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La comunicazione � il fulcro dell'esistenza quotidiana, �
presente in ogni ambito della vita umana ed � il mezzo che
permette di rapportarci e di entrare in comunione con i nostri simili.
In particolare nella relazione di coppia, la comunicazione, verbale e
non, � il principale elemento d'interazione che i coniugi mettono in
atto. Molti autori hanno dimostrato come la comunicazione sia in
relazione alla soddisfazione coniugale, alla funzionalit� di
un'unione, all'intimit� fra la coppia. Da questo si pu� evincere che
questo aspetto � difficilmente trascurabile nello studio delle
relazioni familiari.
Un'altro aspetto centrale nella vita di un individuo sono le
emozioni, poich� strettamente connesse con qualsiasi aspetto
psicologico. Nella relazione fra i coniugi inoltre, le emozioni
rappresentano un'indice di soddisfazione o insoddisfazione fra i
partner.
Nella seconda parte della ricerca si affronter� il grosso
problema della costruzione di uno strumento che sia in grado di
rilevare le impressioni che i coniugi danno sulle emozioni che
provano. Questa prima stesura del Differential Family Emotions
Scales (Cusinato, 1998) ha dimostrato di avere buoni indici di
validit� e consistenza, ma naturalmente abbisogna ancora di
ulteriori analisi e studi prima di riuscire ad arrivare alla forma
definitiva.
La ricerca specifica dello studio della transizione alla
genitorialit� � stata impostata in modo da analizzare questi aspetti
attraverso due studi integrati, uno che prende in considerazione il
confronto fra due campioni diversi, e uno che prende in
considerazione il confronto fra lo stesso campione in momenti
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successivi. Inoltre si confronteranno, per maggiori conferme, i
gruppi appartenenti ai due studi.
Nei capitoli successivi si proceder� ad illustrare i risultati
emersi che pongono in evidenza la direzione verso cui vanno i
cambiamenti che coinvolgono la coppia quando si trova ad
attraversare questa fase cos� impegantiva.
Si proceder� infine a tirare le fila di questo lavoro con la
presentazione di possibili linee di ricerca future riguardanti lo
studio dell'area indagata.
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1� PARTE
CAPITOLO 1
INTRODUZIONE AL CONCETTO DI
TRANSIZIONE
1.1 TRANSIZIONI FAMILIARI
Le relazioni familiari sono un settore vasto in continua
espansione che �sta approdando al riconoscimento della propria
specificit� come ambito di ricerca� (Cusinato, 1988). Lo studio di
queste relazioni puo� avvenire dalla prospettiva dei fenomeni
sociali o da quella dei fenomeni individuali, ma i rapporti familiari
non sono il semplice prodotto di queste due aree, sono un
complesso di relazioni.
Non � possibile comprendere gli individui indipendentemente
e separatamente dalle relazioni con le persone pi� influenti e
importanti nella loro vita.
Quando si studia una famiglia si osserva, si misura e si valuta,
come ciascun membro che vi appartiene si relaziona ad ogni altro;
poich� queste relazioni variano nel tempo, entro la stessa famiglia e
da una famiglia all'altra, � necessario studiarne la variabilit�
(Cusinato, 1988).
Un concetto fondamentale della famiglia intesa come campo
di personalit� interagenti � quello di "ciclo di vita familiare". Gli
elementi che costituiscono questo concetto sono:
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1) il passare del tempo,
2) l'idea di fase attraverso cui deve passare la famiglia,
3) l'idea di compito evolutivo,
4) il concetto di momento propizio.
Dagli inizi di questo secolo fino ai giorni nostri, il dibattito �
ancora acceso sulla definizione e sulla suddivisione del ciclo di vita
in stadi.
Hill (1977) definisce il ciclo di vita familiare come �la
successione di momenti che caratterizzano le operazioni dell�unit�
di vita familiare, dalla formazione alla dissoluzione�. Facendo
riferimento all'et� e ai ruoli di tutti i membri del nucleo familiare,
quest' autore combina insieme le seguenti variabili:
a) Numero delle condizioni osservabili nella famiglia; ci� permette
una prima distinzione tra i ruoli di marito e di moglie nella
condizione familiare nucleare, e la successiva, di famiglia che
alleva ed educa dei figli con i nuovi ruoli genitoriali conseguenti.
b) Et� di coloro che compongono il nucleo familiare e ruoli dei
membri della famiglia che si classificano in base ad essa.
c) Cambiamenti dovuti all'et�/ruolo del marito-padre.
