5
La seguente trattazione è un tentativo di composizione di
un’ “inquadratura” in cui l’attenzione iniziale verso un particolare
spunto d’indagine ha prodotto alla fine un risultato diverso, più
ricco di dettagli involontari che hanno ampliato il discorso e
modificato via via il punto di partenza. La riflessione condotta in
queste pagine intreccia un determinato periodo storico con
l’avvento di una nuova soggettività svelata da inedite modalità di
comunicazione e pratiche collettive che disegnano uno sfondo in
cui si inseriscono motivazioni individuali e sociali, spingendo
l’individuo alla conservazione della memoria di eventi, persone e
oggetti nella costante ricerca di conferme per un’identità resa
precaria dal frenetico svolgersi della modernità.
Il primo capitolo è un invito alla scoperta della soggettività
moderna attraverso indicatori letterari significativi per il percorso
intrapreso in queste pagine che propongono un particolare uso del
mezzo fotografico. Per individuare il momento in cui la fotografia
è considerata uno strumento della memoria umana e come si può
accostare alle teorie psicoanalitiche e psico-sociali passando per la
letteratura si è posta l’attenzione al periodo che vede la fine del
XIX secolo e l’inizio del XX pur non trascurando elementi presenti
prima e dopo questo arco temporale ma importanti ai fini del
discorso. Aspetto interessante della ‘questione fotografica’ posta
nei termini di una nuova conoscenza del tempo passato è
l’emergere di un’interiorità costruita attraverso un immaginario
che intreccia pubblico e privato come rivela anche il particolare
“innesto” con parte della produzione letteraria moderna: autori,
eccellenti interpreti della modernità, pur non accennando affatto
6
alla fotografia, si ritrovano loro malgrado a dover fare i conti con
questo nuovo linguaggio visivo e con il paradosso che questo
rappresenta, mezzo tecnologico al servizio del passato. Oppure, se
non ne fanno parola nelle proprie opere letterarie, sono totalmente
affascinati dal dispositivo fotografico nella loro vita privata come è
documentato per gli scrittori veristi. Non è casuale il rapporto che
c’è tra lo sviluppo della tematica verista e l’uso privato della
fotografia di Capuana, De Roberto, Verga.
Il secondo capitolo è dedicato alla memoria come tematica
frequentemente trattata da sociologi e scrittori nell’epoca moderna
in cui si assiste ad un crescente fenomeno di esteriorizzazione
della memoria che viene selezionata, catalogata e custodita tramite
supporti materiali. Paolo Jedlowski
1
definisce la memoria nella
modernità come caratterizzata da un lato da un nuovo senso del
passato collegato al carattere incessante del mutamento, dall’altro
gli sviluppi della tecnica definiscono nuovi modi di ricordare. La
grande diffusione di forme di fissazione e conservazione del
passato comporta una differente percezione nel ricordare dei
soggetti moderni; così l’introduzione della fotografia dà origine
alla differenziazione di memorie che si caratterizzano nei modi di
produzione in immagini pubbliche e private, e tuttavia si
confondono nelle modalità di fruizione tratteggiando i margini
sfocati di una distinzione/connessione tra due sfere d’azione
dell’attore sociale, la ‘strada’ e la ‘casa’. La città, o meglio la
metropoli, è lo scenario principale in cui emerge l’interiorità
dell’individuo moderno oltre al diffondersi di nuove forme di
1
Jedlowski P., Memoria, esperienza e modernità, Milano, Franco Angeli, 1989
7
comunicazione. In una situazione densa di stimoli e incontri, lo
spazio abitativo si sviluppa in verticale tra edifici a più piani e
appartamenti più o meno ristretti. L’abitare e il vivere nel tempo,
attraverso interazioni incomplete e chocs visivi infrangono
l’esperire del mondo reale costituito lungo coordinate spazio-
temporali fissate dalla storia e dalla tradizione. La modernità
irrompe nella quotidianità delle persone allorché la casa raccoglie
incessantemente oggetti e immagini prodotti per essere consumati
oltre che per rievocare e rafforzare le relazioni tra soggetti di uno
stesso gruppo sociale.
Nel terzo capitolo si dà rilievo a varie attività di raccolta e
conservazione di immagini e oggetti che hanno caratterizzato la
seconda metà del XIX secolo e gran parte del XX. Si distinguono
così le memorie a seconda della funzione sociale loro attribuita: la
memoria familiare, la memoria storica, la memoria vergognosa, la
memoria archivistica sono espresse dalle pratiche sociali di un
soggetto, un “Io ricordo…” teso alla riscoperta del passato per
mezzo di codici espressivi cambiati. Un nuovo modo di ricordare
per un soggetto diverso, svelato dalla modernità in cui il
progresso tecnologico e una migliore conoscenza del sé hanno
modificato il concetto di memoria.
