Premessa
problema nelle sue diverse sfaccettature partendo da una definizione
di sviluppo sostenibile e cercando poi di rendere esplicita l’importanza
della cosiddetta questione ambientale e le eventuali possibilità di
intervento per migliorare la salute degli ecosistemi.
Dopo l’analisi del problema, nella seconda parte, mi concentrerò su
quello che a mio avviso è l’aspetto principale: il problema culturale.
Come dicevo precedentemente, non mi riferisco tanto ad una cultura
finalizzata alla conoscenza del problema (e alle sue articolazioni) ma
piuttosto incentrata sulla necessità di creare un cambiamento nei
comportamenti quotidiani di tutte le persone. Il “fare cultura” deve
avere questo obiettivo! Nel tentativo di analizzare come attualmente si
agisce per sensibilizzare e risolvere concretamente questo problema
finalizzerò l’ultima parte del mio lavoro, all’osservazione dell’operato
di Legambiente, che attualmente rappresenta una delle principali
associazioni per la tutela dell’ambiente in Italia. Grazie alla possibilità
concessami dall’associazione di vedere e di partecipare in prima
persona alla loro attività, attraverso una serie di colloqui informali, e
grazie ai documenti (disponibili sul sito internet o forniti da chi lavora
per l’associazione) che si intende analizzare, cercherò in questa parte
del lavoro, di mettere in risalto i punti di forza e quelli di debolezza
riscontrabili nelle attuali politiche di sensibilizzazione. Ciò è a mio
II
Premessa
avviso fondamentale per potersi migliorare. L’intento principale
nell’intraprendere questo mio lavoro è che possa rappresentare un
contributo propositivo a supporto di chi quotidianamente si impegna
nella tutela dell’ambiente, sia come strumento informativo che come
spunto di riflessione per rendere ancora più efficaci le innumerevoli
attività realizzate.
III
1. Cos’è lo sviluppo sostenibile
1.1 Una definizione
Capita spesso di sentir parlare del concetto di sviluppo sostenibile
attraverso giornali, televisioni e altri mezzi di comunicazione di
massa, eppure, di frequente, il significato di questa espressione sfugge
alla maggioranza delle persone.
Ma cosa vuol dire in realtà sviluppo sostenibile? Prendendo in esame
la definizione offerta dal vocabolario della lingua italiana, esso è
«sviluppo economico compatibile con la salvaguardia e la
conservazione delle risorse ambientali»
1
. Questa spiegazione, sebbene
ancora molto superficiale, ha il pregio di porre in primo piano i due
soggetti centrali dell’argomento: economia e ambiente. Dalla capacità
di mettere in relazione nel migliore dei modi questi due soggetti
deriva una efficace politica di sviluppo sostenibile. L’efficacia risulta
dal riuscire a salvaguardare e conservare le risorse, e ciò vuol dire
prendere coscienza del fatto che le risorse presenti in natura non sono
illimitate (per lo meno quelle maggiormente utilizzate dall’uomo), e
quindi è necessario saperle gestire in modo quanto mai razionale
1
Nicola Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana, Zanichelli, 2001
Capitolo 1 – Cos’è lo sviluppo sostenibile
affinché le future generazioni possano godere degli stessi privilegi di
cui fanno abbondantemente uso le generazioni attuali.
Lo sviluppo sostenibile però, non fa riferimento solo alla gestione
delle risorse, ma allarga i suoi orizzonti a tutte le attività gestite
dall’uomo perché garantire una vita dignitosa alle generazioni future,
vuol dire anche dare loro un ambiente sano e capace di garantire una
vita serena.
Una definizione che mi sembra adatta a esplicare l’ampiezza
concettuale di tale argomento è quella data da R. Repetto nel 1996. Egli
afferma che la sostenibilità è « una strategia di sviluppo che gestisce
tutti gli aspetti, le risorse naturali ed umane, così come gli aspetti fisici
e finanziari, per l’incremento della ricchezza e del benessere nel lungo
periodo. Lo sviluppo sostenibile, come obiettivo respinge le politiche e
le pratiche che sostengono gli attuali standard deteriorando la base
produttiva, incluse le risorse naturali, e che lasciano le generazioni
future con prospettive più povere a maggiori rischi»
2
.
