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giuristi; fu Ludovico Baylle che, in una lettera del primo ottobre 1825, lo sollecitò in tal
senso, citando tra i meritevoli di menzione che pubblicarono nel 1590 l‟Araolla e il
Delitala9.
Le notizie biografiche riportate dal Manno furono dedotte, in gran parte, dal
canzoniere dello stesso Delitala10. Secondo lo storico algherese il nostro nacque a Bosa ed
“ebbe comune con la maggior parte dei poeti l‟essere o il parere innamorato”11; subì una
lunga prigionia sotto l‟Inquisizione dovuta ad una relazione amorosa e intraprese diversi
viaggi in Italia nei quali avrebbe conosciuto Torquato Tasso12 e la duchessa Caterina
Michela di Savoia, figlia di Filippo II, a cui dedicò le ottave per la Madonna di
Mondovì13. Il Manno concludeva, dopo aver analizzato alcune rime del nostro, che al
Delitala “non fallò l‟ingegno svegliato o il caldo immaginare; ma solo mancò il nascere in
una provincia in cui o dalla lingua o dalle discipline letterarie gli fosse maggiormente
agevolato il trarre tutto il pro delle felici disposizioni della natura”14.
Una biografia più accurata, rispetto a quella del Manno, fu stilata da Pasquale Tola nel
183715, soprattutto attingendo notizie dal già citato Boloña16. Secondo lo storico sassarese
il nostro nacque a Bosa nella metà del XVI secolo da Nicolò e Sibilla Dessena, figlia di don
Giovanni Dessena, visconte di Sanluri17. Divenne ben presto eccellente poeta, anche se la
sua carriera fu presto interrotta dallo scandalo destato per alcuni amori giovanili che lo
costrinsero a fuggire dalla Sardegna, riparando prima in Corsica, quindi in Italia, dove
viaggiò per alcuni anni e dove conobbe Tasso. Rientrato nell‟isola subì una lunga
prigionia sotto l‟inquisizione e solo attraverso l‟intercessione del vescovo di Bosa,
9
Biblioteca Apostolica Vaticana (=BAV), Patetta, autografo 30, c. 356-357; bibliografia: MASSIMO CERESA, La
Sardegna nei manoscritti della Biblioteca Apostolica Vaticana, Cagliari, Deputazione di Storia Patria per la
Sardegna, 1990, pp. 90-91, 264-266.
10
PIETRO DELITALA, Rime Diverse, Cagliari, Galcerino, [1596].
11
G. MANNO, Storia..., p. 80.
12
Ivi, p. 80.
13
Ivi, p. 82.
14
Ivi, p. 84.
15
P. TOLA, Dizionario..., vol. II, pp. 12-13.
16
M. BOLOÑA, Manual..., c. 112; P. TOLA, Dizionario..., vol. II, p. 13.
17
P. TOLA, Dizionario..., vol. II, p. 12.
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Giovanni Francesco Fara, riuscì ad ottenere finalmente la libertà18. Il Tola non riporta
l‟anno della morte, ma sostiene che il poeta ebbe un figlio di nome Giambattista, padre di
un tale Giuseppe “che tanto si distinse per azioni militari nel principio del secolo
XVIII”19. Che in quest‟ultimo passaggio ci sia un‟incongruenza credo sia evidente: il
Giambattista di cui parla Tola visse nella seconda metà del XVII secolo, se ebbe un figlio
vissuto all‟inizio del successivo, quindi è del tutto inaccettabile ipotizzare che sia figlio di
Pietro, casomai un nipote.
Ancora più ricca di particolari è la biografia del nostro che nel 1838 stilò Pietro
Martini20. Alle notizie riportate dal Tola, lo storico cagliaritano aggiunse che il Delitala
studiò a Bosa; che la donna amata in gioventù, fonte primaria dei suoi successivi guai con
Sant‟Uffizio secondo il Tola, era sposata21; che nel suo viaggio in Italia, durato molti anni,
risiedette a Siena presso la Famiglia Piccolomini, parenti della madre, dove conobbe il
Tasso e che durante questo lungo soggiorno guastò gran parte delle sue fortune22. Il
Martini comunque non mancò di sottolineare come la “vaga tradizione” che voleva il
nostro morto nelle prigioni dell‟Inquisizione, fosse destituita d‟ogni fondamento,
soprattutto per quanto lo stesso Delitala scrisse nei suoi versi e per il fatto che la
pubblicazione fu autorizzata, nel 1595, dagli stessi inquisitori23. Alla liberazione del poeta
contribuì, sempre secondo il Martini, anche il marchese d‟Aytona24, viceré di Sardegna
dal 1591 al 159625, oltre il già citato Fara.
