larga (1895), storie di eroine femminili dalla forte personalità, di conflitti
sentimentali narrati nella cornice di un’Andalucía rurale ed idealizzata
3
.
Le principali difficoltà, ravvisabili nell’analisi del testo di
Morsamor, sono fondamentalmente legate alla sua eterogeneità, alla
molteplicità delle fonti utilizzate e alla profusione di riferimenti storico-
culturali in esso contenuti. La presenza nella trama di fatti e personaggi
storici, le citazioni letterarie, le allusioni intertestuali, i richiami al mondo
del mito, della filosofia, della religione, danno vita ad un’intricata
contestura e suggeriscono una sovrabbondanza di chiavi di lettura che
rischia di frustrare qualsiasi tentativo di interpretare il romanzo in modo
unitario e coerente.
Per questo motivo, il mio approccio analitico parte da un
presupposto basilare: Morsamor costituisce il testamento artistico e
spirituale di Juan Valera ed è, di conseguenza, l’opera che più riflette e
compendia il suo universo: le sue idee, il suo vasto patrimonio intellettuale,
la sua vita privata. Il confronto con l’abbondante epistolario da una parte, e
con il non meno copioso materiale critico e saggistico firmato dall’autore
dall’altra, mi permetterà di tracciare i temi salienti di Morsamor senza mai
forzare la coerenza del suo pensiero.
Dopo aver fornito gli elementi necessari alla comprensione
generale del romanzo, il mio lavoro si propone di indagare sul nucleo
3
All’interno del corpus valeriano, semmai, si può riscontrare qualche affinità tra Morsamor e la narrativa
breve, caratterizzata dall’interesse dell’autore per l’Oriente, l’esotismo e l’occulto.
4
tematico che regge la sua intera struttura: il sogno. L’obiettivo è quello di
dimostrare come questo motivo abbia rappresentato per Juan Valera il
modo ideale per poter esprimere la sua personale visione della creatività
artistica. L’accostamento tra sogno ed immaginazione letteraria mi
consentirà di esplicitare una considerazione sui limiti e le potenzialità del
mezzo letterario, sulle possibilità della fantasia di plasmare, ricostruire e
reinventare finzione e realtà.
Successivamente, intendo evidenziare come Valera abbia
fatto leva sul motivo dell’illusione onirica per sviluppare la tematica del
disinganno. Innanzitutto, questa diviene la chiave di lettura per interpretare
l’esperienza del protagonista alla luce di una più universale riflessione
esistenziale, riguardante l’eterno confronto tra le passioni dell’uomo e la
realtà che determina il suo posto nel mondo.
Allo stesso tempo, il modo in cui Valera ha elaborato la
poetica del desengaño ribadisce ed esemplifica la sua abilità nel
ricodificare gli archetipi letterari e nel costruire, a partire da questi,
qualcosa di nuovo e di sorprendentemente moderno. Morsamor, difatti, si
inserisce perfettamente nel contesto del fin de siècle spagnolo: dopo la
“Crisi del ’98”, la realtà aveva bisogno di essere filtrata in un modo
diverso, capace di rifletterne la complessità. Miguel, protagonista del
romanzo, rappresenta degnamente la Spagna del “Desastre”, una Spagna
5
disincantata, stanca e senza punti di riferimento, una Spagna senza più
certezze che deve cercare nei sogni la sua grandezza perduta.
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CAPITOLO I.
DALLA CELLA ALL’OCEANO:
ANDATA E RITORNO DI UN VIAGGIO
FANTASTICO
I.1 PEREGRINACIONES HEROICAS Y LANCES DE
AMOR Y FORTUNA.
Miguel de Zuheros è un anziano frate che vive in un
monastero francescano. Qui, non lontano da Siviglia, la sua esistenza scorre
all’insegna della mediocrità e dell’insignificanza. Colui che negli anni della
giovinezza era stato poeta e soldato, ora conduce una vita anodina nella
clausura che, decenni prima, aveva scelto non per vocazione, ma come
rifugio dalle frustrazioni e dalle delusioni.
A.D. 1521: le notizie delle conquiste e delle scoperte che
danno lustro ai due regni peninsulari irrompono nella monotonia
conventuale. Un’ambizione assopita si risveglia in Miguel, diviso tra
l’orgoglio per la sua nazione e l’invidia verso chi, contrariamente a lui, è
riuscito a rendere immortale il proprio nome. Ma, nonostante fray Miguel
passi completamente inosservato tra i suoi confratelli, uno di loro, Padre
Ambrosio, profondo conoscitore delle scienze alchimiste e occulte, riesce a
7
penetrare le sue passioni più intime. Quando questi propone al frate di
sottoporsi ad un esperimento capace di restituirgli gli anni perduti, Miguel
accetta.
