VI
Sono state quindi individuate le varie categorie di attori coinvolti
nei processi di marketing territoriale e gli obiettivi del marketing
territoriale stesso, derivanti dalla più generale finalità di sviluppo
sostenibile e distinti in obiettivi strategici e obiettivi operativi.
E’ stato poi definito il processo di formazione della strategia di
marketing del territorio, nelle sue varie fasi, partendo dall’analisi
della domanda fino ad arrivare alle politiche operative ed alle leve
che vanno a costituire il “marketing-mix territoriale”. Tra queste,
corrispondenti alle tradizionali quattro leve del marketing
(prodotto, prezzo, distribuzione e comunicazione), è stata
approfondita in particolare l’ultima, andando a individuare gli
strumenti della comunicazione territoriale. Tra di essi vi sono gli
eventi, che presentano una duplice potenzialità perchè, oltre ad
avere un intrinseco contenuto di comunicazione, sono essi stessi
una manifestazione del prodotto territorio, grazie alla visibilità
che determinano. Gli eventi possono quindi rappresentare un
importante strumento di marketing territoriale per via della
loro capacità di attrarre turisti, diffondere e migliorare l’immagine
dell’area che li ospita, attirare investimenti esogeni, attivando veri
e propri processi di rigenerazione economica all’interno dei
territori ospitanti.
Si è cercato quindi di definire le caratteristiche principali degli
eventi ed è stata proposta una possibile classificazione degli
stessi, individuando quattro diverse tipologie di eventi per
evidenziare, nella parte seguente del lavoro, gli aspetti comuni e
le differenze nella gestione delle varie tipologie individuate.
Infine, sono state riprese le categorie di attori del marketing
VII
territoriale, per capire quali di queste sono coinvolte dal punto di
vista degli eventi e come ciascuna di esse si caratterizza.
Il secondo capitolo è stato incentrato sull’organizzazione e la
gestione degli eventi, analizzando il processo di event
management nelle sue diverse fasi e momenti principali:
pianificazione, gestione e valutazione dei risultati.
Il processo inizia nel momento in cui nasce l’idea di organizzare
l’evento e prosegue con la definizione degli obiettivi che si
intende perseguire e con un’analisi per appurare la fattibilità del
progetto. La pianificazione prevede poi la creazione del gruppo di
lavoro, nel quale emergono alcuni ruoli chiave, primo fra tutti il
process owner, un soggetto che supervisiona l’intero processo
(oltre ad occuparsi direttamente di alcune fasi dello stesso) e che è
un costante punto di riferimento per tutti gli altri attori.
Terminata la fase di pianificazione si passa alla parte operativa
del processo, costituita da una serie di attività fondamentali.
Innanzitutto la logistica, che si occupa dei problemi relativi ai
trasporti, agli allestimenti e alle facilities (biglietteria, pulizia,
servizio d’ordine, ecc.). Quindi la gestione dell’aspetto
finanziario dell’evento, che comporta l’analisi delle diverse fonti
di finanziamento reperibili, ma anche dei costi da sostenere;
elementi che vanno a confluire nel budget plan, lo strumento che
permette di gestire tutti i flussi finanziari relativi all’evento e
effettuare un controllo del processo.
Altro momento centrale della gestione, così come di tutto il
processo di event management, è rappresentato dalle attività di
marketing dell’evento, che sono state in questa fase solo
accennate per essere approfondite successivamente (nel cap. 3).
VIII
Un’attività peculiare, all’interno del processo di organizzazione
dell’evento è costituita dalla gestione del rischio (o risk
management), funzione volta a identificare, analizzare e
fronteggiare le possibili cause di rischio che caratterizzano gli
eventi (rischi fisici, di sicurezza, di capacità, ecc.). Un problema
strettamente legato a quello della gestione dei rischi è costituito
inoltre dalla gestione e dal controllo dei flussi di persone, tipico
degli eventi in quanto il comportamento di una massa di individui
è diverso da quello di un singolo che si trova nelle stesse
circostanze.
Il processo di event management si chiude, quindi, con la
valutazione dei risultati conseguiti (o follow up), l’attività di
controllo che consente di verificare il successo o meno
dell’evento ed il suo impatto sul territorio ospitante. Quest’ultimo
tipo di valutazione, in particolare, è oggetto di uno specifico
studio e approfondimento nel capitolo 4.