18
Ivi, p. 13.
19
Ibidem.
20
PIETRO MARTINI, Biografia sarda, Cagliari, Reale Stamperia, 1837-1838, tomo II, pp. 6-12.
21
Ivi, p. 7.
22
Ivi, pp. 7-8.
23
Ivi, pp. 8-9.
24
Ivi, p. 9.
25
RENATO PINTUS, Sovrani, viceré di Sardegna e Governatori di Sassari, Sassari, Webber, 2005, p. 38.
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Successivamente sia il Siotto Pintor26 che il Porcu27 riportarono, senza ulteriori
aggiunte, le notizie del Manno, del Martini e del Tola, in particolare il luogo di nascita,
Bosa, la data, metà del XVI secolo e la sua lunga prigionia sotto l‟Inquisizione28.
Ad aggiungere finalmente una nota documentale sulla vita di Delitala fu Ignazio Pillitto
nel 186229. Lo studioso cagliaritano nello spoglio del Regio Archivio di Cagliari30
rintracciò varie memorie riguardanti i governatori e i luogotenenti generali di Sardegna
dalla prima dominazione aragonese, fino al 1610. Tra queste ve ne era una riguardante
Pietro Delitala che, in qualità di potestà di Bosa, ricevette un encomio dal viceré
allorché questi nel 16 gennaio 1606, mettendo a rischio la propria vita, avea
salvato quella di tanti infelici cittadini. Perocché in quel funesto giorno, divallando
a torrenti dalle montagne di Bosa le acque piovane, sì fattamente ingrossarono il
Temo, che questo, straripando impetuoso sopra la campagna e la stessa città,
travolse e disperse navi e naviganti, allagò le strade di essa città, sbattè ed atterrò
assai case, e penetrando nei magazzeni, ne trasse galleggianti sull‟onde le riposte
merci, ma enziandio mancò nella città il grano bisognevole al sostentamento degli
abitanti. Se non ché a quest‟ultimo infortunio riparava dall‟alquanto il medesimo
Delitala; il quale, non pago dello avere con eroica annegazione, e gravissimo
repentaglio della vita sottratto ai ruinanti edifici i suoi concittadini, alimentò a
proprie spese molti fra i più bisognosi di essi31.
La notizia venne ripresa, qualche anno più tardi, da Giovanni Spano che tuttavia, come
peraltro il Pillitto, non la associò al poeta bosano32. Perché infatti questa notizia
documentale sia associata in maniera definitiva al nostro occorrerà aspettare l‟Arce nel
195633.
I cenni biografici o le vere e proprie biografie pubblicate dopo quelle del Martini e del
Tola ripresero senza sostanziali novità quanto questi ultimi avevano asserito, né vi furono
26
GIOVANNI SIOTTO PINTOR, Storia letteraria di Sardegna, Cagliari, Timon, 1843-44, vol. IV, pp. 123-128.
27
FRANCESCO MARIA PORCU (Solitario del Gennargentu), Osservazioni critiche sulla così detta storia letteraria
della Sardegna, Torino, Zecchi e Bona, 1846, p. 170.
28
G. SIOTTO PINTOR, Storia..., p. 123; F. M. PORCU, Osservazioni..., p. 170.
29
IGNAZIO PILLITTO, Memorie tratte da Regio Archivio di Cagliari riguardanti i governatori e luogotenenti generali
dell‟isola di Sardegna dal tempo della dominazione aragonese al 1610, Cagliari, Tipografia Nazionale, 1862, p. 96.