Le vicissitudini del giovane Morsamor (così ribattezzato
con l’antico nome di battaglia) cominciano da una Lisbona in festa per il
genetliaco del re Manuel. Lo accompagna Tiburcio, l’imberbe aiutante di
Ambrosio, tanto giovanile d’aspetto, quanto sorprendentemente ferrato in
ogni genere di conoscenza. Dopo essersi distinti negli ambienti di corte, fra
un torneo cavalleresco ed un incontro galante, i due partono per le Indie,
dove, dando man forte ai portoghesi in lotta contro i turchi, Morsamor può
appagare la sua sete di gloria e ricchezze.
Da Goa, Miguel e Tiburcio, con un piccolo esercito di
uomini a loro fedeli, corrono in aiuto dei bramini di Benarès, dove si sta
organizzando la sollevazione contro un despota musulmano. È in tali
circostanze che scoppia l’amore tra Morsamor e una splendida principessa
indiana, Urbasi, destinata, in breve tempo, a divenire vittima della gelosia
di Balarán, capo supremo degli stessi bramini.
Vendicata la sua morte con l’ennesimo spargimento di
sangue, la compagnia si rimette in cammino e giunge nella pacifica terra
dei Mahatma, un’antichissima comunità che ha stabilito tra le montagne del
Tibet la propria inaccessibile dimora. A stretto contatto con la loro
millenaria saggezza, Miguel concepisce il suo proposito finale: ritornare in
8
patria navigando verso est, oltre le estremità allora conosciute, per entrare
nel pantheon della storia attraverso un’impresa senza precedenti. Orbene,
Morsamor e i suoi salpano da Macao ed intraprendono un viaggio che si
preannuncia lunghissimo e dall’esito incerto. Nondimeno, dopo
interminabili mesi di traversata, vengono avvistate le coste lusitane, ma
un’improvvisa tempesta riduce in pezzi la nave, consegnando l’equipaggio
alla furia dell’oceano.
Miguel riprende conoscenza nel letto della sua vecchia cella
monasteriale, comprendendo immediatamente di essere l’anziano frate di
sempre, per giunta stanco e malato più di prima. L’intera esperienza si
rivela, dunque, come un sogno indotto dalle arti magiche del chierico
esoterista, che lo ha voluto guarire da orgoglio ed ambizione. Miguel de
Zuheros ha infine il tempo di riconciliarsi con se stesso e con Dio, prima di
morire, tra le cure di Ambrosio e Tiburcio.
______________________
La visione d’insieme che la sintesi dell’intreccio, seppur in
misura limitata, ci offre, è sufficiente a delineare le linee direttrici lungo le
quali Juan Valera ha “costruito” la sua ultima fatica letteraria. Il tessuto
strutturale dell’opera si sviluppa principalmente intorno a due elementi
portanti: la circolarità e la dualità. La divisione in tre parti effettuata
dall’autore costituisce il primo passo verso un’analisi che tenga conto di
9
tali chiavi interpretative. Esistono, in effetti, affinità e contrasti tra ciò che
accade nella prima e nella terza parte (rispettivamente “En el claustro” e
“Reconciliación suprema”), e quello che avviene nella centrale (“Las
aventuras”). L’affinità consiste in un andamento circolare grazie al quale,
nella cornice del monastero, alla fine ritroviamo il protagonista al punto di
partenza; tale circolarità si riflette nel senso geografico delle peripezie del
giovane Morsamor, deciso a tornare al principio delle sue avventure
circumnavigando il pianeta. Il contrasto è invece basato sull’antitesi sogno-
realtà, una contrapposizione che rispecchia la tripartizione del testo e che
genera una serie di antinomie riguardanti praticamente tutti i livelli del
racconto, a cominciare dal sistema dei personaggi
4
.
Nel monastero, che fa da sfondo alla cornice narrativa,
Miguel è un vecchio monaco, il volto solcato dalle rughe, introverso,
silenzioso, alle prese con una quotidianità resa greve dagli acciacchi e dai
ricordi delle incompiute aspirazioni. Così il narratore descrive la sua
mancanza di tratti caratteristici e di personalità:
No era el Padre alto ni bajo, ni delgado ni grueso. Y como no se
distinguía tampoco por extremado ascetismo, ni por elocuencia en el
púlpito, ni por saber mucho de teología y de cánones, ni por ninguna
otra cosa, pasaba sin ser notado entre los treinta y cinco o treinta y seis
frailes que había en el convento.[…] Antes de entrar en la vida
religiosa tampoco había conseguido señalarse. Tenía ya setenta y
cinco años cumplidos, y, para todos sus semejantes, no pasaba de ser
4
Relativamente alla struttura di Morsamor si veda G. Gullón, “Variaciones en el arte de contar” in Id., El
narrador en la novela del siglo XIX, Madrid, Taurus, 1976, pp. 149-173, a p. 157.
