Università degli Studi Roma Tre – A.A. 2004/2005 Roberto Perri
2
delle culture musicali che esamina. In campo etnomusicologico,
oggetto del folklore musicale, branca costitutiva della disciplina, è
la musica di tradizione orale delle popolazioni rurali e pastorali,
spesso intesa come depositaria delle più autentiche radici culturali
del paese
1
.
E’ evidente che la varietà delle fonti storiche, in genere rendono
problematica una visione unitaria delle culture musicali alle quali si
riferiscono. Ogni testo, andrebbe compreso alla luce della storia
personale e delle motivazioni dell’autore.
Leggendo i testi dei brani esaminati, anche se brevi, si riesce a
ricostruire un’immagine della Calabria diversa, da quella alla quale
si è in genere abituati, una Calabria perduta da cui emergono,
strumenti, feste, suonatori e contesti sociali, con la loro ricchezza
di tradizioni.
Il rapporto del presente con il passato è uno dei problemi
principali in tutte le culture umane. Uno dei modi principali di
associare il presente con il passato è basato sul concetto di
cambiamento culturale e di cambiamento musicale, cioè sull’idea
che qualcosa che una società continua a mantenere può cambiare
1
Tullia Magrini, Universi Sonori, Torino, Einaudi 2002, p. 12.
Tradizioni e culture musicali in alcune comunità della presila catanzarese:: la cultura di un popolo
3
nelle sue caratteristiche o nei dettagli, eppure rimanere
essenzialmente uguale.
Università degli Studi Roma Tre – A.A. 2004/2005 Roberto Perri
4
P R E F A Z I O N E
Obiettivi del presente lavoro, sono stati principalmente due: il
primo riguarda l’approfondimento conoscitivo delle tradizioni e
culture musicali di una determinata area della regione Calabria.
L’area è quella relativa ad alcune comunità appartenenti al
territorio della Comunità Montana dei monti Reventino Tiriolo e
Mancuso, nelle immediate vicinanze dei territori della Sila Piccola,
nella provincia di Catanzaro.
Area della quale sono originario e poco studiata dal punto di vista
etnomusicologico.
Se la musica può avere un ruolo particolare, unico, nell’associare,
nel cementare il presente di una società con il suo passato più di
altri fenomeni, allora il secondo intento che mi prefiggo con il
presente elaborato, è quello di approfondire il livello di
conoscenza e di interesse che le nuove generazioni nutrono nei
confronti delle loro tradizioni.
Per tentare di giungere a tale risultato, ho preconfezionato un
apposito questionario che mi ha permesso di sondare il livello
Tradizioni e culture musicali in alcune comunità della presila catanzarese:: la cultura di un popolo
5
conoscitivo e l’interesse manifestato dalla popolazione dell’area ed
in particolare dai giovani.
I risultati di tale sondaggio saranno presi in visione ed analizzati in
fondo all’elaborato.
La ricerca bibliografica ha prodotto una consistente
documentazione cartacea e più limitata per quanto concerne gli
elaborati sonori ed audiovisivi, non essendo un esperto
musicologo in grado di elaborare i testi musicali dei canti reperiti.
Nel primo capitolo, viene affrontato un ristretto studio sulla storia
e la cultura passata delle popolazioni calabresi, della localizzazione
geografica delle località oggetto dello studio e di un breve excursus
storico sulle origini delle stesse comunità.
Nel secondo capitolo, si è cercato di fare il punto, rapidamente,
sugli studi etnomusicologici, sui loro modelli, su quelle che sono
state le ricerche portate avanti nell’ultimo ventennio.
Il terzo capitolo, prende in esame le tradizioni musicali di
maggiore rilievo, correlate alle maggiori festività dell’anno: Natale,
Carnevale, Pasqua.
Università degli Studi Roma Tre – A.A. 2004/2005 Roberto Perri
6
Nel quarto capitolo si affronta la tematica della danza popolare
calabrese: la tarantella, le sue origini ed una variante particolare
della stessa, praticata nella comunità di Conflenti: la Tarantella
Cujjientara. Segue un excursus sui canti popolari e
sull’interpretazione canora maschile. In coda al capitolo, una breve
raccolta di canti popolari.
