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Un mercato che si presenta anche esso anomalo visto la sua crescita in controtendenza
rispetto agli anni neri dell’economia mondiale.
Nel secondo e terzo capitolo l’attenzione invece è stata rivolta alla parte operativa
cercando di sottolineare come i mezzi che vengono usati per lanciare sul mercato un
prodotto di lusso sono nuovi e diversi rispetto ai tradizionali, ecco perché si ritrovano
nuove tecniche di Marketing come il cosiddetto Marketing one-to-one cioè un
Marketing che “ non punta a soddisfare un desiderio di molti ma diversi desideri di un
singolo”.
L’importanze dello studio e dell’utilizzo delle tecniche di Marketing in un settore che
apparentemente sembra non averne bisogno si è riscontrato nello studio delle tecniche di
Marketing Mix utilizzate da un’azienda affermata nel campo degli occhiali come la
Luxottica; questa analisi ha permesso di sottolineare come sia importante non
trascurare assolutamente nessun’anello della filiera perché la serietà, e la professionalità
di un’azienda è frutto di coerenza che deve arrivare agli occhi dell’acquirente.
Una coerenza che si esprime attraverso un filo comune, come nel caso della Luxottica,
fatto di alti standard qualitativi che passano attraversano la distribuzione, il prodotto, il
prezzo e la comunicazione.
La comunicazione ritorna ancora una volta e le si dà il valore che merita, ricordandosi
sempre che è solo una parte del lavoro del Marketing, nell’ultimo capitolo dove la si
affronta attraverso lo studio dell’importanza dell’immagine del prodotto o dell’azienda
che si vuole trasmettere al consumatore; un immagine che diventa espressione dei
desideri (a volte latenti) e dei valori del cliente, che deve assolutamente rispecchiarsi nel
suo acquisto e quindi nascono grandi campagne di pubbliche relazioni, o campagne
sociali come quella per salvaguardare la natura, realizzata dalle maison Louis Vuitton ed
Ermenegildo Zegna.
Essendo un lavoro di tesi sperimentale e soprattutto innovativo, l’utilizzo
preponderante di articoli di giornale del settore è giustificato dal voler rendere dei dati
che fossero i più specifici e nuovi possibili tali da poter permettere un lavoro che
risultasse critico e in particolare utile per creare nuovi strumenti da utilizzare sia nel
Marketing del lusso ma anche in altri settori altrettanto nuovi come quello qui
analizzato.
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Capitolo primo
Il mercato del lusso: tendenze evolutive
1.1 Che cos’è il lusso
“Da duemila anni si declama contro il lusso, e lo si è sempre amato”.
Voltaire spiegava con queste parole quel fenomeno così astratto ma così pieno di
significati intrinseci che è appunto il lusso.
Il lusso storicamente si presenta agli uomini come un lupo assatanato di eccesso, di
irregolarità, di superfluo; la paura di poter cadere in quel mostro così bello all’ apparenza
ma così malvagio nelle intenzione che allontana gli uomini da una vita fatta di rinunzie e
sani principi è stato spesso citato dallo stesso Aristotele; ed è lo stesso fenomeno che ha
portato alle leggi suntuarie
1
in vigore durante il medioevo, o alla sua condanna da parte
dell’ etica cristiana .
Ma pur essendo passati duemila anni da questi fenomeni il lusso è ancora sospeso tra
un estremo a valenza negativa di suntuosità superflua ed uno dal carattere positivo di
magnificenza onirica e desiderabilità tanto da suggerire ancora disegni di leggi che
mettano al bando quel esporre in maniera tanto ostentata ( come quello proposto dal
governo della Sardegna
2
).
In realtà il concetto di lusso è ancora molto lontano dall’ essere compreso realmente.
Infatti un generico significato trovato su un dizionario ci dice che il lusso è: “ogni cosa
che costa molto in proporzione all’utilità, ai bisogni che soddisfa o alle possibilità
1
Leggi suntuarie: dicesi leggi suntuarie le disposizioni contrarie alle manifestazioni del lusso quali gioielli,
stoffe, lunghezza degli strascichi, che arrivano a sanzionare la scomunica di chi non ne rispettava il
contenuto; le origini di tale disposizioni sono antichissime infatti la prima citazione risale alle XIII tavole
Romane.
2
Legge Regionale n°4 del 2006
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economiche di chi la considera; ogni cosa che non sia necessaria; sfoggio di ricchezze, di
abbondanza”. Ma la realtà attuale è un po’ cambiata, infatti oggi potremmo affermare
che ogni lusso è soggettivo e che probabilmente il vero lusso è quello che non si ostenta,
quello che rimane nascosto dietro una facciata apparente di semplicità ma che ha il
“lusso” di poter vivere la sua condizione in maniera rilassatamente riservata.