Grazie a questi parametri Hill suddivide il ciclo di vita in 9
stadi, ma anche questa posizione non � esente da critiche, come non
lo erano state le proposte precedenti.
Rogers (1977) avanza una suddivisione in base al numero
preciso delle posizioni dei membri della famiglia, in cui in ognuna
sono comprese le attese di comportamento, che a loro volta
formano dei cluster di ruoli. Ma lo stesso Rodgers ammise i limiti
della sua proposta, cos� che ancora oggi non ci sia una teoria unica
a cui fare rifermento se non si vuole incappare in critiche e limiti.
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Spanier, Lewis e Cole (1975) ritennero che il modello di ciclo
di vita familiare sia pi� utile come metodo descrittivo del processo
familiare che come strumento empirico, avanzando l'ipotesi che
altre variabili, quali la comunicazione, l'impegno reciproco, la
maturit� emozionale, etc., possano spiegare in maniera pi�
adeguata la variabile "soddisfazione coniugale/familiare" rispetto
all'evolversi del ciclo di vita familiare. Gli stessi autori
analizzando l'andamento della soddisfazione coniugale nei vari
stadi evolutivi riscontrarono una progressiva diminuzione di
soddisfazione durante i primi anni di matrimonio, specialmente
dopo la nascita del primo figlio, per poi aumentare negli ultimi
stadi.
Anche Nock nel 1979 (in Cusinato, 1988) pur apprezzando il
modello di ciclo di vita familiare come strumento descrittivo, pose
l'accento sulla questione della sua validit� come mezzo di ricerca. Il
suo intento era quello di verificare se le componenti del ciclo di
vita familiare avessero un impatto sulla vita dei membri o
dell'intero sistema. Prese cos� in considerazione due variabili,
presenza dei figli e durata del matrimonio, che secondo l'autore
potevano influenzare le tre dimensioni della famiglia di seguito
illustrate:
1. dimensione strumentale: occupazione del coniuge, reddito,
stato di salute;
2. dimensione affettiva: grado di soddisfazione per il proprio
matrimonio, solidariet� fra i coniugi, empatia espressa e
ricevuta, disaccordi per i figli, soddisfazione per il ruolo
genitoriale, disaccordi per i figli, soddisfazione per il ruolo
genitoriale;
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3. dimensione attitudinale individuale: senso di libert� personale,
importanza attribuita al reddito personale, importanza attribuita
alla vita familiare, soddisfazione per la propria professione.
I risultati che ottenne evidenziarono che le tappe evolutive
erano in relazione con un ampio numero di voci esaminate.
Riscontr� che tre aspetti non correlavano con gli stadi evolutivi,
cio�: a) il grado di soddisfazione per appartenere alla propria
famiglia; b) l'importanza per l'individuo della vita familiare; c)
opinioni e gradimento personale. Condusse inoltre delle analisi
considerando come indipendente la variabile "presenza o assenza
dei figli" ottenendo un notevole numero di fattori strumentali
legato a questa presenza; dal suo studio emerse infatti che le
famiglie senza figli sembravano pi� felici delle famiglie con figli in
quanto i coniugi riportavano di avere maggiori soddisfazioni
individuali, d'altro canto per� queste coppie sono pi� isolate dal
resto della comunit�. La presenza dei figli sembra predire in modo
significativo un ampio numero di caratteristiche familiari.
Al di l� della significativit� dei risultati di questo autore o di
altri che consideravano il ciclo di vita come strumento per ricerche
empiriche, l'aspetto importante che questa ricerca decide di
considerare � che la famiglia subisce inevitabili cambiamenti e sia
sottoposta a forte stress nella transizione da uno stadio all�altro e,
in particolare, che la transizione alla genitorialit� sia una fase del
ciclo di vita indubbiamente importante e significativa tanto da
essere presente in tutte le teorie.
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1.2 ELEMENTI PER UNA DEFINIZIONE DI
TRANSIZIONE ALLA GENITORIALITA'
Come sostiene Cigoli (1986) la transizione � un atto di
passaggio e la sua riuscita � un �andare al di l�� di uno stato-
condizione. Secondo questo autore "la transizione � concepita
come individuale e inoltre avviene tramite percorsi labirintici poco
ritualizzati e caratterizzati dall'ampio margine di scelta e
decisione".
