5
filosofiche antiche , lo Scetticismo rappresenta , forse , l’ unica corrente idonea a questo
scopo .
Inoltre , nel riflettere sui testi antichi , anche sulla base di una ricca e fruttuosa letteratura
secondaria sul concetto di tempo , è evidente l’ importanza e l’ unicità che tale nozione
assume nella filosofia antica . La questione della temporalità , in Occidente , nasce nel
pensiero greco e sarà uno dei terreni fertili dell’ intera speculazione filosofica (e non)
successiva
2
, ma è proprio nell’ ambito dell’ antichità che assume un’ importanza talmente
essenziale , che pochi sono i pensatori che non si siano occupati del tempo , stando ai
pochi testi integri rimastici , a causa del “naufragio” che ha definitivamente fatto perdere
le tracce di una considerevole quantità di fonti testuali ; conseguentemente , senza
dubbio , il concetto di temporalità è stato una delle questioni che più hanno scandito di
diritto lo sviluppo storico del pensiero antico.
Ma , dato che il presente lavoro si occupa del concetto di tempo nello Scetticismo antico,
non si poteva prescindere dall’ opera di Sesto Empirico (il cui periodo centrale della vita
è fra il 180 e il 220 d. C.
3
) , di cui non rimangono tutte le opere ma solo i Lineamenti
pirroniani
4
( Purrw/neioi u)potupw/seij ) , in tre libri , che rappresentano la vera
“enciclopedia negativa” dello Scetticismo , e un’ altra opera che approfondisce ed
argomenta in modo più ampio le tematiche già affrontate nei Lineamenti : quest’ opera si
compone di due sezioni, la prima, denominata Contro i Dogmatici (Pro/j
dogmatikou/j) , è scandita da cinque libri, dei quali i primi due criticano la logica
dogmatica , altri due la fisica e l’ ultimo l’ etica , la seconda ha un titolo particolare, Contro
i Matematici
5
( Pro/j maqhmatikou/j ) , ovvero , stando all’ etimologia greca , Contro
coloro che insegnano delle materie o delle scienze ; questa seconda parte è divisa in sei libri , dei
quali il primo è rivolto a criticare i grammatici , il secondo i retori o maestri di eloquenza,
il terzo gli aritmetici , il quarto i geometri (è verosimile , secondo la proposta di Dal Pra
6
,
che questo libro sia stato originariamente un’ appendice del Contro gli Aritmetici ) , il
quinto gli astrologi ed , infine , il sesto i musici .
Il concetto di tempo è affrontato in vari luoghi dell’ opera sestana , ma in particolare nel
terzo libro dei Lineamenti ai §§ 136-150 e , soprattutto , nel secondo libro del Contro i
Fisici (Pro/j fusikou/j) ai §§ 169-247 ; difatti la questione del tempo , secondo i
filosofi antichi , rientrava de iure e de facto nella fusiologi/a , cioè lo studio della natura
(fu/sij) e dei suoi fenomeni ; naturalmente ciò si spiega sulla base del fatto che non
esisteva nell’antichità una dottrina del tempo autonoma , che prescindesse dagli aspetti
della fisica .
Seppure l’ ambito di tale contributo sia stricto sensu lo Scetticismo antico , sarebbe stato
assai arduo trattare della polemica scettica , senza considerare minimamente le
precedenti dottrine riguardanti il concetto di tempo . E’ per questo motivo che il primo
capitolo , “quantitativamente” maggiore degli altri per motivi semplicemente “testuali” ,
2
Cfr. A. TORNO 2000 ; sul tempo ciclico e lineare in relazione alla filosofia chimica della natura cfr. senz’ altro A. DI
MEO 1996 .
3
In proposito M. DAL PRA 1989, pp. 461- 465 ; K. VOGT 2004 , pp. 80-81 .
4
D’ ora in avanti semplicemente PH .
5
Nei codici il Contro i dogmatici occupa l’ ultima sezione delle opere di Sesto Empirico , pertanto , come di norma ,
definiremo il Contro i matematici semplicemente M I-VI , mentre il Contro i dogmatici M VII-X .