“Il lusso non ha bisogno di un approccio aggressivo e provocante gli basta esporre i
propri valori in maniera lineare”, perché attualmente lusso vuol dire possedere le
cosiddette “risorse scarse” tempo libero, spazio, acqua, attenzione…
Infatti capire e scoprire qual è e che cos’è il vero lusso ci porta a dover analizzare non
più comportamenti di uomini appartenenti a cerchie elitarie riconoscibili al primo
sguardo come poteva essere nella “belle epoque
3
”, ma viviamo un’età che vede la nascita
di diversi tipi di lusso e il vero lusso è quello che appartiene ai cosiddetti “happy few” il
cui esclusivo privilegio è tuttavia reso tale dal desiderio dei molti esclusi di entrare in
quella cerchia.
Ecco perché tutti gli studiosi che si avvicinano a questo mondo cristallizzato tentano
di dare un vademecum delle caratteristiche di questo fenomeno per essere meno
enigmatico agli occhi di tutti.
Essenzialmente si identificano quattro variabili responsabili della attribuzione ad un
bene dell’aggettivo lussuoso esse sono :
1) l’eccellente qualità: nella attuale società un oggetto, un bene di lusso deve essere
assolutamente di qualità in ogni parte di cui è composto (ecco perché la spasmodica
ricerca di oggetti con marchi di qualità);
2) il prezzo: la variabile prezzo è in realtà oggetto di discussione perché molti studiosi
come Fabris, sostengono che “il prezzo è diventato oggi un fattore necessario ma non
sufficiente” questo a causa (come vedremo nei successi capitoli) di una diversa
stratificazione del lusso attuale;
3
Belle Epoque: ( 1885-1914), l’espressione belle epoque nacque in Francia prima della Prima Guerra
Mondiale; essa nasce in parte da una realtà storica ( fu davvero un periodo di sviluppo, di spensieratezza,
fede nel progresso) e in parte da un sentimento di nostalgia. Dalla fine dell’ 800 in poi le inversioni e
progressi della tecnica erano stati all’ ordine del giorno. I benefici che queste scoperte avevano portato
nella vita delle persone erano diventate sempre più visibili: illuminazioni di case e strade, servizi igienici,
minor paura di affrontare le malattie e l’ignoto. Tutto questo aveva portato ad un profondo ottimismo nell’
uomo.
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3) l’unicità: abbiamo già detto che un bene è lusso perché non tutti se lo possono
permettere; “ non si ha il lusso di pochi senza lo sguardo di molti”, più l’oggetto è raro
più il suo valore lussuoso aumenterà;
4) l’estetica: un oggetto di lusso è sempre un oggetto bello, affascinante è spesso ha
una così forte valenza estetica da diventare oggetto da museo.
Analizzando queste variabile è impossibile non incappare in una riflessione che ci
porta a dare poi il vero senso finale di questo tentativo di spiegare il lusso; il lusso è un
esperienza sensoriale, è un esperienza che ci porta ad avere momenti di piacere verso se
stessi mettendo in gioco tutti e cinque i nostri sensi più un sesto che è l’emotività il
piacere di sentirsi appartenenti ad una categoria molto speciale di eletti inclini al puro
edonismo.
Per concludere questo piccolo tentativo di spiegare un evento sociale come il lusso mi
rifaccio alle parole del Fabris che afferma: “il nuovo lusso è capace di flirtare con l’
intelletto” e utilizza l’acronimo “Creso: cultura, ricerca, esperienza, sé, olismo. Olismo
come gioco a tutto campo, in un mix di spirito e corpo.
“Datemi il lusso! Farò a meno del necessario” (O.Wilde).
1.2 La nuova percezione del lusso
Nel paragrafo precedente si è cercato di spiegare il significato della parola lusso con l’
ausilio di alcune variabile che avrebbero potuto dare questa definizione attraverso delle
caratteristiche riconoscibili ad occhio, ma in realtà oggi le qualità che ci fanno pensare ad
un bene come un oggetto di lusso sono molto spesso delle percezioni soggettive che
ognuno può avvertire.
Infatti l’ultima tendenza tra i più grandi studiosi del fenomeno appare come un
tentativo di voler sottolineare una bivalenza nel valore di un oggetto di lusso data da un
reale valore ed uno percepito.
