4
Quest'ultima è stata definita come possesso di tre requisiti fondamentali: facoltà mentali,
informazione del quadro clinico e comprensione degli effetti che comporterà l'atto o
l'omissione di cura. In relazione alla competenza del paziente si è infine distinto tra una
volontà attuale e una ipotetica.
Si è dunque voluto di dimostrare che:
1. E' possibile parlare filosoficamente del nostro corpo in termini di proprietà (cap. 1).
2. Il concetto di disponibilità del nostro corpo trova affermazione nel principio di
disponibilità della salute secondo cui la persona è libera di decidere se e come curarsi
(cap. 2).
3. La volontà che il paziente esprime deve essere considerata valida se sussiste una
competenza morale e non valida nel caso contrario (cap. 3)
5
PARTE PRIMA: IL CORPO
1.1 PRESENTAZIONE DEL PROBLEMA
Il seguente lavoro vuole occuparsi di chiarificare alcuni problemi bioetici inerenti al tema
della corporeità. Bisogna però innanzitutto tracciare un limite al nostro lavoro, definire il
campo d'indagine e presentare la materia d'analisi. Per questo motivo è opportuno dunque dire
subito quale aspetto dei problemi bioetici connessi alla corporeità non si andrà ad analizzare.
Questo lavoro non vuole essere una analisi sul problema della commerciabilità del corpo
umano, non tratterà cioè i problemi inerenti alla liceità o non liceità della vendita degli organi
umani. Di conseguenza non verrà proposta alcuna riflessione riguardo al tema della donazione
degli organi o al tema del corpo come res extra commercium. Non si toccherà neppure il
problema della brevettabilità del corpo umano. Non ci porremo per esempio domande sulla
correttezza morale di un medico che brevetta e trae profitto dalle cellule di un paziente senza
il suo consenso. Di conseguenza non si farà neppure menzione del problema della proprietà
delle parti separate dal corpo. Per chi volesse approfondire queste tematiche la letteratura
bioetica mette a disposizione una grande quantità di lavori
1
. Il nostro lavoro affronta un
problema meno trattato ed intende analizzarlo in modo da fare emergere le implicazioni
morali ad esso inerenti.
L'analisi verterà di fatto sul problema della disponibilità del corpo nei casi di rifiuto da parte
del paziente di sottoporsi ad intervento chirurgico e ad emotrasfusioni. Bisogna però subito
precisare che il tema della corporeità presenta due problemi distinti: il problema della
disponibilità del proprio corpo e il problema della disponibilità del corpo altrui. Il nostro
lavoro si occuperà del primo punto, evidenziando come questo problema apporti profondi
interrogativi morali, giuridici e medici.
In relazione al problema della commerciabilità, della brevettabilità e della donazione degli
organi umani questo tema condivide il macro problema della disponibilità del corpo. A
differenza di questi temi la nostra analisi metterà in luce come il tema da noi trattato abbia a
che fare oltre che col problema della corporeità anche con il problema della volontà del
paziente e della sua capacità di scelta. Più specificatamente, la nostra analisi vorrà
evidenziare come il tema della proprietà del corpo abbia a che fare con la libertà e la volontà
individuale, l'autorità medica e la concezione del proprio corpo.
1
Per chi volesse approfondire la tematica della commerciabilità del corpo: G. Berlinguer, Garraffa e Volnei, La
merce finale: saggio sulla compravendita di parti del corpo umano, Baldini & Castoldi, Milano, 1996
6
Vale subito la pena ricordare che la bioetica è una branca della filosofia morale. Questo
significa che la discussione di temi bioetici deve seguire i metodi della discussione filosofica.
La filosofia è argomentazione razionale di una tesi, è cioè un attività, l'attività del ragionare.
Un ragionamento parte da determinati enunciati, le premesse, per arrivare attraverso inferenze
ad un altro enunciato, la conclusione. Il ragionamento quindi permette di giustificare
razionalmente una tesi. In questo tipo di ragionamento, tipico del procedere filosofico, sia le
premesse, sia il processo inferenziale è soggetto a critica e la conclusione a cui si giunge non
è mai conclusiva. Questo significa che alla fine il risultato di questa analisi non pretende di
essere incontestabile e definitivo ma solo una chiarificazione del tema analizzato.
7
1.2 L'IMMAGINE OCCIDENTALE DEL CORPO
Vi è più ragione nel tuo corpo che nella tua migliore sapienza
2
Nell'opera Così parlò Zarathustra Nietzsche afferma che «Il corpo è una grande ragione»
3
che opera e si muove indipendentemente dal consenso dell'uomo. Il corpo si contrappone alla
“piccola ragione”, l'intelletto che crede di dominare il corpo. Abbiamo con Nietzsche un
ribaltamento vero e proprio del carattere tradizionale legato alla corporeità.
Già nella filosofia platonica si ha una separazione tra corpo e anima, dove il primo viene ad
essere la dimora e la tomba stessa dell'anima.