Possiamo quindi individuare alcuni punti fermi che
contraddistinguono una gestione sostenibile delle attività produttive;
essi sono:
ξ gestione razionale delle limitate risorse presenti in natura;
2
Francesco La Camera, Sviluppo Sostenibile, Editori Riuniti, 2003
2
Capitolo 1 – Cos’è lo sviluppo sostenibile
ξ incentivare in modo concreto l’utilizzo di fonti rinnovabili;
ξ sviluppare attività eco-compatibili (ciò vuol dire rispettare
l’ecosistema)
ξ dare un reale ed efficace sostegno ai paesi in via di sviluppo.
I primi tre punti sono in modo evidente legati tra loro, poiché gestire
in modo razionale le risorse vuol dire non sprecarle; si pensi ad
esempio al consumo energetico di un paese industrializzato. La
richiesta di energia si sviluppa principalmente negli ambienti
domestici e nel trasporto pubblico urbano, insieme ovviamente ai
consumi dovuti ai processi industriali. Il
problema però non è tanto il consumo energetico,
quanto la spreco di energia che ogni giorno ha
luogo nelle nostre case e nelle nostre strade e che
è frutto, a mio avviso, della cultura consumistica
che da anni viene proposta nella nostra società e
che abbiamo accettato di buon grado, non
sapendo o facendo finta di non sapere i rischi che in alcuni casi può
determinare. Inoltre rilevante è l’impatto ambientale che la
produzione di energia da fonti fossili (cioè fonti non rinnovabili come
petrolio e carbone) determina. Ciò che si verifica è una sorta di
reazione a catena: l’aumento delle emissioni nocive nell’atmosfera
3
Capitolo 1 – Cos’è lo sviluppo sostenibile
(principalmente anidride carbonica) provoca un aumento della
temperatura; questa determina un aumento del livello medio delle
acque con il rischio che alcune terre vengano sommerse e che si
estinguano definitivamente alcune specie animali. In definitiva,
l’atmosfera, che in passato è stata fonte di vita per l’uomo poiché gli
garantiva un clima adatto alla sopravvivenza, rischia di diventare il
suo peggior nemico. Attenzione però, ciò che ho appena detto sono
solo delle previsioni che si possono verificare (e solo in minima parte
si stanno verificando) ma che si possono tranquillamente scongiurare.
Come? Imparando ad esempio a guardare alle fonti energetiche
alternative che la stessa natura ci offre.
In tal senso vanno viste le fonti energetiche rinnovabili che
permettono una alta produzione energetica con un impatto ambientale
quasi inesistente. Esse sono:
ξ energia solare (sfruttabile per il riscaldamento attraverso dei
pannelli solari o per produrre energia attraverso le celle
fotovoltaiche);
ξ energia idrica;
ξ energia eolica;
ξ energia geotermica (sfruttando l’acqua calda proveniente dal
sottosuolo);
4
Capitolo 1 – Cos’è lo sviluppo sostenibile
ξ energia da biomassa (materiali vegetali, legno e scarti agricoli
utilizzati per produrre calore o energia elettrica).
L’importanza di usare fonti rinnovabili e di gestire in modo oculato le
risorse limitate presenti in natura rientrano nelle capacità delle
imprese di attuare delle politiche economiche compatibili con
l’ambiente. Conoscere le problematiche però non è sufficiente affinché
si possa assistere ad una improvvisa inversione di tendenza nella
gestione delle imprese. I problemi che si incontrano sono due: il primo
riguarda il già precedentemente accennato problema culturale (a mio
avviso, il più importante) che vede la maggior parte degli imprenditori
restii a politiche di gestione dell’impresa più ecologiche, legati come
sono al vecchio modo di fare marketing e ad un indispensabile profitto
di breve periodo. Il secondo problema invece è di carattere economico e
riguarda in particolare le piccole e medie imprese che senza adeguati
finanziamenti di origine statale o internazionale non sono nelle
condizioni di rendere più verde le loro attività.
Infine sviluppo sostenibile vuol dire venire in contro alle esigenze dei
paesi poco sviluppati, ed è questo forse uno dei punti che più crea
scissioni durante le riunioni del G8. Il problema consiste su come
intervenire in aiuto a questi paesi; il dibattito si scatena in virtù del
fatto che i paesi in via di sviluppo criticano gli stati occidentali perché
5
Capitolo 1 – Cos’è lo sviluppo sostenibile
dare finanziamenti per mettere in moto le attività economiche di un
paese e non permettergli di entrare nel mercato internazionale a causa
delle barriere doganali presenti in particolare in Europa, non
rappresenta un aiuto concreto. Dall’altra parte i paesi industrializzati
(in particolare la Francia) si difendono sostenendo di non poter fare
diversamente a causa del basso costo della manodopera in questi
paesi. Chi ha ragione? Poco importa perché alla fine l’attuale
situazione risulta negativa solo a quei paesi in via di sviluppo che non
hanno il potere di influire sulle politiche economiche.
