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Organisation) si sono mobilitate per cercare insieme un
rimedio efficace ad una situazione di crisi che stava
imperversando tra la popolazione. Dalla loro unione, è
nato il Codex Alimentarius, un organismo che lavora per
rendere efficaci gli interventi di protezione della salute
dei consumatori e facilitare gli scambi commerciali.
La legislazione alimentare, essenziale per garantire un
equo agire delle autorità, ha l’arduo compito di legiferare
su tutte le fasi della catena alimentare con il fine ultimo
di garantire la protezione della salute dei consumatori e
degli animali e assicurare la libera circolazione delle
merci all’interno della Comunità.
Una tappa fondamentale del processo di tutela del settore
alimentare è l’istituzione del “Libro Bianco” sulla
sicurezza alimentare, un documento creato appositamente
per riconquistare la fiducia dei consumatori, messa a dura
prova dalle già citate crisi alimentari. Il Libro Bianco
prevede, inoltre, l’istituzione di una Autorità europea per
la Sicurezza alimentare (EFSA), l’attuazione di controlli
e procedure cautelari in tema di allarme rapido e la
gestione delle crisi e delle situazioni di emergenza.
Per l’importanza che l’Authority alimentare riveste a
livello nazionale e comunitario, è stato indispensabile
dedicarle un capitolo a parte, al fine di poter maglio
illustrare la sua composizione, il suo ruolo e il contesto
all’interno del quale agisce.
L’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare vuole
posizionarsi come organismo indipendente a tutela della
sicurezza alimentare in Europa con una forte
specializzazione scientifica; in fatto di sicurezza
alimentare, è senza dubbio considerata il principale punto
di riferimento.
8
Il terzo capitolo è dedicato interamente all’analisi del
Principio di Precauzione. Esso costituisce un elemento
fondamentale che riguarda sia l’analisi sia la gestione del
rischio ed entra in gioco proprio quando i riscontri
scientifici non bastano, o si dimostrano incerti e la
valutazione scientifica preliminare indichi che si possa
essere in presenza di potenziali pericoli per la salute
umana, degli animali e delle piante. Uno Stato membro
della UE può invocare il Principio di Precauzione
quando, a suo giudizio, vi siano rischi gravi per la salute
dei cittadini o, nel contempo, non vi siano giudizi
scientifici rassicuranti e inequivocabili in merito a
determinati rischi.
Parlando di sicurezza alimentare non si può prescindere
dall’approfondire il delicato tema del rischio alimentare,
il quale verrà discusso ampiamente all’interno del quarto
capitolo.
L’interessante excursus storico sul termine “rischio”,
lascia presto spazio all’analisi del rischio alimentare,
soffermandosi ad approfondire le tre fasi che la
contraddistinguono: valutazione, gestione e
comunicazione del rischio. Ma parlando di rischio, è
interessante capire come viene percepito il pericolo
alimentare e come e quando viene accettato dai
consumatori. Per esplicitare e semplificare questi
concetti, ho scelto di citare una rilevazione condotta
dall’Eurobarometro sui rischi alimentari.
Il capitolo cinque esamina il caso della contraffazione e
imitazione dei prodotti italiani nel mondo. Il Made in
Italy, simbolo di qualità e salubrità, nonché di classe e
9
valore, ha visto mettere a repentaglio la sua preminenza a
livello mondiale a causa dell’intensificazione del
commercio globale. I prodotti italiani godono di una
stima senza paragoni tra i consumatori di tutto il mondo e
questa è la ragione per cui tante imprese alimentari
straniere si sono cimentate nella produzione e
commercializzazione di prodotti appartenenti alla
categoria dei “falsi Made in Italy”.
Per far fronte a questo fenomeno, a dir poco
preoccupante, le istituzioni hanno adottato delle misure
di sicurezza e di tutela per quei prodotti italiani che
godono di una certa notorietà all’estero. I riconoscimenti
DOP e IGP, istituiti dal Regolamento (CEE) n. 2081/92,
sono stati un primo grande passo verso la
regolamentazione dei prodotti a marchio e per la tutela
del Made in Italy a livello mondiale.