30
Il patrimonio del Regio Archivio relativo ai fondi citati dal Pillitto si trova oggi presso l‟Archivio di Stato di
Cagliari nella sezione “Antico Archivio Regio” (GABRIELLA OLLA REPETTO, Archivio di Stato di Cagliari, in
Guida generale degli archivi di Stato Italiani, Roma, Le Monnier, 1981, vol. I, p. 740).
31
I. PILLITTO, Memorie..., p. 96.
32
GIOVANNI SPANO, Abbecedario storico degli uomini illustri sardi scoperti ultimamente nelle pergamene, codici ed
in altri monumenti antichi, Cagliari, A. Alagna, 1869, p. 29.
33
JOAQUIN ARCE, La literatura hispánica de Cerdeña, Oviedo, Facultad de Filosofía y Letras, Universidad de
Oviedo, 1956, p. 13, nota 23.
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ulteriori approfondimenti in senso documentale per verificarne l‟attendibilità. Così le
notizie che Croce, Mocci, Masala, Alziator e Carta Raspi34 diedero della vita del nostro,
non furono altro che riprese dei primi storici ottocenteschi.
Fu l‟Arullani che, dopo i primi studi comparativi sui poeti sardi in generale35, pubblicò
nuovamente le Rime Diverse del Delitala sulla rivista “Archivio Storico Sardo”36,
facendole precedere da ampie note biografiche, le cui fonti primarie, con tutta evidenza,
furono ancora una volta Manno, Martini e Tola. L‟Arullani, tuttavia, forniva qualche
ragguaglio aggiuntivo sulla vita del nostro, non sappiamo se desunto dalle biografie citate
o preso da altre a noi sconosciute, anche perché non citò mai le fonti da cui attinse tali
notizie. In particolare sostenne che il Delitala fosse rientrato in Sardegna nel 1580,
quando era “poco più che trentenne”, dal che deduce che “almeno un decennio languì in
prigione”37. L‟altro dato nuovo sarebbe l‟anno di composizione del madrigale XXXIII,
che sarebbe il 1591-92, quando cioè il poeta uscì dal carcere e aveva, presumibilmente
quarant‟anni38: “Ma al quarantesimo anno/ volte le spalle, il già canuto pelo”39. Pur
conoscendola non associò invece la notizia data dal Pillito riguardante Delitala, egli infatti
lo ritenne un omonimo o parente del poeta40. Per quanto riguarda poi la presunta
amicizia che il poeta sardo avrebbe stretto con Tasso, l‟Arullani espresse non pochi dubbi
34
BENEDETTO CROCE, La lingua spagnola in Italia, Appunti, con app. di Arturo Farinelli, Roma, Loescher, 1895,
p. 32; ANTONIO MOCCI, Un poeta di Bosa dimenticato, «L‟Unione Sarda», 30 giugno 1897, p. 3; GIUSEPPE
MASALA, Brevi note critiche sulle "Rime diverse" di Pietro Delitala, poeta bosano (sec. 16.), Roma, Coop. tip. L.
Luzzatti, 1917, pp. 6-7; FRANCESCO ALZIATOR, Storia della letteratura di Sardegna, Cagliari, Edizioni della
zattera, 1954, pp. 111-112; RAIMONDO CARTA RASPI, Il volto della Sardegna, Cagliari, Il Nuraghe, 1956, pp. 43-
44; a queste va anche aggiunta la biografia compilata da un anonimo all‟inizio del Novecento e pubblicata su un
periodico del quale non si conosce il titolo («L‟Unione Sarda»?); questa infatti si trova, assieme a tantissime
altre, rilegata in un volume inedito, facente parte di una collana di 4, custodito presso la Biblioteca di Studi Sardi
a Cagliari (Biografie di sardi, vol. II, s.d. [ma Cagliari, 1900 circa]).
35
VITTORIO AMEDEO ARULLANI, Echi dei poeti d‟Italia e rimatori sardi dal Cinquecento ai dì nostri, «Archivio
Storico Sardo», VI (1910), pp. 309-390.
36
VITTORIO AMEDEO ARULLANI, Di Pietro Delitala e delle sue “Rime Diverse”, «Archivio Storico Sardo», VII
(1911), pp. 39-144.
37
Ivi, p. 45.
38
Ivi, p. 47.
