3
Questa tesi vuole essere una descrizione dettagliata dello sviluppo dell’E-
government e delle applicazioni che le nuove tecnologie trovano nella Pubblica
Amministrazione oltre oceano e, tenendo conto dei vari livelli ai quali il Government
si sviluppa e si esprime, quello federale, quello statale e quello locale, mi propongo di
scoprire se il suo equivalente elettronico subisca o no delle modifiche e se, negli Stati
Uniti, da sempre all’avanguardia in comunicazione e e-commerce, così come per
diffusione e sviluppo delle reti telematiche, l’e-government possa davvero favorire il
“progresso” nella PA e porre le basi per una nuova democrazia, quella elettronica.
Il mio obiettivo è, dunque, quello di investigarne le applicazioni e lo stato
dell’arte, da come si è sviluppato nell’ambito dei “public affairs” e della
comunicazione pubblica fino agli sviluppi previsti e auspicati per il futuro, eventuali
similitudini e differenze con l’ambito privato e se e come le nuove tecnologie e
l’enfasi sulla comunicazione trasformino davvero la cultura dell’amministrazione
pubblica come quella dell’impresa a fine di lucro.
La definizione sempre mutevole di e-Government lo lega a diverse discipline e
alla loro stessa evoluzione, dalla sociologia all’informatica, dal diritto all’economia e
il suo sviluppo dà adito a sempre nuove implicazioni per la democrazia e il benessere
dei cittadini. Tenendo conto di questi aspetti cercherò di non trarre conclusioni rigide
e definitive, ma di considerare l’e-Government quale processo in costante evoluzione,
soggetto allo sviluppo delle nuove tecnologie, all’alfabetizzazione elettronica dei
cittadini e all’adesione da parte delle PA al cambiamento.
Negli Stati Uniti, topics che prime fra tutte emergono sono quelle della
privacy e della sicurezza nazionale, anche alla luce degli eventi politici e
internazionali che rendono non solo questo, ma tutti i paesi sempre più difficili da
“amministrare” e servire: la complessità che caratterizza la società contemporanea
necessita anche per questo motivo di un cambiamento che renda sempre più efficaci
ed efficienti i sistemi di comunicazione e i servizi offerti ai cittadini.
Ho rinunciato a un confronto diretto, del resto troppo difficile e spesso
nemmeno possibile, col panorama italiano anche se un approccio “comparativo” e
“internazionale” si rivela spesso il migliore strumento per progettare e implementare
nuovi sviluppi dell’e-government come testimoniano diverse ricerche. A supporto
della mia tesi vi sono, infatti, sempre più numerosi studi e indagini oltre a pratiche di
4
benchmarking messe in atto dalle stesse amministrazioni finalizzate a trovare le
pratiche migliori e studiare lo stato dell’arte dell’e-Government in tutto il mondo. Tra
queste, per esempio, quelle di Accenture che monitorano l’avanzamento dell’e-
Government in più di venti paesi ogni anno.
Prevedo dunque di fare spesso riferimento a pratiche italiane e non di e-
Government e se mi sarà possibile tentare l’individuazione di standard
“internazionali” che rispecchino più i bisogni dei cittadini che il volere e le esigenze
delle loro amministrazioni, indipendentemente dal paese di riferimento, dalla cultura
dell’organizzazione pubblica e dallo stato dell’arte in materia di tecnologia e sue
applicazioni.
Mi propongo anche di affrontare il tema della comunicazione di crisi o
d’emergenza alla quale gli Stati Uniti hanno ricorso in modo sempre più massiccio
negli ultimi anni: basti pensare all’attaco terroristico dell’11 settembre 2001 o alle
recenti catastrofi causate dagli uragani negli stati del sud in seguito ai quali è seguito
uno sforzo comunicativo senza precedenti e con risultati inaspettati, anche in questo
caso mediante l’ausilio delle nuove tecnologie e di una comunicazione repentina e
strategica.