10
una de las innumerables unidades que forman la gran suma del linaje
humano
5
.
L’eroe dei “lances de amor y fortuna” del racconto, al
contrario, si presenta come un alter-ego del frate, una sua immagine
rovesciata, non solo per gli attributi fisici: Morsamor è comunicativo,
estroverso, determinato; ecco come si fa strada tra la folla giubilante di
Lisbona:
Parecía uno de ellos hombre de veinticinco años de edad, de
barba y ojos negros, airoso talle, anchas espaldas, robustos hombros y
rostro hermosísimo. En todo él había además algo de noble, raro y
peregrino, como procedente de tierras extrañas, y en el gesto y en los
ademanes un no sé qué de soberbio e imperativo que infundía
involuntariamente respeto
6
.
I suoi limiti non sono più le mura di un convento, bensì la
rotondità del globo, di conseguenza, l’orizzonte chiuso del monastero
dischiuderà un mondo fatto di vasti continenti e mari che sembrano infiniti.
Ma, per poter varcare l’invisibile soglia che separa questi due mondi,
Miguel dovrà affidarsi a padre Ambrosio de Utrera e a Tiburcio de
Simahonda.
Il primo è “gran humanista, diestro y sutil en las
controversias, teólogo y jurisconsulto, y muy versado en el estudio de los
seres que componen el mundo visible”. Del resto, non esiste disciplina o
facoltà della quale non venga proclamato maestro, sia essa astrologia,
alchimia o magia naturale. La sua fama di saggio trascende i confini della
5
Juan Valera, Morsamor-Peregrinaciones heroicas y lances de amor y fortuna de Miguel de Zuheros y
Tiburcio de Simahonda, in Obras completas-Tomo I : Novelas, Cuentos, Teatro, Poesía, ed. di Luis
Araujo Costa, Madrid, Aguilar, 1958, pp. 714-715.
6
Ibid., p. 738.
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penisola iberica: una luminosa reputazione che rappresenta l’esatto opposto
dell’oscurità in cui il suo confratello è avvolto, come ben testimonia lo
stesso padre:
Yo, al contrario que tú, he desdeñado siempre la acción
material; en vez de dominar el mundo, me he satisfecho con
contemplarle, pero al contemplarle, le he comprendido, y
comprendiéndole, me he enseñoreado de él con poder más amplio y
más hondo y seguro que el de los más poderosos soberanos
7
.
D’altrettanto rilievo è la funzione di mediatore che
Ambrosio assume nel romanzo. Egli costituisce, difatti, un elemento di
raccordo fra il monastero e la realtà esterna: tornato a Siviglia dopo sette
anni trascorsi a Roma per ordini superiori, Ambrosio descrive le
magnificenze della Città Eterna ad un uditorio di frati e novizi che, ogni
giorno, si riunisce attorno a lui in religioso silenzio. Quando narra lo
splendore della corte di papa Leone X e lo sfarzo della gloriosa ambasciata
portoghese di Tristán de Acuña
8
, Ambrosio cattura l’attenzione di tutti,
sebbene solo Miguel si infiammi segretamente nell’ascoltare le esotiche
bellezze che i conquistatori portoghesi trovano in Oriente.
Miguel trarrà il massimo beneficio da questa
intermediazione, tramite un esperimento che comprova le conoscenze
esoteriche del venerando Ambrosio. Egli non vede conflitto tra occultismo
e cattolicesimo, di conseguenza lo pratica e cerca di trasmettere i rudimenti
7
Ibid., p. 726.
8
Come fa notare J. Montesinos (Valera o la ficción libre. Ensayo de interpretación de una anomalía
literaria, Madrid, Gredos, 1957, pp. 184-185), che riporta come esempio proprio l’accuratissima
descrizione dell’ambasciata di Tristán de Acuña, “[…] algunas partes de los acontecimientos históricos
que [Valera] se ve obligado a rememorar han salido de la Historia de Portugal de Oliveira Martins, con
tan pocos retoques, que es posible ver el original a través de la transformación novelesca”.
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