2
o su un cartellone stradale si usano le figure retoriche. La
persuasione è diretta o meno diretta (mascherata). Se è diretta
c’è un elogio del prodotto, dell’acquirente e del produttore, un
comando, un’argomentazione scientifica e, a volte, una
presentazione fatta da un personaggio famoso. Se invece è
meno diretta, si usano tre tecniche: l’associazione, quando il
prodotto è associato a musiche celebri o personaggi famosi (es.
i testimonial); l’ evocazione di un’atmosfera: viene costruita
una situazione di cui il prodotto fa parte in modo integrante; l’
immagine senza commento: si presenta il prodotto in una
maniera silenziosa, diretta e senza elogi, attirando, comunque,
l’attenzione. Una variante di questa tecnica, usata solo da
marche famose, consiste nel mostrare soltanto un’immagine che
è simbolo del prodotto. La pubblicità tende a rappresentare
molto spesso, a fini persuasori, figure femminili. Assumendo la
prospettiva per la quale i mass media (i veicoli pubblicitari per
eccellenza) sono uno dei più importanti agenti di
socializzazione nella società contemporanea, e considerando
anche il fatto che la pubblicità è per sua natura ripetitiva, ci si è
chiesto quali influenze essa possa avere sulla costruzione e sulla
percezione dell’identità femminile. Allo scopo di circoscrivere
un’area ed un periodo di interesse, nel primo capitolo viene
3
ripercorsa la storia della pubblicità in America e in Inghilterra,
basandosi su messaggi pubblicitari di saponi e detersivi
realizzati dal 1890 sino ad oggi. In questa parte della tesi c’è un
riferimento all’analisi di Greg Myers rispetto ad alcune
pubblicità inglesi ed americane, che vanno dal 1890 ai giorni
nostri, che mettono in relazione prodotti come saponi e
detersivi con le donne come consumatrici e come soggetti dei
messaggi pubblicitari. I principali aspetti del potere dei media
riguardano la socializzazione, la costruzione dei significati,
l’influenza sul linguaggio e la costruzione del mito. Proprio per
questo, nel secondo capitolo si è affrontato un discorso di
stampo sociosemiotico sul valore della pubblicità e delle merci
che essa propone, considerando le argomentazioni di Barthes,
Baudrillard ed Hebdige inserite in un contesto teorico più
ampio e adoperate per l’analisi di situazioni sociali attuali. Il
terzo capitolo esplora i ruoli dell’immagine femminile nella
pubblicità partendo da una riflessione fondata anche sui risultati
di un'indagine dal titolo “Statistica sulla pubblicità al
femminile”, condotta nell’ambito dell’insegnamento di “I
linguaggi di comunicazione di massa” (Università La Sapienza,
Roma, marzo 1996) su un campione di riviste, distribuite in
Italia, di carattere economico-culturale (Capital, Gente Money,
4
Panorama, L'Espresso, Il Mondo) e su un altro campione di
riviste rivolte ad un pubblico femminile (Anna, Marie Claire,
Amica). L’obiettivo di tale ricerca è di individuare quale
modello di donna emerge dai messaggi pubblicitari. Due tabelle
evidenziavano graficamente le percentuali che sono state
trasformate in grafici. Dal confronto delle percentuali di
quell'indagine e dall'analisi delle pubblicità sulle riviste e negli
spot televisivi si individua che al pubblico femminile,
nonostante i cambiamenti avvenuti nella società, si continua a
proporre un "modello di donna" i cui interessi sono la cura del
proprio corpo con articoli di abbigliamento, profumi, prodotti di
bellezza, gioielli (seduzione) e della casa con la pubblicità di
elettrodomestici o di articoli diversi, senza, però, che le venga
riconosciuta la gestione economica, tant'è che gran parte delle
riviste femminili è dedicata ai messaggi pubblicitari
(nell'indagine dal 90% al 93%), a differenza di quelle di
carattere economico-culturale che sono per consuetudine
rivolte a un pubblico maschile e che lasciano, invece, uno
spazio di gran lunga più ampio agli articoli di economia,
finanza e politica (47%, 41%, 74%, 72%, 52%). I dati di sintesi
relativi a questa indagine si trovano nell’appendice, da pag.167
a pag.169. Nel terzo capitolo si fa riferimento anche al
5
significato che la pubblicità assume nei confronti del
consumatore, agli effetti che essa sortisce e agli effetti dei mass
media sulla società. Da qui parte una ricerca sugli stereotipi
femminili rintracciabili tramite gli studi di Kermol e Beltrame,
che hanno portato la mia ricerca all’individuazione di tredici
diversi modelli di donna rappresentati in pubblicità. Ogni
modello che ho rintracciato è esemplificato attraverso un
messaggio pubblicitario di riferimento ed attraverso alcune
immagini che si trovano allegate nell’appendice.
