7
Introduzione
Nel mare magnum della comunicazione, affogare è
quanto di più scontato possa verificarsi. Scegliere è dunque
d’obbligo, saperlo fare di vitale importanza. Per quanto
possa apparire grottesco, la scelta di un tema quale la
campagna elettorale è stata ardua impresa, per almeno due
motivi. Il primo: la letteratura sul tema è tanto vasta
quanto contornata di un generale alone pessimistico sul
ruolo della ricerca. La comunicazione politica, da sempre,
offre letture contrastanti, antinomiche dei fatti, e i mass
media sono spesso soggetti a spietate accuse di distorsione
e/o manipolazione dei fatti in sé e per sé; o quantomeno,
sembra non esserci dubbio sul fatto che ‹‹le campagne
elettorali si sono sempre più trasformate in eventi abilmente
manipolati più affini alla pubblicità, alle relazioni pubbliche e
al marketing che non alla politica tradizionale››
1
. Il secondo:
prestarsi ad una analisi del chi dice, cosa, a chi, e,
soprattutto, con quali effetti comporta, nel giornalismo
politico, seri rischi di “decodifiche aberranti” per
l’esaminatore incauto; è d’obbligo seguire per tappe
graduali la scelta e la successiva messa a punto degli
strumenti di rilevazione ed effettuare la rilevazione stessa
con puntiglio e rigorosità. Tutto ciò per un solo
8
fondamentale scopo: evitare di restare ingabbiati in analisi
che non rispecchiano appieno la realtà esaminata, che si
fermano a conclusioni superficiali, o che, peggio ancora,
finiscono per essere tendenziose e per spezzare una lancia a
favore di questa o quella parte politica.
Le elezioni europee del 2004 hanno avuto un certo peso
nel rimescolamento degli equilibri interni alla attuale
coalizione di governo, ma soprattutto hanno scattato una
radiografia del sistema politico italiano in un momento di
decisa transizione; sono state, infatti, la “materia viva” in
base a cui leggere alcune tendenze di voto in previsione
della consultazione elettorale del 2006. Si è quindi scelto di
effettuare il confronto fra le due testate a tiratura nazionale,
“La Repubblica” e “Il Giornale”, che meglio rispecchiano gli
orientamenti politici di una democrazia, quella italiana,
complessa e variegata, ma riconducibile fondamentalmente
a due polarità, una di centro sinistra, l’altra di centro destra;
il tutto volto alla ricerca di prove significative a favore o
meno di un’informazione equilibrata, obiettiva, pluralistica
lungo l’arco di tempo più caldo dal punto di vista della
copertura mediatica dell’ “evento
2
-elezioni”.
Il tutto, poi, mossi da una fondamentale convinzione:
quella cioè che analisi come queste possano rinvigorire, se
non proprio risvegliare, la naturale terzietà, di fronte agli
eventi politici, della posizione giornalistica; essa appare
9
troppo spesso quantomeno messa in dubbio, se non proprio
screditata, da chi prospetta di riflesso, in connessione al
fallimento della stampa, l’avvento di una ‹‹democrazia
senza cittadini››
3
.
Note
1
Denis McQuail, Sociologia dei media, trad. it. Bologna, Il Mulino, 2001, p. 370.
2
Livolsi: ‹‹un evento è un’occorrenza investita di una certa rilevanza in una data
cultura››.
3
Sara Bentivegna, Politica e nuove tecnologie della comunicazione, Roma-Bari,
Edizioni Laterza, 2002, p. 12.
10
CAPITOLO 1
INFORMARE DURANTE LE ELEZIONI
1.1 Il ruolo dell’informazione tra formato
tabloid e infotainment
Negli studi sul sistema mediale ha preso corpo, da un
paio di decenni, la consapevolezza che il ruolo
dell’informazione, intesa in senso tradizionale,
“lasswelliano”, per così dire, volta cioè a fornire elementi
(Chi comunica? Che cosa? A chi? Attraverso quale canale?
Con quali effetti?) che costituiscono il nucleo essenziale
della notizia, sia sempre più miscelato ad altri ruoli: quello
di persuadere, di avvincere con contenuti sensazionalistici,
di stimolare la fantasia del lettore. In altre parole: di non
limitarsi ad informare.
A tal proposito, è opportuno centrare l’attenzione su due
concetti di sociologia della comunicazione:
1. Formato tabloid
4
, la modalità di impaginazione dei
giornali scandalistici inglesi, che ricorrono ad un formato
ridotto e intrattengono il lettore con contenuti leggeri;
volendo ricordare le sei funzioni comunicative elaborate da
Roman Jakobson, in essi risultano centrali le funzioni fàtica,
orientata cioè a mantenere il contatto tra emittente e
11
ricevente, e poetica, orientata a far fissare l’attenzione sul
messaggio in quanto significante e non in quanto
significato;
2. Infotainment, la commistione tra informazione e
intrattenimento, realizzata ormai da moltissimi media, e
che, a dire di Denis McQuail, incoraggerebbe l’ignoranza e il
distacco dalla partecipazione politica
5
.
