Realtà e finzione come rotte di un viaggio onirico: Morsamor di Juan Valera
La presente Tesi di Laurea si inserisce all’interno del dibattito, tuttora aperto, sull’ultimo romanzo di Juan Valera, Morsamor, pubblicato nel 1899. Costituendo il testamento spirituale ed artistico dello scrittore andaluso, l’opera mette in mostra l’universo valeriano attraverso una rielaborazione complessiva dei temi salienti della sua narrativa, delle sue passioni intellettuali e della sua lunga esperienza autobiografica. L’intricata contestura che ne deriva ha reso necessario, da parte mia, il confronto con il vastissimo epistolario dell’autore e con l’altrettanto vasta produzione critica, saggistica e giornalistica, alla quale è legata buona parte della notorietà di Valera.
Il percorso analitico che ho intrapreso comincia col fornire gli elementi essenziali alla comprensione generale del romanzo, a partire da un breve riassunto dell’intreccio. Morsamor è ambientato nel 1521 e narra la storia di Miguel de Zuheros, un anziano frate francescano che accetta di farsi ringiovanire dalle arti magiche di un confratello alchimista di nome Ambrosio. La sua speranza è quella di riscattarsi dall’insignificanza e dalla mediocrità che caratterizzano la sua vita e di appagare le ambizioni di gloria che in gioventù aveva visto frustrate. L’incredibile viaggio che lo condurrà, con il nome Morsamor, a seguire la scia dei grandi conquistatori ed esploratori dell’impero ispano-portoghese, alla fine si rivelerà un sogno. Risvegliatosi nella cella del suo monastero, il vecchio Miguel realizza la natura onirica della sua avventura e, finalmente guarito da orgoglio e ambizione, muore in pace con se stesso.
L’obiettivo principale di questo lavoro è stato quello di evidenziare i differenti modi in cui Valera, facendo perno sul motivo centrale del sogno, ha sviluppato il dualismo realtà / finzione. Il primo capitolo parte da una disamina strutturale del romanzo e mette in rilievo l’impianto dicotomico che, a partire dal binomio sogno / realtà, investe i vari livelli del testo: dal sistema dei personaggi a quello spaziale, ambientale e tematico. Di seguito, ho analizzato la figura e la funzione del narratore, mettendo in luce le varie tecniche da questi adottate per aumentare o diminuire, alternativamente, la distanza del lettore dal contenuto dell’opera, e per condizionare la sua percezione del reale e del fittizio, due dimensioni sapientemente mescolate all’interno del testo. Il capitolo si chiude proprio esaminando in che modo, e attraverso quali fonti letterarie e mitologiche, l’autore è riuscito a sviluppare l’ordito fantastico sullo sfondo della realtà storica e culturale del primo Cinquecento, intrecciando gli aspetti prettamente cronachistici con la vicenda immaginaria del protagonista.
Il secondo capitolo è interamente dedicato alla vita di Juan Valera: da una parte, ho tentato di ricostruire gli aspetti biografici che hanno maggiormente influito sulla genesi del romanzo; dall’altra parte, ho cercato di far emergere il processo di trasfigurazione letteraria che ha portato l’autore a determinate scelte narrative, soprattutto nella caratterizzazione del protagonista.
Nel terzo capitolo, ho affrontato la tematica del sogno proponendo un accostamento tra motivo onirico ed immaginazione letteraria. Il sogno del protagonista, infatti, rappresenta il mezzo ideale per la realizzazione del principio estetico di Juan Valera, la cosiddetta “ficción libre”, e, nella sua valenza di racconto nel racconto, può essere interpretato come una metafora del processo creativo dello scrittore, attraverso il quale egli amalgama le tematiche più disparate e i generi narrativi più diversi.
Nell’ultimo paragrafo, ho infine messo in luce come Valera abbia fatto leva sul conflitto sogno / realtà per sviluppare la tematica del disinganno, costituendo, questa, il vero filo conduttore del romanzo, in quanto tale sentimento, da causa dei mali del protagonista, diviene, alla fine, una cura benefica e miracolosa. Il modo in cui Valera ha elaborato tale poetica ribadisce ed esemplifica la sua capacità di ricodificare antichissimi archetipi letterari al fine di creare qualcosa di nuovo e originale. Inoltre, la chiave di lettura offerta dal tema del disinganno, ci permette, da un lato, di interpretare le sorti del protagonista alla luce di una riflessione universale sull’eterno confronto tra le passioni dell’uomo, le sue illusioni, i suoi sogni, e la realtà che determina il suo posto nel mondo reale, nella vita vissuta; da un altro lato, il disinganno di Miguel de Zuheros rappresenta il filtro attraverso il quale Juan Valera guarda alla Spagna del suo tempo, la Spagna del Desastre del ‘98, un paese disorientato e disilluso, malinconicamente riflesso nelle sorti del protagonista di Morsamor.
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Informazioni tesi
Autore: | Mattia Giannini |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2004-05 |
Università: | Università degli Studi di Macerata |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lingue e Letterature Straniere |
Relatore: | Luciana Gentilli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 107 |
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