Maria Antonia Fama, Pacificatori vs Pacifisti, Azione Giovani e Giovani Comunisti a confronto
sfiducia, a volte trasformata in apatia, stupisce,
anzi, che ci sia ancora qualcuno disposto a
lottare. Qualcosa, infatti, oggi sta cambiando. I
giovani, alcuni, da soli o organizzati, riscoprono
la possibilit di vivere in un mondo migliore, di
essere persone migliori.
PerchØ proprio ora? Qual Ł stato, se c Ł stato,
l evento scatenante, e in che modo l approccio
dei giovani alla politica si Ł modificato?
La partecipazione politica giovanile si pu
inquadrare in due grandi forme: da un lato la
mera partecipazione elettorale, dall altro
l attivismo politico, la militanza ( nel senso di
iscrizione ad un partito, partecipazione alla
politica universitaria, alle manifestazioni di
protesta.). Il modo di intendere la partecipazione,
sembra oggi mutato, e non necessariamente in
direzione di un elevato disinteresse per la
politica. Spesso avviene anche nei termini di un
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rifiuto dell istituzione partito . Per cogliere la
sottile differenza Ł necessaria una riflessione
preliminare sul significato attribuito al concetto
di politico, un chiarimento epistemologico.
La sensazione di questa necessit nasce da una
riflessione sui momenti di conversazione con i
miei coetanei. In alcuni casi la politica Ł il primo
argomento di confronto, un modo per
inquadrare immediatamente il proprio
interlocutore. Altri ragazzi, invece, si professano
a priori disinformati e disinteressati. Una
giustificazione, tanto usata quanto inconsistente,
Ł la risposta non ci capisco nulla, sono
apolitico. Tanto sono tutti uguali . Ma che cosa
significa essere apolitici? Aristotele affermava
che l uomo Ł un animale politico e, risalendo
all etimologia greca del termine, non potrebbe
essere altrimenti. Il termine politico deriva da
polis, la citt -stato, ma sopratutto contiene il
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concetto di partecipazione, interesse per le cose
che avvengono nella citt . In quanto cittadini,
abitanti di una nazione, di un continente, del
pianeta terra, non si pu pensare di definirsi
apolitici, perchØ significherebbe disinteressati
alla propria stessa esistenza . Sono fermamente
convinta, quindi, che il termine da utilizzare sia
invece apartitico, cioŁ disinteressato o contrario
all aspetto istituzionale della politica, alla sfera
del fare, piø che a quella dell essere. Molti
giovani non rigettano la politica, ma un certo
modo di farla, e propongono un alternativa. Se a
livello istituzionale, destra e sinistra sono sempre
piø vicine, il dato generazionale inasprisce le
diversit . A sinistra, si sceglie l esperienza del
movimento e dell auto-rappresentazione. A
destra, quella del partito isolato.
Ma quali sono i nuovi ideali in nome dei quali si
protesta? Contro chi si protesta?
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L obiettivo di questa ricerca Ł proprio quello di
riflettere su alcuni aspetti esteriori del fenomeno,
analizzare la struttura superficiale del discorso,
in quanto rivelatrice di una struttura profonda.
Proprio per evidenziare quest aspetto, la mia
attenzione vuole concentrarsi sui simboli, le
parole, le immagini, per cercare negli aspetti
comunicativi una ricorsivit che sveli come le
identit si costruiscono. Le scelte comunicative
possono essere indicatori di quelle organizzative
e ideologiche. La costruzione del discorso pu
suggerire lo sviluppo dei contenuti, sulla base di
un universo di riferimento. Oggetto di analisi
saranno volantini, manifesti, testate
giornalistiche, slogan, simboli, comunicati
stampa prodotti da due formazioni politiche
giovanili: Azione Giovani e i Giovani Comunisti.
Due gruppi palesemente schierati su posizioni
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estreme, due esperienze politiche opposte, due
percorsi identitari.
Con quali parole questi giovani di destra e di
sinistra si rivolgono ai loro avversari politici?
Come si rapportano alla tradizione e ai partiti di
riferimento? Quali sono i temi di riflessione e gli
obiettivi di lotta politica?
* * * * * * *
Il mio lavoro si apre con un capitolo di
introduzione sul concetto di partecipazione
politica in generale, per focalizzarsi poi sulla
partecipazione politica giovanile. Il secondo
capitolo, infatti, sintetizza i momenti piø
importanti nell evoluzione delle modalit
partecipative dei giovani, dalla fine degli anni
Ottanta sino ad oggi. Se ne mettono in luce le
motivazioni profonde, seguendone lo sviluppo
intorno al concetto di laicizzazione, individuato
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come chiave di lettura del cambiamento. Dopo
questa premessa teorica, il terzo capitolo
introduce la ricerca vera e propria, illustrando la
metodologia e gli strumenti utilizzati
nell indagine. Nel terzo e nel quarto capitolo
vengono delineati i profili delle due formazioni
politiche di Azione Giovani e dei Giovani
Comunisti, sulla base dell analisi del materiale
selezionato. Nel capitolo conclusivo, infine, le
due formazioni vengono messe a confronto,
nell intento di confermare, o smentire, le ipotesi
di partenza.
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PARTE PRIMA
LA PARTECIPAZIONE
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I.
La parte-cipazione: esserci per essere
Partecipare, parte- ci- pare.
