spaziale. Sulla scena internazionale nel XXI secolo gli Stati Uniti potranno
contare sulla partenership dei paesi della Cee e della Russia, ma dovranno
anche vedersela con nuovi e agguerriti competitori come l’India e soprattutto la
Cina che riaccenderà nei prossimi decenni di nuovi contenuti la corsa verso la
conquista dello spazio.
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Capitolo I
1947-1957
Le origini della guerra fredda e della competizione spaziale tra
Stati Uniti e Unione Sovietica
I.I
Le origini della guerra fredda
Per cinquant’anni le relazioni tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica sono
state l’elemento determinante delle relazioni internazionali. La guerra contro la
Germania li aveva portati ad unirsi nel 1941 in un’alleanza decisiva per
assicurarne la capitolazione, ma la vittoria aveva finito per dividerli portandoli
ad uno stato permanente di antagonismo, per quanto con alti e bassi al quale è
stato dato il nome di “Guerra fredda”. La loro breve alleanza contro la
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Germania fu caratterizzata da diffidenza e sospetti. Lo sconvolgimento della
seconda guerra mondiale determinò lo scenario geopolitica della guerra fredda.
La prospettiva teorica dominante nello studio delle relazioni internazionali a
partire dai primi anni del dopoguerra, è stata il “realismo”. Essa ipotizzava che
le unità basilari di analisi della politica internazionale fossero gli stati-nazione,
e che questi ultimi si presentassero al mondo esterno come unità coerenti. La
guerra fredda smentì tutto ciò in quanto non fu mai percepita come una sfida fra
uguali. Perfino il periodo più caldo della guerra fredda tra la fine degli anni
quaranta e fino alla fine degli anni cinquanta fu in effetti caratterizzato da
squilibri fondamentali tra le superpotenze. Il più significativo di questi fu di
carattere economico.
Gli Stati Uniti attraverso la dottrina del “containement” offrirono il
razionale filosofico al nuovo orientamento dell’amministrazione Truman e la
sua classica descrizione è contenuta nell’articolo anonimo ad opera di George
Kennan , “le origini della condotta sovietica” ( in Foreign Affaires,
luglio 1947)
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. In effetti si trattava della versione pubblica del suo “lungo
telegramma” che dimostrava il profondo legame fra preoccupazioni di ordine
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militare e ideologico in quel anno critico della guerra fredda. La sfida posta
all’Unione Sovietica doveva essere non solo morale, ma anche sostanziale.
Si possono così identificare tre aree di scontro fra le superpotenze. La
“prima” è il conflitto ideologico centrale focalizzato sull’Europa che si
concluse con incontri al vertice a Ginevra nel 1955. Su entrambi i lati la
leadership Usa-Urss finì per intrecciarsi in una crescente diversità al loro
interno. Il “policentrismo all’interno del blocco comunista e la nascita della
comunità europea in seguito alla rinascita economica dell’Europa generarono
pressioni trasversali attraverso il sistema bipolare della guerra fredda senza
influenzare in modo determinante la capacità di durata.
Nella “seconda” area il contesto delle armi atomiche e della dottrina
strategica continuò a dominare nonostante la Gran Bretagna e la Francia
avessero acquisito limitate capacità nucleari. Il decennio 1953-1963 (quando
venne sottoscritto il trattato di parziale non proliferazione) fu di straordinaria
inquietudine per la paura di un’ecatombe nucleare. Venne alla luce in seguito
alla crisi di Cuba l’inferiorità nucleare dell’Urss rispetto agli Stati Uniti. Questo
processo gettò le basi per la “detente” (distensione). La “terza” area di
contrasto fu il terzo mondo dove non fu possibile un controllo diretto delle
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super potenze, poiché molti dei nuovi stati usciti dalla colonizzazione si
dichiararono neutrali.
In un pamphlet ( The atomic bomb and America security del
1945) di B. Brodie
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che sarebbe diventato un’importante stratega nucleare si
dimostrava che le armi atomiche annunciavano un cambiamento epocale nel
modo di fare la guerra. La teoria della deterrenza (che includeva in embrione la
teoria della “distruzione reciproca assicurata” o mad) preannunciava
lo sviluppo missilistico, la proliferazione nucleare e i problemi di controllo e
verifica degli armamenti.
