genere dei
Totalitarismi in Europa.
Le rivoluzioni, sia nazionaliste che comuniste, rivelarono una forte
necessità comunicativa in quanto urgeva assoggettare totalmente le
menti delle masse, e far diventare ogni cittadino una sorta di
ingranaggio per lo sviluppo dello stato, tale “evoluzione-involuzione”
era improntata esclusivamente a preparare la seconda guerra
mondiale: si potrebbe dire che i totalitarismi comunicavano in modo
unidirezionale la propria filosofia per inculcare al popolo un
asservimento allo stato, che gli avrebbe permesso di lavorare per
costruire gli armamenti con cui sarebbero andati a morire in parecchi.
In Italia la comunicazione c’è ed è anche molto potente grazie al
famoso MIN-CUL-POP
12
che controllava la propaganda di diffusione
delle idee Fasciste. In questo periodo la comunicazione era a senso
unico, tutto era improntato a favore del metodo totalitarista ed
autoritario che i Fascisti stavano lanciando nel mondo
13
come risposta
ai vecchi poteri sopraccitati.
L’organizzazione dello stato
stessa, in Italia come negli
altri paesi a regime totalitario,
prevedeva ovunque interventi
comunicativi coercitivi; era
ancora una volta implicita una
sottomissione ideale allo stato
che, come tutte le coercizioni,
si rivelò alla lunga inadatta al
controllo delle masse che al massimo si auto-convincevano di essere
Figura 4. I Futuristi, movimento culturale da cui il
Fascismo trasse alcune idee, specie creative.
12
MIN-CUL-POP, Ministero della cultura popolare creato dal regime fascista per controllare la
propaganda.
13
Infatti da lì a breve si sarebbero sviluppati altri modelli di propaganda totalitaria anche più duri ma figli
sicuramente del modello Mussoliniano: la Russia da Lenin in poi, e la Germania Nazista di Hitler con il
famoso Ministro della Propaganda, con lui fino alla morte nel bunker di Berlino, Gobbels.
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Tesi di Antonio Grande. Creatività e Comunicazione Pubblica, Spunti dall’esperienza di “Fabrica”
fascisti o che essere fascisti fosse un bene necessario o come nel casi
più duri di Germania e Russia dovevano obbligatoriamente, costretti
in maniera più cruda, assoggettarsi al regime che era di terrore
14
.
Ricordiamo il Fascismo che cresciuto più o meno
contemporaneamente al movimento artistico futurista
15
, ne prese
alcune idee, chiaramente le più comunicative e persuasive dal punto
di vista demagogico. In Russia dove addirittura Kandjisky, padre
dell’astrattismo, aveva partecipato alla propaganda di diffusione dei
principi della rivoluzione russa, le comunicazioni delle istituzioni al
potere sui governati, divennero atte a influenzare il pensiero e il
modo di comportarsi di chi le riceveva e quindi dovevano essere
pensate e mirate per gli intenti prefissi.
Figura 5. La Propaganda Comunista. Pur essendo di opposta fazione politica, vediamo come i temi
della propaganda totalitaria siano ricorrenti e simili: la distruzione dei carro armati (fiore all’occhiello
delle divisioni corazzate tedesche)avversari era simbolo di sconfitta, il lavoro per la costruzione di
armamenti per difendere lo stato, i soldati russi che colpiscono col calcio del fucile i tedeschi sono
simbolo ed esaltazione della dura resistenza russa.
14
Durante i regimi totalitari Comunista Russo e Nazista Tedesco, meno nel “blando” fascismo Italiano (si
potrebbe dire un totalitarismo all’Italiana), si tendeva ad assoggettare totalmente le idee in modo da
evitare ideologie differenti; non per niente, quello Italiano fu l’unico popolo a riuscire a sviluppare
intrinsecamente al fascismo idee contrarie allo stesso e a poter indi organizzare una resistenza),
l’assoggettamento ideologico era anche coercitivo con metodi durissimi ricordiamo i Gulag russi e le
campagne di azzeramento culturale e punizione tedesche con cui si tramortiva il popolo.
15
Movimento artistico degli anni del Fascismo col quale condivise le idee di aggressività e rottura col
mondo antico che presto degenerarono in idee di violenza e guerra e che ne determinarono il fallimento. Il
famosissimo pittore fra i fondatori Boccioni e l’architetto Sant’Elia morirono in guerra determinando il
tramonto di tali ideali anche in fondatori come Carrà.
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Tesi di Antonio Grande. Creatività e Comunicazione Pubblica, Spunti dall’esperienza di “Fabrica”
Certo anche i Gulag
16
, per quel poco che trasparisse alla unilaterale e
forzata opinione pubblica, andavano ben bene ad influenzare le idee
delle grandi masse in maniera praticamente terroristica.