39
P. DELITALA, Rime..., p. 54.
40
V. A. ARULLANI, Di Pietro Delitala..., p. 62, nota 1.
- 9 -
infatti, osservò, come “nel copioso epistolario tassiano non sia rimasta memoria del
Delitala, come di tanti altri amici (né di lui più degni) rimase”41.
La notizia dei dieci anni di carcerazione subiti dal nostro data dall‟Arullani, pur
mancante di qualsiasi appiglio documentale, ebbe notevole fortuna, così che la si ritrova
in quasi tutte le biografie successive42. La documentata notizia data invece dal Pillitto e
ripresa dall‟Arce nel 1956, riappariva con lo stesso autore nel 196043 e poi nel 1980 con lo
Spanu44; mentre la Mereu, non avendone dato notizia nella sua tesi di laurea45, la
riprendeva nella riedizione delle Rime Diverse da lei curata nel 1987, anche se non
associandola al nostro, ma piuttosto, come fece l‟Arullani, ad un omonimo o parente46.
Più esauriente e ricca di novità si presenta la biografia che del Delitala fece Angela
Piscini sul Dizionario Biografico degli Italiani47. La nascita, rispetto a quanto prospettò
l‟Arullani, venne anticipata al 1540; il nostro sarebbe poi appartenuto ad una famiglia
nobile della quale diversi esponenti parteciparono ai Parlamenti tra il XVI e il XVII
secolo col titolo di donzell. Il padre del poeta, Nicolò, nel 1563 ottenne dal re il diploma di
generositas, un titolo caratteristico dell‟Aragona; mentre la madre apparteneva alla
nobiltà faudale della Sardegna, benché originaria di Siena attraverso la famiglia
Piccolomini, passati nell‟isola nel sec. XIV, visconti di Sanluri e alleati del Marchese
d‟Oristano, ultimo feudatario sardo che tentò di opporsi alla conquista spagnola. Nel
1562 il nostro sarebbe stato a Siena dove incontrò forse il Tasso che vi soggiornò nel 1575
per visitare il commentatore della Poetica di Aristotele, Alessandro Piccolomini. Si
41
Ivi., p. 43.
42
VITTORIO ROSSI, Delitala, Pietro, in Enciclopedia Italiana di Scienze, Lettere ed Arti, Roma, Treccani, 1949, vol.
XII, p. 541; LUIGI SPANU, Sardegna letteraria e folkloristica in epoca spagnola, Cagliari, T.E.A., 1980, pp. 27-28;
JOAQUIN ARCE, La Spagna in Sardegna, traduz. e note di Luigi Spanu, Cagliari, Ed. Artigiana, 1982, p. 179;
LUIGI SPANU, Lingua, letteratura, arte ed economia in Sardegna tra „500 e „600, Cagliari, T.E.A., 1984, p. 48.
43
JOAQUIN ARCE, España en Cerdeña, aportación cultural y testimonios de su influjo, Madrid, Inst. J. Zurita,
1960; qua è stata presa in considerazione l‟edizione del 1982 tradotta da L. Spanu, La Spagna..., p. 179.
44
L. SPANU, Sardegna letteraria..., p. 28, nota 17.
45
ADRIANA MEREU, Le “Rime Diverse” di Pietro Delitala (Cagliari 1595), Tesi di laurea, Università degli Studi di
Cagliari, Facoltà di Magistero, rel. Edoardo Taddeo, A.A. 1977-78. Devo doverosamente ringraziare la dott.
Adriana Mereu per avermi fornito una copia della sua tesi di laurea ed avermi permesso di citarla.
46
PIETRO DELITALA, Rime Diverse, a cura di Adriana Mereu, Oristano, Sa Porta, 1987, p. 101, nota 3.
47
ANGELA PISCINI, Delitala, Pietro, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 36, Roma, Ist. Enciclopedia
Italiana, 1988, pp. 669-671.