E se avesse ragione Euripide là dove dice: “Chi può sapere se vivere non sia morire e il morire non sia
vivere? Forse la nostra vita è in realtà una morte. Del resto ho già sentito dire, anche da uomini
sapienti che noi ora siamo morti e che il corpo è per noi una tomba
4
Ma perché Platone arriverà a definire il corpo come tomba dell'Anima? Platone crede nel
carattere trascendente della verità. In questa impostazione speculativa si arriverà a scindere il
regno materiale, del corpo, della caducità e dell'imperfezione dal regno delle idee, perfette,
immateriali ed eterne. In questo dualismo cosmologico il filosofo per ricercare la verità deve
sottrarsi alla propria corporeità, alla materia e alla imperfezione che essa porta.
Il compito della filosofia è quello di liberare l'anima dal corpo
5
Il regno della mente diventa il regno del valore e del positivo e il regno della materia il regno
del disvalore e del negativo. Da questo dualismo cosmologico nascerà il concetto di anima
come vera e unica realtà del mondo trascendente e immateriale, a cui si accede solo nella
sottrazione alla corporeità e alla materia. Tutto questo nasce da un esigenza di ricerca di
verità. O infatti si continua ad identificare l'uomo con il proprio corpo e di conseguenza con il
suo carattere materiale, mutevole e mortale negando in questo modo l'accesso ad una verità
trascendente perfetta ed eterna, o si comincia a distinguere nell'uomo un elemento materiale e
un altro immateriale, anima appunto. Da questo momento il corpo sarà pensato come tomba
2
F. Nietzsche, Also sprach Zarathustra. Ein Buch für Alle und Keinen (1883-1885), trad. it. Così parlò Zarathustra.
Un libro per tutti e per nessuno, in Opere, 1973, vol. VI, p. 35
3
F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno, cit., p. 43
4
Platone, Gorgia, in Tutti gli scritti, Rusconi, Milano, 1991, 492 e-493 a
5
Platone, Fedone, in Tutti gli scritti, Rusconi, Milano, 1991, 67 c-d
8
dell'anima, da questo momento sarà introdotta l'opposizione dualista psyché – sôma. La
psyché, l'anima, si afferma a spese del sôma, il corpo. Tutto questo nasce con Platone. Prima
di Platone nel mondo greco il corpo umano era esaltato, basti pensare alle pitture vascolari
appartenenti al “periodo geometrico” raffiguranti corpi atletici armoniosi. Prima di Platone il
mondo greco non conosceva nemmeno l'opposizione tra psyché e sôma. In realtà questi due
termini sono già presenti con Omero ma con un significato completamente diverso da quello
che assumeranno più avanti con la filosofia platonica. In Omero sôma è il corpo morto, la
salma e non il corpo vivente. Con i termini démas, la figura del corpo, chrìos, la pelle e guîa –
mélea, le membra, Omero non parla di cose, non parla di organi o strumenti, ma si riferisce ad
un concetto di corpo come possibilità nel mondo. Il piede d'Achille in Omero non è una cosa,
ma è la sua possibilità di superare l'avversario. Il corpo è possibilità, il sôma è il cadavere. In
un certo senso anche per Platone il corpo come sôma è identificabile con la sêma, la salma. Il
corpo infatti è comunque la tomba dell'anima, il luogo dove essa giace sepolta. Quando
Platone parla di sôma dunque si riferisce al cadavere e non al corpo. Se Omero non
concependo un'anima dietro al corpo poteva distinguere un corpo da un cadavere, tutto questo
in Platone non è possibile. Ma qual è la differenza fondamentale di un corpo con un cadavere?
Il corpo è in interazione con il mondo mentre il cadavere è una mera cosa nel mondo. Il corpo
è possibilità, il cadavere una cosa
6
.
Anche l'anima in Omero assume un diverso significato. Se in Platone l'anima è distinta e
indipendente dal corpo, in Omero l'anima assume i caratteri di dipendenza corporea.
E il veridico vate, bevuto il negro sangue, così mosse il labbro a parlare
7
L'anima nell'Ade deve bere il sangue per riacquistare la memoria degli eventi. In greco psyché
significa “respiro”, soffio, e psýchein “respirare”, Questo soffio è qualcosa di corporeo e
materiale, di fisico.
Platone con il dualismo psyché – sôma fonda il concetto moderno occidentale di corpo.
Con Aristotele si dissolve il dualismo antropologico platonico. L'anima viene identificata
con la vita, bìos, e come tale non è separabile dal corpo.
psyché è identica a vita (bìos), e come tale non è separabile dal corpo
8
6
U. Galimberti, Il corpo, Saggi Universale Economica Feltrinelli, Milano, 2005
7
Omero, Odissea, libro XI, Einaudi, Torino, 1982 vv. 218-222
8
Aristotele, L'Anima, Libro III, in Opere, Laterza, Bari, 1973, 120 b