Altri fattori hanno concorso alla scelta del soggetto e alla realizzazione di
questa tesi: la semplice curiosità circa gli sviluppi e le applicazioni delle nuove
tecnologie, non solo come studentessa di un corso di laurea in Scienze della
Comunicazione, ma ancor prima come utente di internet a tempo pieno e come
giovane cittadina con un senso civico molto radicato. L’incontro tra strumento, (le
nuove tecnologie) e contenuto (i servizi per il cittadino, una reale comunicazione
bidirezionale, fino alla possibilità di garantire uguali opportunità a tutti e nuove
speranze per la democrazia), mi è da sempre apparso, infatti, come l’ideale soluzione
all’inefficienza di cui spesso è vittima la cittadinanza e come risorsa per sviluppare un
progresso “nuovo” e più “equo”.
L’e-Government in questo senso diviene una risorsa ancor prima che una
soluzione per favorire i processi democratici e uno strumento concreto di cui si può
dotare la solidarietà internazionale: non sono infatti pochi i casi in cui i paesi più
industrializzati hanno messo al servizio dei più poveri il loro “know how” in materia
di e-Government come è accaduto per esempio tra Svezia e India.
5
Da ultimo, voglio sottolineare l’importanza del mio viaggio e della mia
permanenza negli Stati Uniti. Non esperienza fine a sè stessa, bensì acquisizione
costante e ricca di stimoli, suggestioni e emozioni che hanno “affinato” il mio senso
critico e accresciuto il mio bisogno di “confronto” e di “verifica” nonchè di giustizia e
di civiltà.
Sottolineo, ancora una volta, che l’esempio degli Stati Uniti non vuole fungere
da “best practice” unica e univoca rispetto alla quale tutte le altre esperienze devono
omologarsi, ma piuttosto come punto di incontro di opinioni e critiche, di tradizione e
innovazione che trova in questo paese un fertile terreno per la ricerca e la
sperimentazione in materia di e-Government come in tanti altri.
Nella prima parte, dopo avere delineato sinteticamente le carateristiche della PA
statunitense e accennato a pochi elementi di diritto costituzionale americano, ho
tentato di delineare le cause o le pre-condizioni che hanno permesso lo sviluppo dei
sistemi di E-Government negli Stati Uniti prima che in altri paesi occidentali. In
particolare sono quattro, nella mia trattazione le condizioni fondamentali: la New
Economy che prima che altrove è nata, decollata e rapidamente fallita negli Stati
Uniti, lasciando però un terreno fertile per altre esperienze diverse dall’e-business
delle prime net companies, in secondo luogo, la diffusione e la penetrazione delle ICT
(information and communication technologies), la maggiore confidenza degli utenti
americani ai pagamenti on-line e la maggiore propensione agli investimenti in prodotti
tecnologici favoriti anche da un mercato liberale e da prezzi più appetibili rispetto a
quelli Europei. Le riforme e in particolar modo il National Performance Review,
meglio noto come Reinventing Government spingono la nascita e lo sviluppo dei
sistemi di E-Government sul versante della regolamentazione e della
deregolamentazione (devolution) che aumenta le responsabilità e i compiti in materia
di comunicazione soprattutto per quelle agenzie che hanno più relazioni con il
pubblico. Infine, una nuova attenzione per le risorse umane (HR) e il capitale sociale
derivante da una nuova consapevolezza dell’impresa sia pubblica sia privata
dell’importanza di non investire solo nelle persone (con la formazione, per esempio),
ma di valorizzare sempre più le relazioni sociali e le norme sulle quali si regge un
gruppo (o network nella società dell’informazione) e dalle quali nasce la fiducia
6
indispensabile a migliorare le performances di un’organizzazione e la sua immagine
verso l’esterno.