6
M. DAL PRA 1989 , p. 466 .
6
sarà dedicato alla ricostruzione storica dello sviluppo del concetto di tempo , dove
verranno considerati i testi più importanti per la corretta comprensione di tale nozione ,
contestualizzandoli all’ interno dei contenuti dottrinari propri dei pensatori esaminati .
La questione della temporalità , come è noto , si sviluppa molto presto nell’ ambito del
pensiero greco , ma , in realtà , già Omero e , soprattutto , Esiodo si occuparono del
tempo , cosicché i primi documenti che attestano una riflessione su questa questione
sono di carattere eminentemente più letterario che filosofico , seppure la Teogonia
esiodea sia sempre più considerata , oggigiorno , un testo di matrice filosofica
7
.
Pertanto la ricostruzione prenderà le mosse da Omero ed Esiodo , ma , come per tante
altre tematiche che si spingono cronologicamente così lontano , il rischio , ammesso che
di rischio si possa parlare , è quello che il lo/goj risulti assolutamente indifferenziato
dal mu/qoj , cosicché non si rifletterà sul concetto fisico di tempo , ma sul dio Kro/noj
(che assumerà , secondo Esiodo , una funzione fondamentale per la cosmogonia e per la
costituzione del nuovo ordine retto da Zeus = Di/kh) , fornendo , anche , alcuni
sintetici riferimenti all’ importanza che questa divinità , forse di origine siro-fenicia ,
quanto meno orientale , assumerà anche dal punto di vista storico-religioso .
Il pensiero preplatonico , per usare la felice dizione nietzscheana , nonché le forme
poetiche e liriche , come nel caso di Pindaro , ad esempio , si occuperanno del tempo ,
attribuendogli , in quasi tutti i casi , il carattere di infinità ed eternità . Ma , dopo Eraclito
ed Empedocle , sarà Parmenide e i suoi discepoli Zenone e Melisso , a strutturare in
modo puntuale la questione della temporalità : Parmenide , infatti , attribuirà all’ essere
un carattere di a-temporalità , che , se da un lato verrà “difeso” da Zenone con la teoria
della infinita divisibilità dello spazio e del tempo , dall’ altro sarà “interpretato” da
Melisso come eternità : si potrebbe sostenere , dunque , che il passaggio da Parmenide a
Melisso sia parallelo a quello che procede dall’ a-temporalità all’ extratemporalità
dell’ eternità , teorizzata da Melisso .
Nel V secolo a. C. la questione del tempo verrà affrontata dai Sofisti , seppure minime
siano le basi testuali per approntare un discorso ben strutturato , e , in particolare , dagli
autori della tragedia attica , in modo peculiare da Eschilo, Sofocle ed Euripide : sebbene
importante sia l’ apporto dei tragediografi , al fine di contenere il discorso sul tempo nei
limiti stricto sensu filosofici , si è ritenuto opportuno tralasciare le testimonianze date dai
tragediografi stessi .
Dopo la “scuola” di Elea , sarà Platone a riflettere sul tempo , dando , nel suo dialogo
cosmogonico , il Timeo , la celebre definizione del tempo come immagine mobile dell’ eternità.
Nel corso del paragrafo dedicato a Platone si considererà , inoltre , l’ interpretazione ,
per molti aspetti innovativa , di R. Brague secondo cui , sulla base di una diversa
costruzione morfo-sintattica del testo greco , la celebre definizione platonica non va
attribuita al tempo ma al cielo : il cielo e dunque l’ insieme degli astri sono identificabili
con l’ immagine mobile dell’ eternità .
Aristotele , dopo le riflessioni sul tempo - peraltro poco ricostruibili per la scarsità dei
testi - condotte da Speusippo e Senocrate , dedicherà al concetto del tempo ben quattro
capitoli (10-14) del IV libro della Fisica , nei quali viene espressa , oltre che
un’ interessante sezione aporetica e dossografica , un’ altra celebre definizione di tempo,
7
Secondo quanto sostiene S. ROTONDARO 1997 , p. 141 .
7
il numero del movimento secondo il prima e il poi . Aristotele , riprendendo , solo parzialmente ,
la dottrina platonica , connette il tempo al movimento , in virtù dell’ anima , che ha la
funzione di numerare il tempo , e , soprattutto , dell’ “istante” o , per meglio dire ,
l’ “adesso” , il momento presente in cui si fa esperienza del tempo , grazie all’ anima ,
appunto .