Il significato delle parole si costruisce
decostruendole. Per dare loro un senso le si pu
scomporre, frammentare, si pu giocare con esse
fino a penetrare il loro senso profondo, le loro
intime connotazioni. Prima della definizione da
dizionario , viene la percezione concreta della
parola nel suo uso quotidiano, nel nostro
vocabolario. E forse facendo un analisi sulla
parola come strumento, che se ne intuisce il
significato concreto, attuale, prosaico. La parola
partecipare contiene la parola parte, cioŁ
porzione di un tutto. Il valore olistico del termine
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sta nel contenere in sØ l idea di un insieme di
singole entit , che unite ne creano una superiore,
piø compiuta: il tutto Ł piø della somma delle
parti. Forse potrebbe essere questa una chiave di
lettura, anche se impropria, di un termine che
pervade nel profondo la nostra esistenza
quotidiana, oltre la nostra stessa consapevolezza.
Partecipare significa prima di tutto condividere,
esserci, nelle due valenze semantiche dell essere
parte e del prendere parte. L essere parte indica
un appartenenza, la costruzione di un identit in
relazione ad un gruppo di riferimento. Il prendere
parte definisce invece un azione, il segno della
propria presenza attraverso un agire concreto. I
due aspetti sono, in realt , legati da un rapporto
di consequenzialit : si prende parte in quanto si Ł
parte, e se ne Ł assunta la consapevolezza.
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1. Definire la partecipazione
Esistono diversi modi di sentirsi parte di una
collettivit , e diversi gradi di percezione della
propria coscienza di cives. Partecipare Ł come il
segno manifesto di un impulso all azione che
ogni uomo sente in maniera diversa. E l effetto
della sua coscienza di essere umano, cittadino,
abitante del mondo. Inesorabilmente parte di una
collettivit . Partecipare vuol dire essere piø o
mento attivi nelle decisioni che ci coinvolgono in
prima persona: ci si pu lasciar vivere, e fare in
modo che gli altri decidano per noi. Oppure, si
pu intervenire. Tutto sta nel comprendere che
la partecipazione Ł la base della democrazia, in
quanto possibilit di influenzare con la propria
opinione le decisioni della collettivit . La
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nozione di partecipazione Ł quindi legata da un
lato a quella di democrazia, e dall altro a quella
di cittadinanza. Il passo successivo Ł verificare le
modalit di tale influenza, che pu essere diretta
( filone partecipazionista) o indiretta (filone
liberal-rappresentativo). La querelle Ł su quanto,
effettivamente, sia possibile intervenire in prima
persona all interno di una collettivit sempre piø
numerosa. Il proprio intervento Ł, infatti,
direttamente proporzionale alla struttura delle
opportunit politiche , cioŁ alle possibilit di
accesso al sistema politico, in termini di risorse e
di contesti. Gradualmente, il campo si restringe
all accezione specifica di partecipazione
politica. Secondo Raniolo, si pu parlare di
partecipazione politica quando nell ambito di
un dato sistema politico di cui si Ł parte, o si
aspira a far parte, attraverso una serie di
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atteggiamenti e comportamenti concreti, si
prende parte, cioŁ si cerca di influenzare ( in
maniera piø o meno diretta e legale) le decisioni
dei detentori del potere politico, nonchØ la loro
stessa selezione nella prospettiva di conservare o
modificare la struttura, e quindi i valori, del
sistema di interessi dominanti 1. La
partecipazione politica, cioŁ, si basa su relazioni
che coinvolgono tre elementi fondamentali, che
Dahl2 chiama autorit , influenza e potere. La
parola chiave Ł proprio influenza, perchØ la
reale partecipazione personale degli individui
esiste solo se si offrono al cittadino concrete
1
Cfr. F. Raniolo, La partecipazione politica, Bologna, il Mulino,
2002
2
Cfr. R. A. Dahl, Modern Politica Analysys, Englewood
Cliffs ( N.J.), Prentice Hall, 1963; trad.it. Introduzione alla
scienza politica, Bologna, il Mulino, 1967.
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opportunit di azione Oppenheim3. Ma azione
significa scelta, decisione libera o meno,
cosciente o meno. Come chiarisce Sartori, la
partecipazione Ł un prendere parte attivo, nello
scegliere tra opzioni che gli sono proposte, e non
imposte Sartori4. La dimensione della scelta
diventa ancora piø importante in uno scenario
partecipativo come quello attuale, in cui la
politica si fa un esperienza personale: il proprio
profilo politico si trasforma nel risultato di un
percorso di scelte quotidiane fatte in base alla
propria soggettivit , sempre meno dipendenti da
un appartenenza e da un identit collettiva.
3
Cfr. F.E.Oppenheim, Dimensions of Freedom, Princeton ( N.J),
St. Martin s Press, 1962; trad.it. Dimensioni della libert ,
Milano, Feltrinelli, 1964.
4
Cfr. G.Sartori, Democrazia e definizioni IV ed., Bologna, il
Mulino.,1976; Party and Party System: A Framework for
Analysis, Cambridge, Cambridge University Press, 1976
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Andrea Millefiorini definisce la partecipazione
politica come un agire, che messo in moto da
motivazioni individuali o di gruppo, si sviluppa
in esclusiva relazione ad un contesto sociale, e
ha ad oggetto problematiche relative alla
politicit . Tale agire assume necessariamente
forme collettive, e ha come obiettivo quello di
intervenire, direttamente o indirettamente, nei
processi di elaborazione delle decisioni del
sistema politico, o, in casi eccezionali, di
sostituirsi ad esso 5. Anche Millefiorini pone
l accento sulla capacit di influenza, riferita
per , non al singolo, ma ad una collettivit . In
effetti, per quanto il primo input a partecipare
possa derivare da motivazioni individuali
(partecipazione strumentale, benefici estrinseci),
5
Cfr. A.Millefiorini, La partecipazione politica in Italia.
Impegno politico e azione collettiva negli anni Ottanta e
Novanta, Urbino, Carocci ed., 2002