La seconda parte ha come obiettivo quello di descrivere le applicazioni concrete
dell’e-Government partendo dalla considerazione che non esiste una definizione del
fenomeno vera e propria dal momento che siamo di fronte ad un processo in costante
evoluzione. Il Centro statunitense per la Tecnologia nel Governo, definisce l’e-
Government in quanto “uso dell’information technology per supportare le azioni di
governo, coinvolgere il cittadino e fornire servizi”. “e-Government” rappresenta in
realtà un termine-ombrello che richiama molti altri elementi e significati: e-
management, e-governance, consumer-democracy, e-democracy, ecc... Ho in seguito
cercato di definirne i tratti prinicipali aiutandomi con alcune indagini e rapporti che
collocano l’e-Government Statunitense in una fase di maturità rispetto ad altri paesi
offrendo servizi sempre più integrati, possibilità di completare transazioni, relazioni
tra le agenzie, il tutto con un evidente impegno a rendere il cittadino protagonista di
questo progresso. Ho quindi dedicato il resto del capitolo a indagare i caratteri della
nuova cittadinanza elettronica, come emerge rispetto all’analisi dei dati demografici
e come può accedere effettivamente ai siti della PA statunitense. Le prime
considerazioni fatte analizzando il portale federale First.Gov e le indagini circa i siti
locali, statali e federali e le differenze riscontrate tra loro hanno permesso di
individuare realtà veramente citizen-centric e altre che sollevano, invece, il problema
attualissimo dell’accessibilità dei siti internet e delle ICT in generale. L’accessibilità
rappresenta, infatti, una prerogativa dei siti internet e delle tecnologie utilizzate al fine
di rendere i processi della pubblica amministrazione sempre più trasparenti, equi e
democratici. A questo proposito è opportuno anche fare uso di strumenti di customer-
satisfaction.
Nella terza parte ho introdotto, invece, gli altri target dell’e-Government. Oltre a
quello ampiamente discusso della cittadinanza elettronica (G2C), infatti, l’e-
Government si rivolge anche al mercato (G2B) e alle stesse agenzie governative
(G2G) per rendere la comunicazione intergovernativa più efficace ed efficiente.
All’interno di quest’ultima categoria, si rivolge inoltre al sotto-gruppo del public
7
personnel o employees (G2E), per favorire la trasformazione degli ambienti
amministrativi burocratizzati, in strutture a rete più flessibili e che sperimentano
pratiche innovative come quella dell’e-Procurement, adottata anche nei paesi in via
di sviluppo per combattere le frodi e la corruzione e perseguire il principio di
trasparenza.
Ho proseguito, quindi, analizzando le caratteristiche per individuare le best
practices statunitensi in materia di e-Government e, con l’ausilio di alcune ricerche, i
casi d’eccellenza tra tutti i siti governativi federali, statali e locali. Ho voluto inoltre
soffermarmi sulla comunicazione di crisi on-line, utilizzata per la prima volta
durante e dopo l’11 settembre, e più recentemente per il passaggio degli uragani sugli
stati meridionali, per approfondire le potenzialità di internet e per accennare ad un
confronto con i mezzi di comunicazione tradizionali.
Parlando di best-practices internazionali e nazionali non ho potuto tralasciare
il concetto di digital divide. Presente anche sul territorio americano, dove però
sembra andare scomparendo, il digital divide indica il gap tra persone che possiedono
le tecnologie e le competenze per usarle e quelle che non le posseggono. Questo
concetto ormai ampiamente noto, presenta ostacoli concreti al corretto sviluppo dei
sistemi di e-Government, ma rappresenta anche un “motore” della cooperazione
internazionale e un terreno di sfida per i paesi più poveri del mondo impegnati in
processi di adeguamento e rinnovamento dei propri governi e delle proprie
amministrazioni.
Infine ho brevemente descritto la situazione italiana e quella europea,
soprattutto in riferimento allo sviluppo della telefonia mobile e di tecnologie che, si
prevede, avranno importanti applicazioni anche per la Pa on-line e la comunicazione
pubblica.
Nella quarta ed ultima parte parte ho finalmente introdotto il concetto di e-
democracy, che dal mio punto di vista rappresenta ancora il massimo traguardo nella
realizzazione dell’e-Government e in parte, ancora, un “ideale”, che muove però verso
un processo democratico efficace e nel quale il cittadino può assumere davvero un
ruolo principale, anche grazie al contributo dell’e-Government. La sua realizzazione
negli Stati Uniti, tuttavia, non dipende più da fattori tecnologici, come all’inizio, ma
8
da problematiche nuove come il diritto alla privacy, il diritto “a sapere” e quello “a
non sapere” e da questioni straodinariamente attuali, come quella della sicurezza
nazionale.