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Da qui nasce il concetto di “nuovo lusso”, un lusso che viene definito attraverso le
sensazioni che riesce a trasmettere al singolo consumatore.
Per questo “i beni di lusso pur presentando ancora due connotati riferiti alla
definizione tradizionale di lusso, il costo elevato e la rarità, sono oggi caratterizzati da
significati di tipo prevalentemente autori ferito”( G.Fabris, 1999) e perciò molto spesso in
oggetti definiti di lusso dai consumatori la rarità e il prezzo non sono poi così tanto
elevati.
Questo accade soprattutto perché è cambiato il mondo dei consumatori e come avverte
Kotler già dal 2003, il consumatore è diventato più attento, conosce meglio le
caratteristiche del prodotto e quindi molto spesso sa distinguere un oggetto di alta qualità
anche se ha un piccolo prezzo; tutto ciò elimina quel fenomeno che era stato evidenziato
dieci anni prima da Dubois e Laurent in cui i consumatori instauravano con il bene di
lusso un rapporto che molto spesso era privo di esperienza perché l’acquisto veniva
effettuato solo per ostentare il proprio status sociale.
Questo fenomeno era stato definito effetto Veblen infatti Thorstein Veblen(1899)
suggerì che il consumo ostentativo fosse utilizzato per segnalare la ricchezza e il potere
detenuti dagli individui. A questo si accompagnava un altro fenomeno il cosiddetto
effetto bandwagon che induceva il consumatore ad acquistare un bene di lusso per poter
appartenere ad un preciso gruppo sociale.
Ma oggi le cose cambiano e l’importanza della percezione nel lusso porta a considerare
di lusso oggetti che non lo sono realmente, facendo nascere una differenza di percezione
tra il consumatore e quella che voleva trasmettere l’azienda, può accadere infatti che
certi beni lanciati sul mercato come beni di lusso dall’azienda non riescano a costruire
quell’aurea dorata intorno a loro invece altri più modesti possano avere l’attribuzione da
parte del consumatore dell’aggettivo lusso.
Infatti con lo slogan “ Il lusso è l’esigenza di piacere a se stessi, non di ostentare” Coco
Chanel aveva già negli anni venti anticipato la tendenza a spostare l’attenzione non più
sul prezzo ma bensì sul valore intrinseco del bene e concesse a chi non
poteva permetterselo di entrare nel mondo luxury con l’acquisto di
Chanel N°5.
Quando quindi si parla di esigenze personali si capisce bene che anche
il settore merceologico del lusso si espande, che non può e non vuole restringere il
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cerchio a pochi prodotti come potevano essere i gioielli, le
auto, l’abbigliamento ma si affaccia in ogni classe
merceologica. Infatti nascono le edizioni luxury anche di
prodotti di largo consumo che si distinguono per alcune
caratteristiche particolari, non da ultimo è il caso di una
bottiglia di vodka americana la Belvedere che ha raggiunto il
prezzo di 28€ la bottiglia o di una lavastoviglie Whirpool che si differenza da altre,
magari del suo stesso brand, perché costa 2000€ contro un prezzo che in media è di 600€.
Fenomeno chiama fenomeno si potremmo affermare, perché rendere la percezione del
lusso qualcosa di assolutamente personale crea anche nuove categorie di consumatori
come i cosiddetti “escursionisti del lusso” individuati da Dubois e Laurent ovvero
soggetti che pur non potendo condurre una vita completamente immersa nei fasti
ammalianti del lusso possono tuttavia permettersi una presenza intermittente in quella
sfera.
Nasce così il fenomeno che si potrebbe denominare “ democratizzazione del lusso”
che porta a considerare una riflessione fatta da Elena Marinoni, ricercatrice specializzata
in lusso e consumi culturali per Skole Ricerca: “ il lusso oggi va in due direzioni. La
prima? Si è affermato un mercato di beni di lusso cosiddetti accessibili, ossimoro che
significa un mercato di prodotti che costano in media dal 50 al 300 per cento in più
rispetto ai propri concorrenti. Insomma la versione di lusso dell’oggetto comune, oggi
alla portata di 50 milioni di consumatori negli Usa e di 10 milioni in Italia. La seconda
direzione: il cosiddetto lusso assoluto o extralusso, per pochi very big spender. Dal ’90 a
oggi questo mercato è cresciuto del 144 per cento in valore assoluto. Ecco spiegata la
mancanza di remore nei prezzi e nell’esclusività: stiamo parlando di consumatori che
vogliono il fascino di un pezzo unico, meglio se sposato a griffe di forte identità come il
semplicissimo anellino con diamante rosa accompagnato da due diamanti blu di Bulgari
venduto a 4.542.500 dollari; si assiste a quello che noi chiamiamo “ricchismo estremo”
con forme esibite di possesso da parte delle classi più elevate”.
