Le ''Rime diverse'' di Pietro Delitala, un caso di petrarchismo in Sardegna
1. Per una biografia di Pietro Delitala
1.1. La vita di Pietro Delitala nella bibliografia.
Il primo storico ad occuparsi del problema di documentare le biografie di illustri personaggi della Sardegna fu Martín Boloña nel 1750; questi raccolse una notevole quantità di “memorie” in un testo manoscritto che, nel secolo XIX, era custodito presso la privata biblioteca di Pasquale Tola . Il testo del Boloña riportava anche notizie circa la vita di Pietro Delitala tra quelle generali sulla Sardegna. Oggi, purtroppo, non si ha più traccia del pregevole manoscritto andato disperso dopo la morte del suo proprietario ; si è quindi nell’impossibilità assoluta di verificare le fonti utilizzate dallo storico settecentesco che, sempre secondo il Tola, sarebbero state quelle degli “antichi archivi della città di Sassari, dove si conservavano tante preziose carte, le quali furono miseramente disperse nel tumulto popolare del 1780” . Dell’esistenza del prezioso manoscritto si è comunque certi anche grazie alla testimonianza di Fulgenzio Delitala, che lo cita tra i preziosi codici sardi .
Nel 1827 fu lo storico Giuseppe Manno ad occuparsi del Delitala, dedicandogli diverse pagine . Il Manno, in verità, nella prima stesura della sua opera non pensò d’inserire notizie sulla letteratura della Sardegna perché ritenuta per lo più opera di teologi o giuristi; fu Ludovico Baylle che, in una lettera del primo ottobre 1825, lo sollecitò in tal senso, citando tra i meritevoli di menzione che pubblicarono nel 1590 l’Araolla e il Delitala .
Le notizie biografiche riportate dal Manno furono dedotte, in gran parte, dal canzoniere dello stesso Delitala . Secondo lo storico algherese il nostro nacque a Bosa ed “ebbe comune con la maggior parte dei poeti l’essere o il parere innamorato” ; subì una lunga prigionia sotto l’Inquisizione dovuta ad una relazione amorosa e intraprese diversi viaggi in Italia nei quali avrebbe conosciuto Torquato Tasso e la duchessa Caterina Michela di Savoia, figlia di Filippo II, a cui dedicò le ottave per la Madonna di Mondovì . Il Manno concludeva, dopo aver analizzato alcune rime del nostro, che al Delitala “non fallò l’ingegno svegliato o il caldo immaginare; ma solo mancò il nascere in una provincia in cui o dalla lingua o dalle discipline letterarie gli fosse maggiormente agevolato il trarre tutto il pro delle felici disposizioni della natura” .
Una biografia più accurata, rispetto a quella del Manno, fu stilata da Pasquale Tola nel 1837 , soprattutto attingendo notizie dal già citato Boloña . Secondo lo storico sassarese il nostro nacque a Bosa nella metà del XVI secolo da Nicolò e Sibilla Dessena, figlia di don Giovanni Dessena, visconte di Sanluri . Divenne ben presto eccellente poeta, anche se la sua carriera fu presto interrotta dallo scandalo destato per alcuni amori giovanili che lo costrinsero a fuggire dalla Sardegna, riparando prima in Corsica, quindi in Italia, dove viaggiò per alcuni anni e dove conobbe Tasso. Rientrato nell’isola subì una lunga prigionia sotto l’inquisizione e solo attraverso l’intercessione del vescovo di Bosa, Giovanni Francesco Fara, riuscì ad ottenere finalmente la libertà . Il Tola non riporta l’anno della morte, ma sostiene che il poeta ebbe un figlio di nome Giambattista, padre di un tale Giuseppe “che tanto si distinse per azioni militari nel principio del secolo XVIII” . Che in quest’ultimo passaggio ci sia un’incongruenza credo sia evidente: il Giambattista di cui parla Tola visse nella seconda metà del XVII secolo, se ebbe un figlio vissuto all’inizio del successivo, quindi è del tutto inaccettabile ipotizzare che sia figlio di Pietro, casomai un nipote.
Ancora più ricca di particolari è la biografia del nostro che nel 1838 stilò Pietro Martini . Alle notizie riportate dal Tola, lo storico cagliaritano aggiunse che il Delitala studiò a Bosa; che la donna amata in gioventù, fonte primaria dei suoi successivi guai con Sant’Uffizio secondo il Tola, era sposata ; che nel suo viaggio in Italia, durato molti anni, risiedette a Siena presso la Famiglia Piccolomini, parenti della madre, dove conobbe il Tasso e che durante questo lungo soggiorno guastò gran parte delle sue fortune . Il Martini comunque non mancò di sottolineare come la “vaga tradizione” che voleva il nostro morto nelle prigioni dell’Inquisizione, fosse destituita d’ogni fondamento, soprattutto per quanto lo stesso Delitala scrisse nei suoi versi e per il fatto che la pubblicazione fu autorizzata, nel 1595, dagli stessi inquisitori . Alla liberazione del poeta contribuì, sempre secondo il Martini, anche il marchese d’Aytona , viceré di Sardegna dal 1591 al 1596 , oltre il già citato Fara.
Successivamente sia il Siotto Pintor che il Porcu riportarono, senza ulteriori aggiunte, le notizie del Manno, del Martini e del Tola, in particolare il luogo di nascita, Bosa, la data, metà del XVI secolo e la sua lunga prigionia sotto l’Inquisizione .
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Informazioni tesi
Autore: | Luigi Agus |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2004-05 |
Università: | Università degli Studi di Sassari |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lettere |
Relatore: | Laura Fortini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 126 |
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