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ipotizza inoltre che a Siena Delitala entrò in contatto con gruppi eterodossi vicini alla
riforma protestante, forse la causa vera che portò al processo dell‟Inquisizione. La Piscini
riprese poi la notizia dell‟encomio conferito al Delitala nel 1606 dal viceré Sanchez de
Real, per concludere che il nostro morì “qualche anno più tardi, prima del 1626, quando
tra i rappresentanti di Bosa in Parlamento vengono menzionati vari esponenti della
famiglia Delitala tra i quali «Diego Delitala de edad 20 anos y Francisco Delitala de edad
18 anos germans donzells fills respective del quondam Pere Delitala donzell de Bosa»”48.
Il Pirodda nel 1989, pur non accennando se non marginalmente, ad alcun dato
biografico per la prima volta collocò il Delitala all‟interno di una koinè di intellettuali che
ruotavano attorno alla città di Sassari tutti “orientati a dare spessore culturale e identità
storica all‟isola, e legati fra loro, se non da un progetto, da interessi che convergono
obbiettivamente”49. I caratteri distintivi di questo “cenacolo”50 sarebbero la comune
formazione italiana e il rapporto con ambienti culturali della penisola, “pur nel loro
fondamentale lealismo e consenso al processo di ispanizzazione”51; i membri, individuati
dal Pirodda, sarebbero stati il giurista Girolamo Olives, lo storico Giovanni Francesco
Fara, il medico e filosofo Gavino Sambigucci, quindi i poeti Girolamo Vidini, Pier
Michele Giagaraccio, Gavino Sassurello, Gavino Suñer e soprattutto Girolamo Araolla
che compose in sardo, italiano e castigliano52. Il Delitala sarebbe stato amico di qualcuno
dei letterati citati53.
Nonostante le importanti novità apportate dalla Piscini e dal Pirodda, la biografia
redatta dallo Spanu nel suo libro sui vescovi di Bosa, datata 1993, rimase ancorata alle
48
Ivi, p. 670.
49
GIOVANNI PIRODDA, La Sardegna, in Letteratura italiana, storia e geografia, vol. III, l‟età contemporanea, dir. da
Alberto Asor Rosa, Torino, Einaudi, 1989, p. 935.
50
GINEVRA ZANETTI, La Sassari cinquecentesca colta e religiosa, «Studi Sassaresi», XXX (1963), p. 111.
51
G. PIRODDA, La Sardegna..., p. 935.
52
Ibidem.
53
Ivi, p. 936.
- 11 -
conoscenze ottocentesche, forse aggiornate da una rapida lettura dell‟Arullani54; mentre
il Maninchedda, nello stesso anno, riprese in parte gli argomenti del Pirodda, osservando
come nessuno dei contemporanei del Delitala parli di lui “ed il silenzio appare sospetto e
sollecita ulteriori indagini su quelle persone e correnti eterodosse del XVI secolo sardo,
sulle quali poco o nulla si sa, se si fa eccezione per Arquer”55.
Da ultimo vale la pena segnalare la tesi di laurea di Valentina Marghinotti sul Delitala
compilata nel 200256. Si tratterebbe di un‟edizione critica delle Rime ripresa da quella
dell‟Arullani. Nel lavoro della Marghinotti, oltre a mancare qualsiasi aggiornamento
bibliografico posteriore al 1911, è pure inspiegabilmente assente perfino il Manno che fu,
come si è detto, il primo commentatore del nostro; come pure è assente qualsiasi cenno
all‟ultima edizione delle Rime curata dalla Mereu.
1.2.“magnificus Petrus Delitala donzell de la ciutat de Bosa”: i documenti.
Tra tutti coloro che si occuparono, a vario titolo, di riportare o ricostruire la biografia
di Delitala, se si fa eccezione per il Manno, il Martini ed il Tola57, l‟unica che fornì
qualche sostanziale novità fu Angela Piscini58 che, per la prima volta dopo il Pillitto59,
riportava qualche notizia d‟archivio.
Le indicazioni date dalla Piscini erano importanti, aggiunte ad altre già acquisite, per
individuare quantomeno un ambito di ricerca nel quale indagare per rintracciare
possibili documenti d‟archivio che, con maggior certezza, avrebbero potuto fornire
54
SALVATORANGELO PALMERIO SPANU, I vescovi di Bosa in Sardegna, Cronologia, biografie e araldica, 1062-1986,
Torino, Industrie Grafiche Associate, 1993, pp. 102-103.