I due concetti assumono, a nostro avviso, una rilevanza
al momento in cui si imposti un’analisi di comunicazione, a
qualunque settore tematico essa afferisca, ma in particolar
modo se si tratta del settore politico, in cui la notizia
scaturisce dall’interpretazione dell’avvenimento: è
oltremodo interessante, sapendo che i fatti politici non
parlano mai da soli, comprendere come la notizia è stata
costruita.
La communication research contemporanea allarga
dunque i suoi orizzonti, servendosi di questa ridefinizione
del panorama informativo per espandere il campo di
indagine, non più limitato al solo contenuto, ma concentrato
anche sugli elementi informativi, o disinformativi, che lo
contornano.
12
1.1.1 Contenuti seri e politica-spettacolo
Prendendo atto di quanto abbiamo detto,
nell’introduzione, sulle attuali routines di svolgimento delle
campagne elettorali, sempre più influenzate da logiche di
marketing piuttosto che politiche, sarà possibile svolgere
un’analisi longitudinale di 51 giorni (dall’ 11/05/2004 al
30/06/2004) del newsmaking politico, cioè della
“fatturazione di notizie politiche” che ogni giorno si porta a
termine sulle testate in questione: è questo il processo che
dovrebbe condurre il lettore a conoscere i fatti politici e, di
riflesso, a maturare un’opinione consapevole, anche se
spesso, in realtà, i giornali tendono a prendere posizione
senza aver dato informazioni a sufficienza sui fatti politici. A
questa tendenza va aggiunta quella di molti quotidiani a
operare secondo le due logiche del formato tabloid e
dell’infotainment, che condizionano il modo in cui
l’informazione viene recepita dai pubblici di riferimento,
enfatizzando alcune informazioni a discapito di altre. Sarà
possibile cioè esaminare quanto una campagna elettorale
sia finalizzata a spettacolarizzare oltre che fornire al
pubblico le informazioni necessarie per ricavarne una
consapevole opinione politica
6
, e come lo scontro politico sia
oggi scontro, per lo più mediatizzato, tra leader in cerca di
visibilità.
13
A tal proposito, sembra utile mutuare anche un
postulato teorico dall’antropologia della comunicazione
visuale: quello del “farsi vedere”
7
, un approccio
rivoluzionario all’analisi della comunicazione visuale che
lascia intendere lo sviluppo, in più direzioni, di qualità
sensitive fondate sulle percezioni dello sguardo, sulle
sensibilità del vedere, la moltiplicazione cioè dei punti di
vista da cui guardare un prodotto mediale. E’ un approccio
volto a svelare il potere estetico, seduttivo e per lo più
occulto della comunicazione di massa contemporanea, che
fa leva su una nuova concezione dell’osservatore, che “si
osserva” e al contempo “osserva”.
Visibilità, dunque, come caratteristica centrale
nell’analisi di una campagna elettorale, riscontrabile e
comparabile su due quotidiani che tendono a differenziarsi
decisamente nel modo di presentare le notizie politiche, in
quanto rispondenti a piani editoriali molto diversi tra loro.
Riguardo a ciò, bisogna ricordare che le elezioni europee del
2004 si sono svolte con il sistema proporzionale, per cui lo
scontro mediatico ha coinvolto non le coalizioni di governo,
ma i rispettivi leader e candidati nei diversi collegi.
14
1.1.2 L’Italia di fronte al voto: come scegliere chi?
Nella letteratura massmediologica è ampiamente
presente il tema della scelta politica del cittadino: Lazarsfeld
conduce già nel 1944 una brillante indagine sul legame tra
media e opinione pubblica
8
. Tuttavia, da allora molta strada
è stata fatta, e i problemi di oggi sono incomparabilmente
più vasti rispetto ad allora, vista la moltiplicazione
dell’offerta informativa a seguito della convergenza digitale,
che rappresenta sia una nuova risorsa sia una nuova sfida
per i policy makers
9
.
Il tema della scelta del cittadino sarà in questa sede
esaminato in relazione all’offerta informativa de “La
Repubblica” e de “Il Giornale”, e verterà su alcune questioni
di fondo: la visibilità del leader è il dato imprescindibile su
cui il cittadino effettua poi la sua scelta, quindi bisogna
ricercare quanto spazio occupi questa visibilità sui quotidiani
in questione, e attribuirla ai diversi candidati. Ma anche:
entro quali frame è da inquadrare questa visibilità? In altre
parole, qual è il contesto cognitivo, ma anche emotivo,
entro cui viene presentato il candidato? E infine: quanto la
testata di riferimento tende a “correggere” l’immagine del
candidato per fini diversi da quelli puramente informativi?