Le scuole filosofiche di età ellenistica rifletteranno molto sul tempo , riprendendo a volte
dottrine precedentemente svolte , come nel caso dello Stoicismo . Ma prima della
trattazione tripartita dello Stoicismo , la proposta di Epicuro è senz’ altro importante ;
stando a quanto ritiene Epicuro , la dottrina fisica non è -aristotelicamente- fine a se
stessa , ma del tutto propedeutica all’ etica : d’ altronde le filosofie ellenistiche , proprio a
causa degli sconvolgimenti storici dell’ epoca , che hanno portato alla dissoluzione
dell’ ordinamento della po/lij e , pertanto , al conseguente processo di
“interiorizzazione”, daranno maggiore preminenza all’ etica , come via maestra per
l’ imperturbabilità e , dunque , la felicità dell’ anima .
Nel caso di Epicuro , pertanto , il tempo verrà trattato sia dal punto di vista
specificamente fisico , sia da quello etico . Fisicamente , come si evince da alcune sezioni
dell’ Epistola ad Erodoto e dal De rerum natura di Lucrezio, il tempo per il filosofo di Samo,
stando alla testimonianza dell’ epicureo Demetrio Lacone , riportata da Sesto Empirico ,
è accidente di accidenti , ovvero è una dimensione , di per sé , contingente , che
accompagna, eventi , persone e tutto ciò che è , a sua volta , accidentale ; naturalmente
ciò risulta comprensibile solo alla luce del fatto che per Epicuro , così come già per
Leucippo e Democrito , l’ autentico essere è attribuibile esclusivamente agli atomi e al
vuoto . E’ la medesima dimensione temporale legata al flusso continuo degli atomi , che
presenzia il passaggio dalla parte fisica a quella etica della filosofia ; infatti il clinamen
testimoniato da Lucrezio e dal ciceroniano De natura deorum , cioè la declinazione degli
atomi , non potrebbe essere la causa del “libero arbitrio” nell’ uomo , se Lucrezio stesso
non specificasse che questa deviazione avvenga incerto tempore .
Dal punto di vista etico , invece , secondo Epicuro , il presente e la vita attuale sono i
momenti opportuni per essere felici , d’ altronde coloro che aspettano ansiosamente il
futuro sono presi da un’ angoscia terribile , talmente profonda da non riuscire più a
vivere il presente , la storia attuale , l’ unica possibilità di vita che rimane : in questo
modo solo colui che ha seguito le semplici ma efficaci regole del tetrafarmaco epicureo ,
dall’ alto dei lucreziani edita templa serena , potrà raggiungere l’ allontanamento dai
turbamenti che infestano la propria anima (a)taraci/a) e il proprio corpo (a)poni/a) : il
tetrafarmaco , difatti , rappresenta , in buona sostanza , l’ “antidoto” necessario (nonché
facile a memorizzarsi , in quanto è “formalizzato” in massime brevi ed efficaci
8
) per
allontanare il timore delle divinità , che rimangono negli intermundia occupandosi
esclusivamente della loro beatitudine , della morte , che , sulla base della fusiologi/a
atomistica , è presente quando noi non siamo , mentre quando noi siamo essa non è più ,
per evidenziare che il piacere è facile ad ottenersi , essendo la detrazione di ogni dolore ,
e , infine , che il dolore è agevolmente sopportabile , infatti se il dolore persiste sarà per
noi come un “compagno di vita” , mentre se è assai acuto durerà solo per poco tempo .
8
EPICURO , Massime capitali I-IV .
8
Lo Stoicismo , come già ricordato , sarà esaminato in maniera tripartita , a seconda del
periodo cronologico e dottrinario .
