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articoli apparsi sui rotocalchi
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più in voga tra la fine degli anni
Cinquanta e Sessanta, che hanno seguito le sorti della cantante
sin dall’inizio della carriera.
Siamo alla fine degli anni Cinquanta, comincia la voglia di
fare, creare, e osare: bisogna fare soldi e investire su
un'Italia da mosaico che ha bisogno di incollare i propri pezzi
per ricominciare. Mentre stampa, radio, cinema e tv vivranno
lunghi anni di censura maldestra, la canzone italiana comincia a
svecchiarsi da melodie lente, che mugulano.
Il paese è ormai in fermento.
Esplode la popolarità di Mina e la sua immagine riempe pagine
e pagine di settimanali, perché la sua presenza "tira" più delle
grandi dive locali come Sophia Loren. Mina viene presentata
come il vitalissimo prototipo delle ragazze yé yé, una bellezza
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Periodico illustarto, prevalentemente femmenile. Zingarelli
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imperfetta ma un fascino travolgente e una sensualità tutta
italiana. Piacerà ad uomini e donne.
Racconteremo quindi di questa donna controcorrente che ha
fatto dell’artista un’icona senza tempo, e della donna un
fenomeno culturale che
<attraversa i tempi e il gusto dell’Italia e degli italiani in
un gioco di perpetua innovazione rispetto ai cliché
convenzionali, nell’affermazione di uno stile
inconfondibile legato alla sua immagine come cantante e
come donna>
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.
A noi è apparso dagli articoli letti, dalle interviste e dalle
biografie dedicatele, che non ci sia confine che separa la
professionista dalla donna; viene fuori, sempre, una persona
straordinaria, intelligente e ironica, sul palcoscenico della
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Romi Padovano. I mille volti di una voce. Mondadori
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finzione come del reale, anche se uno dei suoi autori preferiti,
Paolo Limiti, asserisce che Mina nella vita è completamente
diversa da quello che era sul palcoscenico.
<Ci sono personaggi che portano se stessi in scena e ci
sono personaggi che portano il loro contraltare, la loro
fantasia: Mina è uno di questi>
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.
Questo mistero, questa ambiguità tra la donna e il
personaggio, e i racconti sulla stessa, ci hanno spinto a
sceglierla e analizzarla come mito.
Durante il lavoro di raccolta dei dati necessari per la
redazione di questa tesi, sono stati consultati libri e riviste
musicali dal dopoguerra a oggi. Decine e decine di personaggi,
musicisti e cantanti si sono alternati nell’arco del periodo
considerato.
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Una carrellata di romantici, urlatori, avanguardie,
tradizionalisti e innovatori si sono scambiati, strada facendo, il
protagonismo di un dato momento, di un’epoca, firmando
canzoni memorabili, diffondendosi con le onde della radio
prima e della televisione poi, di Internet ora.
Non c’è voluto molto per notare che Mina nella spirale di
immagini e suoni di questi quarant’anni ha dominato
costantemente la scena artistica italiana, investendo oltre la
musica, mode, costumi e rivoluzioni socioculturali, come
tratteremo in questo lavoro.
Infatti, già il titolo individua i tre temi portanti di questa
analisi, che sono: il mito, raccontato attraverso i giornali, il
costume, e la società con i protagonisti e gli spettatori del
nostro paese. Lo facciamo utilizzando la persona-personaggio
Mina perché riteniamo sia un’artista trasversale, capace di
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Dora Giannetti. Divina Mina. Zelig
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farsi promotrice e interprete di anticonformismi e quotidianità
nel divenire, nel suo volgere, captando così i cambiamenti di
“gusto” in modo intelligente, e proponendoli, proponendosi, in
modo originale.
Tenteremo di dimostrare che Mina, nonostante l’addio alle
scene nel 1978, è rimasta salda nella memoria del pubblico,
attraverso il duplice appuntamento discografico annuale, i
programmi radiofonici e le rubriche sulla stampa, ma
soprattutto perché Mina, abita ancora tutti i palcoscenici
mentali di chi apprezza la sua musica.
