elevate in alcune stelle esistessero realmente, in particolare lo stesso Adams nel 1925 eseguì delle
misure di redshift gravitazionale su diverse linee spettrali emesse dalla superficie di Sirio B,
applicando la teoria della relatività generale si poteva ricavare il rapporto M R e poiché la massa era
nota dai dettagli orbitali, se ne deduceva il raggio. Sebbene approssimativa, la misurazione del redshift
confermò la stima del raggio ottenuta in precedenza —si ricordi che il valore attuale è di circa tre volte
minore— e dunque la natura compatta della stella. Eddington (1926) [17, p.172-173] riportando
questa misurazione, affermerà che Adams ha fornito un ulteriore prova della validità della teoria della
relatività generale di Einstein ed ha confermato che nell’universo può esistere materia 2000 volte più
densa del platino.
Nel 1926 era noto con certezza che tre stelle rientravano nella categoria delle nane bianche, Sirio
B, Procione B e 2ο Eridani B (la stella 2ο Eridani, nota anche come 40 Eridani e Keid, è in realtà un
sistema triplo e la componente B è la nana bianca meglio visibile di tutto il cielo), tuttavia Eddington
[17, p.173] asserì che con grande probabilità le nane bianche erano molto abbondanti, infatti le tre
conosciute si trovavano relativamente vicine al Sole e ciò significava che ve ne potevano esistere altre a
distanze maggiori che a causa della loro bassa luminosità non potevano essere distinte visivamente.
2. Paradosso di Eddington e risoluzione di Fowler
Stabilito con certezza che all’interno di Sirio B la materia raggiungeva valori di densità
straordinariamente elevati, furono fatte una serie di speculazioni teoriche dovute principalmente ad
Eddington (1926) [17], egli fece notare che se si tentava di trattare la struttura utilizzando la statistica
classica, una nana bianca prima o poi avrebbe raggiunto una situazione paradossale.
Prima che si cominciasse ad utilizzare le nozioni di fisica quantistica, l’evoluzione stellare era
spiegata utilizzando i concetti di fisica classica. Schematicamente, una volta esaurita la fonte di energia
nucleare all’interno della stella, essa, essendo calda, continua ad irradiare energia nello spazio ed in
questa prima fase può considerarsi come formata da gas perfetto autogravitante. La stella si contrae
lentamente sotto l’effetto della propria gravità su tempi scala di Kelvin-Helmholtz perché la pressione
del gas caldo è tale da farla contrarre facendola passare per stati di quasi-equilibrio. In questa
condizione di quasi equilibrio vale il teorema del viriale nella forma
KE2 0+Ω = (2.1)
dove KE è l’energia cinetica totale del sistema, ovvero la somma delle energie cinetiche di tutte le
particelle (
N
K i i
i
E m v 2
1
1
2=
=∑ ), e Ω è l’energia gravitazionale totale del sistema. In base al viriale quindi
si ricavano le relazioni
( )K
K
d dL E
dt dt
dT dE d
kN
dt dt dt
1
2
3 1
2 2
Ω
= − +Ω = −
Ω
= = −
, (2.2)
L è la luminosità ed N è il numero di particelle che compongono il sistema. Poiché L 0> , dalle
relazioni (2.2) se ne inferisce che l’energia gravitazionale diminuisce nel tempo —cioè la struttura si
contrae— di pari passo l’energia cinetica delle particelle aumenta e quindi, essendo un gas classico
( KE kNT
3
2
= ), anche la temperatura aumenta. Il significato empirico della formula (2.2) è che,
mediando nel tempo, metà dell’energia gravitazionale persa è emessa sotto forma di radiazione e
metà va ad innalzare il contenuto termico della struttura. La stella dunque evolve tra stati di quasi-
equilibrio aumentando la sua temperatura e la sua densità. Il processo di contrazione però non potrà
andare avanti in modo indefinito dato che le particelle che costituiscono la struttura hanno
dimensioni finite; si arriverà dunque ad un punto in cui il processo di contrazione subirà un arresto
ed il gas non potrà più essere considerato perfetto. Le relazioni (2.2) non saranno più valide e questa
volta la stella comincerà a raffreddarsi in modo progressivo e continuo —irradiando per porsi in
equilibrio termico con lo spazio esterno— perché essendosi arrestato il processo di contrazione non vi
sarà più energia gravitazionale a supplire le perdite di energia termica per irraggiamento.