Il secondo capitolo si conclude sottolineando l’importanza della
cooperazione tra le varie località che ospitano eventi, per
condividere gli sforzi e le esperienze al fine di una migliore
gestione degli eventi stessi e per creare nuove opportunità in tale
campo.
Il terzo capitolo, come detto, si occupa più approfonditamente del
marketing degli eventi definito come “funzione del processo di
event management che si preoccupa più strettamente dei
partecipanti e dei visitatori dell’evento, comprendendone i
bisogni e le motivazioni, sviluppando prodotti che incontrano
questi bisogni, e costruendo un programma di comunicazione che
esprime propositi e obiettivi dell’evento”.
IX
Vengono analizzate le tradizionali quattro leve del marketing
operativo e due attività fondamentali per il marketing di un
evento, ovvero la sponsorizzazione e la gestione dell’immagine.
La politica di prodotto è incentrata sull’evento inteso come
pacchetto di servizi, comprendente un servizio centrale e una
serie di servizi periferici (di facilitazione e ausiliari).
La politica di prezzo si sofferma, invece, sull’evento come
esperienza vissuta dal visitatore, per valutare quanto questi può
essere disposto a pagare per beneficiarne. Viene poi richiamato il
concetto di valore creato per il cliente e, infine, viene proposto un
modello per fissare i prezzi dei biglietti di un evento (il modello
dicotomico di scelta).
Per quanto riguarda la leva distributiva viene affrontato il
problema della scelta della location, elencando alcune delle sedi
più utilizzate per ospitare eventi. La politica distributiva si occupa
anche del sistema di prenotazione e erogazione dei biglietti,
definendo i diversi canali attraverso cui essi possono essere
distribuiti.
L’ultima leva del marketing è la comunicazione, caratterizzata
dalla scelta dei mezzi promozionali da utilizzare, che vanno a
costituire il cosiddetto communication-mix, con cinque diverse
leve (advertising, relazioni pubbliche, promozioni, direct
marketing e sito internet), analizzate nei principali vantaggi e
svantaggi e nelle tipologie di evento per cui ciascuna è più adatta.
Oltre alle politiche operative, un’attività di fondamentale
importanza per il marketing e l’organizzazione dell’evento è la
sponsorizzazione. Infatti, gli sponsor rappresentano, molto
spesso, la principale fonte di finanziamento per l’evento, oltre a
X
diventare veri e propri partner degli organizzatori, instaurando
insieme ad essi e ai media una serie di relazioni reciprocamente
vantaggiose.
Alla fine del capitolo vengono analizzati l’immagine dell’evento,
determinata da una serie di variabili (tipologia e caratteristiche
dell’evento e fattori individuali degli spettatori) e il suo processo
di trasferimento allo sponsor.
Il quarto e ultimo capitolo approfondisce il tema dell’impatto
degli eventi sul territorio ospitante. L’argomento è stato oggetto
di numerosi studi e ricerche che si sono però soffermate, quasi
esclusivamente sugli effetti economici e turistici che la
realizzazione di un evento produce sulla località che lo ospita.
Oltre a questi aspetti, comunque prevalenti, si è cercato di
evidenziarne altri, come l’impatto dal punto di vista socio-
culturale, fisico-ambientale e politico.
Relativamente all’impatto economico l’attenzione si sofferma su
quelli che vengono definiti gli effetti economici moltiplicativi
dell’evento, distinti in effetti diretti, indiretti e indotti. Si
considerano, quindi, i principali metodi da utilizzare e i problemi
da affrontare per stimare l’impatto economico.
L’analisi prosegue con l’impatto turistico, sottolineando lo stretto
rapporto esistente tra eventi e turismo che porta a parlare di un
vero e proprio turismo basato sugli eventi (o event tourism),
evidenziandone gli effetti nel breve e nel medio-lungo termine.
Inoltre, viene analizzato il rapporto tra gli eventi e la
destagionalizzazione, con i differenti effetti che l’offerta di eventi
può produrre in termini di stagionalità della domanda.
XI
Per quanto riguarda gli altri aspetti dell’impatto degli eventi sul
territorio ospitante, maggiore attenzione viene dedicata agli effetti
dal punto di vista socio-culturale e psicologico, tra i meno studiati
perché estremamente complessi e difficilmente quantificabili.
Qui l’analisi si sofferma sulle variabili che influenzano le
percezioni e il rapporto con l’evento da parte della comunità
ospitante, citando alcuni significativi esempi a supporto.