Parlare di "transizioni familiari" vuol dire ridare corpo alla
condizione-stato dei singoli membri della famiglia e considerarli
parti vive di un insieme che � governato dalla legge della gerarchia
(differenza di responsabilit� tra le generazioni) e dalla legge della
differenza-somiglianza (riconoscere l'altro da s� differente eppure a
s� simile).
In tal senso la transizione non potr� che essere un passaggio
gruppale, cio� qualcosa che agita l'intera organizzazione tanto da
rimettere in discussione i rapporti, i ruoli, le regole di vita, le attese
dei membri che appartengono al gruppo. Ne deriva un'attenzione
specifica alle relazioni tra le persone, ai compiti che toccano a
ciascuno e alla responsabilit� congiunta. Infatti l'atto di passaggio �
di fatto una risultanza connessa all'azione congiunta dei membri
della famiglia.
La nascita del primo figlio e i cambiamenti che accompagnano
la transizione dallo stato-condizione di coppia coniugale a quello
di coppia genitoriale, sono stati ritratti nel passato come una crisi
(cf. Dyer,1963; LeMasters,1957). Ma la crisi non deve essere
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considerata �inevitabilmente distruttiva nel lungo periodo�, pu�
anche essere un occasione di miglioramento.
Un aiuto ci puo� venire dall�ideogramma cinese per �crisi� che
combina una serie di caratteri che rappresentano pericolo e
opportunit� (Cowan e Cowan, 1997).
Da molti decenni il passaggio alla genitorialit� � visto come
un importante periodo di transizione sociale, come uno dei
maggiori e importanti eventi della vita in cui gli individui e le
famiglie devono cambiare, per negoziare una transizione che si
concluda positivamente (Belsky J., Lang M.E. e Rovine M., 1985).
La letteratura in questo campo � molto vasta ma al tempo
stesso diversificata, poich� i ricercatori hanno preso in
considerazione ogni volta aspetti diversi: iniziando dal lavoro
pioneristico di LeMasters (1957), continuando con il �modello dei
ruoli nella transizione alla genitorialit�� di Steffensmeier (1982),
finendo con l�analisi esclusivamente del passaggio alla triade
familiare (Berman e Pedersen, 1987; Entwisle e Doering, 1981;
Grossman, Eichler e Winickoff, 1989; LaRossa e LaRossa, 1981;
Michaels e Goldberg, 1989; Miller e Newman, 1978). Un
interessante contributo ci arriva da Cowan e Cowan (1997) che
hanno creato e valutato l�efficacia di un nuovo programma di
prevenzione nel diventare genitori: �Becoming a Family Project�.
Questi lavori arrivano dagli Stati Uniti, ma anche in Italia, si
sono occupati di queste problematiche ricercatori come Binda
(1997), Bimbi (1993), Carli (1995), Donati e Scabini (1985), solo
per citarne alcuni. Proprio Scabini (1995) ha espresso l�esigenza di
capire pi� a fondo la famiglia nella complessit� e dinamicit� del
suo funzionamento relazionale, nelle difficolt� con le quali si
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confronta, ma anche nelle risorse che le permettono di far fronte
agli eventi critici e ai nuovi compiti di sviluppo.
Secondo Binda (1997), i coniugi, nella transizione alla triade
familiare, devono ridefinire la relazione di coppia, trovare nuove
modalit� di comunicazione, di gestione del lavoro domestico e di
organizzazione familiare; in altre parole, devono imparare a
relazionarsi non solo in quanto coniugi, ma anche in quanto
genitori.
Spanier, Lewis e Cole (1975) riportano come studi condotti da
Dean e Wayne (1974), Lewis (1975) e Miller (1974) suggeriscano
che variabili come la comunicazione, l�impegno, le emozioni, l�et�
dei soggetti e altre ancora, possano spiegare gran parte della
varianza nell�assestamento del matrimonio durante le transizioni
delle tappe del ciclo di vita familiare. Anche Cowan e Cowan
(1997) sostengono che la qualit� della relazione fra marito e moglie
dipende dai pattern comunicativi messi in atto dalla coppia, poich�
coloro che superano meglio le crisi emotive sono le coppie in cui i
partner riescono ad ascoltarsi a vicenda, senza sentirsi in obbligo di
negare la preoccupazione dell'altro o di trovare subito una
soluzione.
Secondo Cigoli (1994) quello che conta per lo sviluppo e
l'equilibrio nelle varie fasi della vita dell'individuo, � la buona
qualit� della relazione con le persone vicine, che si manifesta con
l'empatia, il sostegno e la chiara comunicazione.