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soprattutto economico. Ormai il mondo dello sport non
richiama soltanto i valori dell’ onestà e della lealtà, ma
anche quelli della ricchezza e del profitto.
All’inizio c’era solo lo stadio. Solo chi si recava
concretamente nell’arena sportiva aveva la possibilità di
assistere allo spettacolo. Poi, vennero la radio e le radioline
che permettevano di seguire la partita attraverso la voce
dei radiocronisti, veri e propri maestri nel descrivere le
azioni e trasmettere emozioni.
Ma il cambiamento avvenne con l’ avvento della televisione.
E la vera rivoluzione, con la televisione satellitare.
Ora lo spettacolo non è più limitato ad una nicchia di tifosi,
ma è aperto a tutti. Potenzialmente a tutto il mondo.
I dati forniti dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio
confermano un aumento degli spettatori da 9 a 15milioni nei
campionati professionistici, negli ultimi quaranta anni. Ma
un’analisi più approfondita
2
ci permette di notare che solo il
40% dei tifosi si reca effettivamente allo stadio, quindi l’
aumento di spettatori stimato dalla FIGC corrisponde, in
2
Nicola Porro, Lineamenti di sociologia dello sport, Carocci, 2001
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verità, all’ aumento di tele-spettatori. Tale tendenza è
confermata anche dalla diminuzione della spesa del pubblico
per le manifestazioni sportive: dal 2001 al 2002 è stato
rilevato un abbassamento del 2,1%
3
.
Quindi oggi più della metà degli spettatori si possono
definire “passivi”, ovvero preferiscono guardare lo
spettacolo sullo schermo tv.
Sembra proprio che l’ arrivo della televisione abbia
cambiato, in qualche modo, anche la figura del tifoso.
Quello televisivo è ormai diventato la figura speculare del
tifoso in campo: ha scelto la poltrona invece della gradinata,
preferisce la tranquillità della partita mediata, senza
rinunciare all’ emozione della partecipazione.
Paradossalmente il tifoso-telespettatore vive la partita di
calcio dal vivo come un esperienza povera perché priva del
commento del telecronista, dei replay e dei ralenti.
Allora quale migliore ambiente per pubblicizzare prodotti
commerciali, se non quello del campo da gioco sul quale sono
puntati gli occhi di milioni di spettatori e telespettatori?
3
Fonte: Annuario ISTAT 2004
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Non si tratta di tifosi, ma di consumatori che hanno la
possibilità di seguire la propria squadra del cuore dalla
poltrona di casa, godendosi lo spettacolo ma
sopratutto…subendo lo sponsor!
I messaggi pubblicitari cominciano a diffondersi dagli spalti
al bordo campo, fino a giungere sulle divise degli stessi
calciatori. Ancora oggi la sponsorizzazione è uno strumento
molto gradito dalle società sportive. Anzi, oggi più di ieri.
In appena venti anni il loro valore si è moltiplicato: da circa
6miliardi di Lire del 1981 ad oltre 100 dei giorni nostri,
senza considerare i bonus per le vittorie e per i
piazzamenti finali
4
.
Infatti, quanto più un avvenimento sportivo entra nel
racconto televisivo tanto più cresce il suo valore di mercato
e quindi il suo potenziale pubblico e il ritorno economico che
può offrire.
Negli anni 80 comincia la corsa per la conquista dei diritti
di trasmissione delle partite. Si da avvio, da questo
momento e per sempre, al gioco al rialzo per l’ acquisto dei
4
Marco Sappino, Dizionario del calcio italiano, Baldini&Castoldi, 2000
11
diritti televisivi con la conseguente impennata dei prezzi
che si triplicano o, addirittura, quintuplicano per i maggiori
avvenimenti sportivi.
Inizialmente la spesa delle emittenti si aggirava intorno ai
50miliardi di Lire, nel 2000 i prezzi sono saliti fino a
raggiungere oltre i 900miliardi
5
.
Tuttavia le spese risultano essere ben ripagate in termini di
audience: i primi venti posti della classifica degli eventi più
seguiti nell’ era dell’ Auditel (dal 1986 ai giorni nostri), sono
interamente occupati da eventi calcistici, come è
facilmente riscontrabile osservando la tabella.
5
Marco Sappino, Dizionario del calcio italiano, Baldini&Castoldi, 2000
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LE MAGGIORI AUDIENCE DELL’ ERA AUDITEL
EVENTO DATA AUDIENCE SHARE
1 Italia –Argentina 3luglio90 27.537 87,25%
2 Italia – Bulgaria 13luglio94 25.886 85,82%
3 Italia – Usa 14giugno90 25.749 81,60%
4 Italia – Uruguay 25giugno90 25.333 79,85%
5 Italia – Cecoslovacchia 19giugno90 25.287 77,85%
6 Italia – Brasile 17luglio94 24.890 86,73%
7 Italia – Austria 9giugno90 23.939 78,85%
8 Italia – Messico 28giugno94 23.807 85,55%
9 Italia – Camerun 17giugno98 23.543 74,90%
10 Italia – Nigeria 5luglio94 23.151 84,68%
11 Italia – Eire 30giugno90 22.847 81,15%
12 Italia – Norvegia 23giugno94 22.421 80,08%
13 Italia – Germania 19giugno96 22.179 76,46%
14 Italia – Francia 2luglio00 21.334 81,10%
15 Italia – Spagna 9luglio94 20.713 85,18%
16 Italia – Portogallo 17novembre93 20.381 59,57%
17 Italia – Russia 15novembre97 20.305 67,12%
18 Italia – Francia 3luglio98 20.188 84,04%
19 Italia – Eire 18giugno94 20.073 76,59%
20 Italia – Inghilterra 7luglio90 19.959 81,09%
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L’ attenzione che gli italiani rivolgono al pallone si
rispecchia anche nelle scelte delle emittenti per la
creazione dei palinsesti.
