6
Un’antinomia che conferisce ambiguità ai messaggi e che impedisce la costruzione di
una via d’uscita, di una scommessa sul futuro; non si può creare una via di uscita se
non si è fiduciosi e coscienti delle proprie potenzialità, della propria storia, del
proprio carico di memorie spesso traumatiche.
Gli anni ’70 e parte degli anni ’80 sono stati un momento di transizione radicale per
l’Argentina: dal 1976 una dittatura militare, guidata da una concezione conservatrice
e autoritaria, ha incentrato la sua politica sociale in una crociata contro l’ideologia
comunista e peronista e, in generale, contro qualsiasi forma di espressione politico-
culturale all’interno della società; l’ideologia dei militari si è manifestata attraverso
la privazione dello spazio dell’altro e la negazione della sua condizione umana.
Negando l’umanità e i diritti civici del nemico ideologico si è venuta a creare la base
teorica per un suo sterminio fisico o per l’espulsione fuori dei confini nazionali.
Secondo una sorta di metafora usata dal governo, la Nazione soffriva di un cancro,
quello del terrorismo e della sovversione appunto, ed era necessario estirpare i
membri malati dall’organismo sociale.
La dittatura militare ha neutralizzato i movimenti popolari attivi negli anni ’70
esercitando i più atroci meccanismi di repressione fisica affiancati ad un generale
timore e intimidazione nei confronti di qualsiasi tipo di opposizione.
Al momento della svolta democratica, i timori diffusi, gli orrori e i rancori rimossi
dall’intera popolazione hanno reso difficile un percorso all’indietro, alla ricerca delle
basi storico sociali dell’intera società. Non si è trattato solo di risolvere la questione
della giustizia sui crimini commessi, ma di chiedersi il perché, andare a scavare
proprio nelle aree dominate dal silenzio.
Se allora, le fonti documentarie non bastano, quando gli aspetti più importanti sono
coperti dal silenzio e si manifestano come rimozioni, il mezzo cinematografico riesce
a gettar luce e a costruire un senso dove i nessi storici appaiono indecifrabili.
Il carattere ambivalente e ambiguo dell’espressione cinematografica non accetta
definizioni assolute. Le immagini cinematografiche raccontano storie, ma sono
connotativamente portatrici di versioni storiografiche che esprimono un discorso
ideologico e politico.
7
Se i processi sociali sono oggetto della storia come segno onnipresente nella vita
quotidiana dei soggetti, le rappresentazioni estetiche sono intermediari che danno la
possibilità agli individui di portare al livello cosciente quello che è accaduto, a dare
un’immagine agli stati d’animo e a costruire la propria memoria.
Tali memorie, essendo il cinema un mezzo di comunicazione di massa, riscattano le
caratteristiche e la specificità dei gruppi sociali, non solo dei singoli e, così facendo,
contribuiscono alla cristallizzazione delle identità.
La funzione che si assume il cinema è relazionata alla forza dell’immagine capace,
più di qualsiasi analisi razionale di muoversi proprio tra i silenzi e le zone d’ombra.
Nei film degli anni immediatamente successivi alla fine della dittatura (dopo il
1983), ho provato a cercare proprio le modalità, più esplicite o celate dietro metafore,
di espressione dei complessi stati d’animo che serpeggiavano all’interno della società
argentina. Un analisi di tale materiale filmico permette di avere un quadro sulla
rappresentazione degli anni della dittatura da parte della società e sulle paure e i
dubbi sul futuro.
Il materiale filmico che ho preso in esame, presenta punti di vista e scelte espressive
molto diverse al suo interno, che vanno dal melodramma familiare al dramma
politico, dal realismo delle scene di violenza al surrealismo delle immagini di
Solanas; in alcuni la narrazione segue una classica scansione temporale, in altri il
tempo subisce un processo di de-costruzione.