Lo Stoicismo antico , nell’ analisi del concetto di tempo , prenderà le mosse dalla
speculazione aristotelica , infatti anche Zenone di Cizio metterà in relazione il tempo con
il movimento , definendo il tempo come intervallo del movimento : Crisippo , in un secondo
momento , aggiungerà , precisando , che si tratti del movimento del cosmo , in quanto ,
al di fuori di esso , non può esserci alcun movimento . Il tempo , inoltre , pur assumendo
le inevitabili premesse corporee della fisica stoica , non è corpo ma è un incorporeo ,
insieme all’ “esprimibile” , al “luogo” e al “vuoto” . Anche gli Stoici antichi , così come
per Epicuro , attribuiranno la preminenza , facendo una vera e propria distinzione
verbale , alla dimensione presente , l’ unica che “esiste” attualmente , mentre il passato
e il futuro “sussistono” solamente : ciò si spiega da un lato con l’ importanza che i
filosofi del Portico attribuiscono al dovere , che non può che esplicarsi nel presente ,
dall’ altro alla luce della conflagrazione cosmica (non dimenticando quanto , secondo
alcuni studiosi , su tale teoria , rifletterà Polibio , mettendo in risalto , appunto , l’ idea
della ciclicità temporale degli eventi storici e delle costituzioni , l’ anaciclosi , come già
Erodoto evidenziava nel celebre Lo/goj tripolitiko/j , sino all’ inevitabile
decadenza di ogni impero , compreso quello romano ) che riporterà l’ universo allo stato
iniziale, in modo ale che non si possa propriamente parlare di passato o futuro , ma
esclusivamente di un eterno presente ( questo sia detto anche come ulteriore conferma
della concezione ciclica del tempo propria del mondo pagano ), come Marco Aurelio ,
pur appartenendo , secondo la tradizionale classificazione , al cosiddetto Stoicismo
nuovo o imperiale , dirà in un celebre passo dell’ opera A se stesso .
Lo Stoicismo di Mezzo vedrà come importanti pensatori Panezio e Posidonio ; anche in
questo caso non si possiedono degli appoggi testuali atti alla ricostruzione di un discorso
puntuale e ben definito sulla concezione di tempo da parte di questi pensatori . Le
uniche testimonianze utili a tale scopo sostengono che Panezio , di contro allo Stoicismo
ortodosso , neghi l’ esistenza della conflagrazione cosmica , attribuendo , probabilmente,
un carattere di infinità al tempo ; Posidonio , invece , rimane molto più vicino allo
Stoicismo ortodosso .
Trattando poi dello Stoicismo nuovo , si esaminerà la posizione di Lucio Anneo Seneca ,
non prima di aver evidenziato una serie di caveat storico-filosofici a proposito della nota
commistione di elementi epicurei e , chiaramente , stoici , nel pensiero senecano ,
esplicitata soprattutto nelle Epistulae morales ad Lucilium e nel De brevitate vitae , dove il
filosofo , seguendo un to/poj già epicureo , rimprovererà coloro che , occupati dagli
estenuanti negotia pubblici , si angosciano nell’ ansia del futuro , non solo perdendo la
vita presente , ma dimenticando che solo il tempo appartiene loro , essendo il bene più
prezioso che nessuno potrà mai restituire .
L’ ultima sezione del primo capitolo sarà dedicata a Plotino , di cui si prenderà in
considerazione il testo di Enneadi III , 7 , oltre ad altri luoghi notevoli ; in tale celebre
trattato , dopo un’ interessante sezione dossografica e , in seguito , polemica nei
confronti delle precedenti dottrine sul tempo (in particolare quella aristotelica e stoica ) ,
Plotino , sposando la definizione platonica , definisce il tempo come vita dell’ Anima ,
intendendo per Anima , la terza Ipostasi.
9
Il capitolo si conclude con una sintetica appendice dedicata alle dottrine sul tempo del
primo Cristianesimo ( in cui , per l'appunto , si farà insistentemente spazio la concezione
lineare del tempo ) , dove da un lato si assiste alla ripresa (il più delle volte polemica) di
motivi pagani , come nel caso dello Pseudo-Giustino ( che svolge il suo trattato in
polemica con Aristotele ) e dello Gnosticismo soprattutto valentiniano ( che si rifà , in
parte , alla speculazione neoplatonica). Quindi saranno forniti alcuni brevi accenni alla
“metafisica del progresso” di Origene , sino alla concezione del tempo di Agostino di
Ippona , che reinterpreta (non senza criticare) , almeno in parte , le caratteristiche
proprie del fatum stoico .