Alla base del discorso che avvicina la fotografia e la
memoria vi è lo status di testimone che l’immagine, autoprodotta
e non, ha raggiunto tra Ottocento e Novecento. Il testimone ha una
funzione fondamentale per il soggetto senza il quale non potrebbe
ricostruire il passato e soprattutto il momento
dell’autoriconoscimento non sarebbe completo. “Il testimone è
8
colui che ricorda qualcosa che si riferisce a un altro, e lo ricorda
per lui”
2
L’avvento della fotografia nell’epoca moderna rivela
all’individuo moderno la condizione dissonante dell’esistenza
umana. Oltre alla funzione di richiamare il passato, nel sistema
simbolico che costruisce la memoria, il mezzo fotografico rende
l’individuo spettatore di sé stesso. La storia del singolo si inserisce
tra le pieghe della Storia dell’umanità nel momento in cui uno
sguardo autobiografico più consapevole dà maggiore importanza
alla memoria personale distinguendola, nell’accumulo crescente di
informazioni che riguardano il passato, da memorie collettive
frantumate e sempre più svuotate.
“Forse la vera fotografia totale - come notava Calvino – è
un mucchio di frammenti d’immagini private, sullo sfondo
sgualcito delle stragi e delle incoronazioni”. Forse per questo
motivo è sembrato rilevante mettere in primo piano,
nell’inquadratura, le infinite memorie personali e familiari che la
fotografia, da più di 150 anni, contribuisce a mantenere e tuttora
racconta con le immagini i momenti importanti di una persona e i
legami con coloro che rendono unica quell’esistenza.
2
Jedlowski P., Il testimone e l’eroe, in Jedlowski P. e Rampazi M. (a cura di), Il
senso del passato, Franco Angeli, Milano, 1991, p.17
9
Capitolo primo
Per una conoscenza dell’ Io moderno
Il progresso tecnologico ha comportato l’acquisizione di un
sapere nuovo e funzionale ad un’esistenza migliore per l’uomo. La
tensione verso una conoscenza integrale del mondo, dei segreti
della natura raggiunge il culmine allorché il soggetto dell’indagine
si sposta sull’umanità come elemento di un sistema armonico,
complesso che solo ora rivela i suoi meccanismi più sofisticati
grazie all’ingegno dell’uomo moderno, nell’idea evoluzionistica
che contribuisce all’esaltazione dell’essere umano come risultato
di un processo evolutivo che favorisce una naturale selezione
degli individui.
10
Il cosiddetto Umanesimo, emerso nell’ XV secolo come
movimento artistico e letterario, raggiunge la pienezza del suo
significato teorico nell’epoca della modernità. Tendenzialmente si
accentua il valore dell’uomo nel momento in cui vacilla la dignità
della persona umana sotto le spinte dell’organizzazione
economica e sociale o dello sviluppo della tecnica
3
.
La fiducia nel progresso annunciato in tutti gli angoli del
mondo occidentale non diminuisce però la pressione di
un’esistenza condotta spesso ai margini di questo inarrestabile
sviluppo tecnologico, economico e sociale. L’uomo è costretto a
misurarsi con i macchinari delle nuove industrie, il suo tempo di
lavoro deve sincronizzarsi con il ritmo della macchina, egli deve
far parte di un processo di produzione che ha mutato
sostanzialmente il valore delle abilità dell’operaio. Uno dei
molteplici tempi che si vanno a configurare in questo periodo in
cui, al contrario si tende a standardizzare, unificare la misura del
tempo. Franco Marenco afferma: “Il dibattito sul lavoro e sulla
cultura non è che uno dei tanti modi per dar voce ad una scoperta
sconvolgente per la coscienza europea, che vorremmo definire,
rifacendoci a Jurgen Habermas, come scoperta del tramonto e
dell’allontanamento definitivo di una società in cui il dominio era
legittimato dalle tradizioni culturali, per lasciar posto a una società
la cui legittimazione viene definita dal sistema del lavoro
4
”. In
risposta al progresso serpeggia un manifesto atteggiamento
3
Tale fenomeno viene rilevato dall’antropologo francese Marc Augè che nel suo
saggio Non luoghi parla di eccesso di ego
4
Marenco Franco in Bongiovanni Bertini M. (a cura di), Il romanzo i due secoli
1880-1918, Bulzoni Editore, 1991, pp. 76-77
11
reazionario che si coglie in molti scrittori, sia europei che
americani, i quali, con toni nostalgici, affermano valori etici ‘di
ritorno’ in opposizione alla nuova ideologia affermatasi con la
seconda rivoluzione industriale.