Non si tratta di denunce esplicite, ma in tutti prevale l’analisi dei personaggi, e delle
emozioni. Sono film che mostrano un lavoro all’interno di limiti e confini instabili
che occultano la realtà oggettiva, cercando il significato attraverso gli echi della
violenza e le sue tracce scritte nei ricordi. I ricordi frammentati dei personaggi,
organizzati in narrazioni in cui si fa il tentativo di portare alla luce e di spiegare il
passato politico nazionale e di provare a definire un nuovo punto di partenza che sia
figlio della memoria e non dell’oblio.
8
Capitolo 1
Argentina: la storia attraverso la macchina da presa
Presenze e assenze del cinema nazionale nella costruzione
dell'identità del Paese
1
Nel panorama delle cinematografie latinoamericane, quella argentina è stata la prima
a consolidarsi nella sua area di produzione e a diffondersi, poi, in tutti i Paesi europei
di lingua spagnola e non.
Esempio di sperimentazione e terreno di prova per giovani talenti, il cinema
argentino ha sofferto, e ha testimoniato, le vicissitudini della storia politica, sociale e
culturale del Paese.
Un cinema popolare (a volte populista) dove il dibattito stilistico e le diverse correnti
ideologiche sono state influenzate e hanno influenzato la realtà umana della
popolazione, e che, negli ultimi anni, ha riscosso sempre maggior successo
nell’ambito più strettamente artistico, ma anche nello sviluppo di un’identità
collettiva in un Paese profondamente provato da drammi ancora non risolti.
In un discorso sull’importanza dell’immaginario filmico per la definizione
dell’identità collettiva di una società dopo eventi traumatici, diventa necessario
attuare un’analisi che prenda in considerazione le evoluzioni storiche insieme al
percorso del mezzo cinematografico; i legami che il materiale filmico ha avuto di
volta in volta con la realtà, quando cioè la potenza dell’immagine è stata utilizzata
come testimone, come mezzo di denuncia, o quando, invece, ha preferito limitare il
suo ruolo a quello di semplice mezzo di intrattenimento ed evasione.
Andare a puntualizzare quanto sulle possibilità espressive ha giocato il ruolo della
censura e dell’autocensura durante governi dittatoriali e quando, invece i cineasti
hanno lavorato in maniera autonoma dalle strutture istituzionali per favorire la
1
Riera, Rehren Jaime, Argentina, Cile, Uruguay: le culture contemporanee, Carrocci editore, Roma,
2003;
Fiorani, Flavio, I Paesi del Rio de la Plata. Argentina, Uruguay e Paraguay in età contemporanea
(1865-1990), Giunti Gruppo Editoriale, Firenze, 1992
Mahieu, José Agustín, Panorama del Cine Iberoamericano, Ediciones de Cultura Hispánica, Madrid,
1990.
9
comunicazione con la base, ovvero con le classi popolari e dare visibilità alle loro
istanze.
Si tratta, allora, di trovare le coordinate in cui muoversi e con cui orientarsi in
un’esplorazione complessa tra dinamiche storico-sociali e quelle esperienze artistiche
generate da un’epoca e testimoni di essa.
10
1. L’inizio della modernità:
la costruzione della Repubblica Argentina
2
Verso la fine dell’Ottocento le giovani repubbliche democratiche del Cono Sur
attraversano un periodo relativamente prospero; si assiste ad una sorta di
“europeizzazione” dell’America Latina, in special modo dei Paesi del Cono Sur,
ovvero un tentativo di adeguare le strutture presenti ai ritmi europei, in special modo
allo sviluppo economico della Gran Bretagna. All’inizio del secolo, infatti,
l’Argentina adotta un modello di sviluppo economico prevalentemente agropastorale
come conseguenza della formazione di una classe dominante costituita dai proprietari
terrieri legati agli interessi degli investitori stranieri, in particolare quelli inglesi.
Entra, così, a far parte del già sviluppato sistema capitalista mondiale in veste di
produttore di materie prime, quasi esclusivamente alimentari, e come ricettore di
investimenti a medio e lungo periodo che permetteranno la creazione delle
infrastrutture necessarie (ferrovie, porti, etc).
A favorire questo nuovo orientamento delle strutture economiche locali sono state le
oligarchie nazionali che, in tal modo si trovavano nella condizioni di operare
liberamente nella gestione della vita politica.