Gli ultimi due tipi di impatto analizzati sono quello fisico-
ambientale e quello politico. Il primo è quello in genere più
facilmente visibile e, spesso, più dannoso. Il secondo è forse
quello meno studiato, anche perché legato a finalità ed obiettivi
non sempre espliciti.
Per il presente lavoro sono state utilizzate varie fonti: libri, riviste
specializzate, siti internet, quotidiani, periodici e, infine, bozze ed
interventi tratti da convegni che hanno avuto come tema
l’organizzazione degli eventi.
Per quanto riguarda la tipologia di tali fonti, esse afferiscono sia
al marketing in generale, sia a suoi ambiti di applicazione
specialistica tra cui il marketing territoriale, turistico, dei servizi e
degli eventi; inoltre ad altre discipline economico-aziendali come
l’economia e la gestione delle imprese e l’event management.
La ricerca ed il reperimento delle fonti sono stati effettuati
principalmente presso le biblioteche dei dipartimenti di economia
aziendale, scienze geografiche e scienze economiche e sociali
dell’Università Federico II di Napoli, presso la Biblioteca
Centrale di Economia della stessa università e, infine, presso la
biblioteca dell’Istituto di Studi per la Direzione e Gestione di
Impresa “Stoà” di Ercolano.
1
CAPITOLO I
IL MARKETING TERRITORIALE E GLI EVENTI
1.1. Il marketing territoriale: nascita e sviluppo.
I grandi cambiamenti che si sono verificati negli ultimi decenni
(cfr. tabella 1.1) hanno determinato un’accesa concorrenza tra
territori, Paesi, regioni e distretti nell’attrazione di investimenti.
Di qui la ricerca, da parte di amministratori e studiosi del
territorio, di principi e metodi di gestione per accrescere la
competitività dei territori stessi e i tentativi di estendere i principi
del marketing al territorio dando vita a una nuova disciplina: il
marketing territoriale.
Da un punto di vista storico, quindi, il marketing territoriale
propriamente detto prende le mosse da un fenomeno socio-
economico che caratterizza in maniera peculiare la società
moderna: la competizione tra aree geografiche.
Secondo Cercola
1
gli “stati-regione” (Galles, Catalogna…) e le
“città-stato” (Hong Kong, Amburgo…) competono a livello
globale per l’acquisizione delle risorse scarse, necessarie per il
proprio sviluppo. La competizione è legata al fatto che i territori
cercano con crescente attenzione di attuare strategie
imprenditoriali di differenziazione dalle aree concorrenti; in
1
CERCOLA R., (1999), Economia neoindustriale e marketing territoriale, in Sviluppo &
Organizzazione, n. 172.
2
particolare si sforzano di creare le condizioni migliori per attrarre
al proprio interno attività economiche che producono ricchezza o
per favorire lo sviluppo di quelle già esistenti.
Nella tabella 1.1 sono indicate le forze alla base del confronto
competitivo tra i territori.
Tabella 1.1: i diversi fattori alla base della competizione tra territori.
FATTORI CHE GENERANO COMPETIZIONE
a) globalizzazione delle imprese: fa sì che le scelte
localizzative avvengano sulla base delle opportunità che
le diverse aree geografiche offrono rispetto alle
caratteristiche dell’investimento che si vuole effettuare.
b) integrazione degli Stati nazionali: espone le imprese
locali alla concorrenza di imprese localizzate altrove e
riduce l’impatto sul territorio delle scelte assunte a
livello locale.
c) sviluppo della tecnologia: negli ultimi 25 anni ha
causato il declino di alcune aree industrializzate (inglesi
principalmente) e la modificazione dei confini
merceologici di molte industrie.
d) crescita economica di nuove regioni del globo: come
il Sud-Est asiatico e l’Europa Orientale. Ha provocato
uno squilibrio nel “mercato globale” delle aree
produttive, con un eccesso di offerta sulla domanda di
aree.
Fonte: nostra elaborazione da Caroli (1999), op. cit.
3
Da un punto di vista teorico, invece, il marketing territoriale è
essenzialmente una nuova tappa di un percorso evolutivo che ha
già conosciuto diversi passaggi molto importanti. L’attuale
ricchezza concettuale del marketing è infatti il risultato di una
progressiva estensione di questa disciplina ad ambiti via via
nuovi. Per citare solo i casi più significativi: il marketing delle
imprese di servizio; quello delle organizzazioni non profit; quello
dei beni culturali.