Nel quinto capitolo vengono presi in esame gli strumenti musicali
tipici del luogo: l’organetto, la zampogna, la chitarra battente, il
tamburello.
Nel sesto capitolo, dopo una breve introduzione sull’importanza
della musica popolare oggi, si tenterà di mettere a confronto due
diverse realtà musicali “moderne”: un gruppo folkloristico e un
gruppo pop con repertorio dialettale.
Ambedue sono realtà dell’area presa in esame.
Nel settimo ed ultimo capitolo, si riporta integralmente il testo del
questionario somministrato ad un campione non omogeneo di
popolazione delle medesime località, seguito dall’elaborazione e
dalla valutazione dei risultati ottenuti.
Tradizioni e culture musicali in alcune comunità della presila catanzarese:: la cultura di un popolo
7
Capitolo 1
LA CALABRIA E LA SUA STORIA
1.1 La storia
La storia e la cultura calabrese affondano le loro radici in tempi
lontani, così da prefigurare la Calabria come il lembo peninsulare
del nostro Paese a tessere i primi rapporti con i popoli e le civiltà
mediterranee. La Calabria, allora, ha storia antica, più antica di
quanto normalmente la pubblicistica corrente non dica, sempre
più ampliamente testimoniata da nuovi ritrovamenti archeologici.
Il territorio calabrese, è stato certamente teatro di insediamenti
umani sin dal Paleolitico. Anche nel periodo Neolitico si hanno
testimonianze importanti e quasi tutte concentrate nella parte
orientale della penisola calabra
1
.
Il mare sempre vicino e la sua posizione geografica hanno reso
possibile, già nell’era del bronzo e poi in quella successiva del
ferro, i primi veri e propri insediamenti urbani, da Praja a Mare a
1
Schaum, Settis Salvatore, Storia della Calabria antica, vol.. I Roma, Gangemi Editore, 1996.
Università degli Studi Roma Tre – A.A. 2004/2005 Roberto Perri
8
Tiriolo e a Gerace. Rimangono, per buona parte intatti gli
interrogativi per quanto riguarda la radice etnica calabrese. L’antica
storiografia greca, vuole appartenga a più comunità. Secondo i
greci antichi, la Calabria, prima dell’era Magnogreca, sarebbe stata
abitata da Entri, Coni, Morgeti e Itali.
Gli Enotri (provenienti dall’Arcadia, popolo di lingua
Indoeuropea) giunti nell’odierna Calabria si esprimevano appunto
parlando una lingua indoeuropea, linguaggio che si discostava da
quello parlato dai Greci
1
. Non si sa quali siano state le loro
credenze religiose ma si conosce la loro cultura funeraria:
praticavano il rito dell’incinerazione
2
. Agli albori dell’età del ferro
(IX° secolo), i “nomadi” enotri, divenuti agricoltori, capaci di
accumulare ricchezze, si trasformano in etnia caratterizzata da
differenze sociali. Verranno colonizzati dai Greci, con i quali si
confonderanno, sottoponendosi e/o integrandosi, vinti e assorbiti
da una cultura superiore, quella civiltà splendida che va sotto il
1
Come ci viene testimoniato da Omero nell’Odissea (I 178-184): l’autore, infatti, definisce gli abitanti
dell’antica Temesa (posta sulla costa occidentale calabra ) come “allòtropoi antropoi” (= uomini che
parlano un’altra lingua).
2
Come attestato dallo studio archeologico relativo alle necropoli.
Tradizioni e culture musicali in alcune comunità della presila catanzarese:: la cultura di un popolo
9
nome di Magna Grecia
1
, una società di classi ove tuttavia
fiorirono poeti, scrittori, architetti e musicisti e la cui
organizzazione urbana celebrava i fasti di una cultura che ha
lasciato nella storia un marchio indelebile.
Dal 744 al 670 a.C., si disegna una nuova realtà sociale. Il periodo
di maggiore interesse è sicuramente quello della colonizzazione dei
greci, che nell’VIII sec. a.C. designarono quella punta della
penisola col nome di “Italia”. Itali erano infatti chiamati gli
abitanti della parte meridionale della Calabria, prima della
conquista dei Romani e, quando Roma unificò in un solo dominio
le varie regioni, il nome di Italia si estese da Sud verso Nord, sino
ad identificare al tempo di Augusto, nel 42 a.C., tutta la penisola
italiana.