Il fenomeno dell’imitazione alimentare è particolarmente
forte oltreoceano, ma anche l’Europa necessita di rigorosi
controlli in materia. Etichettatura e marchio di origine
sono stati indispensabili per assicurare un alto livello di
comunicazione tra impresa e consumatore e la pretesa
dell’Unione europea di salvaguardare le tipicità
nazionali, non è più una lontana utopia.
Tante sarebbero le cose da fare per risolvere il problema
delle imitazioni alimentari, prima che questo possa creare
danni irreparabili all’economia e all’immagine di cui
l’Italia gode all’estero. Il carattere di qualità, tipico dei
prodotti Made in Italy, è un fattore chiave nel mercato e
proprio per questa ragione va mantenuto sempre ad alti
livelli. Stanziamenti economici sono indispensabili per
affrontare le nuove sfide che si prospettano
nell’immediato, ma anche un innovativo
10
riposizionamento del prodotto sul mercato è utile a
combattere l’insidia dell’imitazione.
Il sesto e ultimo capitolo è dedicato all’analisi di un caso
concreto di imitazione: il Parmigiano Reggiano.
Prodotto di punta dell’export italiano e particolarmente
rinomato all’interno di tutto il commercio globale, vanta
il primato di prodotto più imitato nel mercato
internazionale.
L’indiscutibile qualità, dovuta in primis all’utilizzo di
materie prime scelte e alla salubrità dei luoghi di
produzione, rende il Parmigiano Reggiano un elemento
di grande importanza per l’economia e per l’immagine
che l’Italia vanta all’estero.
Il mercato americano è il più attivo nella produzione di
prodotti imitativi. Solo nel 2004 dai caseifici statunitensi
del Wisconsin e della California sono uscite quasi 60mila
tonnellate di Parmesan, una quantità decisamente
superiore al totale delle esportazioni italiane di
Parmigiano Reggiano nel mondo.
Le richieste finalizzate a definire uno standard per il
Parmesan sono state presentate al Codex Alimentarius
prima dalla Germania e, più tardi, da Stati Uniti,
Australia e Nuova Zelanda. Se tali richieste fossero state
accettate e non si fosse proceduto al congelamento della
decisione, come effettivamente è accaduto, i danni per il
nostro Paese sarebbero stati incalcolabili.
La mia vuole essere una denuncia per smuovere gli animi
e fare in modo che le autorità competenti prendano
coscienza dell’importanza che le tipicità italiane
rivestono all’interno e all’esterno dei confini nazionali.
11
Tutelare i prodotti italiani nei confronti delle invasive
imitazioni non è soltanto un modo per ovviare ai
problemi economici che inevitabilmente ne
scaturirebbero creando danni irreparabili, ma una
garanzia per l’immagine del nostro Paese nel mondo.
Bisogna giocare d’astuzia e non lasciarsi sopraffare
dall’imperversare della globalizzazione dei mercati. E’
necessario puntare sulla riqualificazione e sul
riposizionamento dei prodotti all’interno dei mercati
esteri, ma soprattutto, incentivare la comunicazione tra
produttore e consumatore, in modo tale da rendere
quest’ultimo consapevole e sempre più responsabile
durante il processo d’acquisto.
12
Capitolo 1
La Sicurezza alimentare
Mai come nel corso dell’ultimo ventennio, si è
avvertita l’esigenza di severi e rigorosi controlli della
qualità e della salubrità dei cibi che riempiono le nostre
tavole.
“Merci in viaggio, scambi commerciali, prodotti esotici
provenienti da paesi in cui la legislazione alimentare e
agricola non è necessariamente stringente come quella
europea. Ma anche, ristorazione di massa e grandi catene
di supermercati con distribuzione dei prodotti su grandi
distanze. E infine, grande uso di prodotti conservati, che
devono essere mantenuti all’interno della catena del
freddo e che un black out può mettere a rischio.”