Come già detto, in base alle conoscenze di fisica dell’epoca, la materia in una nana bianca era
spiegata applicando la teoria cinetica del gas di Maxwell-Boltzmann, dunque Eddington fa notare che
una densità elevata come si riscontra in una nana bianca è possibile raggiungerla solo se la
temperatura è sufficientemente alta da permettere la ionizzazione degli atomi, in questo modo la
dimensione della struttura stellare è limitata solo dalle dimensioni dei costituenti l’atomo, il nucleo e
gli elettroni; essendo elettrone e nucleo di dimensioni molto più piccole dell’atomo, è possibile
“pressare” la materia costituita da atomi completamente ionizzati a densità molto più elevate rispetto
alla materia costituita da atomi non ionizzati (vedi più avanti la stima di Fowler).
Esaurita la fonte d’energia nucleare, superata la fase di contrazione e d’innalzamento della
temperatura precedentemente illustrata, la nana bianca entra in fase di progressivo raffreddamento, la
stella irradia nello spazio la scorta di energia termica con conseguente abbassamento della
temperatura. Ad un certo punto la temperatura diverrà tale che elettroni e nuclei si ricombineranno
in atomi neutri e dunque la densità, secondo le ipotesi fatte, dovrebbe essere paragonabile a quella
terrestre. La diminuzione della densità però comporta un aumento del volume, essendo la massa
rimasta costante, ma l’espansione richiede energia per vincere la forza di gravità. I calcoli eseguiti da
Eddington mostrarono che l’energia necessaria all’espansione non era disponibile; nella fase di
raffreddamento precedente al costituirsi degli atomi, la stella irradia una quantità d’energia tale che la
scorta rimanente non è sufficiente per espandere la struttura alla densità opportuna. Per esempio
Sirio B avrebbe dovuto espandere il proprio raggio di almeno dieci volte e dunque sarebbe stato
necessario rimpiazzare il 90% dell’energia gravitazionale persa durante la contrazione, ma l’energia
rimanente non raggiungeva questa percentuale. La stella dunque arriverebbe ad una situazione in cui
non avrebbe sufficiente energia per raffreddarsi! Questa è l’essenza del paradosso di Eddington.
Nel dicembre del 1926 Ralph Howard Fowler (1889-1944) pubblica l’articolo On Dense Matter
[21], articolo di fondamentale importanza nella storia dell’astrofisica. In quest’articolo Fowler spiega
che il paradosso insorge a causa dell’applicazione della statistica classica di Maxwell-Boltzmann per
spiegare il comportamento della materia all’interno delle nane bianche, paradosso che invece non si
manifesta se si utilizza la statistica quantistica di Fermi-Dirac. La statistica di Fermi-Dirac era stata
enunciata pochi mesi prima (agosto 1926) e Fowler ne intuisce immediatamente l’utilità nello spiegare
il comportamento delle particelle in una nana bianca. Fowler ha il merito per aver riconosciuto per
primo quale stato della materia predomina all’interno di una nana bianca ed aver fornito dunque i
fondamenti per la teoria fisica delle nane bianche, inoltre gli va ascritto anche quello di essere stato il
primo ad aver riconosciuto un campo d’applicazione della allora neonata statistica di Fermi-Dirac;
Pauli e Sommerfeld invece utilizzeranno la statistica di Fermi-Dirac per spiegare il comportamento
degli elettroni nei metalli qualche mese più tardi nel 1927.