Seppure quantitativamente assai denso e compatto , il primo capitolo è esclusivamente
propedeutico al secondo e al terzo che si incentrano , chiaramente , sulla critica scettica
del concetto di xro/noj ; infatti il secondo capitolo si interessa della tematica centrale
di tale elaborato , ovvero la sezione dossografica sulla nozione di tempo condotta da
Sesto Empirico nel Contro i Fisici ( M X ) ai §§ 169-188 .
Il secondo capitolo , poi , conterrà , in primo luogo , un sintetico ma efficace sommario
delle tematiche affrontate in M IX - X
9
, una premessa alla traduzione , il testo greco e la
mia traduzione italiana della sezione dossografica e , infine , un commentario della
sezione stessa , dove , paragrafo per paragrafo , verranno esaminate , da un lato , le
definizioni che Sesto riporta (cercando , naturalmente di comprendere quali personalità
filosofiche si nascondano dietro ogni definizione , sebbene , in alcune , sia Sesto stesso a
riferire espressamente il nome del filosofo in questione ) , dall’ altro le strategie
metodologiche di cui Sesto usufruisce per criticare ( e confutare ) le varie posizioni
dogmatiche sul tempo, sin dalla sezione dossografica .
Infine , il secondo capitolo verrà concluso da un breve confronto con la parallela sezione
dossografica presente in PH 136-138 . Come si è già detto nelle pagine precedenti ,
anche Aristotele , sinteticamente , nel IV libro della Fisica , e Plotino , più estesamente ,
in Enneadi III 7 , trattano , dossograficamente , delle varie definizioni di tempo che li
hanno , rispettivamente , preceduti ; di conseguenza , risulterà utile confrontare le
affinità e le differenze delle tre sezioni dossografiche , analizzando , seppure brevemente,
le metodologie usate dai tre filosofi .
La dossografia sul tempo di Sesto rappresenta un documento importante soprattutto
perché , senza di esso , ad esempio , non conosceremmo le definizioni di Stratone di
Lampsaco e quelle di Democrito ed Epicuro
10
; tale sezione dossografica , argomento
specifico e centrale del presente elaborato , inizia riportando la definizione di tempo
stoica e platonica , le quali mettono in relazione tempo e movimento (§§ 169-175) :
Sesto, immediatamente , critica , confutandola , questa identificazione, sostenendo ,
anche grazie alla personalità di Aristarco , l’ eterogeneità di tempo e moto cosmico e
affermando che , ammesso pure che il movimento sia tempo , ogni movimento è nel
tempo : ma risulta assurdo reputare che il tempo sia nel tempo. Dopo gli Stoici e
Platone, nell’ ordine , è la volta di Aristotele (§§ 176-180) , nei confronti del quale Sesto
9
Le traduzioni dal greco in italiano dei testi di M IX-X , citati in particolare nel secondo e terzo capitolo , sono
integralmente mie .
10
Nel caso di Epicuro , eliminando la sezione dossografica di Sesto e la seguente parte polemica , non si sarebbe avuto né
un quadro completo e chiaro della posizione epicurea né la sintetica ma importante definizione testimoniata da Demetrio
Lacone , pur possedendo testi fondamentali quali l’ Epistola ad Erodoto di Epicuro stesso e la testimonianza di Lucrezio .
10
appare essere un “infedele” dossografo , in quanto , riportando la definizione aristotelica
di tempo, gli attribuisce una non meglio specificata “connessione mnemonica”
(summnhmo/neusij), termine , forse , dal retroterra stoico, che relaziona il prima e il
dopo in movimento .
Contro la do/ca aristotelica , che , alla lettera , esclude che la permanenza sia nel tempo,
privilegiando solo il movimento , Sesto cita la definizione di Stratone di Lampsaco per
cui il tempo non è solo misura di ogni movimento , come già per Aristotele , ma anche
di ogni permanenza ; anche questa posizione risulta aporetica , infatti Sesto da un lato
sottolinea l’ impossibilità che il tempo sia , simultaneamente , misura di ciò che è in
movimento e di ciò che è in quiete , dall’ altro , la possibilità che il tempo sia misura del
movimento e della permanenza non più di quanto ( ou) ma=llon) il movimento e la
permanenza lo siano del tempo .