Karl Marx afferma: “Il continuo rivoluzionamento della
produzione, l’ininterrotto scuotimento di tutte le situazioni sociali,
l’incertezza e il movimento eterni contraddistinguono l’epoca dei
borghesi fra tutte le epoche precedenti.”
5
L’epoca dei borghesi. Sembrano essere dunque loro i
protagonisti del cambiamento, esteriore e interiore, i quali vivono
in nuovi spazi per le attività umane che traducono le istanze di
ordine e di organizzazione in lunghi boulevards in cui si ritrovano
insieme i pedoni e le carrozze, poi le automobili, in una a-
sincronia di movimenti che paradossalmente sistematizza la
circolazione della metropoli, nuova entità dotata di vita propria.
5
Karl Marx in Berman M., L’esperienza della modernità , Il Mulino, Bologna, 1985
12
I.1 A spasso per la metropoli: Baudelaire e il tempo dell’identità
Georg Simmel afferma nel suo saggio «Le metropoli e la
vita dello spirito» : “ I problemi più profondi della vita moderna
scaturiscono dalla pretesa dell’individuo di preservare
l’indipendenza e la particolarità del suo essere determinato di
fronte alle forze preponderanti della società, dell’eredità storica,
della cultura esteriore e della tecnica; l’ultima metamorfosi della
lotta con la natura che l’uomo primitivo deve condurre per la sua
esistenza fisica.”
6
La complessità della modernità è colta in maniera acuta e
originale dall’autore, il quale si sofferma su più aspetti che
caratterizzano l’uomo moderno come individuo nella sua
singolarità ma anche inserito nella società, nel contesto
metropolitano che risulta essere lo spazio per il contrasto e per i
tentativi di conciliazione tra lo spirito oggettivo (la cultura
oggettivata dei prodotti dell’uomo: la cultura depositata nelle
enciclopedie e negli innumerevoli volumi delle biblioteche, ma
anche quella che è incorporata nelle realizzazioni della tecnica,
nella rete elettrica che permette la vita di una città, nei macchinari
di una fabbrica, od oggi nel motore di un’automobile o nei
meccanismi di un computer) e lo spirito soggettivo (la cultura di
un uomo o di una donna: ciò che questi sa per averlo imparato,
per averlo vissuto, o per averlo elaborato personalmente). Lo
6
Simmel G., Le metropoli e la vita dello spirito, Armando Editore, Roma, 2001
13
sviluppo della cultura moderna si caratterizza per la
preponderanza dello spirito oggettivo sullo spirito soggettivo. In
altre parole lo sviluppo psichico dell’individuo non tiene il passo
con lo sviluppo della società moderna in tutti i suoi aspetti;
all’uomo in quest’epoca servono delle «difese» per la
comprensione e la realizzazione della propria esistenza poiché la
modernità è essenzialmente crisi permanente. La modernità è
flusso e instabilità di ogni forma, e la cultura che ne elabora il
concetto è la cultura che tenta di venire a patti col divenire
perpetuo: nel medesimo momento in cui riconosce la sua
necessità, avverte tuttavia come il divenire stesso neghi anche la
stabilità dei concetti con cui essa tenta di venirne a capo, o di
comprenderlo. La personalità dell’uomo blasé – l’abitante delle
metropoli disincantato e annoiato, colui il cui atteggiamento dice
che ha già visto tutto, che dà il mondo per scontato – è considerata
da Simmel il prodotto emblematico della modernità. Questo
carattere è innanzitutto conseguenza di quella rapida successione
e di quella fitta concentrazione di stimoli nervosi contraddittori,
propri della metropoli. Egli afferma: “La base psicologica del tipo
metropolitano di personalità sta nell’intensificazione
dell’agitazione nevrotica che è il risultato del rapido e ininterrotto
mutare degli stimoli esterni e interni […] della discontinuità
radicale nella percezione di ciascun singolo sguardo, e del
carattere inatteso delle impressioni irrompenti.”