1
Tutta
questa lunga serie di “novità” sono considerate le cause
primarie del manifestarsi di nuove emergenze sanitarie e
ambientali che hanno destato parecchia preoccupazione
tra il popolo dei consumatori. Non da sottovalutare, sono
gli altri scandali emersi recentemente, per altro
ampiamente enfatizzati dai media, come la
contaminazione da diossine di grassi animali utilizzati
nella produzione dei mangimi per uso zootecnico, le
gravi epidemie di BSE (Encefalopatia Spongiforme
Bovina)
2
e di Sars. “A questi avvenimenti si aggiunge
l’utilizzo delle tecniche dell’ingegneria genetica nelle
1
Alimentazione e Salute, Sicurezza alimentare,
www.epicentro.iss.it.htm
2
Vedi cap. I par. 1 Sessant’anni si sicurezza alimentare,
www.assolatte.it
13
produzioni agricole con la comparsa nel mercato dei
cosiddetti alimenti transgenici (OGM).”
3
Gli enormi cambiamenti che hanno interessato il sistema
alimentare, caratterizzato non più da uno stretto rapporto
tra produzione e consumo, ma nel quale giocano un ruolo
fondamentale le tecniche di produzione e di
conservazione degli alimenti, pongono oggi nuovi
problemi e punti critici da risolvere per garantire la
sicurezza alimentare. E l’Europa si sta attrezzando per
rispondere alle paure dei consumatori, mettendo in
campo una serie di strutture e di metodologie che
garantiscano la sicurezza degli alimenti dal produttore al
consumatore.
A livello internazionale, l’organismo che più si è
impegnato in materia di sicurezza degli alimenti è la
FAO congiuntamente con l’OMS. Nel 1963 le due
organizzazioni hanno dato vita al Codex Alimentarius, un
programma creato per sviluppare standard e linee guida
orientate a proteggere la salute dei consumatori.
In Europa, il concetto di sicurezza alimentare e,
soprattutto, l’esigenza da parte dei consumatori di
maggiore tutela nei confronti dei rischi alimentari è
diventata una priorità in tempi più recenti. Durante la
presentazione del “Libro Bianco” sulla Sicurezza
alimentare, voluto dalla Commissione nel 2000, il
commissario europeo per la salute e la tutela dei
consumatori David Byrne, ha dichiarato che "la sicurezza
del cibo è parte intrinseca della sua qualità". Al fine di
promuovere un piano d'azione integrato, che coniughi
qualità e sicurezza nel rispetto delle produzioni tipiche,
l’Europa ha dato vita ad un’Authority europea unica
per la Sicurezza Alimentare (EFSA) nata nel 2002,
3
www.arpa.emr.it
14
composta da una commissione e da tecnici e scienziati
indipendenti dai rispettivi governi, con sede a Parma.
L'agenzia è l'organo consultivo per eccellenza della
Commissione europea e mantiene la responsabilità di
legiferare in materia. Con l'approvazione del
Regolamento europeo 178/2002 sono state identificate
una serie di procedure unificate per garantire la qualità
alimentare in tutti i paesi membri.
15
1. LA SICUREZZA ALIMENTARE NEGLI
ULTIMI SESSANT’ANNI
La Seconda Guerra Mondiale era giunta al termine.
L’Italia, particolarmente provata dai lunghi anni di
ininterrotta battaglia, doveva ripartire attraverso una
vasta campagna di ricostruzione, che sarebbe iniziata da
una riformulazione dell’intero sistema economico.
Settantaquattro imprenditori, titolari di piccole e medie
industrie, si riunirono, con alcune importanti cooperative,
a Milano, dando vita all’Assolatte.
Inizialmente questa società svolge un’importante attività
informativa e di raccordo con le istituzioni nazionali che
gestiscono gli aiuti del Piano Marshall ed in particolare,
cerca di indirizzare la politica economica nazionale per
fare uscire il settore dalla disciplina di guerra.
Fin dai primi anni '50, l'Associazione intravede nei
contatti e nei legami con Istituzioni e Associazioni
internazionali un appoggio concreto e utile per una
ripresa decisamente più repentina.
Uno dei primi grandi risultati è la sottoscrizione della
Convenzione di Stresa. Proprio in questa occasione, il
primo giugno del 1951 Austria, Danimarca, Francia,
Italia, Norvegia, Svezia e Svizzera decidono di darsi
regole comuni per la tutela delle denominazioni di
origine dei prodotti caseari.