E bisognerà, comunque, leggere i dati raccolti in
relazione al contesto italiano, in cui, al di là delle diverse
15
tipologie di consumatori mediali, acquista un forte peso la
sostanziale disaffezione alla politica, testimoniata:
1.) dai dati recenti sulle vendite dei quotidiani politici, in
calo del 37,7% nel solo biennio 1996/98
10
e dalla generale
condizione di stallo dei quotidiani nazionali
11
;
2.) dallo scarso peso del settore della politica nella classifica
dei bisogni informativi degli italiani, in cui essa figura solo al
decimo posto
12
. Da questi due assunti deriva naturalmente il
“male” della scarsa affluenza alle urne, che condiziona ogni
analisi del voto ex post, e da cui neanche le elezioni del
2004 sono rimaste immuni
13
.
1.1.2.1 Il problema della visibilità
La maggiore o minore visibilità sui quotidiani è
determinante per qualsiasi soggetto politico, e costituisce un
problema spinoso perché dietro di esso ci sono moltissime
pressioni; tuttavia, è opportuno metterlo a fuoco,
sviscerando le questioni ad esso legate.
E’ un problema legato alla fondamentale attività
redazionale di gatekeeping, quella cioè di ‹‹dare o negare
l’accesso a voci differenti della società››
14
. In questa
accezione, il gatekeeping mostra come la percezione di
massa degli eventi pubblici sia condizionata da scelte
16
redazionali, che devono tener conto non solo di ciò che il
pubblico si aspetta, ma di criteri sostantivi (quelli che,
secondo Mauro Wolf, fanno riferimento al grado, livello
gerarchico e quantità di soggetti coinvolti in un evento, al
suo impatto sulla nazione, alla sua rilevanza in quanto a
sviluppi futuri) o anche relativi al prodotto realizzato, o al
mezzo con cui le notizie saranno trasmesse, o alla
concorrenza con altri media
15
; inevitabilmente, quindi, si
realizzerà un prodotto che racchiude in sé meccanismi di
scelta complessi, e che tenderanno a fornire in ogni caso
una immagine parziale della realtà.
Ancora: la visibilità sui media è, in campagna elettorale,
parte cospicua della “materia prima” su cui muovere le
primissime indagini quantitative, seppur grezze, riguardo
alle previsioni di comportamento elettorale. Proprio per
questo motivo, negli ultimi anni si sono posti dei precisi
limiti alla quantità di spot elettorali trasmettibili
16
e si
muovono continui appelli al rispetto della par condicio
(concetto che nel gergo giornalistico indica il rispetto,
specificamente in campagna elettorale, dei principi di parità
di trattamento e di imparzialità) nei confronti di chi è in
condizione di esercitare una posizione dominante. Si tratta
comunque, in questo caso, di una questione relativa non
all’influenzabilità del pubblico nella sua interezza, ma a
quella fascia di cosiddetti indecisi, che risultano essere più
17
influenzati dalla valanga di informazioni attinenti ad un certo
personaggio politico oppure ad un certo partito; una fascia
di elettori che condiziona l’esito delle elezioni in modo
direttamente proporzionale alla sua estensione, fino ad
essere potenzialmente determinante nel sistema
maggioritario
17
.
Infine: visibilità è un concetto da far rientrare nel
discorso più generale sulla politica-spettacolo, perché il
ruolo di ogni medium non è solo quello di far vedere, ma
anche di porre le condizioni per enfatizzare o screditare la
visibilità concessa ad un dato soggetto del sistema politico.
1.1.2.2 Candidati all’appello: presenti e assenti
Possiamo concludere che in ogni caso qualsiasi
messaggio lanciato dai media, anche in modo neutrale, è
suscettibile di trasformarsi in qualcos’altro. Per quanto
concerne il settore della politica, è estremamente probabile
che si giunga alla personalizzazione dell’informazione, cioè
al procedimento per cui la comprensione dei fatti che
divengono notizia è possibile ponendo al centro il
personaggio che ne è protagonista, come sottolinea McQuail
descrivendo il criterio di selezione delle notizie relativo alla
persona
18
.
18
Dunque, lo scontro politico è necessariamente portato a
conoscenza del pubblico attraverso i suoi protagonisti,
piuttosto che attraverso i programmi dei partiti da essi
rappresentati; si passerà in rassegna chi è stato presente,
quanto è stato al centro dell’agenda di ciascun quotidiano
rispetto ad altri, come è stato costruito il suo simulacro
mediale, se c’è stata o meno la tendenza, da parte delle due
testate, a concentrare il flusso informativo solo intorno ad
alcuni dei candidati alle elezioni europee.