Si vengono a creare, così, due sfere di influenza: l’una molto moderna di natura
strettamente economica legata agli interessi delle banche inglesi, l’altra molto più
arretrata e di natura politica legate alle oligarchie del Paese.
Questo modello di rapido sviluppo aveva bisogno per la sua crescita di un numero
maggiore di popolazione attiva, fatto che incoraggia l’immigrazione di lavoratori
dalle zone più povere d’Europa, in particolare dall’Italia e dalla Spagna,
modificando, così, la struttura demografica e sociale del Paese. Questi lavoratori,
attratti dalla gran quantità di terra e di lavoro disponibile, diventeranno i primi operai
e si organizzeranno nelle città secondo le tradizioni di lotta dei paesi di origine
contrastando la concentrazione di grandi quantità di terra in mano di pochi.
Una situazione di prosperità economica e una relativa pace a livello politico
contraddistinguono la fine del secolo e i primi anni del ‘900.
2
Guarini, Giovanni, I desaparecidos Argentini, Pubblicazioni Centro Studi per la Pace, 24 marzo
2001, www.studiperlapace.it
11
Se lo strapotere dell’oligarchia era incontrastato, ciò dipendeva dal fatto che la
prosperità economica assicurava un costante inserimento dei ceti urbani nella vita
economica e forniva alle nascenti classi medie sbocchi occupazionali nella
burocrazia e nei servizi.
Si trattava, però di una prosperità fittizia basata sull’incremento delle esportazioni;
una dipendenza dai mercati esteri che, invece di svincolare questi Paesi dalle
economie europee, aggiunge una dipendenza finanziaria. Tale situazione economica
non poteva non influire sulla struttura sociale. Ad un’oligarchia che deteneva il
potere economico e politico si contrapponeva una vasta classe di operai e braccianti;
tra questi due settori si inserisce un terzo attore sociale, le classi medie, che, con
l’inizio di una crisi economica strutturale, prendono sempre più coscienza del proprio
ruolo e iniziano la ricerca di una dimensione politica che le rappresenti.
Un clima apparentemente sereno dietro cui si celano quegli squilibri che determinano
le tensioni di natura politico-sociale che segneranno tutto il XX secolo, rimettendo
continuamente in discussione i precari assetti politici.
Dopo il 1910 tra classi popolari e classi medie si era creata una sorta di alleanza
antioligarchia che se in Messico aveva mosso la rivoluzione, in Argentina aveva
portato alla vittoria elettorale del partito radicale.
L’Unión Cívica Radical
3
è quel movimento nato nel XIX secolo che rappresenta la
classi medie urbane e che era stato tenuto sotto controllo dalle oligarchie che
gestivano quasi totalmente la popolazione elettorale.
Alle forme di opposizione extraparlamentare, dopo la legge elettorale del 1912, inizia
ad affiancarsi il ruolo attivo del partito radicale che cerca di superare le tradizionali
formazioni notabili ed imprimere un segno nuovo alla competizione elettorale.
Inaugurare la modernità e il nuovo secolo, significa anche tentare di creare un regime
di partecipazione e dare il via ad una fase di sviluppo politico guidato da una classe
dirigente che pone al centro del proprio disegno di governo la democratizzazione del
sistema e il progetto di mobilitazione della società intorno agli ordinamenti dello
stato.
3 Radical - Unión Civica Radical [UCR], (Unione Civica Radicale). Secondo maggior partito politico
Argentino, che ha governato anche durante la transizione alla democrazia (1983-1989). Il partito
Radicale, che non è del tutto “radical” nel senso inglese del termine, è un partito di centro che è
sostenuto principalmente dall’ampio ceto medio Argentino. L’UCR è identificato come il partito del
garantismo, del “buon governo”, ed un mix di politica economica e politica estera.