Prima di spiegare i contenuti fondamentali dell’articolo di Fowler, è necessario fare una premessa
chiarificatrice: nel trattare quest’argomento occorre tener conto delle conoscenze fisiche dell’epoca e
porsi in quest’ottica. La materia deve essere considerata sempre costituita solo da elettroni e protoni
(i quali costituiscono il nucleo atomico) sotto forma di atomi neutri o ionizzati, il neutrone sarà
scoperto nel 1932, dunque saranno assenti fenomeni tipo decadimento beta inverso e via
discorrendo, anche alle più elevate densità la materia sarà trattata come costituita da nuclei ed
elettroni (si avranno atomi completamente ionizzati come spiegato in precedenza) che manterranno la
loro identità senza dare origine ad altre particelle subatomiche. Le interazioni tra particelle sono date
solamente dalla forza di gravità e dalla forza elettromagnetica, la forza nucleare forte e debole devono
essere ignorate perché faranno la loro comparsa qualche anno più tardi (1934–35).
Fowler mostra che le particelle costituenti il plasma — elettroni e nuclei —, anche alle densità
elevate vigenti nell’interno delle nane bianche, possono essere considerate con buona
approssimazione come particelle massive cariche puntiformi, infatti il volume di elettroni e nuclei è
dell’ordine di 1410− il volume dei corrispondenti atomi e dunque è possibile raggiungere densità 1410
volte quelle terrestri: per confronto, la densità del platino, che è uno degli elementi più densi presenti
sulla terra, è di g cm 321.45 . In base al ragionamento precedente quindi è possibile raggiungere
densità dell’ordine di g cm15 310 , poiché Fowler nella sua trattazione fa riferimento ad una densità
dell’ordine di 3g cm510 , è pienamente giustificato considerare le particelle ancora come puntiformi
e dunque trascurare le loro dimensioni.
Nell’articolo Fowler riformula il paradosso di Eddington in termini fisici differenti e scrive:<< […]
in accordo con Eddington, si arriverà ad un punto in cui la situazione sarà assai singolare. La materia
stellare avrà irradiato talmente tanta energia che avrà meno energia della solita materia espansa in
atomi normali alla temperatura dello zero assoluto. Se una parte di essa viene estratta dalla stella e la
pressione tolta, cosa dovrebbe accadere?>>. Chandrasekhar (1983) [14] dà un’interpretazione
fisicamente più quantitativa delle parole di Fowler. In base alla teoria cinetica di Maxwell-Boltzmann,
la misura della temperatura dà una misura dell’energia cinetica delle particelle costituenti il gas, ad
esempio se il gas è perfetto in senso classico si ha la relazione m v kT21 3
2 2
= , dove m è la massa
delle particelle e v 2 è la velocità quadratica media, dunque ad un’elevata temperatura corrisponde
un’elevata energia cinetica e viceversa. Come già illustrato, la materia all’interno delle nane bianche
deve essere ionizzata ed in base alla fisica classica questo è possibile solo se la temperatura è
adeguatamente elevata, dunque si ha un plasma di nuclei atomici ed elettroni liberamente mescolati
tra loro a formare un insieme complessivamente neutro. Una stima dell’energia elettrostatica per
unità di volume di materia composta da atomi completamente ionizzati di numero atomico Z, è data
da (l’unità di misura è sottintesa in C.G.S.)