La guerra fredda assai più che un irriducibile scontro tra ideologie fu
“un sistema di equilibrio di potenza” fondato su “due attori principali” che
scaturì dal peculiare vuoto di potere prodotto dalla seconda guerra mondiale.
Questo richiamo alle categorie tradizionali del pensiero realista è opportuno
perché consente di evitare l’errore di enfatizzare eccessivamente il peso (assai
rilevante) del conflitto ideologico. E’ importante rilevare come tra il 1939 e il
1945 il prodotto interno loro degli Usa passò dal 88,86 a 198 miliardi di dollari
mentre quello sovietico si contrasse, gli Usa in questo modo si presentavano
come la nazione più industrializzata della terra. Quando poi nel 1947 Truman
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lanciò la dottrina del “contenimento” all’espansionismo sovietico la politica
estera americana si era ormai incanalata in un massiccio e del tutto inedito
impegno politico e militare ad impegnarsi fuori dai confini degli Stati Uniti.
Questa politica servì anche per integrare l’Europa occidentale (compresa
la Repubblica. Federale tedesca) ed il Giappone in un’area diretta da
Washington, e per evitare il rischio che l’Unione Sovietica assumesse in
qualche modo il controllo diretto o indiretto delle infrastrutture industriali e
delle risorse naturali e umane europee ed asiatiche. Dopo che nel giugno 1948
la Commissione esteri del Senato americano approvò una storica risoluzione in
cui si giudicava positivamente l’associazione degli stati Uniti ad accordi
regionali, il 4 aprile 1949 veniva firmato il Patto Atlantico che rappresentava il
primo passo verso un impegno diretto degli Usa nella difesa dell’Europa
occidentale. Per il momento si trattò solo di un impegno politico.
La situazione si complicò nel settembre del 1949 con il primo
esperimento nucleare sovietico che fece capire agli Usa di non essere più i soli
detentori dell’arma atomica. Da quel momento si assistette ad un crescendo di
crisi internazionali, tra le quali spiccò per tensione emotiva quella delle due
Coree nel 1950 (crisi del 38°parallelo)
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dove l’azione di contenimento risulto
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inutile e per la prima volta dopo la fine della seconda guerra mondiale gli Stati
Uniti intervennero in forze per ristabilire lo status quo.
Gli Stati Uniti sin dal 1950, per non trovarsi spiazzati da un possibile
conflitto, si erano premuniti grazie alla famosa risoluzione del Consiglio di
Sicurezza Nazionale (NSC-68 aprile 1950)
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varando un programma che faceva
aumentare le spese militari dal 4,7% del 1949 al 17,8% del biennio 1952-53,
realizzando così un enorme potenziamento delle forze convenzionali e
dell’armamento atomico, culminato nel 1952 con la realizzazione della bomba
termonucleare all’idrogeno.
Successivamente per alcuni mesi le relazioni tra i blocchi si
stabilizzarono dando vita ad una sorta di “coesistenza pacifica” che fece
diminuire di molto la tensione tra le due super potenze, Questa apparente
distensione doveva però durare poco perchè, già, verso la fine del 1953 (anno
fatidico iniziato con la morte di Stalin) il successore di Stalin, Krushev
apporterà dei notevoli cambiamenti nel modo di gestire le relazioni politiche sia
interne (vedi la denuncia dei crimini di Stalin durante il XX Congresso del
Pcus) che internazionali (l’invasione da parte delle truppe del Patto di Varsavia
dell’Ungheria nel 1956 per riportarla nel ”naturale alveo comunista”). La nuova
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politica di disgelo di Krushev
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portò anche alla riabilitazione di molte
personalità scientifiche e culturali tra cui S. Korolev progettista dei vettori che
porteranno in orbita lo Sputnik e a cui si dovrà il successo sugli Stati Uniti nella
prima parte della corsa verso lo spazio. Eisenhower spinse in quegli stessi anni
lo stesso gli Usa ad adottare la politica del così detto “nuclear Sharing”
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cioè ad
equipaggiare gli eserciti alleati europei di armi nucleari fornendo loro (anche
se non in maniera esplicita) un sostanziale controllo sul loro impiego. La
politica del “nuclear sharing” aveva una duplice motivazione. In primo luogo
essa costituiva una sorta di compensazione per la delega agli Usa del potere di
scatenare una guerra termonucleare. Con l’avvento della bomba all’idrogeno gli
Usa avevano riacquistato la superiorità strategica nei confronti dell’Unione
Sovietica. In realtà con l’adozione del dicembre 1954 da parte della Nato della
strategia MC 1948 (fondata sulla dottrina della rappresaglia massiccia) gli Stati
Uniti stavano chiedendo ai loro alleati di affidare il proprio destino nelle loro
mani.