1.1.3 Informazione esauriente, cerchiobottismo,
informazione pilotata
Abbiamo volutamente ricondotto gli esiti derivanti dalle
scelte redazionali a tre casi ideali, da noi ideati, che danno il
titolo a questo paragrafo e che vanno immaginati come
collocati su un continuum.
Ad un estremo, troviamo l’informazione esauriente,
quella coerente con il già citato modello trustee
19
che
porterebbe, se effettivamente realizzata, a una piena
consapevolezza delle logiche fondanti la vita politica di un
Paese, consentendo al pubblico di essere quotidianamente
informato sui fatti politici, per poi valutare con una
personale opinione il comportamento dei leader. E’ una
19
prospettiva, questa, in cui si alimentano nuove suggestioni
con l’avvento di Internet, visto da alcuni teorici-profeti come
il luogo in cui ci sarà la partecipazione diretta di un cittadino
veramente consapevole e informato, che offrirà attivamente
il suo contributo alla crescita della paese
20
.
In posizione centrale, il cerchiobottismo, la tendenza a
dare un colpo al cerchio e l’altro alla botte, specialmente nel
commento politico, cioè a dilungarsi in perifrasi che non
possono essere fonte di accresciute consapevolezze per il
cittadino. C’è da dire, comunque, che questo modello può
anche essere letto, in positivo, come rappresentativo del
giornalismo terzista
21
, quello cioè che, pur non schierandosi
aprioristicamente per questa o quella parte politica, non è
incolore, ma cerca di fornire criticamente un panorama di
fatti che passerebbero altrimenti sopra la testa del cittadino.
All’estremo opposto, l’informazione pilotata:
un’informazione che risente di sistematiche distorsioni
dettate da logiche di potere, perché deliberatamente alla
ricerca della notizia funzionale a screditare l’avversario
politico; un tipo di informazione che trova la sua ragione
d’essere nella faziosità e nel business di un mercato in cui o
si sta al proprio posto, oppure si è tagliati fuori.
Nella nostra analisi di campagna elettorale, rileveremo il
modello cui tende l’effettiva copertura dell’informazione, per
ciascuna delle testate in questione. Il tutto, comunque,
20
attenendoci al postulato scientifico per cui compito del
ricercatore, soprattutto quello sociale, non è fornire
certezze, ma spunti di riflessione utili a comprendere il
contesto di analisi
22
.
1.1.4 Informazione e realtà: basta la fotografia?
E’ molto utile poi considerare il peso della fotografia nella
prima pagina del quotidiano; un peso che è aumentato di
pari passo con il miglioramento delle tecnologie di
impaginazione, un tempo lunga e dispendiosa, perché
eseguita manualmente, e oggi completamente
informatizzata. La fotografia è utile a fare immediatamente
il punto della situazione, selezionando quella parte di realtà
carica di connotazioni consone con il messaggio che si vuole
trasmettere; ma è anche rilevante l’uso che della fotografia
viene fatto per scopi diversi da quelli che il suo autore si era
prefisso, decontestualizzandola dal suo ambito di
riferimento e ricontestualizzandola entro una nuova
cornice
23
.
La fotografia, sintetica e immediata, è oggi una
tecnologia pienamente integrata nella professione
giornalistica, sempre più orientata alla multimedialità dei
linguaggi. D’altra parte, proprio per questo motivo, sarebbe
21
un errore grossolano limitare l’analisi al solo mezzo
fotografico, perché esso ha ragion d’essere solo in quanto
canale complementare a quello del testo nel compito di
informare il pubblico.
1.2 Il difficile confronto
Finora abbiamo descritto quali possono essere gli
aspetti generali su cui concentrarsi per impostare un
confronto dei due quotidiani; ora è bene porre l’accento,
nello specifico, su alcuni nodi da sciogliere preliminarmente
ad ogni analisi di contenuto.
C’è, in testa, il problema relativo a quale debba essere
l’unità di analisi a partire da cui operare il confronto: in
questo delicato passaggio, in cui il ruolo del ricercatore deve
unire le competenze scientifiche ad una certa creatività
24
, si
è scelta una via che integra al suo interno, con la massima
flessibilità, più categorie d’analisi. Un problema correlato a
questo è il raggiungimento dell’esaustività dell’analisi,
possibile solo se il confronto include la maggiore quantità
possibile di stimoli proficui per la stessa; è anche questo
obiettivo a giustificare la flessibilità delle scelte fatte, che
saranno perciò aperte all’analisi ibridata di testo e
immagine. Un ulteriore problema preliminare è la difficoltà