Il digital divide che si temeva potesse costituire una delle maggiori
motivazioni di esclusione e di discriminazione dai processi democratici, come
abbiamo visto, va in parte scomparendo e sempre più utenti, dunque, divengono
potenziali cittadini elettronici.
Le nuove tecnologie, inoltre, oltre a non essere più appannaggio delle classi sociali
alte, consentono di ottenere un grado di interattività e di personalizzazione
soddisfacente come hanno dimostrato numerosi esperimenti in merito: e-voting, e-
polling, reti civiche ecc..., e un grado di sicurezza negli scambi informatici garantito
per esempio dalla crittografia e da sistemi sempre più efficaci.
Laddove queste iniziative sono fallite, il motivo è da rintracciare quindi nelle
problematiche sopra citate e nei problemi legati al rispetto dei diritti umani e delle
leggi, ma anche legati agli interessi economici, come è avvenuto a Santa Monica e
alla mancanza di una forte motivazione a ricreare uno spazio per il dialogo
democratico e civile e iniziative che prendano realmente vita al di fuori dello spazio
virtuale.
9
“Quello che più colpisce l’Europeo che percorre
gli Stati Uniti è l’assenza di ciò che noi chiamiamo
governo o amministrazione. In America si vedono
leggi scritte; se ne vede la giornaliera
applicazione, tutto è in moto intorno a voi, ma non
riuscite a scoprirne il motore. La mano che dirige
la macchina sociale sfugge ad ogni istante.”
Alexis de Tocqueville, La democrazia in America, 1835.
10
Prima Parte
Le pre-condizioni alla nascita dell’ E-Government negli
Stati Uniti d’America
“…I appeal to You to constantly bear in mind
that not with Politicians, not with Presidents,
not with Office Seekers but with You is the
Question: shall the Union and shall the Liberties
of this country be preserved to the latest
generations?”
(Dal discorso di Abraham Lincoln ai cittadini dell’Indiana prima di
assumere la presidenza a Washington, 11 febbraio 1861)
1.1 Il quadro generale, le prospettive e alcune teorie per
iniziare.
In questo capitolo non intendo ancora introdurre il concetto di e-Government,
ma focalizzare l’attenzione piuttosto, sulle pre-condizioni grazie alle quali nasce e
continua a svilupparsi sul territorio nord-americano. Ritengo utile partire da una
illustrazione dell’ordinamento statunitense e da un breve elenco degli organi
governativi che senza distinzioni sono stati oggetto di un profondo sistema di riforme
voluto dal cosiddetto Reinventing Government durante la presidenza clintoniana e da
una più generale ondata di “progresso” che ha investito le amministrazioni “all over
the world” .
Penso sia pertinente ai fini di una comprensione globale del fenomeno
riassumere l’evoluzione della Pubblica Amministrazione (P.A.) in questo paese, la
storia del suo Governo e la situazione attuale che richiede l’implementazione dei
sistemi di e-Government in linea con le esigenze e le competenze sempre crescenti dei
suoi cittadini e al passo con le straordinarie risorse che le nuove tecnologie della
comunicazione forniscono.
Obiettivo del capitolo è dunque quello di descrivere il contesto entro cui si
sviluppa l’e-Govenment e si pongono le basi per i suoi sviluppi futuri attraverso
11
l’analisi delle politiche, delle leggi e delle applicazioni che ne determinano il
funzionamento.
Alla fine mi soffermerò a lungo anche su considerazioni di natura
apparentemente diversa, ma strettamente connesse al cambiamento che sta investendo
la Pubblica Amministrazione americana e modificando profondamente la sua culutra.
A questo proposito prenderemo in esame le teorie dell’organizzazione e del
comportamento che concorrono a porre l’attenzione sulla persona, non solo
riferendoci al “cliente” attraverso la filosofia “customer oriented” sempre più diffusa,
ma anche quella del dipendente pubblico che viene chiamato a rivedere il suo ruolo
dotandosi non solo di nuove competenze ma anche di maggiore consapevolezza.