In definitiva tutto questo discorso porta a concludere che oggi esistono due tipi di lusso
il lusso reale e il lusso percepito; aspetti molto diversi tra loro ma che infondo hanno
come comune denominatore l’eccellenza e per meglio esprimere questa differenza si può
affermare che “il lusso reale sta all’arte come il lusso percepito sta all’industria design: l’
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uno ha una natura più artistica mentre l’altro più industriale…Due tipi di lusso piuttosto
diversi, insomma: non tanto gerarchicamente, quanto concettualmente”( Alberto Pasino,
2005).
1.3 Bisogni e segmenti della clientela
Il primo passo nella formulazione di una strategia di Marketing riferita al lusso è la
scelta dei target di riferimento. Scelta facilitata da un’attenta analisi di segmentazione
della domanda che verifichi se ed in quale misura l’intero mercato possa essere suddiviso
in porzioni più piccole ed omogenee.
All’interno del mercato del lusso l’individuazione di nicchie di mercato diventa più
complicata perché si sta verificando un fenomeno molto strano che non aiuta affatto le
aziende ad individuare i segmenti di mercato a cui rivolgersi. Infatti se da sempre l’
acquisto di lusso è servito a sottolineare i caratteri salienti di una determinata classe
sociale oggi nei mondi più sofisticati il bene di lusso viene usato per rispondere ad
esigenze prettamente personali, per esprimere la propria identità.
Ecco perché è sempre più importante procedere con mezzi tecnici ad una
segmentazione della domanda
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; innanzitutto si studiano tre delle variabili considerate
fondamentali nella segmentazione :
1) variabili socio-economiche,
2) variabili comportamentali,
3) variabili riguardanti i prodotti e i servizi,
cominciando lo studio dalle variabili socio-economiche bisogna innanzitutto
identificare quali sono le caratteristiche che distinguono un target che si rivolge all’
acquisto di prodotti luxury come:
a) età,
b) istruzione,
c) numerosità della famiglia,
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Segmentazione: processo che comporta una verifica preliminare per stabilire le esigenze che i clienti
avvertono sono sentite in maniera omogenea da tutti, o se invece, è possibile individuare piccole nicchie
che manifestano atteggiamenti differenti.
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d) ubicazione geografica,
e) sesso,
f) reddito,
g) professione.
Successivamente dopo aver individuato quali sono le caratteristiche che permetteranno
di individuare un target in base a degli elementi più o meno comuni si passa all’analisi
delle variabili comportamentali, questi criteri si riferiscono prevalentemente a bisogni dei
clienti ed a comportamenti d’uso. Essi, pertanto sono essenzialmente soggettivi,
qualitativi e raramente disponibili in anticipo anche se sono sicuramente più idonei a
mostrare un quadro della clientela che sia utile per una futura politica di posizionamento
nel settore luxury.
Le variabili comportamentali aprono lo scenario a quelle che sono le teorie fatte da
numerosi studiosi sui bisogni e i desideri umani.
Carpenter affermava “ Non è più sufficiente dare ai clienti ciò che essi desiderano per
raggiungere la vetta, occorre che le imprese aiutino i clienti a capire ciò che desiderano”.
Infatti il desiderio è quello che soprattutto in un settore come quello del lusso bisogna
soddisfare, poiché il soddisfacimento del mero bisogno affermato del cliente può essere
un arma a doppio taglio per l’azienda.
Per quanto riguarda i beni di lusso tra i vari tipi di bisogni individuati dagli studiosi si
possono citare quelli “relativi” di Keynes che affermava “la soddisfazione di questi tipi di
bisogni ci porta al di sopra dei nostri simili, dandoci una sensazione di superiorità nei loro
confronti”.
Ed è proprio questo che si ricerca in un bene di lusso l’essere diverso dagli altri
possedere qualcosa che porta al benessere. Capire però oggi quali sono i bisogni di una
classe così sofisticata che richiede degli oggetti particolari è davvero difficile soprattutto
se si pensa che oggi i clienti del lusso sono totalmente cambiati.
Ci si trova infatti di fronte a persone che ormai non amano più ostentare ma ricercano
nell’indiscrezione, nella capacità di poter fare ciò che si vuole quando si vuole il maggior
beneficio per la loro vita. Parola d’ordine oggi nel nuovo cliente luxury è Relax,
tranquillità.