12
1.1 L’apertura del sistema politico: verso la democrazia giuridica
4
La riforma politica del 1912
5
viene utilizzata come lo strumento che lo stato intende
adottare per modernizzare e amalgamare il Paese, al fine di adeguare la struttura
politica e gli assetti istituzionali ai risultati raggiunti dall’Argentina sul terreno dello
sviluppo economico e sociale. Ma gli esiti delle nuove condizioni fissate per
l’espressione del voto determineranno un tanto rapido quanto inatteso mutamento
della dialettica politica tale da segnare la fine del dominio conservatore e la sconfitta
delle stesse forze riformatrici che l’avevano promossa. Nelle legislative del 1912
l’UCR acquista visibilità in Parlamento e le consultazioni del marzo 1914 segnano
un rafforzarsi di tal tendenza tanto che alle presidenziali del 1916 il radicale Hipólito
Yrigoyen viene eletto presidente con ampia maggioranza.
Il potere in mano ai radicali, seppure ha segnato un periodo senza grossi scossoni
politici, non ha promosso una vera modernizzazione; si parla piuttosto di
modernizzazione conservatrice.
6
L’istituzionalizzazione dell’opposizione, infatti, non
aveva di fatto favorito la libertà dello spazio di contrattazione istituzionale delle
rappresentanze partitiche, seppur liberamente elette.
Il nodo principale dello sviluppo politico argentino risiede nel regime presidenziale
stesso e nel potere attribuito all’esecutivo. All’apertura del sistema non farà riscontro
il sorgere di un sistema di partiti in grado di articolare il rapporto con la società civile
e il parlamento che, lungi dal funzionare come sede di negoziato tra forze
organizzate con programmi definiti, si riconferma come sede molecolare di consensi
occasionali più che interlocutore istituzionale di una dialettica politico-sociale.
7
La presidenza Yrigoyen non segnerà un’inversione di tendenza, visto il ricorso
sempre più spesso al potere discrezionale dell’esecutivo; il partito radicale non si
evolverà in senso più compiutamente liberal-democratico, la concezione del mandato
presidenziale propria del radicalismo rinvia a una visione plebiscitaria: Yrigoyen si
sentirà rappresentate di un mandato conferitogli dalla nazione intera di cui l’UCR si
ritiene l’unico e legittimo esecutore. Una volta al potere, l’UCR non riconoscerà agli
avversari politici la legittimità della funzione di opposizione.
4
Fiorani, Flavio, La fine del caudillismo, Edizioni Associate, Roma, 1990
5
Si tratta della legge 8871, conosciuta anche come Legge Sáenz Peña, promulgata il 1912
dall’amministrazione conservatrice guidata da Sáenz Peña.
6
Flavio Fiorani, op.cit
7
Flavio Fiorani, op.cit , p 162
13
Di nuovo si ripropone un ruolo extra-istituzionale per l’azione dei partiti di
opposizione. Non viene risolto per ora, né si risolverà in seguito, il problema del
rapporto tra istituzioni e pluralismo sociale e tra quadro politico e società civile. La
centralizzazione del potere nelle mani del presidente finirà per trasformare le
esperienze democratiche in costruzione di un consenso plebiscitario e di quella
personalizzazione del potere che definirà l’identità argentina per tutto il secolo.
Dal punto di vista economico, il governo di Yrigoyen, che si protrarrà fino al 1930,
nonostante un programma vicino agli interessi dei settori nazionali, è fortemente
influenzato dai grandi capitali stranieri già stabilitisi nel Paese.
Conseguenza di ciò sarà una politica contraddittoria che, se da un lato creerà i
Giacimenti Petroliferi Fiscali (YPF) (l’industria nazionale del petrolio), dall’altra
reprimerà le mobilitazioni operaie e contadine per migliori condizioni di vita.
Centinaia sono stati i morti negli scontri della Settimana Tragica nel gennaio 1919 e
migliaia gli uccisi a conclusione dello sciopero che aveva paralizzato per mesi la
produzione laniera in mano degli Inglesi in Patagonia nel 1921-22
8
. Intanto già nel
1917 erano stati repressi i tentativi di sciopero e le battaglie per la riforma
universitaria.
1.2 L’immaginario della nascente società di massa
La rapida urbanizzazione aveva portato alla nascita di una classe media interessata
alla formazione di una vita culturale che, pur essendo erede del vecchio continente,
andasse via via svincolandosi da esso. Un duplice e opposto sforzo, quindi, tra
tendenze nazionalistiche ed emancipatrici dal punto di vista politico e sociale e il
carattere fortemente cosmopolita di forme e contenuti dell’espressione culturale.