Nel quarto ed ultimo capitolo confluiscono tutte le conoscenze
teoriche esposte precedentemente, allo scopo di analizzare in
prima persona i messaggi pubblicitari di una nota agenzia
pubblicitaria, la Saatchi & Saatchi, che ha fornito a questo
lavoro il materiale necessario per compiere una ricerca di
carattere personale sugli stereotipi femminili nelle campagne
pubblicitarie.
In appendice sono inoltre allegati alcuni articoli comparsi
recentemente su riviste italiane molto conosciute che trattano il
ruolo della donna nella pubblicità. Questa rassegna è stata fatta
allo scopo di mostrare quanto sia attuale il dibattito
sull’argomento di questa ricerca.
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1. Una storia della pubblicità: donne e sapone
Nel presente capitolo traccerò una breve ma sostanziale
descrizione della storia della pubblicità in America e in
Inghilterra. In questo modo ci si potrà rendere conto di come i
messaggi pubblicitari si siano adattati alle esigenze della
società, che è in continua evoluzione. Per osservare questa
stretta relazione tra il tessuto sociale e la pubblicità partirò da
un’analisi sociale dei periodi storici che ci interessano sino a
giungere agli esempi dei contenuti pubblicitari relativi ad ogni
fase. L’analisi sociale sarà completamente fondata sulle
esigenze del pubblico in un certo momento storico e riguarderà
solo la società americana e quella inglese. Noterò nello
specifico l’immagine della donna presentata nelle varie
pubblicità, che fanno capo inizialmente alla carta stampata per
poi giungere ai diversi mezzi di comunicazione dei giorni
nostri. La periodizzazione sarà divisa in tre sezioni: la prima
considera gli anni dal 1890 al 1920; la seconda dal 1920 al
1960; la terza dal 1960 ad oggi. Metterò in risalto anche le
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diverse tecniche pubblicitarie usate nei diversi anni, anche per
far capire quali fossero le aspettative di un certo tipo di
consumatori. Saranno usate citazioni sia in italiano sia in
inglese non tradotte, ma commentate. Nei vari esempi citerò
diversi prodotti commerciali, ma in particolare riporterò i
messaggi pubblicitari che appartengono ad un settore che è
quello dei saponi e dei detersivi, prodotti largamente
pubblicizzati nei tre periodi di riferimento che ho tracciato
sopra. Focalizzerò l’attenzione sulla Unilever, grande azienda
produttrice e pubblicitaria Inglese e sulla Procter & Gamble, la
più grande azienda produttrice e pubblicitaria presente in
America. Questa scelta deriva dal fatto che il sapone e i
detersivi sono dei prodotti rivolti ad un pubblico quasi
esclusivamente femminile, almeno in certe epoche storiche,
dunque mettono in risalto la relazione tra la donna come
consumatrice e la donna come soggetto della pubblicità.
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1.1 Tre periodi
Secondo Greg Myers
1
le ricerche e gli studi relativi alla
pubblicità, se elaborati dai pubblicitari stessi, sollecitano
solitamente il miglioramento costante delle strategie e del
copywriting. In questo modo, ogni dieci anni si arriva alla
scoperta di criteri che permettono la costruzione di nuovi modi
di fare pubblicità. Invece, Myers è convinto che l’importanza
del contenuto di una pubblicità vada oltre gli studi e le strategie
di marketing. La forma e l’aspetto di un messaggio
pubblicitario, insieme ai contenuti in esso esposti, riflettono
alcuni importanti aspetti della società in cui compare. Infatti,
Myers, nell’analizzare le pubblicità, guarda alla loro forma
come espressione di una costruzione sociale. In altre parole,
l’autore afferma l’esistenza di una forte relazione tra la società
che cambia ed i contenuti dei messaggi pubblicitari, ponendo in
essere un’analisi diversa da quella di un pubblicitario, non
focalizzata più sulle strategie di mercato, ma sulla natura e sulla
1
I brani citati e le immagini delle pubblicità di cui si parla si trovano in:
G.Myers, Words in Ads, Arnold, London, 1994.
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struttura dei testi pubblicitari. Seguendo lo schema di Myers
nell’analisi delle pubblicità, farò riferimento a tre periodi
storici, focalizzando l’attenzione su:
- il 1890 e gli anni antecedenti la prima guerra mondiale;
- il 1920 e il periodo tra le due guerre;
- il 1960 fino ad oggi.
Dopo aver determinato la divisione storica della ricerca in tre
periodi principali di riferimento, lo scrittore giunge a indicare le
fonti della sua analisi. Myers sceglie come categorie di prodotto
da osservare i saponi e i detersivi, affermando che il materiale
pubblicitario relativo è molto vasto, dato che sono prodotti
pubblicizzati già dal 1890. In particolare, questi sono saponi e
detersivi prodotti dalla Procter & Gamble, una delle più grandi
aziende americane, e dalla Unilever, grande azienda inglese.