In Germania la propaganda era basata sul modello Italiano ma era
ulteriormente amplificata e portata a regime di terrore e azzeramento
culturale per un totale assoggettamento allo stato. L’artefice della
linea dura era il Ministro della Propaganda Gobbels, che in pratica,
informava i tedeschi sulla grandezza del nazismo e su cosa gli
sarebbe successo se non fossero stati nazisti tramite grandissime
parate, distruzione dell’altrui cultura considerata inferiore e altre
tante campagne di informazione coercitiva.
Quindi anche i totalitarismi, a loro mondo, influenzavano, anzi
imponevano, tanto i regimi Fascisti tanto quanto quelli Comunisti le
proprie idee con campagne di informazione violente e molto
aggressive in diversi campi. Per il carattere assoluto e di tipo
unilaterale tale comunicazione è storicamente detta propaganda.
Figura 6. La propaganda Nazista aggiungeva, oltre ai consueti temi delle campagne totalitariste
come il lavoro (figura al centro in cui vediamo addirittura operai…), le conquiste militari (si notino i
toni rassicuranti, sulla campagna russa che non era per niente sicura proprio per il freddo), il tema
dell’antisemitismo notabile nell’esaltazione della bellezza ariana (che si può notare al centro) spesso
contrapposta alla bruttezza degli ebrei, raffigurati nella prima immagine grassi, brutti e cospiratori in
combutta con l’alleanza anglo-russa.
Nel cinquantennio repubblicano, naturalmente in Italia, la vicenda del
rapporto tra cittadini ed istituzioni, è segnata da una profonda
contraddizione che è specchio della contraddittorietà dei governi
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Il Gulag erano i campi di concentramento russi dove erano rinchiusi inizialmente gli oppositori politici
e che in seguito divennero la “prigione” dei contadini.
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andati al potere dal dopoguerra. Mentre infatti i principi democratici
in ascesa
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spingono verso la scomparsa dello squilibrio fra poteri
pubblici e cittadini, “l’azione effettiva delle amministrazioni pubbliche
tende a perpetuare il tradizionale modello della supremazia dei poteri
pubblici nei riguardi dei cittadini”
18
. Nei venti anni che passano dalla
nascita delle regioni ai riformisti anni ’90, il problema della
comunicazione si è posto come cruciale per la modernizzazione, cioè
per poter sfruttare i cambiamenti che la rinnovata composizione
statale offriva. Anche qui si potrebbe azzardare un’ipotesi
“negativista”, per cui la carenza comunicativa potrebbe essere fatta
risalire ai governi del passato, sia nazionali ma soprattutto a livello
locale, che potrebbero aver avuto interesse a celare o diffondere
blandamente normative riguardanti soprattutto gli accessi ai
finanziamenti pubblici per poterli sfruttare nel sistema politico -
clientelista figlio di questo periodo
19
. Sta di fatto che il passaggio
dallo stato alle regioni di alcuni servizi importanti ha avvicinato i
cittadini ai poteri titolari di questi servizi costringendoli a creare nuovi
orizzonti comunicativi per delle masse sempre più informate ed
esigenti. E’ nata una consapevolezza del bisogno di mutare il rapporto
fra Stato e cittadini, di dare un “nuovo volto”
20
ai poteri pubblici per
colmare effettivamente e realmente la distanza di poteri.
17
E’ fresca del dopo guerra la dichiarazione del ’48 che con le aggiunte nel 1966 del “Patto sui diritti
civili e politici” e del “Patto sui diritti economici, sociali e culturali”, insieme andavano ad aumentare un
potenziale bagaglio di democrazia che è poi solo stato applicato parzialmente dalle legislazioni di alcune
nazioni ma mai universalizzato in maniera positiva (Facendo diventare i principi, legge scritta).
18
G. SEPE, Introduzione in Piano di comunicazione nelle Amministrazioni Pubbliche, cit., p. 15.
19
La supposizione negativista per cui i Governi avrebbero tendenzialmente voluto tenere carenti di
informazioni i governati può essere applicata al “caso Sud”. Come sappiamo nel dopoguerra fu favorito lo
sviluppo industriale solo al Nord per mantenere i vantaggi dei latifondisti e indi della mafia loro alleata al
Sud. Questo sviluppo industriale porta al nord l’aumento della consapevolezza sociale e di conseguenza
della pressione sociale per cui i lavoratori industriali ottengono l’assistenza sociale in quel periodo.
Questa consapevolezza sociale era in pratica assente al sud che rimane assoggettato per parecchio tempo,
e probabilmente ancora lo è, alle regole e alla mentalità del passato, determinando così un fattore di
sottosviluppo comunicativo che ha portato ai governi corrotti, ai consigli comunali con infiltrazioni
mafiose e ad uno stato di gap culturale, che sono fra le cause del sottosviluppo economico del sud.
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