Cultura organizzativa e valori a
supporto dell’organizzazione
complesse scelte e delle mutevoli configurazioni che
caratterizzano le imprese contemporanee.
Analizzare l’impresa dal punto di vista culturale
vuol dire innanzitutto occuparsi di un tema che in
teoria si mostra decisamente astratto e quasi privo di
contenuti significativi, ma che in pratica risulta essere
una aspetto organizzativo di dimensioni vastissime, se
non indeterminabili, e presente nell’intera
organizzazione in tutte le sue funzioni.
In sintesi, colui che vorrà cimentarsi nello studio
della cultura all’interno di un’organizzazione dovrà
tener presente la smisuratezza del fenomeno,
l’assenza di un paradigma condiviso da ritenere
efficace per il processo di ricerca, quindi la difficoltà
nel dover comprendere la cultura organizzativa
(soprattutto dall’esterno, anche se dall’interno gli
attori sono talmente coinvolti da non prestare
attenzione al fenomeno culturale…) e la necessità di
abilità nell’individuare la corretta correlazione tra i
comportamenti manifestati e ciò che sta alla base
della cultura: valori, principi, assunti.
Infatti la cultura si basa principalmente sullo
studio del comportamento. Essa si rifà al
comportamento ed ai suoi prodotti per il fatto che il
concetto di cultura consente, in misura considerevole,
di fare previsioni circa i modi di agire in determinate
aree.
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Ma la cultura non è il comportamento, il lavoro
del ricercatore non si esaurirà con una semplice
analisi del comportamento: parte della cultura
organizzativa consiste in norme per il
comportamento, in criteri e standard di condotta, in
ideologie atte a giustificare o razionalizzare certi
modi selezionati di agire.
Indubbiamente il comportamento rappresenta
l’oggetto di analisi basilare per indagare la cultura,
come anche i sentimenti, le reazioni emotive, i
simboli organizzativi, gli artefatti.
Si attribuisce la qualificazione di
“organizzativa” a quella cultura che viene prodotta e
cambiata dalle persone che operano all’interno di
un’organizzazione e che rappresenta il prodotto
dell’organizzazione stessa.
La cultura viene creata da persone e da gruppi di
persone, viene interiorizzata negli individui e diventa
anche parte del loro ambiente organizzato attraverso
la mediazione di altri individui o artefatti culturali.
È doveroso comprendere come la cultura
comprende parimenti un insieme caratteristico di
premesse e di categorie non formulate ed implicite
che variano molto da organizzazione ad
organizzazione.
Nel presente lavoro ci si propone di raccogliere
e sistemare in modo razionale alcuni dei principali
contributi letterari in materia di cultura organizzativa.
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All’interno del primo capitolo viene svolta,
inizialmente, un’analisi del termine “cultura” per
comprenderne meglio i significati e quindi per
inserirlo, successivamente, in ambito organizzativo;
in seguito si cercherà di definire la cultura
organizzativa cercando di condurre un’analisi mirata
ad identificare i componenti/livelli della cultura,
alcune tipologie modello di configurazioni culturali,
nonché le funzioni e gli obiettivi di una cultura
efficace. Il capitolo si conclude con l’affrontare un
aspetto aziendale che oggi risulta un elemento
portante delle culture nelle imprese all’avanguardia:
l’etica, intesa sia come punto di riferimento per i
membri operanti nell’impresa,, sia come strumento di
comunicazione e rendicontazione verso l’esterno.
Il secondo capitolo si propone di considerare gli
aspetti dinamici della cultura organizzativa, dalla sua
nascita fino al suo cambiamento, soffermandosi sugli
strumenti e le tecniche adoperate per la diffusione e
la permeazione della cultura, quali la presenza di una
leadership efficace, capace di motivare le risorse
umane.
Dopo aver analizzato il processo di
cambiamento culturale, si cercherà di suggerire alcuni
metodi di indagine della cultura, per una sua
valutazione e si analizzeranno gli effetti, in termini di
performance economica, di una cultura efficace.
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L’ultimo capitolo affronterà gli aspetti e le
problematiche relative alla gestione della cultura
allorquando si ci presenta un’impresa multiculturale,
che opera su scala internazionale e che, comunque, si
trovi a dover gestire delle diversità interne.