55
PAOLO MANINCHEDDA, La letteratura del Cinquecento, in La società sarda in età spagnola, vol. II, a cura di
Francesco Manconi, Cagliari, Della Torre, 1993, pp. 63.
56
VALENTINA MARGHINOTTI, Rime Diverse di Pietro Delitala, Edizione critica dell‟esemplare della Biblioteca
Universitaria di Cagliari (SP61022), Tesi di laurea, Università degli Studi di Sassari, Facoltà di Lettere e Filosofia,
rel. Paolo Maninchedda, A.A. 2001-2002.
57
G. MANNO, Storia..., pp. 79-84; P. MARTINI, Biografia..., pp. 6-12; P. TOLA, Dizionario..., p. 13.
58
A. PISCINI, Delitala..., pp. 669-671.
59
I. PILLITTO, Memorie..., p. 96; G. SPANO, Abbecedario..., p. 29.
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notizie sulla vita del nostro. Gli ambiti di ricerca suggeriti e possibili erano
sostanzialmente due: in Spagna, presso l‟Archivo Histórico Nacional di Madrid dove sono
custoditi i documenti relativi all‟Inquisizione sarda e all‟Archivio di Stato di Cagliari
dove invece si conservano quelli relativi ai Parlamenti del Regno di Sardegna. A queste
possibili vie di ricerca andavano aggiunte altre notizie contenute in documenti già
pubblicati, ma mai associati al poeta bosano, attraverso i quali si poteva fare una prima
verifica delle notizie variamente riportate sul nostro, a cominciare da quelle sui suoi
genitori: Nicolò Delitala e Sibilla Dessena.
Di Nicolò Delitala, padre di Pietro, la prima notizia documentale è del 2 dicembre 1559,
quando, in qualità di potestà assieme agli altri consiglieri e ai maggiorenti di Bosa, prese
parte al sequestro della città e della Planargia da parte del procuratore reale Giovanni
Fabra coadiuvato da Agostino Angelo Sassurello e Geronimo de Caramany60. In questo
documento, trascritto e pubblicato dalla Tasca61, è riportato anche un certo Callisto
Delitala, forse fratello di Nicolò. L‟atto venne stilato nella chiesa di Santa Maria
Maddalena a cui il nostro dedica un sonetto dal titolo significativo: “nella riconciliazione
della Chiesa de la Maddalena”62, è probabile che il sonetto si riferisca non tanto alla
presa di possesso della città da parte del re riportata nel documento appena citato,
quanto piuttosto alla riconciliazione del poeta con il Sant‟Uffizio. Un‟altra notizia
riguardante lo stesso Nicolò è del 19 ottobre 1583, quando risulta già defunto e al suo
posto prendono parte alla seduta parlamentare “Los fills descendents de Nicolau Delitala
de la ciutat de Bosa”63.
Le notizie relative a Sibilla Dessena, madre di Pietro, riportate dal Tola e dal Martini
che la volevano figlia del visconte di Sanluri ultimo marchese d‟Oristano64, non trovano
60
Archivio di Stato di Cagliari (d‟ora in poi ASC), Regio Demanio, Feudi, b. 17, fasc. 9, cc. 15r-17v, 19v-27r.
61
CECILIA TASCA, Titoli e privilegi dell‟Antica città di Bosa, Cagliari, La memoria storica, 1999, pp. 129-147.
62
P. DELITALA, Rime..., p. 47.
63
ASC, Antico Archivio Regio (=AAR), 165, c. 127v.
64
P. TOLA, Dizionario..., p. 12; P. MARTINI, Biografia..., pp. 6-7.
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alcun appoggio documentale. Nella genealogia degli Alagón, efficacemente ricostruita da
Brook e Costa già nel 1983, non compare alcun Dessena: Leonardo, ultimo marchese
d‟Oristano, ebbe sei figli e forse una settima della quale non si conosce il nome65. La
confusione nacque forse dal fatto che una Sibilla de Alagón morta nel 1507, figlia di
Artale e Benedetta Cubello sorella di Leonardo, nominò quale erede una sua nipote
omonima, probabile figlia di uno sconosciuto fratello nato forse da una relazione
illegittima del padre, abitante in Sardegna e sposato con Margherita d‟Ordis66. È molto
più probabile invece che la madre del nostro sia la Sibilla Dessena citata dal Lo Frasso
nel suo romanzo Diez libros de Fortuna d‟Amor tra le dame della città d‟Alghero, questa
aveva altre tre sorelle tutte più grandi: Agnese, Geronima e Marchesa67; come ha
sottolineato infatti la Roca Mussons recentemente l‟esistenza di molte delle donne
celebrate nel Trionfo del libro del Lo Frasso è storicamente accertata68.