Tenteremo di dimostrare, infatti, che Mina si è
semplicemente sottratta alla noia di essere raccontata come
amante, anticonformista, rivoluzionaria, a scapito di quell’arte
di Euterpe che è tutt’ora la sua professione.
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Questa tesi è un lavoro di ricerca e di analisi di testi dove
tenteremo di conoscere la Mina che esiste ancora nel DNA di
questa generazione.
Le citazioni contenute in questo lavoro sono tratte da libri, e
quotidiani e riviste.
Le pubblicazioni monografiche sono: Mina di G.Pettinati
(Virgilio), Mina. Storia di un mito raccontato da N. Romano di
Nino Romano (Rusconi), Mina. Mito e Mistero di Nino Romano
(Sperling & Kupfer), Divina Mina di Dora Giannetti (Zelig), I
mille volti di una voce di Romi Padovani (Mondadori), Mina. Una
forza incantatrice di AA.VV (Euresis).
Le pubblicazioni giornalistiche sono le seguenti; per i
quotidiani abbiamo raccolto gli articoli del Corriere della Sera,
Il Giorno, l'Unità, La Stampa, La Repubblica, Il Messaggero.
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Per i settimanali: L'Espresso, TV Sorrisi e Canzoni, Gioia,
Oggi, Eva Express, Il Venerdì, e gli scomparsi Incom e Bolero e
Liberal.
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1. CENNI BIOGRAFICI
Mina comincia il suo cammino artistico nel 1958.
Da Rivarolo del Re, a Sanremo. Dall’Italdisk/Broadway
International
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di Matalon, l’impreasario tunisino che la scoprì,
alla più importante Ri-Fi
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, fino alla sua etichetta discografica
elvetica: la PDU
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, ovvero la Platten Durcharbeitung Ultraphone,
il suo cammino artistico è scandito da scelte singolari,
coraggiose, anche rischiose.
La fine degli anni Cinquanta vede l'affermazione dei cantanti
urlatori, dal super molleggiato Adriano Celentano alla piccola
ma acutissina Rita Pavone, più nota come Gianburrasca.
Mina si inserisce perfettamente in questo contesto musicale,
sono infatti famose le sue estensioni vocali, e inoltre poteva
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Casa discografica per la quale Mina inciderà dal 1958 al 1963
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Casa discografica per la quale inciderà dal 1964 al 1968
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Casa discografica della quale Mina è stata proprietaria sino all’acquisizione di Mediaset nel 1996
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cantare in inglese spacciandosi per una certa Baby Gate che
nessuno avrebbe battezzato italiana, così come poteva farlo in
perfetto dialetto napoletano; o ancora, interpretare brani in
lingua tedesca o addirittura in turco e giapponese, senza per
questo far perdere d’intensità la canzone che interpretava.
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Quando la straordinaria voce di questa cantante trovò
custodia nel contenitore numero uno del divertimento anni
Sessanta, chiamato juke-box, lei divenne la Mina della nuova
generazione.
Il juke-box determinò il successo delle nuove proposte
musicali perchè i cantanti che andavano forte all’epoca, alla
fine degli anni Cinquanta, come Nilla Pizzi e Claudio Villa, quelli
della “Musica Leggera”, allora super quotati, non avevano voluto
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Dora Giannetti. Divina Mina. Zelig
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dare i loro dischi gratuitamente ai juke-box di tutt’Italia (se
ne contavano già circa 9000)
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.
I gestori di sale d'intrattenimento si erano messi d’accordo
e li avevano riempiti di 45 giri di sconosciuti, cosicché in
seguito, nessuno aveva più preso in considerazione di inserire i
dischi dei “vecchi” cantanti.
Tutti i cambiamenti in atto muovevano e coinvolgevano,
sconvolgendolo, un paese squassato da un boom economico,
culturale ed emozionale di cui Mina canta la colonna sonora.
Fu così che divenne una sorta di portavoce nazionale,
svincolata da ogni pregiudizio, legata all’ Italia del nord come a
quella del sud, ai ricchi come ai poveri; piaceva agli uomini come
alle donne, ai vecchi e ai giovani.