I fermenti e le correnti politiche nascenti, sono figlie dei conflitti, nascono dagli
scontri tra forme e culture diverse e non possono definirsi ancora mature. Se le nuove
generazioni sentono l’esigenza di rompere con il mondo coloniale e post-coloniale e
di conseguenza con i retaggi culturali che lo caratterizzano, la costruzione di
un’identità latina non può prescindere da un passato che è fatto anche di quelle
tradizioni di cui vorrebbe sbarazzarsi.
8
Guarini, Giovanni, op.cit.
14
I nuovi movimenti politici sono conseguenza delle profonde trasformazioni sociali e
culturali in atto ed esprimono anche la volontà e il bisogno di affermazione delle
classi medie nella definizione delle scelte economiche sociali. La popolazione delle
grandi città in continua espansione cerca di restare al passo con le innovazioni
tecnico artistiche del nuovo continente, così l’Argentina diventa uno dei primi Paesi
Latinoamericani a investire nel cinema
All’epoca del cinema muto, nonostante l’Argentina rimanesse fuori dai circuiti di
produzione (Francia e Stati Uniti innanzitutto), vengono realizzati più di 200 film
9
basati sulla storia patria, una sorta di ricerca delle proprie origini storiche, del proprio
passato, dei propri eroi mitici, un passato in cui tentare di far rispecchiare l’identità
individuale e quella collettiva.
Uno degli esempi più significativi risale al 1915, un lungometraggio dal titolo
“Nobleza gaucha” e forse il primo cartone animato della durata di un
lungometraggio, “El apostol” del 1918.
9 Riera Rehren Jaime: Op.cit.
15
2. Dallo stato liberale alla ricerca di nuovi equilibri
La voglia di novità degli anni trenta, le innovazioni tecnologiche (tra cui l’arrivo del
cinema sonoro nel 1933), coincide con un momento di forte instabilità dal punto di
vista politico e sociale nel Paese (la prima “Decade infame”), nonché con la crisi
economica che era seguita al crollo di Wall Street nel 1929.
2.1 La crisi economica degli anni ‘30
La caduta della Borsa statunitense, e il crack mondiale che ne segue, trovano
l’Argentina con un’economia fondata su un modello di crescita economica che punta
sulle esportazioni con l’80% degli introiti fiscali proveniente dal commercio estero.
Ciò implica che qualsiasi crisi che riduceva tali commerci, avrebbe causato una
drastica ed immediata caduta degli introiti fiscali e un’altrettanto rapida caduta del
valore degli affari legati alle esportazioni; tra l’altro, siccome il prezzo dei beni
importati non diminuisce, le ragioni di scambio si fanno negative comportando una
notevole riduzione della capacità di importazione. Lo stato si vede, allora, costretto a
far ricorso alle riserve per far fronte alle necessità. Molte famiglie della piccola
borghesia emergente vedono perduti i loro investimenti e le ambizioni per il futuro e
tentano di conservare uno stile di vita che non è più alla loro portata.
Tale situazione crea un clima di forte tensione sociale, con tagli ai salari e con un
aumento del tasso di disoccupazione a causa della contrazione dell’economia.
Sul piano politico si assiste al golpe militare del 1930; se non si può dire che la crisi
economica internazionale abbia determinato la violenta presa di potere da parte dei
militari, è stata, però, certamente un fattore determinante nel creare una situazione di
tensione e malessere sia in campo economico che in termini sociali; nel determinare,
cioè un clima di preoccupazione e crescente incertezza in tutti i settori del Paese.
Non è un caso che, spostandoci in un contesto più ampio, pochi giorni dopo il golpe
in Argentina, ne è seguito un altro in Brasile, in Uruguay, Paraguay, Bolivia, Perú e
in Cile. Ciò per dimostrare come la crisi nel 1930 produce un profondo impatto, una
rottura nel sistema democratico, sia in Paesi con un’ampia partecipazione che in altri
a partecipazione limitata.