Per quanto riguarda il nostro poeta la documentazione archivistica rinvenuta è
abbondante e permette di ricostruire con più esattezza alcuni aspetti della sua vita che,
fino ad oggi, erano stati dedotti dal suo canzoniere.
Il primo documento riguardante Pietro Delitala è un atto parlamentare del 18 marzo
1614 che però cita un avvenimento accaduto durante un Parlamento precedente. Si tratta
di una petizione fatta dal sindaco dello Stamento Militare, don Antioco Barbarà, che
ricorda come già il Parlamento del conte d‟Elda del 1572-73, richiamando altri capitoli
65
L. L. BROOK, M. M. COSTA, Alagón m. Di Oristano, in Genealogie medioevali di Sardegna, a cura di Francesco
Cesare Casula, Cagliari, Due D, 1983, pp. 132-133.
66
Ivi, p. 367.
67
ANTONIO DE LO FRASSO, Diez libros de Fortuna de Amor, Barcelona, Pedro Malo, 1573, p. 132v, 136v-137:
Quatro hermanas de casa de Sena
vereis de mil virtudes tan dotadas
de sus famas y honras tanto suena
pues son de todas gracias adornadas,
no hay verlas sin quedar preso en codena
por ser ellas lindas y esmeradas
doña Aynes y doña Ierónyma digo
doñas Marquessa y Sibilla testigo.
68
MARÍA A. ROCA MUSSONS, La città di Barcellona: spazio bucolico-cortese nel romanzo di Antonio de lo Frasso
“Los diez libros de fortuna d‟amor, «Boletìn de la Real Academia de Buenas Letras de Barcelona», XLI (1987-88),
pp. 43-44, nota 26.
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precedenti come quello Romanì e Dusay, e una glossa di Girolamo Olives pubblicata nel
1567 a margine della Carta de Logu, riconoscesse ai Militari, in virtù del loro patto col
sovrano, il diritto d‟essere giudicati nelle cause criminali da una giuria di probi uomini
nominata dallo stesso braccio parlamentare, dopo che il viceré avesse istituito la causa.
Nello stesso Parlamento Elda già si notava infatti come in deroga a tale privilegio la Reale
Udienza e altre corti si fossero arrogate il diritto di giudicare i Militari, come nei casi di
Francesco di Castelvì, Gaspare Fortesa, Melchiorre Torella, Giovanni Francesco Giorgi,
Giovanni Hurtado de Montalvan e altri, aggiungendo altresì malevole informazioni fatte
giungere al sovrano che revocava tale privilegio. Tale revoca però avveniva in dispregio
del predetto patto tra Re e i Militari suoi sudditi, esempio concreto fu il caso di Pietro
Delitala di Bosa che si trovava, in quel tempo, “detingut ... el las reals presons” e che fu
poi, su istanza dello stesso parlamento, giudicato da una apposita commissione nominata
dal viceré conte d‟Elda69.
Da questo documento apprendiamo che il nostro fu incarcerato nelle prigioni criminali
attorno al 1572 e che fu giudicato qualche tempo dopo da una commissione parlamentare.
Si tratta di un dato sorprendente e del tutto nuovo che vede il nostro al centro di una
causa criminale, probabilmente di una certa gravità, visto anche il fatto che era pur
sempre un parlamentare dello Stamento Militare e che il suo arresto dovette essere
motivato con un fatto di una certa importanza, forse un omicidio70.
69
Acta Curiarum Regni Sardiniae, Il Parlamento del viceré Carlo de Borja, duca di Gandía (1614), a cura di
Giacomo Ortu, Cagliari, Consiglio Regionale della Sardegna, 1995, pp. 365-370.