L’ ultima parte della sezione dossografica (§§ 181-188 ) inerisce alla dottrina sul tempo
di Democrito ed Epicuro i quali attribuiscono alla dimensione temporale esclusivamente
un carattere accidentale e contingente ; il tempo è l’ immagine che si rappresenta come il
giorno e la notte , ma né il giorno né la notte esistono , ammettendo una dimensione
temporale discreta e discontinua : infatti il giorno come la notte è costituito da dodici
ore, ma solo un’ ora è presente attualmente , mentre le rimanenti undici non esistono : di
conseguenza , se la maggior parte delle ore non esiste , neppure esisterà il giorno (e la
notte) .
Se , poi , per giorno si intende l’ aria illuminata dal sole , avendo ammesso che il tempo
sia l’ immagine che ha la forma del giorno e della notte , tale giorno sarà nel tempo , ma
è inammissibile che il tempo sia in se stesso . Infine , secondo Epicuro , una volta che il
cosmo si sarà distrutto , non vi sarà né giorno né notte , quindi non esisterà più il tempo;
ma anche questo è inconciliabile con le espressioni verbali usate , come “essere stato una
volta distrutto” ed “essere distrutto” , che , per l'appunto , sono indicative di tempi
(seppure verbali) .
Pertanto , sin dalla parte dossografica , non solo risulta che il tempo è qualcosa di difficile a
conoscersi (§ 180) , ma si è resa aporetica la sua stessa esistenza .
Il terzo capitolo , infine , sarà dedicato a tutta la conseguente parte polemico-
confutatoria che va dal § 188 al § 247 (considerando anche la sezione parallela in PH III
138-150 ) ; per comodità di analisi , si suddividerà l’ intera parte critica in sette sezioni : la
prima (§§189-196) riguarderà la polemica sestana nei riguardi dell’ infinità e
dell’ indivisibilità del tempo (appare scontato da un lato il riferimento a Zenone ,
dall’ altro alle aporie , affini a quelle sestane , che Aristotele conduce in Fisica IV , 10 ) , la
seconda (§§197-202) si intratterrà sulla tripartizione del tempo in passato , presente e
futuro (con il soccorso di un importante aporia sub Timonis auctoritate ) , la terza (§§ 203-
205 ) sulla generazione e la corruzione della temporalità e la quarta (§§ 206-214) , sulla
ingenerabilità del tempo ; se la prima sezione dossografica (§§ 169-188) si è occupata
della nozione ( e)/nnoia ) di tempo , i §§ 215-247 tratteranno della sua essenza (ou)si/a),
difatti la quinta sezione (§§ 215-228) tratterà , dossograficamente , la spinosa questione
della (in)corporeità del tempo , considerando le do/cai degli Stoici e di Enesidemo e ,
nuovamente , secondo l’ ordine , di Epicuro , Platone , Stratone e Aristotele .
11
Il commento alla quinta sezione sarà , poi , la sede conveniente per affrontare
brevemente la vexata quaestio del cosiddetto “eracliteismo” di Enesidemo : di
conseguenza , si esamineranno le risposte che a tale questione hanno fornito , di recente,
gli studiosi ; questo permetterà , inoltre , di riflettere ancora meglio sullo sguardo
“discontinuo” , in virtù del quale Sesto legge la storia dello Scetticismo .
Le ultime due sezioni , la sesta (§§ 229-237) e la settima (§§ 238-247) , saranno di
carattere eminentemente polemico , infatti Sesto criticherà , tramite una serrata
confutazione ( a)nti/rrhsij ) , le do/cai degli Eraclitei (e , chiaramente , di
Enesidemo ) e degli Stoici , in riferimento alla (in)corporeità del tempo , e la posizione di
Epicuro sull’ accidentalità della dimensione temporale .