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I.II
Motivazioni e scopi dell’esplorazione spaziale dell’Unione Sovietica.
Le radici dell’esplorazione spaziale sovietica scaturirono soprattutto dalle
ricerche effettuate nel settore militare-industriale. Questo era da sempre chiaro
per tutti i costruttori coinvolti, primo su tutti gli altri Sergei Korolev,
che aveva intuito di non aver nessuna possibilità di finanziamento o
sostegno da parte del regime se i progetti avessero avuto esclusivamente fini
civili. Pertanto fu particolarmente l’industria d’armamento militare a svolgere
un ruolo decisivo per garantire la presenza sovietica nello spazio. L’OKB-1,
cioè l’ufficio costruzioni di Korolev, ottenne nel 1956 l’incarico di sviluppare
un satellite artificiale in grado scattare immagini fotografiche per la
ricognizione e lo spionaggio, ufficialmente corrente sotto la denominazione di
progetto Zenit. Fu programmato che il satellite Zenit non trasmettesse
direttamente le immagini (a causa dell’allora scarsa possibilità ed enorme
difficoltà di trasmissione), bensì che tutte le immagini scattate venissero
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ritrasportate a terra mediante una piccola capsula per essere successivamente
sviluppate e valutate da chi di competenza. Un sistema analogo venne adottato
dagli Stati Uniti d’America durante l’uso dei satelliti artificiali di ricognizione
Keyhole. Con l’avvio di questo programma, cioè con largo anticipo sul
programma Sputnik, fu palese la strumentalizzazione dell’esplorazione spaziale
quale arma diretta (spionaggio) come pure indiretta (propaganda) da impegnare
durante la “guerra fredda”. Tale fatto condizionò l’allora primo ministro
Khruščёv a dare a tutto il programma di esplorazione spaziale l’assoluta
priorità per renderlo utile sia dal punto di vista militare come pure tecnico, ed
in particolare per garantire ad ogni costo risultati positivi il più presto possibile
ed ad ogni condizione.
Con ciò, la possibilità di portare l’uomo nello spazio - idea già lanciata
parecchi anni prima - divenne sempre più concreta e fattibile, diventando
sempre più il centro di tutti i progetti collegati ai programmi di volo nello
spazio.
Nell’estate del 1956 venne dunque ufficialmente dato l’incarico a
Korolev di sviluppare una capsula spaziale da equipaggiare con un uomo,
programma che sin dall’inizio venne denominato Vostok. La fase di
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progettazione più concreta ed intensa iniziò per Korolev ed i suoi collaboratori
nei primi mesi dell’anno 1958. Circa nello stesso periodo furono comunque gli
Stati Uniti d’America ad annunciare con assoluta fierezza che entro pochi mesi
sarebbero stati loro la prima nazione a portare un uomo nello spazio ed a farlo
ritornare sano e salvo a terra. La via per raggiungere tale mèta fu comunque
notevolmente più facile per i sovietici che per gli americani. Infatti, gli Stati
Uniti avevano subito grossi problemi ed insuccessi nel corso dell’esecuzione
dei loro programmi non equipaggiati. In particolar modo non disponevano di
un razzo vettore con sufficiente potenza per garantire un successo per
l’ambizioso progetto. Si trattò infatti di dover portare una capsula di un certo
peso nello spazio e non modesti satelliti artificiali.
L’Unione Sovietica, invece disponeva del missile intercontinentale R-7
(Semyorka), un missile che poteva essere impegnato per qualsiasi uso ed in
particolar modo in grado di sviluppare un’enorme potenza di spinta. Inoltre
Korolev potè disporre dei progetti per la capsula Zenit per sviluppare una
capsula da equipaggiare con un uomo. I progetti per la Zenit prevedevano un
diametro di 2,3 m - grandezza sufficiente per posizionare un cosmonauta ed i
relativi sistemi e strumenti per garantirne la sopravvivenza. Inoltre, all’inizio
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