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Capitolo 1 – Cos’è lo sviluppo sostenibile
1.2 Un po’ di storia
Oggi, parlare di sviluppo sostenibile è un fatto normale e ciò che
caratterizza questo argomento non è cosa esso rappresenti in
particolare, ma piuttosto come intervenire per renderlo concreto.
In passato però, il dibattito sul rispetto dell’ambiente non è stato così
acceso come negli ultimi anni ed è quindi naturale chiedersi il motivo
di questa improvvisa presa di coscienza da parte dell’uomo. La
ragione che ha convinto l’uomo a cercare di cambiare le sue abitudini
per renderle più eco-sostenibili, vanno rintracciate nel passato, quando
il verificarsi di alcune catastrofi ambientali, ha messo in grave
pericolo non solo l’ambiente (che è stato fortemente inquinato), ma la
vita stessa delle persone. Come al solito l’uomo, per far fronte a un
problema, deve trovarsi in una situazione di grave pericolo prima che
possa prendere coscienza della gravità del problema che deve
affrontare. I rischi (soprattutto se sono di carattere ambientale)
possono essere messi in secondo piano se ci sono interessi politici o
economici più grandi, come ad esempio il controllo del petrolio.
Proprio questa risorsa, limitata e in possesso di pochi paesi,
rappresenta uno dei motivi principali di contesa, ma ciò che più
importa è che l’uomo, per trasportare il petrolio da un paese ad un
altro si è reso vittima di numerosi incidenti che hanno visto
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Capitolo 1 – Cos’è lo sviluppo sostenibile
sprofondare in mare grandissime petroliere insieme con il suo carico
di combustibile. Attualmente possiamo riassumere così gli incidenti
petroliferi del passato:
LE PRINCIPALI PETROLIERE
I CUI NAUFRAGI HANNO INQUINATO I MARI
3
Torrey Canyon (1967, Cornovaglia)
Amoco Cadiz (1978, 228.000 tonnellate, Bretagna)
Atlantic Express (1979, 276.000 tonnellate, Tobago)
Castilio del Belveder (1983, 255.000 tonnellate, Sudafrica)
Exxon Valdez (1989, 37.000 tonnellate, Alaska)
Kharg 5 (ducembre 1989, 70.000 tonnellate, Marocco)
Haven (aprile 1991, Genova)
Braer (gennaio 1993, isole Shetland)
Sea Express (febbraio 1996, 50.000 tonnellate, Galles)
Erika (dicembre 1999, Bretagna)
Jessica (gennaio 2001, 650.000 litri, isole Galapagos)
Prestige (novembre 2002, 77.000 tonnellate, Galizia)
Sembra evidente come il genere umano abbia diversi debiti con la
natura e inoltre, quelli appena citati, sono solo i casi di inquinamento
dovuti al petrolio.
Il passato infatti, porta con se il ricordo di numerosi incidenti che
hanno visto come protagonista diverse industrie chimiche e nucleari.
Tre in particolare sono gli eventi che hanno segnato negativamente la
storia del progresso industriale: il primo riguarda lo stabilimento
dell’Icmesa a Seveso; il secondo coinvolge due stabilimenti a distanza
3
Jacopo Giliberto, La guerra dell’ambiente, Editori Laterza, 2003
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Capitolo 1 – Cos’è lo sviluppo sostenibile
di due settimane, prima a San Juanico alle porte di Città del Messico e
poi a Bhopal in India; e infine la catastrofe di Cernobyl l’unica forse
che conoscono e ricordano tutti.
Riguardo lo stabilimento di Seveso, in provincia di Milano, accadde
che tra il 9 e il 10 luglio del 1976, dallo stabilimento chimico
dell’Icmesa fu emessa una nube tossica che, a distanza di una
settimana, si scoprì essere composta da diossina, uno dei più potenti
tossici conosciuti, usato spesso come arma chimica. Tecnicamente
l’incidente fu dovuto a una «reazione chimica incontrollata»
4
che in
seguito all’emissione contaminò circa 3.500 persone.