16
2.2 La decade infame: l’inizio de regimi militari
José Félix Uriburu è passato alla storia come il primo presidente che è arrivato al
potere con le armi eliminando il rappresentante dello Stato costituzionale
legittimamente eletto, Yrigoyen.
Il golpe del 6 settembre del 1930 ha inaugurato un periodo di 13 anni in cui si sono
succeduti alla presidenza, grazie a frodi elettorali e ad atti illegittimi, il generale
Agustín P. Justo, il radicale alvearista Roberto Marcelino Ortíz e il conservatore
Castillo. Questa tappa della storia argentina, conosciuta come "la decade infame", è
stata caratterizzata dall’assenza di qualsiasi forma di partecipazione popolare, dalla
persecuzione nei confronti dell’opposizione, dalla tortura verso i detenuti politici, da
una crescente dipendenza del Paese e da un proliferare di negoziati e corruzione della
classe politica.
Quello che viene a crearsi è un sistema di partecipazione politica limitata; il
presidente del 1931, Justo, vien eletto senza brogli elettorali, ma impedendo la
candidatura Yrigoyenista. Una maniera, “legale” per provocare la sconfitta del
rappresentante dei radicali. Nell’elezioni di Ortiz nel ´37, invece ci furono evidenti
brogli contro gli avversari politici, soprattutto nella provincia di Buenos Aires e di
Santa Fe. Nell’analizzare retrospettivamente questo decennio, un suo carattere
distintivo sta proprio nell’aver istaurato un sistema di corruzione legalizzata.
2.3 Le basi ideologiche dei militari al potere
Uriburu e Justo rappresentano due linee politico-ideologiche all’interno dell’esercito
che si intrecciano alle ideologie presenti in campo civile.
All’epoca si assisteva ad un’interazione e stretta collaborazione tra la classe dirigente
e militari, ossia i militari erano attori sociali e politici riconosciuti e legittimati.
Uriburu ha rappresentato prima di tutto un nazionalismo cattolico, non tanto fascista ,
ma di stampo neocorporativo. Il suo programma di governo includeva, infatti, la
creazione di un sistema misto neocorporativo dove fossero rappresentati in una
Camera sindacati ed impresari e in un’altra Camera le rappresentanze politiche.
17
La linea politica seguita dal suo successore, Justo, segue un liberalismo conservatore
tradizionale, caratterizzato da una partecipazione limitata.
La sua presidenza riceve l’appoggio dei conservatori e dei radicali antipersonalisti,
ovvero il settore più conservatore della corrente radicale e del socialismo
indipendente ovvero il settore più pragmatico del socialismo.
Questa divisione che si struttura all’interno dell’esercito, in un certo senso si riflette
nel mondo della politica: la presa del potere da parte delle forze armate ha origine
proprio nelle divisioni presenti all’interno di una classe politica non ben strutturata
che non era riuscita a garantire quell’ampia partecipazione popolare e che non si
rispecchiava se non in limitati settori della società.
2.4 Le linee economiche: il prezzo di una rapida ripresa
10
Il merito del governo del generale Justo sta nella capacità di aver portato l’ Argentina
fuori dalla crisi rapidamente (già nel ´33); infatti Pinedo, secondo ministro dell’
Economia di Justo, applica una politica economica innovatrice. Una sorta di
Keynesianismo, ossia il puntare sulle opere pubbliche e sugli investimenti dello
stato; si crea la Banca Centrale che gioca un ruolo essenziale come promotrice
dell’attività economica in un momento di drastica recessione.
Ma l’intervento dello Stato in Economia segue delle logiche molto più subdole: si
limita a sostenere con i fondi pubblici gli interessi privati dei grandi gruppi
economici, non considerando la fame e la disoccupazione che sopportava nel
frattempo la maggioranza delle famiglie argentine.
Un uso discrezionale dei fondi da parte del Governo che ha fomentato forme di
corruzione e di affari poco puliti da parte dei protagonisti di questi anni. La maggior
parte degli accordi partiva dai rappresentanti del governo e dai suoi funzionari.