In una prima fase, è Sibari ad avere la supremazia commerciale e
quindi anche economica e militare sulle altre città magnogreche.
1
Magna Grecia (Megale Ellas), ovunque i coloni portarono la loro cultura, ma solo per la Calabria viene
coniata la definizione, a dimostrazione che in questa regione lo sviluppo socio-economico e culturale
più in generale, raggiunse livelli non paragonabili altrove.
Università degli Studi Roma Tre – A.A. 2004/2005 Roberto Perri
10
Lo sviluppo greco è all’apice. A guidarlo sono uomini come
Pitagora, Ibico, Zaleuco
1
.
Pitagora, il grande filosofo greco, giunse a Crotone con un
ragguardevole bagaglio di esperienze. Fa della sua nuova dimora
una città diversa, introducendo regole di comportamento e
indirizzi culturali che formano una nuova classe dirigente in grado
di battere anche sul piano militare Sibari.
Sibari viene distrutta nel 510 a.C.. La cacciata degli aristocratici e
dei pitagorici coincide con un periodo di decadenza; la stella
nascente magnogreca diviene Locri, la città in cui vengono
impostate nuove norme di vita sociale.
Il Mediterraneo diventa la via di comunicazione più importante
per gli scambi commerciali con i popoli che si affacciano sulle sue
rive.
A nord, all’interno della Calabria, vi è intanto una nuova
popolazione in continua espansione; si tratta dei Bruzi, popolo di
origine Indoeuropea a connotazione nomade, che assediano e
1
Pitagora di Samo (571-496 a.C.); Zaleuco, nativo della colonia di Locri Epizefiri, fu il primo
legislatore del mondo occidentale; Eusebio lo colloca cronologicamente tra il 663 ed il 662 a.C.;
Ibico, poeta greco di Reggio del VI secolo a.C..
Tradizioni e culture musicali in alcune comunità della presila catanzarese:: la cultura di un popolo
11
conquistano il perimetro cosentino, opponendosi con i loro
costumi arcaici a quelli di derivazione greca. Tutto ciò tra la metà
del IV e la metà del III secolo a.C..
Da questo momento ha inizio l’epoca romana. I Bruzi, alleati di
Pirro, vengono sconfitti dai Romani nel 275 a.C. e,
successivamente, sbaragliati, come alleati di Annibale, nelle guerre
puniche che decretarono definitivamente la fine della potenza
Bruzia e la loro scomparsa come etnia autonoma organizzata.
Il dilagare della potenza romana, inizia dai boschi della Sila e delle
altre montagne calabresi con il depauperamento ambientale,
attraverso il taglio di grandi estensioni di bosco. Il risultato di tale
politica d’occupazione, rappresenta un vero e proprio disastro
idrogeologico che porta con se smottamenti.
Dopo la caduta dell’impero romano, la Calabria fu in seguito
saccheggiata dai Visigoti e dai Goti. I bizantini ne presero poi il
dominio rimanendo per secoli sotto la dominazione di Bisanzio.
Durante il periodo Bizantino, la Calabria subisce una divisione
territoriale. I Longobardi si impadroniscono di Cosenza,
annettendo la città al Ducato di Benevento.
Università degli Studi Roma Tre – A.A. 2004/2005 Roberto Perri
12
Dalla costa iniziano le incursioni Saracene e, per i calabresi è
l’avvio di un nuovo modo di concepire gli insediamenti urbani.
Nasce una Calabria interna le cui caratteristiche non hanno subito
molti mutamenti nel corso dei secoli. In questo periodo trovano
grande sviluppo i monasteri, facendo diventare la regione un ricco
centro di trasmissione della cultura antica, attraverso la produzione
di manoscritti.
Mentre Arabi e Longobardi cercarono invano di conquistarla
interamente, intorno all’anno mille d.C., al dominio bizantino
succede quello normanno che alimenta le speranze di
riunificazione del territorio, con la creazione del Regno del Sud.