eE Z
4 311 21.32 10 ρ= − × (2.3)
dove ρ è la densità; l’energia cinetica cE per unità di volume di un insieme di particelle libere
trattabili come un gas perfetto, è data da
c
H
kE nkT T Tm
83 3 11.24 10
2 2
ρ ρ
µ µ
= = = × (2.4)
dove k la costante di Boltzmann, T la temperatura, µ il peso molecolare medio ( Hn mρ µ= , n è il
numero totale di particelle che compongono il gas per unità di volume), Hm l’unità di massa atomica,
l’energia totale per unità di volume è data dalla somma delle due energie precedenti
t c eE E E= + . (2.5)
Si ipotizzi di estrarre un piccolo campione di plasma dall’interno della nana bianca e di isolarlo, in
questo caso la forza di gravità esercitata da questo campione può essere trascurata e l’unica forza
rilevante è quella tra le cariche elettriche (se per esempio si estrae una quantità di plasma pari ad g1
alla densità di g cm6 310 e si suppone che formi una piccola sfera, avrà un’accelerazione
gravitazionale alla superficie pari a circa m s5 21.7 10−× , da confrontarsi con g m s 29.8 = ,
accelerazione gravitazionale terrestre). Il campione di plasma si raffredderà e si formeranno gli atomi
neutri, sarà libero di espandersi ed in ultima analisi diverrà un gas perfetto le cui particelle costituenti
questa volta sono di carica neutra (atomi non ionizzati). Se N è il numero totale di particelle non
interagenti che lo compongono, allora l’energia totale è NkT3
2
e l’energia minima è nulla (T 0= ).
Ritornando alla nana bianca nel suo complesso, durante il processo di raffreddamento sarà
raggiunta una temperatura tale che la (2.5) sarà minore di zero, questo significa che se si estrae un
campione di materiale dalla nana bianca non potrà raffreddarsi oltre un certo limite, in quanto il
raffreddamento comporterebbe ad un certo punto il ricostituirsi degli atomi non ionizzati, ma
quest’ultimo stato della materia ha un’energia maggiore o uguale a zero dunque il campione di
plasma, avendo un energia minore, non avrebbe energia a sufficienza per potersi raffreddare! Come si
vede, anche se da un altro punto di vista, si ripresenta la medesima situazione paradossale messa in
evidenza da Eddington. Condizione necessaria affinché un campione di plasma possa espandersi in
atomi non ionizzati, è che la (2.5) sia maggiore di zero, il che equivale a
T
Z
3
3
2
0.94 10ρ
µ
− < ×
(2.6)
oppure
T Z 1 33 21.06 10 µ ρ> × , (2.7)
rispettivamente, fissato T allora ρ deve essere minore di una certa soglia, oppure fissato ρ , T deve
essere maggiore di una certa soglia. Ad esempio, se il plasma completamente ionizzato ha avuto
origine da atomi di C126 ed ha una densità g cm6 310ρ = , allora T K66.5 10> × , al di sotto di tale
limite si presenta la condizione di paradosso.
Fowler intuì che il paradosso sorgeva dalla supposizione che il gas d’elettroni all’interno di una
nana bianca seguisse le leggi imposte dalla teoria cinetica di Maxwell-Boltzmann, questa infatti
fornisce una notevole sottostima dell’energia cinetica effettiva degli elettroni, in quanto, come già
illustrato precedentemente, ad una bassa temperatura corrisponde un’energia cinetica bassa, mentre
l’utilizzo della statistica di Fermi-Dirac permette di risolvere il paradosso. Fowler presuppose che
all’interno delle nane bianche il gas di elettroni fosse degenere —per gas degenere si intende un gas il
cui comportamento è dominato dagli effetti quantistici— ed il contributo alla pressione dato dai nuclei
atomici fosse trascurabile a paragone di quello dato dagli elettroni degeneri. In generale queste ultime
sono delle buone approssimazioni per studiare la configurazione d’equilibrio di una nana bianca.
Poiché nel seguito del testo queste assunzioni saranno implicitamente ipotizzate come valide, ne sarà
data una giustificazione matematica.
I punti da verificare sono che, alle condizioni di temperatura e densità vigenti all’interno delle
nane bianche,
1) il gas di elettroni è degenere (completamente degenere)
2) il contributo alla pressione dato dai nuclei atomici è trascurabile.