1.2 Fondamenti di diritto costituzionale, teorie e storia della
Pubblica Amministrazione negli Stati Uniti.
Per Pubblic Administration negli Stati Uniti tradizionalmente si intende il lato
“operativo” o esecutivo del governo. Questo comprende tutte le attività coinvolte
nella realizzazione delle politiche degli amministratori eletti e alcune attività associate
allo sviluppo di queste attività. Una più estesa e corretta definizione di Public
Administration, secondo Grover Starling
1
è quella che la descrive come il processo
attraverso il quale le risorse sono organizzate e poi utilizzate per far fronte ai problemi
a cui una comunità politica deve tener testa.
Con la Dichiarazione di Indipendenza del 1776 nasce il costituzionalismo
nord- americano. Principio fondamentale è quello della separazione dei poteri
(esecutivo, legislativo e giudiziario) per ciascuno stato senza che ancora si delinei una
amministrazione confederale così come la conosciamo oggi. Solo nel 1787, con la
nuova costituzione, cominciano a delinearsi le basi della nuova struttura
ammnistrativa che trova nei Federalist Papers il suo primo disegno. La separazione
dei poteri fin da subito pone la Pubblica Amministrazione in una collocazione
centrale
2
. Il filo conduttore che pervade lo sviluppo e la crescita dell’amministrazione
1
G. Starling, Managing the Public Sector, Belmont CA, Thomson Wadsworth, 2005
2
G. D’Ignazio, Politica e amministrazione negli Stati Uniti d’America. Lo stato amministrativo fra
Costituzione, leggi, giudici e prassi., Milano, Giuffrè Editore, 2004
12
federale fin dal secolo scorso è rappresentato dal tentativo di adeguare la pubblica
amministrazione all’ordinamento costituzionale definito nel 1787. In tale processo di
adeguamento emerge con evidenza la spinta verso la “democratizzazione
amministrativa”, che comporta una piena integrazione dell’amminisrazione nel
costituzionalismo nord-americano.
1.2.1 La Pubblica Amministrazione come disciplina di studio
Lo studio della pubblica amministrazione venne inaugurato da Woodrow
Wilson nel 1887 col suo famoso saggio “The study of adiministration” e poi
sistematicamente sviluppato dal testo di Leonard White “An Introduction to the
Study of Administration” degli anni venti del novecento.
La Storia della Pubblica Amministrazione, anche grazie a questi contributi,
permette di individuare tre fasi e tre prospettive attraverso le quali leggerne lo
sviluppo. Per chiarezza, le tre fasi prendono nome da tre presidenti degli Stati Uniti:
James Madison, Woodrow Wilson e Franklin Roosvelt. Le tre prospettive aiutano a
capire le teorie e le pratiche dell’amministrazione pubblica americana
3
e non si
sostituiscono l’una all’altra, ma si radicano nella cultura di questo paese anche
sovrapponendosi e permanendo fino ad oggi.
Il primo approccio, quello cosiddetto “Madisoniano” da James Madison
(1751-1836) descrive non solo i principi del pensiero dei Padri Fondatori ma anche di
quegli americani preoccupati che il governo possa acquisire troppo potere e che
vedono nella legge l’unico strumento capace di garantirne la legittimità. Quello
“Wilsoniano”, invece, sorto nei primi anni del novecento sviluppa il nuovo concetto
di “scienza dell’amministrazione” spingendo allo sviluppo di un governo più
businesslike ovvero con gli stessi criteri e gli stessi strumenti del mondo degli affari e
dell’economia. L’implicazione è che l’amministrazione non sia solo differente dalla
politica, ma sia anche migliore. Il pensiero di Wilson si sviluppò su questo principio
anche perchè fortemente influenzato dalle teorie di due filosofi del management come
Henry Fayol e Frederick Taylor sostenitori rispettivamente dell’idea di
amministrazione come processo e del management scientifico. La rivoluzione
3
G.Starling, Managing the public sector, p.33
13
industriale, del resto, aveva già contribuito a modificare l’importante concetto di
“efficienza”. Infine, la prospettiva “Roosveltiana” nata dopo la seconda guerra
mondiale favorita da Roosvelt e dalla sua amministrazione si distingue per aver
rivalutato il ruolo della politica come strumento imprescindibile per
un’amministrazione. Da questo punto di vista, dunque, per aver successo nel settore
pubblico, bisogna avere delle competenze politiche.