L’importanza del monachesimo ha una parte importante
nell’alimentare tali speranze di riunificazione. Esponenti della
corrente sono Gioacchino da Fiore (Abbazia di San Giovanni in
Fiore) e Brunone da Colonia
1
(Certosa di Serra San Bruno),
monaci con grande carisma morale ed intellettuale.
Le leggi feudali vengono in qualche modo allentate, nel periodo
Svevo nel corso del quale è rivalutato il ruolo dell’antica
1
Fondatore dei Certosini.
Tradizioni e culture musicali in alcune comunità della presila catanzarese:: la cultura di un popolo
13
Hippomion
1
, che diviene una via di comunicazione importante
per i commerci nel Tirreno. Federico II creò nella regione uno dei
Regni più civili del mondo, il famoso Regno del Sole, luogo
d’incontro di culture e civiltà diverse, l’Occidentale, l’Islamica e la
Greco-Ortodossa. Nel 1250 alla morte di Federico II il regno
cadde in mano agli Angioini che fecero del feudalesimo un sistema
per controllare in maniera ferrea i sudditi ed il territorio.
Seguono gli Aragonesi, gli Spagnoli, gli Austriaci e i Borboni. Si
susseguono le lotte dinastiche, il governo centrale a Napoli è
esercitato localmente attraverso signorotti che introducono tasse e
balzelli, insopportabili per una popolazione povera ed affamata.
Nascono le prime rivolte e le repressioni sono violente e
sanguinose, specialmente nei confronti delle minoranze. La
persecuzione dei Valdesi è un vero e proprio massacro.
Contro gli Spagnoli si schierano uomini di pensiero come
Tommaso Campanella che, nel 1599 capeggia una rivolta, per la
quale subisce una condanna perpetua, che dura per 27 anni.
1
Oggi Vibo Valentia.
Università degli Studi Roma Tre – A.A. 2004/2005 Roberto Perri
14
Le idee di Bernardino Telesio e dello stesso Campanella hanno
notevole influenza nella Calabria del tempo. Con i Borboni inizia
un nuovo interesse per la Calabria, anche se sotto la loro
dominazione una terribile carestia ed un fortissimo terremoto
piegano la regione.
Durante il periodo Borbonico, viene compiuto il primo vero
tentativo di mettere a frutto le grandi risorse territoriali, a partire
da quelle interne, costituite da un’oculata forestazione e
utilizzazione del legname. Filande per la tessitura vengono
costituite a Villa San Giovanni e a Cannitello. La fine del
settecento e l’epoca risorgimentale vedono i calabresi in primo
piano. Molti sono coloro che partecipano alla Repubblica
Partenopea del 1799; ferocissima è la restaurazione del Cardinale
Ruffo, borbonico di ferro. Murat è fucilato a Pizzo Calabro.
Tutto ciò non impedisce a molti calabresi di partecipare
massicciamente alle società clandestine per l’unità d’Italia. La
Carboneria è molto attiva. Cosenza è teatro di moti del 1837 e
1844. Luigi Settembrini, arrestato nel 1839, descrive la sua
esperienza calabrese nelle “ Ricordanze”. Nel 1860 la Calabria
Tradizioni e culture musicali in alcune comunità della presila catanzarese:: la cultura di un popolo
15
liberale è tutta con Garibaldi. L’unità d’Italia accende speranze di
cambiamento.
Al momento dell’unità d’Italia, nel 1861, la Calabria era dotata di
una sola strada che l’attraversava da Nord a Sud, sino a Reggio
Calabria; la ferrovia era inesistente ed il 90% dei Comuni era senza
strade interne ed esterne.
Il risultato dell’unificazione fu fallimentare, producendo solo
emigrazione e miseria. Ma una nuova piaga si apre: il brigantaggio
negli anni intorno al 1870 e, causa soprattutto l’estrema povertà
spinge la gente ad andarsene, con l’emigrazione massiccia, la
popolazione della regione Calabria praticamente si dimezza.
Intanto nella città il pensiero socialista e radicale anima circoli e
riviste; è il tempo delle prime leggi speciali per la Calabria.
La prima guerra mondiale è alle porte e la regione versa il suo
contributo di sangue.
Lo sforzo dei successivi governi nazionali ha contribuito a
rompere il lungo isolamento, dal resto del territorio nazionale.