La diffusione di questa nuova disciplina è innanzitutto
conseguenza del crescente peso che le politiche di sviluppo locale
(di cui il marketing territoriale è parte) hanno assunto nei processi
di crescita economica e sociale a livello nazionale e regionale. In
secondo luogo, la rilevanza che il marketing territoriale è venuta
assumendo deriva da sforzi di trasferimento in un contesto
particolare (un’area geografica) di una metodologia di gestione
tipica dell’azienda (il marketing). In presenza di situazioni in cui
l’offerta di territorio si presenta sovradimensionata rispetto alla
domanda, s’impone il ricorso a politiche e tecniche di marketing
per sostenere la domanda e adattare l’offerta alle sue esigenze
2
.
Se per un’impresa si può parlare di “orientamento al mercato”,
questo concetto applicato al territorio presenta caratteri diversi.
Anche per l’ “impresa-territorio” vale, come detto, il fine di
raggiungere la massima soddisfazione della domanda; cambia,
però, il modo in cui si può realizzare questo fine. Nel caso
dell’impresa, si progetta l’offerta a partire dalle richieste della
domanda; nel caso del territorio, invece, si sviluppano le
2
VARALDO R. e FONTANA F., presentazione di CAROLI M.G., (1999), Il marketing
territoriale, Franco Angeli, Milano.
4
condizioni che permettono all’offerta di massimizzare il valore
potenzialmente attribuibile alla domanda.
Il territorio non è quindi progettato o modificato in funzione delle
attese della domanda (come per un prodotto di un’impresa), ma
viene valorizzato nelle sue caratteristiche tangibili e intangibili
per massimizzare la considerazione da parte dei diversi tipi di
utenti attuali e potenziali.
A questo proposito bisogna soffermarsi su un altro aspetto. Il
territorio è un sistema che nell’ottica del marketing propone
quattro tipi di offerta
3
:
ξ risorse tangibili;
ξ risorse intangibili;
ξ servizi;
ξ relazioni tra gli attori locali.
Le risorse tangibili di un territorio sono quelle relative al suo
patrimonio materiale vale a dire l’ insieme dei monumenti, delle
infrastrutture, dei servizi commerciali, dei complessi storici -
artistici - culturali, ecc. Le risorse intangibili invece sono legate
alla cultura, all’equilibrio sociale e alla sicurezza e contribuiscono
a determinare la reputazione e l’attrattività dell’area in questione.
Per servizi si intendono sia i servizi alla produzione e alle
imprese che intendono insediarsi sul territorio, sia i servizi ai
residenti, ovvero i servizi pubblici e le strutture di formazione
(scuole, università, ecc.). Infine le relazioni tra gli attori locali,
principalmente le sinergie territoriali che fanno si che il territorio
sia un contenitore di attività il cui valore finale supera la loro
semplice somma.
3
CAROLI M.G., (1999), Il marketing territoriale, Franco Angeli, Milano.
5
Le aree territoriali dunque si connotano come aggregati
localizzati di risorse, servizi e relazioni, in cerca di fruitori in
grado di accrescerne il valore apportandovi nuove risorse di
differente natura. Così ad esempio i turisti fruiscono della
dotazione storico - naturalistica introducendo nella località
visitata nuove risorse tangibili (denaro) e intangibili (passaparola
positivo, quindi maggiore prestigio e notorietà) che accrescono
ulteriormente il valore del territorio.
Anche il marketing territoriale supera quindi le logiche product
based, per passare a una logica resource e knowledge based, in
cui le risorse collegate al territorio vengono a costituire la vera
fonte del vantaggio competitivo di un’area.
A questo punto è possibile dare alcune definizioni di marketing
territoriale.
Kotler-Haider-Rein
4
(1993) lo definiscono come “un insieme di
azioni collettive poste in atto per attrarre in una specifica area o
territorio nuove attività economiche e produttive, favorire lo
sviluppo delle imprese locali e promuovere un’immagine
positiva”.
Secondo Valdani e Ancarani
5
“per marketing territoriale si
intende l’analisi dei bisogni degli stakeholders e dei
clienti/mercati, volta a costruire, mantenere e rafforzare rapporti
di scambio vantaggiosi con gli stakeholders (marketing
territoriale interno) e con i pubblici esterni di riferimento
(marketing territoriale esterno), con lo scopo ultimo di aumentare
4
KOTLER P., HEIDER D.H., REIN L., (1993), Marketing Places, The Free Press, New
York.