1) Si consideri un gas di elettroni alla temperatura T e di densità ρ , la rilevanza degli effetti
quantistici può essere valutata dal confronto della lunghezza d’onda associata alle particelle h pλ = ,
dove p mv= è la quantità di moto associata all’elettrone nel caso di regime non relativistico
(v c<< ); se
e H
e
h m
d
p n
1 31 3
1 µ
λ
ρ
= << =
, (2.8)
dove ed è la distanza media tra gli elettroni, allora le particelle si comportano classicamente. Se il gas
è perfetto dall’equipartizione dell’energia segue che p mkT , sostituendo quest’ultima
eguaglianza nella (2.8) e riarrangiando si ricava
( )
e H
mkm T
h
3 2
3 2
3
ρ µ<< . (2.9)
Se la (2.9) è valida gli effetti quantistici sono del tutto trascurabili, se vale l’eguaglianza gli effetti
quantistici contribuiscono alla pressione in misura maggiore rispetto al termine di gas perfetto
classico, se invece il primo membro è molto maggiore del secondo membro allora gli effetti
quantistici sono nettamente predominanti, ed il gas è praticamente completamente degenere (il gas
elettronico è detto completamente degenere quando gli elettroni occupano tutte le
celle disponibili di volume 3h dello spazio delle fasi fino
al valore
f
p , detto impulso di Fermi [app.B]). Valori di densità e
di temperatura tipici in una nana bianca che saranno presi come punto di riferimento sono
g cm6 310 ρ = e T K710 = , assumendo e 2µ = ed inserendo i corrispondenti valori, il secondo
membro della (2.9) assume all’incirca il valore 3. Si ricava dunque che alla densità di g cm6 310 gli
elettroni sono nettamente dominati dagli effetti quantistici (degenerazione completa).
2) Alle densità e temperature che si riscontrano in una nana bianca i nuclei atomici invece non
risentono gli effetti quantistici e dunque non sono degeneri. Ipotizzando che il gas di elettroni e nuclei
completamente ionizzati segua la statistica classica di Maxwell-Boltzmann, in base all’equipartizione
dell’energia si ha
i i i
i
p p p m
m m p m
1 22 2
2 2
= ⇒ =
, (2.10)
i
m e
i
p sono rispettivamente massa e quantità di moto del nucleo, come si vede la quantità di moto
media del nucleo è maggiore della quantità di moto media dell’elettrone di un fattore pari alla radice
quadrata del rapporto delle masse, questo implica che nello spazio degli impulsi i nuclei sono
distribuiti in un volume molto maggiore rispetto a quello occupato dagli elettroni,
corrispondentemente la degenerazione per i nuclei subentra ad una densità maggiore rispetto agli
elettroni. Si può vedere in modo più quantitativo che gli ioni in una nana bianca non sono degeneri
ripetendo il ragionamento effettuato al punto 1 relativamente agli elettroni; facendo le debite
sostituzioni nella (2.9), gli effetti quantistici sono trascurabili se
( )
i
i H
m km T
h
3 2
3 2
3
ρ µ<< (2.11)
dove
i
µ è tale che
i i Hn mρ µ= , in densità numerica di ioni. Tanto per fissare le idee, se il nucleo
atomico è C126 , allora i Hm m12= , i 12µ = e si ottiene
T 3 2210ρ −<< (2.12)
se T K710= il secondo membro è pari a 8.510 , dunque per g cm6 310ρ = i nuclei non sono
degeneri. La pressione esercitata dai nuclei dunque è con buona approssimazione quella di un gas
perfetto classico, quindi data dalla formula
i
i H
k
P Tm ρµ= . (2.13)
In [app.C] è dimostrato che la pressione di un gas elettronico completamente degenere può essere
messo sotto la forma parametrica
( )P A f x
Bx 3
ρ
=
=
. (2.14)
Sempre per g cm6 310ρ = e T K710= , eseguendo tutte le opportune sostituzioni ed assumendo
e 2µ = si può dare una stima del rapporto tra la pressione dei nuclei non degeneri e degli elettroni
degeneri,
i
i
P
P
21 3 10
µ
−× (2.15)
e se
i
12µ = allora il rapporto risulta 32.5 10−× , dunque il contributo alla pressione fornito dai nuclei
è trascurabile a paragone della pressione degenere elettronica.