Un’altra tendenza potrebbe essere individuata, sebbene sia prematuro parlare
di una vera e propria quarta fase: quella “clintoniana” e che coincide con l’esigenza
della pubblica amministraziona statunitense di confrontarsi con le pubbliche
amministrazioni di altri paesi. La globalizzazione dei mercati e della comunicazione,
ma anche la diffusione di problemi su scala oramai mondiale (terrorismo e malattie,
solo per citarne alcuni) rendono necessaria l’apertura e la comunicazione delle
amministrazioni in questo senso
4
. Sebbene questa fase sia solo timidamente accennata
dalla letteratura, si può credere tuttavia che sia quella decisiva allo sviluppo dell’e-
Government e alla realizzazione di quella fase di riforme che hanno investito il
governo e la PA americana nota come Reinventing Government.
1.2.2 Federalismo e Intergovernmental Relations
Quanto al Government e al suo ordinamento, Il federalismo americano nato
successivamente all’indipendeza degli stati dal colonialismo britannico e decretato
dalla nuova costituzione del 1787, prevede una suddivisione del governo in tre livelli:
quello nazionale, quello statale e quello locale.
Dagli anni ottanta, tuttavia, il Federalismo Americano è cambiato
significativamente da quello descritto nella Costituzione. La tradizionale divisione del
potere prevedeva che certe funzioni del governo sarebbero state assunte interamente
dal governo centrale mentre delle altre si sarebbero fatte carico i governi statali o
locali. In questo, che viene definito federalismo “layer cake” o “separated powers
model”, la maggior parte delle attività sono espletate dai governi sub-nazionali,
lasciando al governo federale un numero limitato di funzioni, come la difesa del
paese, i servizi postali e la zecca, per esempio. Nel momento in cui le attività
4
G.Starling, Managing the public sector, p.43
14
governative si espandono a tutti i livelli, l’argine di separazione tra i vari livelli si
rompe e i governi federale, statale e locale si impegnano in molte delle stesse attività.
Il modello della “torta a più livelli” viene dunque sostituito da quello “marble
cake” con con molti dei livelli del governo non più così chiaramente separati l’uno
dall’altro. Il federalismo ha quindi sviluppato un sotto-sistema definito più dall’area
della politica che non dal livello del governo. In questo senso il federalismo negli Stati
Uniti si è trasformato da una divisione orizzontale delle attività in un insieme di
divisioni verticali
5
. Da questo periodo in poi, sebbene i rapporti intergovernativi siano
meno definiti e spesso poco chiari, il potere del governo federale cresce sopra gli altri
due che ne dipendono spesso soprattutto in materia di fondi e finanziamenti. Questa
tendenza resiste almeno fino alle prime avvisaglie di quel nuovo processo introdotto
dalla Devolution a cui si è fatto precedentemente accenno.
Il governo, come già detto, si divide ulteriormente in tre branchee che
prevedono che il potere legislativo sia affidato al congresso (House of Representatives
e Senate), quello esecutivo al Presidente degli Stati Uniti e quello giudiziario alla
Corte Suprema.
I suoi cinquanta stati hanno tutti una propria autonomia legislativa, amministrativa e
giurisdizionale con un congresso, una costituzione e un esecutivo diretto da un
governatore eletto ogni quattro anni. Il presidente degli Stati Uniti è il capo supremo
di tutte le forze armate ed esercita il potere esecutivo con l’aiuto di un gabinetto
presienziale formato dai capi dei dipartimenti di sua nomina e da un insieme di uffici
e consigli diretti da funzionari ed esperti di fiducia.