Successivamente si procederà a valutare il grado
di coesione interna di un ‘impresa, considerandone
l’aspetto che viene definito come “cittadinanza
organizzativa” , ossia il grado di identificazione dei
componenti dell’impresa nei confronti
dell’organizzazione.
Verrà di conseguenza analizzato uno degli
strumenti maggiormente diffuso nelle imprese
moderne, per creare efficaci relazioni interpersonali e
quindi spingere le risorse umane a lavorare insieme in
attività di problem-solving e progettazione volte
all’innovazione ed all’adattamento: tale strumento
non è altro che il “teamwork”.
Infine verrà portato l’esempio di una compagnia
aerea statunitense, in grado di aver creato e radicato
una cultura altamente performante tramite la
creazione di un clima organizzativo condiviso e
fondato su valori ben chiari che le hanno permesso di
conquistare e sottrarre quote di mercato ai
concorrenti, ma soprattutto le hanno permesso di
conquistar la fiducia e la fedeltà dei propri clienti.
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Un ottimo esempio, quindi, di identità
organizzativa forte e di una gestione del personale
efficacemente orientata alla lealtà ed alla motivazione
sul lavoro.
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Capitolo primo
Definizioni del concetto di cultura
organizzativa e manifestazioni concrete
all’interno dell’impresa che ne rendono
percepibili i contenuti
1.1 Considerazioni preliminari e generali
del termine cultura
La parola “cultura” nella lingua italiana non può
essere intesa univocamente.
Come accade per molti altri termini bisogna
ricorrere alla semantica, ramo della linguistica che
aiuta a comprendere il significato delle parole e in
particolare dovrebbe rendere chiaro il senso di un
termine inserito in un determinato contesto
concettuale.
Ciò che, invece, è da considerare univocamente
è senza dubbio l’etimologia del termine : infatti
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l’etimo è la parola latina “cultus”, che a sua volta
deriva dal verbo “colere”, ossia coltivare
1
.
Ora bisogna comunque sottolineare che, anche
se i termini “cultura” e “coltura” non hanno
etimologie
2
diverse e quindi non è errore di lessico
considerarli sinonimi, nella lingua italiana vengono
impiegati differentemente: il primo si riferisce alla
coltivazione agricola, quindi in ambito puramente
materiale; il secondo, invece, è di carattere
chiaramente metaforico in quanto il termine
dall’origine puramente materiale viene traslato nella
sfera intellettuale, ancor più in ambito sociologico ed
antropologico.
Ma le differenze di significato del termine non
si esauriscono certamente in tali precisazioni. Infatti
nella seconda accezione, quella sociologica, la cultura
viene intesa in vari sensi. Al fine di far emergere il
significato e la funzione della “cultura organizzativa”
è necessario perciò comprendere bene come la parola
1
Fonte: Nuovissima Enciclopedia Illustrata, Istituto Editore Italiano,
Milano.
2
Cfr. CORTELLAZZO M., ZOLLI M., Dizionario etimologico della
lingua italiana, 1999.
11
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in esame viene utilizzata ancora una volta per
indicare concetti diversi.
Il primo passo del percorso che ci aiuta a
comprendere il significato di “cultura organizzativa”
consiste nell’escludere l’accezione forse più diffusa
nel gergo comune: cioè l’intendere la cultura come il
complesso, il bagaglio del sapere letterario, artistico e
scientifico proprio di un individuo
3
(tipico esempio:
“il sig. Rossi è una persona di grande cultura”). Ma è
possibile rimediare a questa concezione deviante di
cultura, facendo uso di un termine che rende meglio
l’idea e l’ uso improprio della parola cultura in
questo caso: tale termine è la parola “erudizione”.
Una concezione di derivazione umanistica (o
classica) che interpreta la cultura come formazione
individuale, un’attività che consente di “coltivare”
l’animo umano tramite processi di sviluppo e
mobilitazione delle facoltà umane che deriva
dall’assimilazione del lavoro di artisti ed autori
importanti: ciò contribuisce sostanzialmente alla
formazione della personalità individuale
4
. Si può in
3
Cfr. Dizionario Italiano, Garzanti, Milano, 2003.
4
Fonte: Nuovissima Enciclopedia Illustrata, Istituto Editore Italiano,
Milano.
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ogni modo parlare di “coltivazione” delle facoltà del
sentire, dell’intendere, del conoscere e perciò di
educazione dell’animo nell’ apprendere spunti per le
azioni future.