5
VALDANI E., ANCARANI F., (2000), (a cura di), Strategie di marketing del territorio,
EGEA, Milano.
6
il valore del territorio e delle imprese e l’attrattività degli stessi,
attivando un circolo virtuoso soddisfazione-attrattività-valore”.
Gli stessi due autori individuano poi tre differenti livelli del
marketing territoriale:
Figura 1.1 - I differenti livelli del marketing territoriale
Fonte: Valdani, Ancarani (2000), op. cit.
Cercola infine parla di un “processo finalizzato alla creazione di
valore per una collettività composta dall’insieme di individui che
fruiscono di un territorio”. L’autore individua poi cinque
condizioni essenziali per garantire l’efficacia di questo processo:
la prospettiva del valore per gli aspetti strategici; l’ottica di
processo (ripresa nel par. 2.1) e la componente relazionale per gli
aspetti organizzativi; gli strumenti specifici (es: il master plan e i
PIT) e l’apprendimento continuo per gli aspetti operativi.
7
1.2. I soggetti e gli obiettivi del marketing
territoriale.
Passando all’analisi degli attori a vario titolo coinvolti nei
processi di marketing territoriale è possibile distinguere tre
diverse categorie di soggetti
6
:
a) stakeholders (pubblici interni);
b) clienti/mercati (pubblici esterni);
c) amministratori del territorio (o policy makers).
La prima categoria può essere ulteriormente suddivisa in due
sottocategorie:
residenti, lavoratori e non;
imprese insediate sul territorio.
Per i residenti lavoratori il grado di soddisfazione dipende dalla
capacità del territorio di offrire posti di lavoro coerenti con le loro
specifiche professionalità. Sia i residenti lavoratori che i non
lavoratori considerano inoltre aspetti come la qualità della vita, la
sicurezza, le relazioni sociali, il divertimento.
Le imprese del territorio, invece, hanno come interesse
prioritario quello di conseguire vantaggi di tipo localizzativo ed
economie esterne (vicinanza di reti di comunicazione, fonti di
approvvigionamento, forza lavoro…).
La categoria dei clienti/mercati è al suo interno variamente
articolata. Vi rientrano innanzitutto i turisti (leisure e business).
Poi gli investitori, che fanno confluire capitali e risorse. Infine i
clienti potenziali (residenti e imprese), in grado di apportare al
6
VALDANI E., ANCARANI F., (2000), op. cit.
8
territorio, se questo ha una sua attrattività, nuove capacità
lavorative, competenze, imprenditorialità e posti di lavoro.
La terza e ultima categoria è rappresentata dai policy makers,
ovvero i soggetti che pianificano e gestiscono il territorio per
conto degli stakeholders rilevanti, svolgendo pertanto un ruolo
manageriale critico. I policy makers possono essere espressione
sia dell’amministrazione pubblica che dell’imprenditoria privata
(aziende municipalizzate, università, assessorati all’industria,
ministeri dell’ambiente e dei trasporti, sindacati nazionali,
fondazioni bancarie, grandi imprese, ecc.).
Data l’eterogeneità dei soggetti e dei pubblici coinvolti diventa
difficile per il marketing del territorio perseguire un obiettivo
generale di marketing quale può essere in un’azienda la
soddisfazione dei bisogni della domanda. Si tratterebbe di
soddisfare bisogni tra loro molto diversi e, in alcuni casi,
contrastanti. Mentre l’impresa può rivolgersi a un certo segmento
di mercato con una specifica offerta, senza che un altro segmento
venga (negativamente) influenzato, nel caso del territorio ciò non
può avvenire.
Considerando ad esempio il segmento dei turisti, un’azione di
marketing mirata ad attrarre nuovi flussi turistici in una località
potrebbe contrastare con altre azioni finalizzate a soddisfare il
segmento dei residenti.
Neanche un altro obiettivo tipico del marketing, ovvero la
massimizzazione delle vendite e della quota di mercato, può
essere raggiunto nel caso di un territorio. Piuttosto si può mirare
all’utilizzazione ottimale delle risorse disponibili rispetto ai
bisogni espressi dalle varie categorie di utenti potenziali.