Dunque sono giustificate le approssimazioni fatte da Fowler di trascurare la pressione dei nuclei
atomici e di applicare al gas di elettroni —in quanto gas degenere— la statistica quantistica di Fermi-
Dirac. Utilizzando quindi tale statistica su un insieme di N elettroni in un volumeV, questi saranno
vincolati a rispettare il principio di esclusione di Pauli, il quale impedisce a due particelle uguali di
spin semi-intero di occupare il medesimo stato quantico: due elettroni possono occupare la stessa
cella di volume 3h nello spazio delle fasi solo se possiedono componente di spin differente, e poiché i
valori della componente di spin possibili per gli elettroni sono solamente due — 1
2
+ e
1
2
− — , al
massimo due elettroni possono stare in una cella dello spazio delle fasi. Anche allo zero assoluto
dunque gli elettroni hanno un’energia cinetica non nulla a causa dell’occupazione di celle nello spazio
delle fasi con impulso non nullo. Fowler idealizza il problema ignorando la carica elettrica ed il
contributo energetico dato dai nuclei atomici, queste approssimazioni difatti —come già detto per
quanto riguarda la seconda approssimazione— alterano di ben poco il risultato. La relazione che se ne
ricava tra energia, temperatura e pressione permette di avere energie cinetiche elevate anche allo zero
assoluto, in quanto in quest’ultimo caso l’energia cinetica degli elettroni dipende solo dalla densità
numerica e dalla massa delle particelle, l’energia cinetica per unità di volume del gas d’elettroni
stimata in base alla statistica di Fermi-Dirac è data dall’equazione [app.B]
c
e
hE nm
5 32 3 2
5 3 133 3 1.48 10
40
ρ
pi µ
= = ×
(2.16)
eµ è il peso molecolare medio che dipende solo dalla composizione chimica (per la definizione v.
(B.9)). Come si nota la densità d’energia cinetica non dipende più dalla temperatura, ma dipende
solamente, una volta fissata la composizione chimica, dalla densità, in più varia rispetto alla densità
secondo la potenza 5 3 , al crescere di ρ il suo valore cresce in modo più rapido rispetto al valore
assoluto dell’energia potenziale (2.3). Alla densità presente in una nana bianca, anche per T K0= ,
l’energia totale (2.5) è sufficientemente elevata (quanto meno è maggiore di zero), di modo che se un
campione di materia è estratto dall’interno può espandersi a formare un gas composto da atomi
neutri ad un elevata temperatura. Per illustrare meglio il concetto sono riportate le stime effettuate da
Fowler che, seppure molto approssimative, lo rendono più comprensibile. Si consideri un plasma di
nuclei ed elettroni derivanti da Fe5626 , vale a dire per ogni nucleo vi sono 26 elettroni, ad una densità
di g cm5 310ρ = , il calcolo dell’energia cinetica per unità di volume data dalla (2.16) dà un valore
pari a
cE erg cm20 39 10 −= × , (2.17)
poiché il numero n di elettroni per unità di volume è
n cm28 32.81 10 −= × (2.18)
allora ciascun elettrone ha un energia cinetica media
cE erg
n
83.20 10−= × , (2.19)
questa energia è pari all’energia cinetica media di una particella di un gas perfetto classico ad una
temperatura T tale che
cEkT erg T K
n
8 83 3.20 10 1.56 10
2
−= = × ⇔ = × , (2.20)
come si vede una temperatura assai elevata, dell’ordine dei cento milioni di gradi. L’energia
potenziale eE approssimativamente risulta
eE erg cm20 34.5 10 −= − × (2.21)
allora l’energia totale è
t c eE E E erg cm20 34.5 10 −= + = × , (2.22)
come si vede ora è positiva, condizione necessaria affinché il plasma si possa espandere sotto forma
di atomi neutri. Quando la materia si trasforma da plasma in un gas perfetto classico, l’energia (2.22)
si tramuta in energia cinetica termica . L’energia a disposizione per elettrone è