7
Inoltre l’essenza
dell’essere blasé consiste nell’attutimento della sensibilità rispetto
7
Simmel G., La metropoli e la vita mentale, 1903 in Moretti F., Opere mondo,
Einaudi, Torino 1994, p. 115
14
alle differenze fra le cose, non nel senso che queste non siano
percepite ma nel senso che il significato e il valore delle cose stesse
sono avvertiti come irrilevanti.
8
Il principale interprete della modernità, colui che ha vissuto
i «mutamenti urbani», ne ha colto gli aspetti psicologici e le
contraddizioni interne all’uomo è stato Charles Baudelaire che nei
suoi scritti, in particolare ne «Lo spleen di Parigi» ha racchiuso i
timori, le frustrazioni e le esaltazioni dell’intellettuale, dell’artista
alle prese con la personale sfida della nuova epoca. Egli guida il
suo lettore verso una consapevolezza della propria nuova
condizione di uomo o donna moderni. La sua riflessione sulla vita
moderna muove dalla riscoperta della città in cui vive, scrive e
opera come cittadino, Parigi, la prima vera metropoli europea che
subisce una metamorfosi causata dalle necessità della vita
moderna e dalla nuova figura politica del borghese.
Cosa vuol dire per l’individuo essere moderno? Innanzi
tutto, come il turista (altra figura emblematica della modernità)
alla ricerca di punti di riferimento per spostarsi con maggiore
sicurezza nel posto nuovo, destinazione del proprio viaggio, così
egli deve rimappare lo spazio in cui si trova a muoversi ogni
giorno, ciò vuol dire una nuova percezione del proprio territorio,
condiviso da altre centinaia di persone e da nuovi, più veloci
mezzi di trasporto. Marshall Berman afferma che attualmente la
concezione della vita moderna tende a considerare separatamente
il piano materiale da quello spirituale. Più precisamente parla di
«modernismo» inteso come puro spirito guidato da imperativi
8
Simmel G., Le metropoli e la vita dello spirito, Armando Editore, Roma, 2001
15
intellettuali ed artistici autonomi, e del concetto di
«modernizzazione» inteso come complesso di strutture materiali e
di processi – politici, economici, sociali – che, una volta in moto,
può probabilmente procedere senza il supporto delle menti e delle
anime umane.
9
Eppure proprio nelle pagine lasciate da Baudelaire è
possibile rimarcare la necessaria, profonda armonia esistente tra
l’individuo moderno e l’ambiente moderno. In lui è racchiusa
l’essenza stessa dell’idea di modernità, quell’ antitesi ricorrente tra
il presente e il passato che induce gli artisti e gli intellettuali a
inventare nuovi linguaggi o a ricalcare quelli precedenti con nuovi
strumenti di espressione della modernità. Nei paradossi, nelle
ironie e nei conflitti dell’epoca moderna Baudelaire individua la
bellezza della vita dell’uomo moderno, egli è probabilmente il
primo, vero scrittore moderno perché vive i cambiamenti esteriori
e interiori come individuo e cittadino nella crescente confusione
tra “le cose dell’ordine materiale e quelle dell’ordine spirituale”
provocata dalla moderna avventura del progresso. La sensibilità
verso il suo tempo si coniuga però ad un manifesto senso di
disagio e di avversione poiché in esso riconosce la causa della
desantificazione del poeta e dell’artista che deve entrare in un
nuovo ordine di idee. Tuttavia Baudelaire lamenta l’estrema
disattenzione dei pittori nei confronti del presente “e tuttavia
l’eroismo della vita moderna ci circonda e ci incalza”; — gli uomini
moderni sono realmente eroici, malgrado la loro mancanza di tutti
i parafernalia dell’eroismo, e anzi, a dire il vero, sono tanto più
9
Berman M., L’esperienza della modernità , Il Mulino, Bologna, 1985, p.171
16
eroici proprio perché non ci sono tali parafernalia a fare
insuperbire i loro corpi e le loro anime—
10
. Per Baudelaire
l’eroismo emerge nel conflitto, nelle situazioni stridenti di cui è
piena la vita quotidiana del mondo moderno. Egli ritiene che la
modernizzazione della città ispiri e imponga al tempo stesso la
modernizzazione dell’animo dei suoi cittadini
11
.
In un poemetto su due innamorati, egli rileva come i
boulevards creino un nuovo scenario fondamentale: uno spazio in
cui poter essere soli in pubblico, intimamente uniti senza essere
fisicamente soli mentre il resto del mondo rotea intorno a loro.