Il secondo step ci porta ad una concezione di
cultura a livello non individuale, ma di gruppo: per
esempio la cultura occidentale, la cultura greca,
italiana. Tale accezione ci fa comunque avvicinare
alla nostra meta, ossia la cultura organizzativa. Più
precisamente in questo ambito ci si riferisce alla
“civiltà”, intesa come insieme di tradizioni,
percezioni, credenze, valori, norme, usi e costumi
che caratterizzano la vita sociale di un popolo,
compresi manufatti in opere e lavori
5
.
Una concezione tipicamente antropologica che
spiega le abitudini e gli atteggiamenti acquisiti da un
individuo in quanto membro di una determinata
società, la quale in modi più o meno formalizzati
sancisce le proprie caratteristiche civili, molto spesso
ereditando assunti del passato. Importante è
sottolineare come la cultura viene appresa e non è
5
Cfr. Dizionario Italiano, Garzanti, Milano, 2003.
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riducibile ad una dimensione biologica o genetica
dell’individuo
6
.
Quindi in via definitiva la cultura risulta essere
un insieme complesso che include la conoscenza, le
credenze, l’arte, la morale, il diritto, i costumi e
qualsiasi altra capacità ed abitudine acquisita
dall’uomo in ragione dell’essere membro di una
società
7
. Notiamo la presenza di elementi sia di
carattere materiale sia emotivo-intellettuale, derivanti
dalla tendenza umana di servirsi della propria realtà
spirituale per dar spiegazione e significato a qualsiasi
cosa accada ed infine spiegare la propria esistenza.
Un interessante contributo molto sintetico, ma
che ci fa comprendere il concetto di cultura, è quello
fornitoci dal sociologo T. Parsons. Questi infatti
considera la cultura come una componente
fondamentale del suo “Sistema generale dell’azione”
(lo schema AGIL). Parsons afferma che la cultura è
costituita da sistemi strutturali e ordinati di simboli
(che sono gli oggetti di orientamento all’azione), da
componenti interiorizzate della personalità dei singoli
individui e da modelli istituzionalizzati dei sistemi
6
Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Cultura.html
7
Cfr. TYLOR Edward, Cultura primitiva, 1871.
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sociali. Queste tre componenti principali fanno sì che
la cultura presenti al suo interno un determinato grado
di coerenza/incoerenza che si traduce nel senso di
appartenenza o meno ad un determinato gruppo, sia
esso di dimensione nazionale, locale o ancora più
ristretto
8
.
Decisamente contemporanea è la visione
dell’antropologo svedese Ulf Hannerz, il quale
considera la cultura nell’era della globalizzazione e
quindi abbattendo i confini geografici ed il luogo
comune dei territori intesi come contenitori di culture.
Subentra quindi un’ analisi culturale da una
prospettiva relazionale e reticolare: in quanto sistemi
collettivi di significato, le culture appartengono
innanzitutto alle relazioni sociali ed ai network da
queste scaturiti. Non sembra necessaria
un’appartenenza al territorio: bastano le relazioni e le
interazioni tra entità, per creare un network, una
condivisione di valori, di assunti
9
.
Quale migliore trampolino di lancio per
introdurre il concetto di cultura organizzativa? Infatti
8
Cfr. TALCOTT Parsons, Sistema Sociale, 1951.
9
Cfr. HANNERZ Ulf, La complessità culturale, Mulino, Bologna,
1998.
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Hannerz parla di culture create da relazioni tra
individui non appartenenti necessariamente allo
stesso territorio geografico e quindi culture che
plasmeranno valori condivisi e atteggiamenti comuni
richiesti da particolari tipologie di relazioni e quindi
interazioni fra gli attori di un’ organizzazione.
È fondamentale comprendere come un qualsiasi
gruppo di persone aventi in comune una finalità, una
missione o determinati obiettivi, possa creare
all’interno del gruppo stesso una cultura. Si tratta
anche in questo caso di un processo di crescita che si
realizza attraverso un investimento di risorse fisiche (
tempo, energie, ecc..), ma anche mentali e spirituali (
conoscenza, atteggiamenti, riti, ecc...). In ogni caso è
un prodotto generato e condiviso da una collettività e
per una collettività, sia essa religiosa, scientifica,
economica
10
.
10
Cfr. AVALLONE F., FARNESE M.L., Culture organizzative,
Guerini Studio, Milano, 2005, pagg. 15-16.
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