Corrispondenti ai ministeri italiani, i 14 Departments statunitensi, tra cui
quello della Difesa o quello della Salute e degli Human Services sono la forma
organizzativa più nota del governo. In aggiunta ai dipartimenti operano le loro agenzie
che godono spesso di maggiore indipendenza degli stessi dipertimenti, come per
esempio il Federal Bureau of Investigation all’interno del dipartimento della
Giustizia
6
. Altre agenzie godono di totale indipendenza e fanno capo direttamente al
presidente, tra queste, la Federal Trade Commission.
5
Peters B.G., American Public Policy: Promise and Performance, Chatam, New Jersey, Chatam House
Publishers, Inc., 1986, p. 17
6
G. Starling, Managing the Public Sector, p. 9
15
Diverse leggi regolano i rapporti tra il governo federale e quello statale e
regolano i campi di intervento non solo di queste due sfere, ma anche di quella locale
rappresentata da diversi organi: le Municipalities (con la tradizionale mayor-council
form o la più nuova council-manager form: entrambi i sistemi prevedono un consiglio
e un sindaco con poteri esecutivi privo però, nel secondo caso, di competenze
politiche ed eletto solo per le sue abilità tecniche.) le Counties differiscono dalle
prime perchè non vi fa capo una cittadinanza specifica, ma servono da potenziale
estensione politica del governo statale e per questo sono conosciute come “invisible
governments”
7
. Sebbene la loro azione sia poco visibile, alcune contee come quella di
Los Angeles, per esempio, esercita la sua influenza su una popolazione di 10 milioni
di persone con competenze in materia di regolamentazione edilizia, salute e gestione
degli ospedali, parchi, ricreazione, autostrade... Generalmene più piccole ma con
funzione pressochè identiche sono le Townships, mentre Town (non nel sinonimo di
città) indica quelle unità che combinano insieme il ruolo della città e della contea. Per
ultimo vi sono gli Special Districts che possono occupare territori geografici a cavallo
dei confini statali e interessare il governo di speciali aree o servizi.
1.3 Non profit e settore privato: competizione e nuove
opportunità per il settore pubblico statunitense.
Il confine tra i settori pubblico, privato e non-profit, negli Stati Uniti è molto
poco definito rispetto alla separazione più netta, sebbene in evoluzione, che esiste
invece in Europa e nel nostro paese. Basti pensare al sistema universitario o a quello
ospedaliero che pur pubblici prevedono da parte dell’utente esborsi considerevoli e
che si trovano a operare spesso in piena competizione con altre aziende, pubbliche e
private.
La liberalizzazione dei mercati statunitensi non può non influire, infatti, anche
sul settore pubblico che spesso, addiritura, abbandona le forme tradizionali per dare
vita a forme miste tra pubblico e privato più efficienti e più competitive. In questa
prospettiva si può dunque affermare che il welfare state perde piede per lasciare posto
7
Ivi, p. 139
16
a uno stato che funziona sempre più seguendo i criteri dell’efficacia e dell’efficienza
prendendo a prestito dal mondo privato una nuova cultura e nuove prospettive.
Il peso del settore pubblico, tuttavia, tra livello federale, statale e locale
indistintamente, rimane ingente: basti considerare il numero di persone che esso
impiega e che ammonta a circa 30 milioni (oltre un quinto dell’intera forza lavoro
statunitense) secondo una stima dell’ottobre 2002
8
.
Direttamente connesse all’azione del Governo e delle Amministrazioni
Pubbliche, con propositi caritatevoli nella maggior parte dei casi, ma con le più
svariate funzioni (ricerca, cultura, educazione, finanziamenti, ecc...), aumentano
d’importanza e di numero le imprese Non-Profit il cui statuto è caratterizzato
dall’esenzione dal pagamento delle tasse (generalmente sul reddito) e dall’obbligo di
reinvestire i propri utili nel core business.
Non esistono dunque proprietari o azionisti privati e una commissione
autorevole dovrebbe sempre monitorarne l’operato e la condotta. Le organizzazioni
Non-Profit inoltre, devono dichiarare una “mission statement” alla quale rimanere
fedeli e coerenti senza poter impegnarsi in attività diverse da quella dichiarata.