Nuove percezioni dello spazio privato dunque, Baudelaire mostra
un nuovo mondo in cui si intrecciano continuamente l’ambito
pubblico e quello privato proprio nel momento in cui esso sta
venendo alla luce: Una delle ironie e delle contraddizioni più
profonde della moderna vita cittadina.
12
Dalla ristrutturazione della città divenuta metropoli
emergono conflitti di diversa natura: Conflitti tra le classi
all’interno della città moderna che aprono la strada a nuove
divisioni all’interno dell’individuo moderno; il conflitto affiora
nella vita interiore dell’uomo della strada; un ulteriore conflitto
fortemente sentito da Baudelaire si manifesta nell’animo
dell’artista, fra un individuo isolato e forze sociali astratte, eppure
concretamente pericolose.
10
Berman M., L’esperienza della modernità , Il Mulino, Bologna, 1985 p.184
11
Berman M., L’esperienza della modernità , Il Mulino, Bologna, 1985 p.184
12
Berman M., L’esperienza della modernità , Il Mulino, Bologna, 1985
17
L’archetipo dell’uomo moderno, così come è illustrato dallo
scrittore francese nel poemetto «Perdita d’aureola», è “un pedone
piombato nel vortice del moderno traffico cittadino, un uomo solo
in lotta contro un agglomerato pesante, veloce e letale di massa ed
energia.”
13
Lo stato permanente di alterazione delle percezioni è
divenuto la normalità e sfugge alla coscienza dell’individuo che si
lascia condurre in un ordine illusorio celante il «caos» paradossale
delle forme di esistenza moderne; un particolare aspetto della
modernità, posto su un altro punto di vista, ha sempre il suo
doppio, oscurato perché caotico. Così, l’uomo moderno ha almeno
un'altra identità, oltre a quella personale che deriva dalla relazione
fra l’io presente e l’io passato; è l’identità creata dall’ habitat
relazionale, cioè dalla rete di contatti che un individuo
normalmente tesse nel corso della sua vita, vita moderna che
moltiplica le occasioni di incontro in spazi creati, rinnovati per
scambi economici e culturali, per transazioni rapide di pensieri e
di affetti.
Per certi versi, l’esigenza moderna della costruzione di
un’individualità richiede un atteggiamento riflessivo verso i
contenuti del passato personale. Questo può venarsi dei toni della
rievocazione nostalgica del «tempo che fu», ma nello stesso
momento può assumere il valore di una ricerca delle radici del sé,
che favorisce la presa di coscienza del proprio essere storico,
unitamente al senso del proprio cammino individuale, ed è per
questo motivo che i moderni conoscono così intimamente il tema
13
Berman M., L’esperienza della modernità , Il Mulino, Bologna, 1985
18
del «tempo perduto». “Il tempo che passa, il tempo che «fugge» è
un tempo propriamente individuale. O meglio un tempo colto
dalla prospettiva di un singolo che ha chiari i limiti della propria
individualità. L’idea che il tempo della vita fugga rimanda a una
percezione della mortalità che è fondamentale nell’uomo, ma è
solo lo sviluppo tipicamente moderno dell’idea di individuo che la
rende significativa nel modo in cui oggi è viene compresa. Ogni
epoca di catastrofe ha reso la percezione del tempo e il valore della
memoria particolarmente acuti: ma solo il moderno è il tempo della
catastrofe permanente, della rivoluzione delle condizioni materiali
che si fa istituzione e norma della storia. Qui il tempo fugge due
volte, individualmente e socialmente.”
14
Sulla falsariga del saggio di Stephen Kern, occorre prendere
in considerazione un aspetto molto importante nello sviluppo
della coscienza umana che vive un inedito rapporto con la
tecnologia, le nuove esperienze urbane e un veloce, incontrollato
progresso. “Gli sviluppi tecnologici sono eventi temporalmente
specifici che spesso influiscono su una grande quantità di persone
e in quanto tali sono una fonte che si impone per la spiegazione
storica.”
15
Il modo in cui l’uomo tra il XIX e XX secolo percepisce il
tempo è rilevato attraverso le opere di pensatori che svilupparono
un acuto senso del passato storico come fonte di identità in un
mondo sempre più secolarizzato ed indagarono il passato
personale secondo fini differenti.
14
Jedlowski P., Memoria, esperienza e modernità, Franco Angeli, Milano, 1989
15
Kern S., Il tempo e lo spazio. La percezione del tempo tra Otto e Novecento, Il
Mulino, Bologna, tr. it 1988