Soprattutto prima degli anni 80, quando la televisione non
può ancora trasmettere in diretta le partite del
campionato, si comincia a dare sfogo alla creatività per la
produzione di programmi capaci di unire informazione e
intrattenimento. Si assiste, quindi, alla nascita di
innumerevoli trasmissioni sportive, di diverso taglio
giornalistico: 90° minuto, il Processo del Lunedì, La
Domenica Sportiva, Mai dire gol e Quelli che…il calcio.
In questa ottica lo sport raccontato e discusso è
importante almeno quanto lo sport visto. Così la chiacchiera
sportiva assume una centralità necessaria agli occhi dello
sportivo e del tifoso.
Un’ analisi
6
ristretta alla stagione 98/99 è chiaramente
significativa a tale riguardo: di 88.695minuti totali dedicati
al calcio da tutte le reti televisive, solo 1/5 è di gioco
6
Nicola Porro, Lineamenti di sociologia dello sport, Carocci, 2001
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effettivo, i rimanenti 4/5 sono unicamente di “chiacchiera
sportiva”. È evidente che la competizione è solo il culmine di
una serie di attese, capace di generare, a sua volta,
commenti e valutazioni.
Un ciclo infinito, che durerà finché esisterà il gioco del
calcio.
Insomma, sembra una facile profezia quella da fare sul
futuro: sempre più calcio in televisione e sempre più soldi
nel calcio.
Si tratta di un vero e proprio matrimonio d’ interesse, in cui
i due partners portano ciascuno la propria dose di
spettacolarità: la televisione allarga immensamente il
pubblico della platea e lo sport offre alla televisione un
materiale prezioso e con audience assicurata.
Inoltre la ciclicità del calcio è coerente con i ritmi della
programmazione televisiva, che tende a condannare all’
estinzione le specialità meno convertibili al paradigma tv.
Tra l’ altro, la stessa disciplina calcistica ha subito notevoli
adattamenti per potersi modellare sulle esigenze del mezzo
televisivo. Ad esempio le regole del golden/silver goal nei
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tempi supplementari e dei successivi calci di rigore in caso
di parità, sono figlie delle esigenze di programmazione e
massima spettacolarizzazione; e ancora l’ introduzione della
pausa tra il primo e il secondo tempo è il risultato
necessario per la diffusione di messaggi pubblicitari, in
formato di spot.
Oggi si può dire davvero che il calcio è una preziosa merce
del mondo televisivo. E cosa succederà domani?
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PAROLA DI…
UGO BUZZOLAN
“Posso personalmente testimoniare di aver assistito, in
alcuni quartieri di Milano, a scene di gente appesa in
grappolo alle inferriate di finestre che davano sul bar o
circoli. Anche la cronaca avrebbe dovuto occuparsene:
tra Milano e Rho, in una specie di cascina dove aveva
sede, in uno stanzone al primo piano, un’ associazione
polisportiva locale, e dove per l’ occasione i dirigenti
avevano installato un televisore, si erano via via
accalcate inverosimilmente più di cento persone,
laddove il pavimento di legno era in grado di
sostenerne al massimo trenta; di improvviso al seguito
di un urlo-boato e di un grande movimento per il goal
decisivo di Germania - Ungheria, il pavimento aveva
ceduto e i cento, in mezzo a cui si trovava il parroco
del posto e l’ intero distaccamento dei carabinieri,
erano sprofondati in massa, fortunatamente su un pian
terreno reso soffice da balle di erba e fieno; nessun
ferito da ricovero, parecchi contusi, molto spavento e
la notizia era rimbalzata sui giornali con il titolo,
volontariamente o involontariamente ironico: le prime
cento vittime della tv”.
Da:
Rassegna di cinematografia sportiva, 1987
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CAP I
IL PALLONE IN TV
1. La partita: il media event per eccellenza
Il sociologo Elihu Katz, nei suoi innumerevoli studi sulla
comunicazione, ha definito le caratteristiche capaci di
trasformare un qualsiasi avvenimento in “media event”,
ovvero adatto alla riproducibilità dei mezzi di
comunicazione di massa. Elenchiamo queste caratteristiche:
1) trasmissione in diretta, 2) di un evento programmato, 3)
incorniciato nel tempo e nello spazio, 4) che presenta una
personalità o un gruppo rilevante, 5) dotato di un forte
significato rituale 6) e dotato anche di una forza di norma
sociale da rendere quasi obbligatorio assistervi.
E’ quasi lampante l’ associazione di queste caratteristiche ai
maggiori eventi sportivi e calcistici in particolare.
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Anzi ancor di più, la partita di calcio può essere considerata
il media event per eccellenza grazie alla combinazione di
due ulteriori elementi fondamentali che la pongono in
stretta sintonia con i meccanismi di produzione televisiva: l’
assoluta prevedibilità dell’ evento e l’ assoluta incertezza
dell’ esito.
In campo giornalistico il settore sportivo è, senza dubbio, l’
area tematica che contiene il maggior numero di
avvenimenti pianificabili. Infatti, il largo anticipo con cui
sono messi in calendario gli eventi sportivi permette di
conoscere il momento e il luogo della manifestazione,
consentendo ai network di organizzare i collegamenti, di
gestire l’ apparato giornalistico e di allestire i mezzi di
ripresa in tempo utile per un’ ottima riproduzione
mediatica.
Invece, per quanto riguarda l’ imprevedibilità, si fa
chiaramente riferimento al risultato della partita. Ogni
incontro è un fatto unico, in cui nessuno può dire a priori
come andrà a finire. O almeno, così dovrebbe essere…