La polemica scettica sul tempo è un argomento notevole , non solo per la comprensione
delle dense argomentazioni aporetiche che Sesto , conduce kat§ i)sosqe/neian , ma
anche per le importanti strategie metodologiche e contenutistiche che fanno di Sesto
Empirico un pensatore , senz’ altro , originale : il tutto senza dimenticare il monito
dell’ originario Pirronismo , per cui il fine dello Scetticismo
11
è duplice , cioè la
moderazione nelle affezioni che sono per necessità ( e)n toi=j kathnagkasme/noij
metriopa/qeia ) e l’ imperturbabilità in ciò che è opinabile ( h( e)n toi=j
docastoi=j a)tarazi/a ) , come si legge , in un delizioso aneddoto , in PH I, 28-30
12
:
Allo Scettico capitò la stessa cosa che si narra del pittore Apelle . Dicono , infatti , che egli , avendo
dipinto un cavallo e desiderando raffigurare nel quadro la schiuma della bocca del cavallo , ebbe così poco
successo , che rinunciò e gettò contro l’ immagine la spugna in cui detergeva i colori del pennello : ( e
dicono ancora che ) questa , una volta venuta a contatto con il cavallo , produsse una rappresentazione
della schiuma . Anche gli Scettici , dunque , speravano di impadronirsi dell’ imperturbabilità dirimendo
l’ anomalia degli eventi sia fenomenici che mentali , ma , non essendo in grado di riuscirvi , sospesero il
giudizio ; e a questa loro sospensione seguì casualmente l’ imperturbabilità , come ombra a corpo
( e)piskou=si deì au)toi=j oi(=on tuxikw=j h( a)taraci/a parhkolou/qhsen
w(j skia/ sw/mati ) .
Roma, 22 ottobre 2005
F. V.
11
Cfr. PH I , 25-30.
12
La traduzione è di E. Spinelli ( E. SPINELLI 2002 b , pp. 57-58 ) ; per la contestualizzazione di tale passo in connessione
con la problematica dell’ azione , si segnala senz’altro E. SPINELLI 2002 b , pp. 29-59 .
Francesco Verde IL TEMPO SCETTICO. Lo sviluppo del concetto di xro/noj nel pensiero antico : Sesto Empirico dossografo in “Adversus
mathematicos” X , 169-188
12
CAPITOLO I
Il concetto di xro/noj nel pensiero antico : dal dio Kro/noj
al tempo come “ vita dell’ Anima ” .
§1. La riflessione omerica ed esiodea
13
La riflessione sul tempo ha inizio già in epoca arcaica nei poemi cosiddetti omerici in
uno sfondo più epico-letterario che stricto sensu filosofico . E’ noto a tutti come la
struttura narrativa dell’ Odissea sia di gran lunga differente da quella dell’ Iliade ; infatti se
l’Iliade procede secondo una struttura narrativa cronologico-lineare , l’ Odissea , in modo
più complesso , è costruita sulla base del flash-back : Odisseo stesso alla corte dei Feaci
ricorda e racconta le sue peripezie ; già questo indica una riflessione diversa sul tempo
che , potremmo dire , diviene il vero protagonista della struttura narrativa dell’ Odissea .
Nell’ Iliade le indicazioni temporali sono generiche e non costituiscono affatto un quadro
cronologico preciso : il lettore sa solo che l’ intera azione narrativa si svolge nel decimo
anno di guerra e dura cinquanta giorni . Nell’ Odissea , invece , il tempo è letteralmente
“recupero a posteriori ” di fatti anteriori all’ azione presente , con l’ interruzione della
normale trama lineare . Questo è riscontrabile anche a partire dalle parole di Odisseo alla
corte dei Feaci : il re di Itaca , proprio a causa di questo “recupero a posteriori
14
” manifesta
una maggiore consapevolezza e una più approfondita conoscenza dei fatti che sta
raccontando ; la costruzione complessa del tempo nell’ Odissea ha fatto sì che la
coscienza dell’ eroe si sviluppasse sulla base dei fatti precedenti che , proprio perché
13
Cfr. G. GIANNANTONI 1997 , pp. 9-11 .
14
Cfr. OMERO, Odissea , XII , 450-453 .
Francesco Verde IL TEMPO SCETTICO. Lo sviluppo del concetto di xro/noj nel pensiero antico : Sesto Empirico dossografo in “Adversus
mathematicos” X , 169-188
13
raccontati, appaiono più lucidamente ; d’ altro canto il poema stesso si muove sullo
schema del viaggio e , naturalmente , con il viaggio fa il suo ingresso anche il tempo .