Un’altra distinzione divide le organizzazioni Non-Profit “member-serving” cioè
quelle che forniscono benefici principalmente ai loro membri da quelle “public-
serving” che servono il pubblico in generale: le Nongovernmental Organizations
(NGO) ne sono un esempio.
Inutile sottolineare, dunque, come, soprattutto nel secondo caso, le
organizzazioni Non-Profit si trovino a operare in ambiti che riterremmo di
competenza pubblica. Un esempio significativo potrebbe essere quello del “Boys and
Girls Club” diffuso tramite organizzazioni locali in tutta l’America, nato per
combattere il problema del disagio giovanile ma che offre oggi assistenza dopo gli
orari scolastici e attività ricreative per i ragazzi a tutte le famiglie che lo richiedano
dietro il pagamento di un compenso annuale “simbolico”. Tali organizzazioni
ricevono naturalmente sovvenzioni dal governo nazionale e da quello statale ma anche
da soci ed enti privati grazie a sponsorizzazioni e forme diverse di partnership.
Il successo di queste imprese è senza dubbio da imputarsi all’estrema cura che
viene dedicata alla gestione dei finanziamenti e delle entrate, spesso scarse e soggette
8
G. Starling, Managing the Public Sector, p.11
17
a criteri di merito ed efficienza e alla vicinanza di queste con la cittadinanza. Molte
organizzazioni, inoltre, possono usufruire di forza lavoro volontaria attività
diffusissima nella società civile. All’incirca 64,5 milioni di persone, secondo le stime
del Bureau of Labor Statistics, hanno svolto del lavoro volontario almeno una volta
tra il settembre 2003 e il settembre 2004
9
.
Non si conosce l’esatto numero di tali organizzazioni, ma è certo che, come
per quello pubblico, i dati relativi a questo settore sono assolutamente significativi.
Riportando esattamente l’esempio di Starling
10
, quelle che seguono sono alcune delle
stime che lo riguardano: l’insieme di queste istituzioni costituisce metà degli ospedali,
un terzo delle health clinics, oltre un quarto delle nursing homes, il 46% degli istituti
di istruzione superiore, quattro quinti delle agenzie per i servizi agli individui e alle
famiglie, oltre il novanta per cento delle orchestre e delle opere...
Il settore privato in questo senso non è da meno e numerose anche in questo
caso sono le iniziative di utilità pubblica a cui le aziende e le istituzioni
tradizionalemente a fine di lucro prendono parte. Numerose sono anche quelle che
vedono le aziende private come loro primi promotori.
Le differenze tra il management privato e quello pubblico sono molteplici e
note, ma come indicato dal rapporto “Roadmap for E-Government in the Developing
World”
11
del 2002, nuove partnerships tra i due settori giovano allo sviluppo e
all’implemantazione dei sistemi di e-Government sia nei paesi industrializzati sia in
quelli in via di sviluppo. Non solo il settore pubblico dovrebbe prendere a prestito da
quello privato pratiche come per esempio quella di fissare una Mission alla quale
rimanere coerenti e attorno alla quale realizzare progetti realistici ed efficienti, ma
anche trattare il settore privato come un vero e proprio partner con un ruolo chiave. Il
privato deve cessare di essere considerato come una semplice fonte di tasse o un
fornitore di ICT o lavoro. In tutte le realtà le nuove tendenze del Government e in
particolar modo l’e-Government richiedono expertise, risorse e input dal settore
privato: le compagnie private, infatti, possono offrire valide lezioni in customer
service, sensibilità e adattabilità ai bisogni degli utenti.
9
U.S. Bureau of Labor Statistics (http://www.bls.gov/cps/home.htm)
10
G. Starling, Managing the Public Sector, p. 14
11
“Roadmap for E-Government in the Developing World. 10 Questions E-Government Leaders Should
Ask Themselves”, The Working Group on E-Government in the Developing World, Pacific Council On
International Policy, 2002