La Convenzione, entrerà in vigore in Italia nel 1954
andando a costituire il primo passo verso la tutela
internazionale dei formaggi a denominazione di origine,
il punto di partenza dei formaggi DOP e dei Consorzi di
tutela.
16
Nel 1957, durante il Trattato di Roma, viene sancita
ufficialmente la nascita della Comunità europea e,
consecutivamente, ci si è mobilitati al fine di poter
promuovere una riduzione delle barriere doganali fra gli
Stati membri.
Gli anni Sessanta sono la cornice del boom economico: il
mercato diventa sempre più ampio, i vincoli interni sono
caduti, le barriere doganali sono diminuite, la produzione
è aumentata e, grazie alle innovazioni tecnologiche, i
prodotti sono più facilmente conservabili. L’incremento
dei commerci internazionali richiede l’emanazione di
regolamenti comuni: vengono così varate le prime leggi
sugli additivi e sui coloranti, viene regolamentato il
trasporto del latte e ci si appresta a verificare l’igiene
degli imballaggi.
In questo contesto l’Assolatte interviene in sede FAO per
evitare che nei lavori di stesura delle definizioni dei
prodotti lattiero-caseari all’interno del Codex
Alimentarius, i principali formaggi tipici nazionali
vengano banalizzati. Inoltre si preoccupa di denunciare
anche l’arretratezza e la frammentazione della
legislazione nazionale di settore, che penalizza
fortemente i produttori nazionali.
Se negli anni ’60 l’imperativo era “produrre”, il decennio
successivo vede l’aumento smisurato dell’eccedenza. La
politica agricola comune (PAC)
4
decisa nell’immediato
4
Secondo l'articolo 33 del Trattato CE, la PAC si propone di
raggiungere determinati obbiettivi: incrementare la produttività
agricola, sviluppare il progresso tecnico, assicurare lo sviluppo
razionale della produzione agricola e impegnarsi nel migliorare i
fattori di produzione, in particolare la manodopera. Inoltre si
prefigge di assicurare un tenore di vita equo alla popolazione
agricola sfruttando il miglioramento del reddito individuale di coloro
che lavorano nell'agricoltura, garantire la sicurezza degli
17
dopoguerra per fronteggiare le gravi carenze alimentari
ha raggiunto e superato di gran lunga il suo scopo. La
Comunità europea si trova quindi a dover gestire il
problema contrario, ossia controllare le eccedenze
alimentari.
Gli anni '80 sono invece ricordati per due grandi crisi
alimentari, le prime, forse, ad incidere in modo
significativo sui comportamenti dei consumatori.
Nel 1986 esplode lo scandalo del vino al metanolo. “A
causa di una partita di vino adulterata con alcol metilico
14 persone perdono la vita e numerose la vista.
Televisioni e giornali ne parlano a lungo. I consumi di
vino precipitano. C'è molta paura.
Un mese dopo - ad aprile - esplode la centrale nucleare di
Chernobyl. Questa volta la colpa non è di nessuno. E'
emergenza radioattività. L’allarme arriva dalla Svezia.
Tutti sperano che non piova e che la nube tossica passi
sull’Italia senza depositare al suolo sostanze radioattive.
Pioverà. Viene vietato il commercio di latte fresco e del
latte UHT confezionato dopo una certa data: potrebbe
essere contaminato. Viene vietata la somministrazione di
foraggi freschi agli animali. Assolatte incontra il Ministro
Pandolfi per discutere le drammatiche conseguenze del
blocco. Le vacche continuano a produrre ed è necessario
trovare soluzioni. Vengono promesse provvidenze per
consentire lo stoccaggio dei prodotti. E compensazioni
per le perdite. Un capitolo davvero difficile della nostra
storia e della storia delle industrie.”
5
approvvigionamenti e assicurare prezzi ragionevoli nelle consegne ai
consumatori - Regolamento n. 1258/1999 del Consiglio, del 17
maggio 1999, relativo al finanziamento della politica agricola
comune (Gazzetta ufficiale L 160 del 26.06.1999).
5
Sessant’anni insieme – www.assolatte.it