5La ricerca che proponiamo in questo lavoro parte da queste considerazioni per andare ad indagare se, come e quanto le modalit di consumo televisivo dei bambini siano cambiate nel corso di circa dieci anni. Per restringere lo spazio di ricerca abbiamo preferito soffermarci sul genere televisivo tradizionalmente piø caro ai bambini: i cartoni animati. La letteratura al riguardo gi da tempo ha notato i segni di una svolta, tanto nelle modalit di consumo di cartoon, che nell impostazione stessa del genere: una terza frattura generazionale della dimensione ludica a distanza ravvicinata, dopo secoli di ristagno, e i cui segni possono essere individuati, lungo un continuum, nelle icone simbolo di ogni generazione: Barbie, Goldrake ed i PokØmon. Abbiamo analizzato la questione conducendo interviste con la tecnica del focus group ad un gruppo di ragazzini di dieci anni, e ad un secondo gruppo di bambini cresciuti , di et compresa tra i diciassette anni e la maggiore et . La ricerca intende dar voce ai bambini di ieri e di oggi: intervistando quelli di oggi, e chiedendo a quelli di ieri di ritornare bambini per il tempo dell intervista. Si tratta in questo senso di una ricerca che incorpora molti elementi di novit : Ł ormai pratica comune la rilevazione statistica delle abitudini di consumo televisivo dei minori, ma raramente viene fatta oggetto di ricerca la televisione come la vedono i bambini. Aggiungendo il termine di paragone con i bambini di una volta e settorializzando il tutto attraverso la scelta di limitare il campo d indagine al genere dei cartoni animati, ne viene fuori una ricerca per la quale, allo stato dell arte, Ł difficile reperire precedenti accademici che investano l ambito sociologico. Ed Ł anzi proprio la prospettiva sociologica a fare del lavoro che presentiamo di seguito un possibile punto di riferimento futuro per chi vorr approfondire la materia oggetto dello studio: in un contesto scientifico ove gi non abbondano le ricerche di questo stampo, l impostazione piø sociologica che psicologica-sociale aggiunge un ulteriore elemento di specificazione all intero lavoro. La messa in pratica del lavoro di ricerca si Ł svolta tra mille difficolt . Se non Ł stato innanzitutto facile reperire istituti scolastici che dessero la disponibilit per l effettuazione dei focus group, ancor meno lo Ł stata la raccolta dattiloscritta delle informazioni che venivano durante l intervista (ci Ł stato impedito in entrambe le scuole di effettuare riprese e registrazioni), per non parlare delle difficolt relative alla interpretazione dei dati rilevati, che tenevamo fosse insieme il piø obiettiva e il meno dispersiva possibile. Ci siamo dotati di una linea guida per la conduzione delle interviste, comune ad entrambi i focus, che ci potesse consentire, attraverso la somministrazione discreta di opportuni stimoli al gruppo, di ottenere il piø possibile risposte dai gruppi riguardanti gli stessi argomenti. Sarebbe stato necessario per , ma lo diciamo col senno di poi, fare i conti, gi in sede preliminare, con il carico di partecipazione emotiva che un lavoro di questo tipo ha comportato nei ragazzi intervistati e negli stessi conduttori della ricerca. Il focus group con i bambini ci ha ri-messo a contatto con una realt che si era ormai dimenticata. E infatti ancora, per quanto strano, ben nitido in ognuno di noi il ricordo degli anni dell infanzia e della prima adolescenza. Memorie e sensazioni dimenticate, ma pronte a riaffiorare in modo repentino quando stimolate da un pensiero, un odore, un ricordo, una sensazione. Meccanismi inconsci che influenzano le nostre vite, e a nostra insaputa. L ingresso nelle classi elementari ha innescato in noi questo feed-back mentale, e a stento siamo riusciti a fare un passo indietro, rivestirci dei panni degli intervistatori e non lasciarci coinvolgere oltre misura dall entusiasmo che i bambini hanno dimostrato nei confronti dell argomento. Un esperienza emotiva differente, ma non per questo meno intensa Ł stata l incontro-intervista col gruppo degli alunni del liceo Seguenza". Anche in quel caso il focus Ł stato condotto in modo talmente partecipato che la discussione, affrontata dai ragazzi con contagiosa esaltazione, Ł terminata prima ancora che ci rendessimo conto che il tempo concessoci stava per scadere. Non si Ł mancato di somministrare gli stimoli che ritenevamo piø importanti per la ricerca, ma il tutto si Ł svolto con la naturalezza tipica di una riunione con un gruppo di amici. Abbiamo fatto precedere l argomento e l esposizione della ricerca (cap. 4), e le sue conclusioni (cap. 5), da una premessa metodologica sulla tecnica del focus group, dove si sono analizzate le istanze provenienti dalle maggiori esperienze in letteratura, e si sono illustrati i maggiori vantaggi e svantaggi dell utilizzo della tecnica. Sempre nell ambito della stessa premessa, ci siamo soffermati a spiegare con quali modalit e quali tecniche si Ł scelto di condurre le interviste, chiarendo quali fossero i nostri propositi e quali le aspettative.