70
Il processo e i motivi dell‟incarcerazione di Delitala sono e rimangono sconosciuti, anche perché i verbali
tutt‟ora custoditi nell‟Archivio di Stato di Cagliari relativi alla Reale Udienza per quanto riguarda le cause
criminali vanno dal 1796 al 1865, mentre le sentenze dal 1665 al 1854; sono andate perse quindi quelle precedenti
(G. OLLA REPETTO, Archivio..., p. 748) dove compariva quella riguardante il nostro. La Carta de Logu, entrata in
vigore in tutto il territorio del Regno di Sardegna nel 1421 per decisione del Parlamento presieduto da Alfonso
d‟Aragona, al cap. III prevedeva per l‟omicidio la decapitazione e al cap. XV la cattura dei delinquenti in
qualsiasi parte del Regno, fatta eccezione per le zone franche, da parte di ufficiali regi o dagli “uomini” della
contrada dove era stato commesso il delitto. Per zona franca più volte si è inteso il territorio appartenente ad
un‟altra giurisdizione feudale, anche se i Re d‟Arborea di fatto non conobbero il feudalesimo nei loro territori, in
tutti i casi se il nostro fu arrestato a Bosa, quest‟ultima ricadeva direttamente sotto i poteri reali, quindi ben
avrebbero potuto gli ufficiali regi arrestare anche un parlamentare dello Stamento Militare, fermo restando poi
che sarebbe stato suo diritto essere giudicato da una commissione formata da suoi pari istituita dal viceré. Che
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Pietro Delitala fu probabilmente prosciolto dalle accuse o comunque condannato ad
una non lunga pena, infatti, il 19 maggio 1583 lo si ritrova a Bosa dove Antioco Salis,
messo reale, gli notifica la convocazione al Parlamento Generale che si riunirà a Cagliari
sotto la direzione del viceré Miquel de Moncada71. Il 14 giugno dello stesso anno il nostro,
non potendo recarsi a Cagliari72 “personalment per moltes y diversas ocupationes,
specialment per lo governo de la present ciutat y altres causes personalies”, delegò “al
magnifich y egregi Augusti Angel Delitala donzell, doctor en dret de la predicta ciutat de
Bosa son german”73. Il nostro quindi risulta totalmente riabilitato, non solo, ma anche
“conseller en cap de la present ciutat de Bosa”74, una carica che, come si è visto, lo
costrinse a rimanere nella sua città e delegare suo fratello.
Agostino Angelo giunse a Cagliari il 19 luglio con la procura fattagli dal fratello Pietro,
dove venne ufficialmente ammesso al Parlamento Generale75 e ivi rimase fino almeno al
19 ottobre76, quando risultano presenti, come si è detto, “los fills descendents de Nicolau
Delitala de la ciutat de Bosa”77, uno personalmente, l‟altro per procura.
fosse stato un delitto, forse per una vendetta, la causa della sua prigionia lo si può dedurre da alcuni versi delle
ottave spirituali:
1.10.6 Ecco che lava lui divino sangue,
e s‟abilita pur, a l‟aureo seggio
donde cadesti tu con vil dispreggio.
In maniera velata e metaforica inoltre il poeta parla della perdita, forse, della sua donna amata:
1.10.1 Ahi nol dirò, ché sì mi move il duolo
di si perduto ben, che il cor ne langue
La quale fu forse la causa delle sue sventure e del delitto commesso:
24.17 Ahi, ben mi spinse, in non felice giorno,
a disperata impresa, iniqua Stella.
Ancora in un‟altro passo della “Canzone a la Fortuna”, il poeta ricorda il suo passato burrascoso:
12.7.1 Spoglia l‟arme e il furor, et io fra tanto
tentaro di spogliar affetti rei
che m‟hanno posto il bene eterno in forse
71
ASC, AAR, 165, c. 15r.
72
ASC, AAR, 165, cc. 149v-151r.
73
ASC, AAR, 165, c. 149r.
74
ASC, AAR, 165, c. 149v.
75
ASC, AAR, 165, c. 131r.
76
ASC, AAR, 165, c. 28r.
77
ASC, AAR, 165, c. 127v.