Nell’ Iliade il vero protagonista della vicenda non è che l’ azione : ogni riferimento
temporale fa da sfondo e serve esclusivamente ad indicare il punto in cui è giunta la
narrazione .
Inoltre alcuni studiosi contemporanei hanno rilevato che il termine xro/noj in Omero
viene usato per indicare il tempo negativo o vuoto , ovvero quei momenti in cui l’ azione
dell’eroe ristagna - l’ eroe riposa , si tormenta inutilmente o fa inutili tentativi ; è
esattamente per questo motivo che Omero , o chi per lui , in questi casi , non dà mai
informazioni sulla quantità di tempo che trascorre : paradossalmente l’ intuizione del
tempo nell’ età arcaica compare proprio quando il tempo era assente . Se , al contrario ,
un eroe combatte e il poeta ne descrive l’ impresa ecco che l’ azione stessa del
combattere risulta indiscernibile dal tempo della narrazione , dunque neppure in questo
caso si ha la necessità di indicarne la durata : il tempo , in sostanza , si manifesta tramite
l’ azione . Qualora , poi , l’ eroe sia in un periodo di inattività , allora si sente la necessità
di indicare il tempo con la parola xro/noj . Da Omero in poi due saranno i termini per
indicare il tempo : xro/noj e ai)w/n . Esaminando i passi omerici in cui compare
ai)w/n
15
ci si rende conto che il poeta usi questo termine per indicare il “tempo
determinato” , la durata della vita di ciascun individuo
16
, il suo destino inevitabile , come
nel caso di Simoesio
17
ucciso da Aiace Telamonio . Il medesimo significato di ai)w/n è
riscontrabile nella Teogonia di Esiodo
18
e sia nella Settima Istmica
19
che nell’ Olimpica II
20
di
Pindaro .
Il nostro discorso procede verso la riflessione esiodea sul tempo
21
, in particolare nella
Teogonia , il primo poema cosmogonico a carattere mitologico nonché il primo poema ,
stando alle parole di Knox ed Easterling , in cui l’ autore introduce “ se stesso nell’ opera
come una persona dotata di fisionomia e ruolo nitidamente incisi ” . Evidentemente
l’ attenzione si incentra sulla mitica figura di Kronos , una delle divinità preposte alla
genesi del cosmo; gli studiosi contemporanei vanno sempre più convincendosi che la
Teogonia si inserisce nella volontà esiodea di spiegare in termini razionali la nascita
dell’ universo . Questo non appare del tutto scontato , infatti la razionalità mal si
accompagna alle figure mitologiche che il poeta dipinge , eppure ogni divinità della
Teogonia ha un valore simbolico , atto a spiegare e a stabilire relazioni tra i vari aspetti
della realtà . Esiodo inizia la generazione dal principio in cui esistevano solo Chaos, Gaia
ed Eros
22
. Non potendo descriverne l’ intera generazione , si esamina , seppure
15
Su quest’ argomento si consideri almeno E. DEGANI 2001 .
16
Cfr. OMERO, Iliade , V , 685 -IX , 415.
17
OMERO, Iliade , IV , 478 ( una vita - ai)w/n - di corta durata ) .
18
ESIODO, Teogonia , v. 609 ( per lui , per tutta la vita- ai)w=noj- , il male contende col bene ) ; si segnala l’ introduzione
all’ edizione italiana ( Milano 2004 ) a cura di G. Arrighetti per chiarezza e profondità (pp. 7-52)
19
PINDARO, Settima Istmica , vv 41-42 ( alla vecchiaia ed al tempo fatale . Sì , tutti quanti egualmente moriamo , ma il destino -
ai)w=na - è diverso .).
20
PINDARO, Seconda Olimpica , v. 10 ( li seguì un tempo fatale - ai)w/n - che aggiungeva grazia e ricchezza ).
21
Cfr. S. ROTONDARO 1997 , pp. 141-145 .
22
ESIODO, Teogonia , vv. 116-122 .
23
ESIODO, Teogonia , vv. 167-182 .
24
ESIODO, Teogonia , vv. 459-467 .