6I capitoli quarto e quinto sono corollati, e preceduti, da un ampia premessa, per meglio dire da un excursus, utile ad introdurre il lettore, nel capitolo 1, alla storia ed agli esordi dell offerta tv italiana ed alle tematiche degli effetti e delle influenze culturali della televisione, e dei cartoni, sui bambini. Si pone l attenzione soprattutto sulla questione dell inserimento surrettizio, all interno degli script dei cartoni animati d importazione giapponesi, di numerosi elementi provenienti dalla religione e dalla moralit shintoista. Ci si chiede, al proposito, se i bambini possiedano o meno gli strumenti adeguati per la decodifica dei messaggi. Segue una illustrazione delle differenti posizioni esistenti in letteratura riguardo gli effetti della televisione sui minori: tra la televisione cattiva maestra di K. R. Popper e J. Condry e la tv che fa bene ai bambini di M. Morcellini. Non mancano nel primo capitolo i riferimenti al rapporto tra tv e violenza, con la citazione di alcuni esperimenti, illustri e meno illustri, condotti tra gruppi di bambini e un occhio alla tematica dell istigazione a delinquere, o al suicidio, di cui spesso si fa accusa alla televisione. A conclusione del primo capitolo, inseriamo la tematica della distinzione tra finzione televisiva e realt vitale, e tra vero, verosimile ed iperreale. Il secondo capitolo, dopo aver analizzato le tendenze e le evoluzioni del palinsesto italiano dedicato ai bambini dal dopoguerra, passer in rassegna la questione, di frequente urlata, di un presunto uso scorretto ed esagerato della televisione da parte dei piccoli telespettatori. Saranno citati anche due esperimenti condotti sull astinenza da tv: la dieta di Abbadia , un classico della letteratura del genere, ed il recentissimo caso del digiuno di Cavriglia . Sar compito del capitolo 3 condurre il lettore nel mondo fantastico dei cartoni animati, rivisitandone le tecniche, la storia, gli esordi statunitensi e l epilogo giapponese. Si racconter dei classici disneyani di Barks, Scarpa e Taliaferro, degli esordi di Hanna & Barbera, del carattere dei personaggi cult: Paperino e Topolino, chiamati Donald e Mickey oltreoceano. Un breve viaggio tra l onest di Topolino e la fortuna di Gastone, tra Amelia e Gambadilegno, tra le stelle di una costellazione di personaggi che popolano il mondo edulcorato dei cartoon definiti classici. Poi, si narrer di come avvenne la svolta, il passaggio che vide le saghe spaziali di Goldrake e Ufo Robot, e la banda di Lupin III, con Jigen, Zenigata e Margot, detronizzare dagli schermi televisivi i paperi ed i topi antropomorfizzati di Walt Disney. Un ultimo paragrafo sar dedicato al fenomeno dei PokØmon, nel quale oggigiorno tutti, adulti e bambini, ci sentiamo in qualche modo coinvolti, tra gadgets e cartoni animati. Si Ł scelto in modo prioritario di approfondire, tra i capitoli, le tematiche del rapporto tra tv, violenza e minori, dando spazio agli studi sulla contestualizzazione delle scene antisociali in televisione. Pur mettendo in luce anche le teorie piø disfattiste riguardo gli effetti della tv sugli spettatori, e sui bambini in specie, si prover a sostenere, con umilt , la teoria opposta, percorrendo insieme a moltissimi ricercatori il sentiero che passa per le teorie di un uso consapevole e ragionato della televisione da parte dei bambini.
71 - BAMBINI E TELEVISIONE LA TEMATICA DEGLI EFFETTI TRA STORIA E CORRENTI DI PENSIERO 1.1 Tra scandali e censura: Gli esordi del piccolo schermo in Italia Le vicende del rapporto tra bambini e televisione hanno radici che risalgono sino agli esordi del media televisivo in Italia. Le trasmissioni per ragazzi iniziano infatti il 3 gennaio del 54 alle 17,30 e da allora, con alterne vicende, hanno sempre occupato uno spazio rilevante nei palinsesti2. Erano quelli tempi in cui, nell Italia postbellica, la rivoluzione dei costumi gi avviatasi oltreoceano stentava ad affermarsi, e le forbici del censore, retaggio della dittatura fascista, erano ancora molto attive in tutti i campi della produzione culturale, dalla cinematografia alla letteratura, passando per il teatro e la prosa. La censura non avrebbe potuto non abbattersi anche sul nuovo media, da piø parti visto con diffidenza per la portata d innovazione che consegnava alle nuove generazioni. Ancora negli anni 60 non era consentito ad un presentatore televisivo attingere all intero repertorio della lingua italiana nel corso della conduzione: In quel periodo, in Rai, non si potevano fare alcune battute perchØ si rischiava il licenziamento in tronco. Parole come membro e pesce erano bandite per via del loro significato polivalente 3. Fecero scalpore a Canzonissima - e siamo nel 1970 - l’ombelico scoperto di Raffaella Carr e le calze nere che velavano le lunghe gambe delle gemelle Kessler. Costoro si erano spogliate per Playboy edizione italiana nel numero di gennaio del 1975. Le gemelle Kessler frequentavano l’allora castigatissimo mondo di Raiuno. Erano le star indiscusse, in quegli anni, della televisione, allora soltanto di Stato. Erano considerate quasi di famiglia dagli italiani e vedere o sapere che avevano posato senza veli fece scoppiare intorno a loro un vero scandalo 4. E evidente come sin dai suoi albori la televisione abbia alimentato i sogni e le angosce del pubblico adulto italiano, suscitando inquietudini tra gli addetti ai lavori e scandali tra la popolazione, che fronteggiava come meglio poteva la rivoluzione dei costumi importata dagli States. Ed Ł parimenti comprensibile la preoccupazione delle madri e dei padri dell epoca nei confronti dell esposizione dei propri figli alla televisione, figlia degenere ed esibizionista delle radio: uno strumento in grado di accendere cos forti emozioni tra gli adulti, che effetti avrebbe potuto avere sui bambini? La famiglia italiana era, specie nelle regioni meridionali, modellata sullo schema patriarcale e, sebbene il ruolo in famiglia e l immagine stessa delle donne si stesse avviando verso una svolta epocale, la forza delle tradizioni era ancora forte abbastanza da stabilire per uomini, donne e bambini precisi confini di attitudini e competenze. La programmazione televisiva degli esordi era in questo senso lo specchio della realt sociale. Se da un lato, quando la durata media della giornata televisiva era di circa quattro ore, la tv dei ragazzi ne occupava una e mezza5, a dimostrazione dell interesse che la produzione televisiva ha avuto sin dall inizio nei confronti del pubblico piø giovane, per altro verso la rubrica Carosello 6, nata il 3 febbraio 1957 alle 20,50, segnava lo spartiacque invalicabile tra una televisione per tutti e la programmazione riservata agli adulti. A letto dopo Carosello Ł stato il tormentone che ha accompagnato l infanzia e l adolescenza della gran parte dei bambini dell epoca, e il non sentirselo piø ripetere, l essere accreditati alla seconda serata televisiva, ha costituito per molti il passaporto per l et adulta, la definitiva ammissione alla tribø dei grandi . Quest attitudine censoria delle famiglie italiane, agli albori del grande esperimento collettivo 7 costituito dall ingresso del nuovo media nelle case del belpaese, rifletteva la tendenza ancora in atto, da parte degli adulti, di voler proteggere le giovani e facilmente influenzabili menti dei bambini dai fantomatici quanto sconosciuti effetti della televisione. La televisione Ł sicuramente il mezzo di comunicazione piø potente mai inventato. 2 Marina D Amato, Bambini e tv , Il Saggiatore, Milano, 1997 3 La televisione si vede dal Bongiorno: intervista a Mike - Articolo del 17/05/2004 di Davide Politi su http://www.006.it/Articoli/articoli_test.asp?NewsId=1353 4 http://213.215.144.81/public_html/5000-5999/articolo_5531.html 5 Marina D Amato, Bambini e tv , cit. 6 idem 7 Mario Morcellini, La Tv fa bene ai bambini, Meltemi, 1999
8Nonostante negli anni della sua affermazione l immagine in movimento fosse una realt ormai consolidata grazie al cinema, e l accompagnamento sonoro della giornata domestica gi garantito dalla radio, il suo impatto sulla societ del secondo dopoguerra fu violentissimo. Un impatto che non si giustifica semplicemente con la portata innovativa della sua tecnologia, ma che va ricercato nel ruolo che le Ł tipico di mezzo che si sottrae alla chiarezza classificatoria che assegna alla radio il predominio sul linguaggio verbale, ed al cinema la colonizzazione del territorio dell immagine in movimento8. Sin dalla sua prima apparizione ha suscitato sentimenti contraddittori: se da una parte era vista come il meraviglioso intrattenitore che finalmente si poteva avere a casa, dall altra Ł stata demonizzata, in particolare dagli esponenti della cultura alta , scritta, letteraria. Per la sua propriet intrinseca di poter mostrare potenzialmente qualsiasi cosa, la televisione era vista come il punto di partenza di un abbassamento del livello della cultura. Un altra caratteristica della televisione che causava perplessit era il suo radicale realismo. Un mezzo che trasmette esattamente ci che si vede nella realt Ł una realt sgradita alle istituzioni, giacchØ non c Ł niente di piø deleterio di un entit a cui si crede piø ciecamente che ad esse. Si trattava della diagnosi precoce di una tendenza che sarebbe stata prolifica nella letteratura scientifica successiva, quella di considerare la televisione non piø un membro della famiglia, ma un ospite appena tollerato, e visto con diffidenza, non appena sulla poltrona dinnanzi al teleschermo si fosse accomodato il piccolo di casa. 1.2 L evoluzione dell offerta televisiva e le influenze culturali tra Stati uniti e Giappone. Le influenze shintoiste e l avvento della televisione commerciale. Era di certo chiaro sin da allora che la televisione ha un’influenza di notevole importanza sulla vita e sull’educazione dei bambini e dei ragazzi9. Il ruolo educativo dei genitori Ł molto cambiato da quando la tv Ł entrata nelle case ed ha cominciato a scandire un tempo molto importante della quotidianit . Fino all’inizio degli anni ’80 i programmi venivano trasmessi in periodi limitati di tempo e l offerta era costituita da pochi canali nazionali. Le trasmissioni iniziavano generalmente dopo mezzogiorno per terminare intorno alla mezzanotte. Ad esempio, la tv dei ragazzi era limitata a una fascia oraria pomeridiana. La tecnologia utilizzata era piø semplice, c’erano programmi culturali di rilievo, i programmi d intrattenimento erano abbastanza contenuti, venivano privilegiati i documentari, le scene di violenza erano relativamente limitate, la pubblicit era accettabile e piuttosto ingenua 10. La distinzione tra programmi per adulti e programmi per bambini era piø netta. Il tempo che i bambini dedicavano alla televisione era solo una minima parte rispetto a quello occupato dal gioco, dalla scuola e dalla vita familiare. Con l’arrivo delle televisioni private e la crescente diffusione del mezzo, le cose sono cambiate. Il numero di canali Ł aumentato notevolmente, il tempo delle trasmissioni copre ora l’arco delle ventiquattr ore, i programmi d intrattenimento la fanno da padrone soprattutto nelle ore piø calde della giornata, scene di violenza e di sessualit spinta sono presenti persino nei programmi dedicati ai bambini e ai ragazzi, la pubblicit Ł pervasiva, lusinghiera ed accattivante. Con Telebiella come apripista, dal 1974 si diffusero rapidamente sul territorio nazionale le tv commerciali. Nate per «dar voce a chi non l’ha», si rivolgevano soprattutto alle donne e ai bambini. In quegli anni arrivarono in Italia i cartoni animati giapponesi, che mutarono radicalmente l’universo simbolico dell’infanzia italiana, dando origine ad una generazione cui successivamente ci si riferir con l epiteto di Goldrake generation . La dimensione etica dei programmi Ł rintracciabile facendo riferimento alla cultura di cui Ł espressione, e due grandi dimensioni morali sono evidenti nei primi cartoni animati proposti ai bambini: da un lato quella giapponese, che si rif alla dottrina shintoista, dall’altra quella statunitense, legata all’etica protestante. La programmazione giapponese merita un’attenzione particolare perchØ Ł piø diffusa, piø amata dai bambini, piø discussa dai genitori, e perchØ vi si respira sempre la religiosit shintoista: tutti i protagonisti sono tesi alla ricerca 8 Marino Livolsi, Manuale di Sociologia della Comunicazione, Laterza 2000 9 Marina D Amato, Bambini e tv , cit. 10 www.orsettipadani.org/educazione/premessa.htm