Per la mia indagine, è invece importante il ruolo di questi
prodotti in riferimento alla figura della donna, che come ho
specificato nell’introduzione al capitolo, è sia consumatrice di
saponi e detersivi, sia soggetto dei loro messaggi pubblicitari.
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1.1.1 Dal 1890 al 1920
Riporto di seguito il testo del primo messaggio pubblicitario del
sapone Ivory, risalente all’anno 1882, prodotto dalla Procter &
Gamble. Preciso che questa ditta vendeva già i suoi prodotti sul
mercato da una ventina d’anni, ma questa pubblicità
rappresenta la sua prima performance su vasta scala. Il testo
originale in lingua inglese è il seguente:
THE ‘IVORY’ is a Laundry Soap, with all the fine qualities of a choice
toilet soap, and is 99 44/100 per cent. pure.
Ladies will find this Soap especially adapted for washing laces,
infants’ clothing, silk hose, cleaning gloves and all articles of fine
texture and delicate colour, and for the varied uses about the
house that daily arise, requiring the use of soap that is above the
ordinary in quality.
For the Bath, Toilet, or Nursery it is preferred to most of the Soaps
sold for toilet use, being purer and much more pleasant and
effective and possessing all the desirable properties of the finest
unadulterated White Castile Soap. The Ivory Soap will ‘float’.
The cakes are so shaped that they may be used entire for general
purpose or divided with a stout thread (as illustrated) into two
perfectly formed cakes, of convenient size for toilet use.
The price, compared to the quality and the size of the cakes,
makes it the cheapest Soap for everybody for every want.
TRY IT.
SOLD EVERYWHERE.” (Myers, 1994: p.19)
Greg Myers commenta così il testo di questa pubblicità:
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“The main claim for the product is that it can perform two
functions, washing clothes and washing skin, that previously
required two separated products; it is a familiar form of claim
used for other products today (shampoo/conditioner,
detergent/fabric softener, sports car/family car). A further
appeal is that it can replace an expensive imported soap. The
copy uses vague comparatives such as ‘more pleasant and
effective’ […] This quality - due to air spun in – was associated
with the claimed purity. It is what Rosser Reeves would call in
the 1950s a ‘Unique Selling Preposition’ – the single attribute
that would differentiate this brand from the others in the mind
of the consumers. All the claims, then, are linked to properties
of the product, and its price and availability. But ads were
already trying to sell through favourable associations, rather
than just through claims about the product.” (Idem: p.19-20)
Il sapone in questione viene presentato come un prodotto dalla
duplice funzionalità: lavare i vestiti e detergere le mani. Le
argomentazioni relative a questo doppio uso sono descritte
dettagliatamente nel testo di questo messaggio pubblicitario,
che si rivolge direttamente alle donne. E’ messo in risalto anche
il fatto che il rapporto qualità/prezzo è ottimo. Ma lo specifico
beneficio offerto dal prodotto, quello che Rosser Reeves
2
ha
definito USP, Unique Selling Preposition, è la purezza.
2
(Rosser Reeves (1919-1984), pubblicitario statunitense che contribuì nel 1940
alla creazione dell’agenzia Ted Bates. Madison Avenue è la strada di New York
dove sono concentrate le sedi delle maggiori agenzie americane. Per
approfondimenti si veda: R.Reeves, I miti di Madison Avenue, Lupetti & Co.,
Milano, 1985. Il titolo originale è Reality in Advertising.)
12
Possiamo definire l’Unique Selling Preposition come
un’argomentazione esclusiva di vendita, che deve essere unica e
non deve essere utilizzata dai propri concorrenti sul mercato.
Myers indica anche che nel contenuto di questa pubblicità c’è la
presenza di strategie linguistiche ben precise:
“Linguistic strategies for cutting through the clutter that we
have seen in the Ivory ad include:
- choosing a product name with favourable associations
- using repeated claims leading to elaborate parallelism
- using vague comparatives
- drawing on scientific and technical discourse.
All this means a sort of linguistic diversity that is reflected in
the typography of the period.” (Idem: p.22)
Le principali strategie linguistiche presenti nel messaggio del
sapone Ivory, prodotto dalla Procter & Gamble, includono: la
scelta di un nome che allude alla purezza; le ripetizioni ed i
parallelismi; i discorsi tecnici e scientifici. Sono assenti i giochi
di parole, che invece sono rintracciabili nelle pubblicità dei
periodi successivi. Myers fa anche alcune importanti
considerazioni sul periodo storico e sul contesto
socioeconomico nei quali compare questo messaggio
pubblicitario: