9 Un esempio di questo processo é dato dal caso della diffusione della
cosiddetta RPI - X regulation : l’efficacia dimostrata dalla regolamentazione
tramite Price Cap, introdotta per le Public Utilities in Gran Bretagna a metà
degli anni ‘80, indusse gli Stati Uniti a sostituire con questo meccanismo la
Rate of Return regulation, avendo la teoria dimostrato i ‘difetti’ di tale forma
di regolazione in termini di efficienza produttiva.
La presente trattazione intende percorrere le vie dell’analisi economica,
dalle classiche definizioni di mercato di Monopolio Naturale alle risposte degli
studi scientifici più recenti. Ci soffermeremo in particolare sull’esposizione
delle metodologie di regolamentazione delle industrie delle telecomunicazioni,
del gas, dell’energia elettrica e dell’acqua, che si sono avute in Inghilterra dai
primi anni ‘80 ad oggi, avendo scelto di trattare specificatamente il metodo di
regolamentazione dei prezzi tramite Price Cap.
Abbiamo delineato il percorso degli argomenti in tre capitoli.
Nel capitolo primo si espongono le linee generali della teoria economica della
regolamentazione dei Monopoli Naturali. Partiremo dalla definizione di
Monopolio Naturale così come nota in letteratura, presentando la ‘classica’
formulazione che si rifà alla definizione di economie di scala, per arrivare alla
più recente relazione con il concetto di subadditività della funzione di costo
dell’impresa produttrice. Definiremo, a margine, lo status di ‘sostenibilità’ di
un monopolio naturale.
10
Successivamente saranno esposti i fattori che rendono necessaria la
regolamentazione di un monopolio naturale: si tratta dei noti motivi associati al
fallimento del mercato e dei suoi meccanismi competitivi, che emergono
chiaramente nel caso trattato e che, storicamente, sono stati la leva degli
interventi regolatori avuti nei settori di pubblica utilità dei paesi ad economia
di mercato. Cercheremo di schematizzare i vari percorsi seguiti da questi
interventi regolatori. Ci soffermeremo anche sull’ipotesi in base alla quale,
stante la presenza delle condizioni che definiscono un monopolio naturale, sia
possibile avere una qualche forma di concorrenza ‘per il mercato’, ossia sui
vari meccanismi ‘esterni’ al mercato stesso che permettano a diverse imprese
di avere una competizione sui prezzi. Parleremo quindi di competizione ‘alla
Demsetz’, di ‘mercati contendibili’, della concorrenza intermodale, nonché
della cosiddetta Yardstick Competition .
Arriveremo così alla vera e propria price regulation , ed alle diverse regole di
prezzo che questa persegue. Partendo dalla più nota regola del marginal cost
pricing, presenteremo i modelli base, altrettanto noti in letteratura, dei prezzi di
Ramsey, delle tariffe a due parti (e, più in generale, delle tariffe non lineari),
soffermandoci inoltre sul problema del peak load pricing. Di seguito
esporremo i criteri di applicazione dei due principali meccanismi ‘pratici’ di
price regulation: la regolazione del tasso di crescita del capitale investito
(ROR) e la regolazione con vincolo (Cap) sui prezzi.
11
Nel secondo capitolo abbiamo approfondito l’analisi della regolamentazione
tramite Price Cap, nell’ambito degli sviluppi che la letteratura economica più
recente presenta in materia.
Come primo passo presenteremo in dettaglio i risultati dell’applicazione del
Price Cap in termini di efficienza tecnico-produttiva (eguaglianza tra costo dei
fattori di produzione e benefici marginali del loro utilizzo), ed in termini di
efficienza comportamentistica (minimizzazione dei costi dato il livello di
produzione). Con riferimentro ad una industria monoprodotto, confronteremo
in particolare questi dati con quelli ottenibili tramite la regolamentazione ROR.
Ci occuperemo, quindi, dell’efficienza allocativa: quale livello di output é
raggiungibile con il Price Cap e se questo può essere più e meno prossimo ad
un livello di produzione di First Best. Presenteremo la dimostrazione della
proposizione secondo la quale, dati opportuni parametri alla formula Cap
(stavolta in un contesto multiprodotto), tale regolamentazione conduce ai
risultati del problema di Ramsey. Confronteremo questa analisi con un’altra
che, parallelamente, individua la possibilità di ottenere prezzi analoghi a quelli
di Feldstein.
Successivamente concentreremo la trattazione sui singoli parametri del price
cap, nel noto schema RPI - X . Emergerà la possibilità di ottenere distorsioni
sui risultati della regolamentazione, sia dal lato della produttività dell’impresa
monopolista (come già nella regolamentazione ROR), sia dal lato dei prezzi, a
seconda della scelta adottata circa il calcolo degli indici dei prezzi e dell’indice
di incremento della produttività dell’impresa. Saranno quindi studiati quattro
differenti possibili casi di Price Cap Regulation.
12
In ultima istanza ci occuperemo dei cosidetti ‘meccanismi dinamici’ di price
cap, riferendosi a quelle formulazioni dei limiti ai prezzi che tengono conto dei
vincoli informativi (la variabile tempo, i costi di produzione) che si presentano
al regolatore. Si farà quindi cenno alle formule di Vogelsang e Finsinger, al
Tariff Basket Price Cap, all’Average Revenue Price Cap.
Il capitolo terzo é dedicato alla Regulatory Reform inglese, ed in particolare
ai diversi meccanismi di Price Cap che sono e sono stati applicati di volta in
volta nelle industrie delle telecomunicazioni, del gas, dall’acqua, dell’energia
elettrica.
Descriveremo e discuteremo il meccanismo RPI - X quale elemento
caratterizzante di questo processo di riforma legislativa ed amministrativa.
Presenteremo una breve introduzione storica sull’ RPI - X price cap, partendo
dalle proposte dovute a Littlechild sulla necessità di superare i meccanismi di
regolazione del tasso di crescita del capitale, che fino ad allora avevano
rappresentato l’unica via di regolamentazione dei monopoli. Successivamente
descriveremo le caratteristiche dell’ RPI - X , i poteri delle varie authorities, la
durata dei vincoli ed i meccanismi di revisione, il problema della regolazione
della qualità, fino all’esposizione dei criteri base di fissazione dei fattori X .
Citeremo anche le scelte del legislatore italiano, che con la legge 14 Novembre
1995 n. 481 -Norme per la concorrenza e la regolazione dei servizi di pubblica
utilità. Istituzione delle autorità di regolazione dei servizi di pubblica utilità. -
ha introdotto nel nostro paese la Price Cap Regulation per i settori dell’energia
elettrica, dell’acqua, del gas, nonchè delle telecomunicazioni (con rimando alla
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successiva legge 31 Luglio 1997 n. 249). Ci occuperemo in dettaglio dei price
cap usati in Inghilterra dopo la privatizzazione delle Public Utilities.
Analizzeremo i tipi di indice dei prezzi usati, le strutture dei prezzi finali, le
regole relative alla qualità dei servizi resi. Infine parleremo del calcolo dei
fattori di correzione X , elencando le difficoltà che sono state incontrate dai
regolatori nella stima dei valori degli assets patrimoniali delle imprese, valori
strumentali alla fissazione dei parametri X .
14
CAPITOLO 1
15
1. Introduzione
La ‘Regulatory Reform’ é quel percorso di politiche industriali che si é
sviluppato a partire dagli anni ‘70 negli Stati Uniti ed in Inghilterra, sotto il
quale sono stati radicalmente trasformati i settori operanti in regime di
nazionalizzazione o di forte controllo governativo. Tale percorso si é
affiancato, essendone complemento, alle politiche di privatizzazione delle
imprese nazionalizzate operanti nei settori storicamente considerati
monopolistici, quali il trasporto aereo e ferroviario, le telecomunicazioni, la
TV via cavo, la fornitura di energia elettrica e di gas naturale. Si tratta dei casi,
ampiamente discussi in letteratura, di fallimento del mercato dovuti alla
presenza di tecnologie di produzione che favoriscono il sorgere dei Monopoli
Naturali. Le diverse politiche di regolamentazione dei Monopoli Naturali ed i
motivi che le hanno ispirate sono oggetto del presente capitolo.
Intendiamo concentrare l’analisi sui diversi meccanismi economici di
regolazione del monopolio naturale, partendo dalla definizione che di questo si
trova nella teoria, per analizzare successivamente le varie regole di prezzo
conosciute ed applicate, giustificando i motivi della loro applicazione e
dell’applicazione delle varie forme di regolazione dei prezzi e dei mercati.
Più in dettaglio, il percorso che seguiremo é così delineato:
- Nel paragrafo 2 presenteremo la definizione di Monopolio Naturale così
come nota in letteratura, partendo dalla ‘classica’ formulazione che si rifà alla
definizione di economie di scala, per arrivare alla più recente relazione con il
16
concetto di subadditività della funzione di costo dell’impresa produttrice.
Definiremo, a margine, lo status di ‘sostenibilità’ di un monopolio naturale.
Successivamente saranno esposti i fattori che rendono necessaria la
regolamentazione di un monopolio naturale: si tratta dei noti motivi associati al
fallimento del mercato e dei suoi meccanismi competitivi, che emergono
chiaramente nel caso trattato e che, storicamente, sono stati la leva degli
interventi regolatori avuti nei settori di pubblica utilità dei paesi ad economia
di mercato.
Nel paragrafo 4 cercheremo di delineare schematicamente quali siano i vari
percorsi seguiti da questi interventi regolatori.
Dapprima ci soffermeremo sull’ipotesi in base alla quale, stante la presenza
delle condizioni che definiscono un monopolio naturale, sia possibile avere una
qualche forma di concorrenza ‘per il mercato’, ossia sui vari meccanismi
‘esterni’ al mercato stesso che permettano a diverse imprese di avere una
competizione sui prezzi. Parleremo quindi di competizione ‘alla Demsetz’, di
‘mercati contendibili’, della concorrenza intermodale, nonché della cosiddetta
Yardstick Competition .
Quando invece le condizioni di una possibile concorrenza non sono
verificate, ecco che i percorsi della regolamentazione si soffermano sulla vera e
propria price regulation , e sulle diverse regole di prezzo che questa persegue.
Partendo dalla più nota regola del marginal cost pricing, presenteremo i
modelli base, altrettanto noti in letteratura, dei prezzi di Ramsey, delle tariffe a
17
due parti (e, più in generale, delle tariffe non lineari), soffermandoci inoltre sul
problema del peak load pricing.
Di seguito, nel paragrafo 6, che abbiamo chiamato ‘i metodi di
regolamentazione’, esporremo i criteri di applicazione dei due principali
meccanismi ‘pratici’ di price regulation: la regolazione del tasso di crescita del
capitale investito (ROR) e la regolazione con vincolo (Cap) sui prezzi.
Tratteremo brevemente le implicazioni in termini di X-efficienza che tali
meccanismi comportano. Questo argomento sarà poi oggetto di un
approfondimento nel capitolo successivo, dedicato al Price Cap.
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2. Una definizione di Monopolio Naturale
Un argomento centrale della scelta di regolamentare un mercato é
l’osservazione del fallimento dei meccanismi che inducono la competizione tra
produttori. Tale situazione é stata storicamente rilevata nei cosiddetti
‘Monopoli Naturali’. Si indica con ‘Monopolio Naturale’ la presenza di forme
di non-convessità nella produzione originate da tecnologie a rendimenti
crescenti di scala. Questa condizione impedisce la competizione all'interno del
mercato, essendo possibile che un’unica impresa produca ad un costo inferiore
a quello ottenibile da ogni altra configurazione industriale con più imprese.
Tale configurazione, quindi, permette al produttore-monopolista di attuare
politiche di prezzo e quantità che comportano forme di inefficienza allocativa e
di sfruttamento dei consumatori. Le conseguenze sociali che ne derivano
hanno motivato le tradizionali forme di intervento pubblico, in passato tese
principalmente alla nazionalizzazione, più recentemente indirizzate verso
l'introduzione di diverse forme di regolamentazione.
La definizione di Monopolio Naturale ha subito, alla fine degli anni
settanta, una sostanziale ridefinizione rispetto alla tradizionale statuizione.
Alla classica formulazione dell’esistenza di economie di scala, si é sostituito il
concetto di subadditività della funzione di costo.
19
2.1. Il problema “classico” del Monopolio Naturale
Il tradizionale approccio definitorio del Monopolio Naturale si impernia
sull’esistenza di economie di scala. Tale concetto riguarda la tecnologia
dell’impresa-industria in questione. In un’impresa monoprodotto con costi
fissi di produzione, la presenza di economie di scala indica che i costi medi
dell’impresa decrescono al crescere della quantità prodotta, così come
rappresentato in figura 1.1.
figura 1.1
p
y
1
y
2
y
BE
y
AC(y
1
)
AC(y
2
)
AC(y
BE
)
AC(y )
p (y)
É qui raffigurato un mercato in cui una sola impresa produce e vende un
solo bene o servizio nonstorable, la cui quantità prodotta é indicata con y. La
curva di domanda (inversa), per semplicità lineare, é indicata con p(y), ove p é
il prezzo del bene o servizio.
20
L’impresa produce secondo una funzione di costo C(y), e la funzione di
costo medio é indicata in figura con AC(y) = C(y)/y. Nella definizione di tale
funzione non si tiene conto del prezzo dei fattori di produzione, per ipotesi
costanti.
Si assuma inoltre: a) che non sia possibile per l’impresa effettuare
discriminazioni di prezzo; b) che l’impresa non riceva sussidi governativi o
altre forme di sussidio, cosicché sia un vincolo stringente per ogni impresa
presente sul mercato raggiungere almeno il pareggio del bilancio.
Come evidente in figura, un’impresa che produce una quantità y > y
BE
, va
incontro ad una perdita sicura, data la non conservabilità del bene prodotto.
Sia data, quindi, una qualsiasi impresa che produce una quantità
y
1
<
y
BE
: può verificarsi che un’altra impresa, avente la medesima
tecnologia, entri sul mercato producendo una qualsiasi quantità y
2
tale che y
1
<
y
2
<
y
BE
, potendo così praticare un certo prezzo p, con AC(y
1
)
<
p <
AC(y
BE
). Se questo accade, la prima impresa verrebbe estromessa dal
mercato.
E’ evidente che l’unico livello di produzione che permette ad una impresa
di mantenere il mercato vantaggiosamente é y
BE
, il cui corrispondente prezzo
di domanda é p
BE
.
Considerazioni ulteriori emergono allorché sia possibile (é un’ipotesi
realistica) per il monopolista praticare un prezzo eccedente il costo medio per
un limitato periodo di tempo nel quale non ci sia la minaccia di entrata di un
21
concorrente. In tal modo il monopolista realizzerebbe extraprofitti che
potrebbero permettergli di sostenere prezzi al di sotto dei costi medi nel
momento in cui si realizza la minaccia d’entrata.
Tale configurazione di mercato é detta di Monopolio Naturale perché la
competizione within the market non é possibile.
In breve, la presenza di economie di scala nella funzione di produzione, o
almeno in un suo intervallo rilevante, viene tipicamente a significare che la
concorrenza interna al mercato può portare a prezzi rilevantemente inefficienti
e fluttuanti, tali da rendere necessario un qualche tipo di intervento
dell’autorità governativa.
2.2. Monopolio Naturale e subadditività della funzione di costo
Ferma restando la validità dell’approccio definitorio tradizionale basato
sulle economie di scala, le ricerche effettuate alla fine degli anni ‘70
1
hanno
mostrato che una più appropriata definizione di Monopolio Naturale deve
basarsi sul concetto di subadditività della funzione di costo. Le due nozioni
sono in realtà correlate, potendo una essere indicata come un caso particolare
dell’altra.
Si é osservato che un Monopolio Naturale non necessita, per essere tale, di
avere economie di scala nell’intero arco di funzione di produzione rilevante per
il mercato: la figura 1.2 ne é un semplice esempio.
1
Panzar, J.C. e Willig, R.D., 1977, cit., pag.481-493
22
figura 1.2
p
y
1
y
BE
y
2
y
p
BE
AC(y )
p (y)
p
1
Si assume che ogni impresa in grado di produrre il bene o servizio in questione
abbia la struttura dei costi raffigurata da AC(y). Come é in figura, ogni curva
di costo medio di produzione di una ipotetica impresa decresce fino ad un dato
livello y
1
, oltrepassato il quale diviene crescente: é il caso classico dei
rendimenti marginali decrescenti. La curva di domanda intercetta la curva dei
costi medi al livello y
BE
> y
1
. Si può chiaramente osservare che nell’esempio
in figura nessuna configurazione industriale a due o più imprese può operare
sul mercato a costi non superiori a quelli praticati da un’unica impresa
monopolista. In questo senso é possibile indicare questa industria come
Monopolio Naturale, sebbene non vi siano economie di scala in tutto
l’intervallo di produzione rilevante(0 ,y
BE
].