Il secondo caso invece include due incidenti nel breve tempo di due
settimana. La sequenza è la seguente: il 19 novembre 1984 nel
sobborgo di San Juanico alle porte di Città del Messico, salta un
serbatoio di Gpl della Pemex, la compagnia petrolifera dello Stato.
Nel giro di mezz’ora scoppiano altri due serbatoi e le fiamme
giungono a un’altezza di circa 300/400 metri. Il censimento delle
persone coinvolte conta circa 500 morti e migliaia di feriti.
4
Jacopo Giliberto, La guerra dell’ambiente, Editori Laterza, 2003
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Capitolo 1 – Cos’è lo sviluppo sostenibile
Una testimonianza:
Fue un diecinueve de niviembre
cuando empezaba a amanecer
se ascuchó un fuerte estallido
que hizo la tierra estremecer.
Una explosión de gas hizo cimbrar
el norte de la ciudad.
Miles de niños y familias
se quedaron sin hogar.
Algunos apenas se iban yendo
a trabajar.
Otros todavia estaban durmiendo
y no sentiron nada
y sin deberla ni temerla
dejaron de existir.
Es que cuando a uno le toca, le toca,
que le vamos a hacer?
Todos los cuerpos calcinados
imposibles de reconocer,
todas las casas derribadas
las tuvieron que demoler.
De nuestra mente ese dìa nunca
se va a poder borrar
cuando una fuerte explosión de gas
hizo cimbrar el norte de la ciudad
5
.
(El Tri, San Juanico)
5
Era un 19 di novembre, appena cominciava ad albeggiare, si sentì un forte fragore, che la terra
fece tremare. Un’esplosione di gas scosse la parte Nord della città. Migliaia di bambini e famiglie
rimasero senza dimora. Qualcuno tra loro stava uscendo per il lavoro. Altri stavano ancora
dormendo e non s’aspettavano nulla e senza debito da pagare lasciarono di vivere, di respirare.
Quando a uno tocca non c’è niente da fare, che si può fare? Tutti i corpi calcinati, impossibile
riconoscerli, le case distrutte si è dovuto demolirle proprio tutte. Dalla nostra memoria questo
giorno non si potrà mai cancellare quando una forte esplosione di gas fece scuotere il Nord della
città.
Jacopo Giliberto, La guerra dell’ambiente, Editori Laterza, 2003
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Capitolo 1 – Cos’è lo sviluppo sostenibile
Passano circa quindici giorni, è il 3 dicembre 1984, ancora si parla
della tragedia di Città del Messico, e un nuovo incidente cattura
l’attenzione della cronaca internazionale. Questa volta il fatto accade
in India nella città di Bhopal, dove il serbatoio E610 della Union
Carbide (una multinazionale nata in Virginia per produrre carburo di
calcio), va in sovrapressione facendo aprire la valvola di sfiato.
Secondo i dati di Greenpeace i morti furono almeno 20.000 e
innumerevoli le vittime che ancora soffrono di lesioni gravi. Come è
potuto accadere? Si crede che «l’impianto della Union Carbide a
Bhopal era talmente fatiscente che le continue fughe di gas facevano
suonare in continuazione la sirena dell’allarme; il problema fu risolto
seguendo la via più economica, disattivandola»
6
.
Infine, a chiudere questa triste rassegna di catastrofi, è il purtroppo
ormai famoso incidente di Cernobyl, verificatosi la notte tra il 25 e il
26 di aprile nel 1986. Un esperimento atto a verificare l’efficienza
dell’impianto di emergenza in caso di mal funzionamento delle
centrale, si è trasformato in uno dei più bui momenti della storia
dell’uomo. Risultato: un grandissimo incendio durato quasi
ventiquattro ore e un grandissimo numero di persone contaminate.
Il passato pesa come un macigno sulla coscienza dell’uomo, e solo ora
6
Jacopo Giliberto, La guerra dell’ambiente, Editori Laterza, 2003
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Capitolo 1 – Cos’è lo sviluppo sostenibile
si sta vedendo una leggera inversione di tendenza da parte degli
imprenditori che stanno pian piano diventando i primi sostenitori dello
sviluppo sostenibile; essi però sono spesso alle prese con la rigida
burocrazia delle istituzioni. Lo prova il fatto che a Johannesburg
«l’industria era a fianco delle associazioni ecologiste: chiedevano più
ambiente, chiedevano più giustizia sociale. Chiedevano giustizia
sociale le multinazionali. E i governi frenavano»
7
.
7
Jacopo Giliberto, La guerra dell’ambiente, Editori Laterza, 2003
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