La prima apparizione in televisione risale a Lascia o
Raddoppia?, il celebre programma a quiz condotto da Mike
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ibidem
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Bongiorno; in quell'occasione, l’artista lasciò tutti a bocca
aperta (come risulta dai ricordi raccolti da Roberta Maresci
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,
giornalista di moda e di costume), tanto per quell’agitarsi fuori
programma quanto per quella voce singhiozzante, che le valse
la copertina del settimanale Sorrisi e Canzoni:
<Nel mondo della canzone è esplosa una Mina>.
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Lascia o raddoppia?, del 1959, era seguito da circa venti
milioni d’italiani
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, anche se solo il cinque per cento aveva un
televisore in casa; ma questa trasmissione all’avanguardia,
come scrive Nino Romano, su Mina. Mito e mistero
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, era il
programma che rispecchiava i valori di una nuova cultura
stereotipata di tipo americano: la competitività, la memoria di
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Roberta Maresci. Mina. Gremese Editore
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Numero 30 del 26 luglio del 1959
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AAVV. Sanremo 50. inserto de La Stampa di Febbraio 2000
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Nino Romano. Mina.Mito e mistero. Sperling & Kupfer
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ferro, la prontezza di riflessi, la scalata alla ricchezza
attraverso lo studio.
E metteva in risalto i tipici aspetti del carattere italiano:
fiducia nel proprio fascino, l'arte di arrangiarsi, speranza nella
fortuna e tanta vanità
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.
Mina comincia, così, la sua seconda professione: quella di
conduttrice di programmi di varietà.
Nel 1959 debutta ne Il Musichiere con la canzone Nessuno.
Canzone che pure era passata inosservata con artiste del
calibro di Nilla Pizzi e Jula De Palma. Segue, l’anno dopo,
l’interpretazione della sigla Due note, del programma
Canzonissima. Scenicamente forte, questa carismatica
cantante, bucava il video; era sicuramente una presenza
televisiva di grande effetto.
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I gestori delle sale cinematografiche avevano sospeso le proiezioni di film, la sera in cui andava in
onda il programma, per trasmetterlo sugli enormi “teleschermi”
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Alberto Bevilacqua dopo averla ammirata in Gran Gala, la
ricorda così:
<Avvenne in un periodo di cantanti tutti tesi ad esibirsi, a
proiettarsi fuori dalle scene. Lei fece subito il contrario,
si proiettò al di dentro, con la ferma convinzione che la
sua scena se la portava tutta dietro quella faccia, che
avrebbe, ora, divertito, ora, stregato. Il suo modo di
stare in scena mi è sembrato simile alle spigliatezze delle
attrici del cinema anni quaranta. Comparve conservando
le maniere, persino le storture di comportamento che
sono di tutte le ragazze della sua terra e del suo ceto.
Nella voce, l’influenza di una lingua, di un dialetto remoto,
simile a quello del gestire, alla gestualità di una donna che
ha imparato a muoversi tra le quattro pareti di casa...>.
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Romi Padovani. I mille volti di una voce. Mondadori
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Condusse tre cicli della fortunatissima e popolare
trasmissione Studio Uno
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, dove furono suoi ospiti grandi
personaggi dello spettacolo, come Totò, Alberto Sordi, Renato
Rascel e Vittorio De Sica. E ancora bravissima in Sabato sera
del 1967, con Johnny Dorelli, Rocky Roberts e Lola Falana.
Durante quell’anno si registrò l'aspetto più appariscente del
fenomeno Mina. La Tribuna illustrata condusse una singolare
inchiesta tra i settimanali a rotocalco dell'epoca, dove Mina
risultò "Miss Copertina 1967"; infatti dal maggio del 1965 al
maggio del 1967, i maggiori periodici italiani le avevano
dedicato cinquantanove copertine. Il secondo posto fu di
Sophia Loren, il terzo di Claudia Cardinale, seguita da Farah
Diba.
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Quella del 1961, del 1965 e 1966