11
10
Pigna, Felipe, Entrevista a Rosendo Fraga, in www.elhistoriador.com
11
Pigna, Felipe “Los negociados de la Década Infame”, www.elhistoriador.com
18
2.5 Tra governi militari e oligarchie conservatrici
Analizzando i governi succedutisi in questi anni, ci rendiamo conto che non si tratta
di un governo militare in senso classico, in cui le forze armate assumono la guida
incontrastata del Paese, anzi lo stesso Uriburu ritiene necessario appoggiarsi ai civili.
Il governo creatosi è, piuttosto, diretta conseguenza dei mutamenti socio-economici
della società argentina; chiude sì mezzo secolo di governo democratico-liberale, non
apre certo le strade ad un modello di consenso mentre i ruoli principali sono giocati
dagli attori di sempre.
Il passaggio al governo di Justo è stata un’ulteriore fusione con i settori dominanti: la
sua coalizione era in quel momento, l’unico grado di democrazia che i le classi
egemoni erano disposte a tollerare e, paradossalmente, quello di Justo è stato il grado
di democrazia possibile tra Yrigoyenismo popolare e il neocorporativismo de
Uriburu.
Probabilmente un trionfo dell’Yrigoyenismo nel ´31 avrebbe portato ad un nuovo
golpe militare, con un maggiore potere in mano ai settori più nazionalisti e autoritari
dell’esercito.
Se il progetto neocorporativo di Uriburu avesse avuto successo, avrebbe causato
grandi tensioni interne e una forte instabilità; Justo ha saputo garantire il minimo
grado di libertà democratica collaborando con le forze economiche del Paese.
Tra il 1930 e il 1943, infatti, insieme ai militari è l’oligarchia che controlla il potere
politico approfittando di un’UCR debole e divisa in vari partiti minori.
Si susseguono una serie di governi che si distinguono per una politica sociale
caratterizzata dalla stessa miopia che aveva caratterizzato i radicali, e con una linea
economica che continua a sostenere l’industrializzazione e incrementare l’intervento
dello Stato.
L’inadeguatezza dei governi di destra finisce, però, per scontentare la classe media,
la classe operaia sindacalizzata e il proletariato urbano, che non si vedono in alcun
modo rappresentate. Uno scontento che verrà strumentalizzato dall’esercito che si
prepara nel ’43 ad un nuovo colpo di stato.
19
2.6 La società attraverso le sue immagini
Come spesso accade in epoche di crisi, industria culturale e del divertimento appare
come risposta puntuale ai bisogni di un corpo sociale in difficoltà.
Il cinema in questi anni rappresenta il bisogno di evasione, i generi dominanti sono il
melodramma, la commedia, il musical di ambiente popolare, tendenze del Vecchio
continente miste ad ambientazioni e gusti locali.
L’arrivo del sonoro comporta la creazione di un grande stabilimento di produzione,
Argentina Sono Film, dove iniziano la loro attività le stelle dell’intero cinema
latinoamericano che si sviluppa proprio intorno al Rio de la Plata.
Nel momento in cui la parola e la musica irrompono sugli schermi, si sarebbero
potute intraprendere diverse strade: portare sulla scena i popolari spettacoli teatrali e
radiofonici, oppure far sì che il mezzo cinematografico si esprimesse in maniera
autonoma cercando di definirsi secondo forme indipendenti di ispirazione storica o
letteraria.
L’industria preferisce la prima possibilità, favorendo, così, lo sviluppo di quella
commedia piccolo borghese definita come Cine blanco, il succedersi, cioè, sullo
schermo di personaggi stereotipati, pedine di storie che ricalcano se stesse; un
conformismo di tematiche e situazioni che si rifà al modello hollywoodiano
dell’epoca. Le tematiche storiche vengono accantonate o fanno da contesto per storie
romantiche.
In un panorama che vede lo schermo come mezzo di evasione dalle preoccupazioni
quotidiane, poche sono le produzioni che si distaccano: Mañana es Domingo di José
A. Ferreyra quasi precursore del discorso neorealista e La vuelta al nido di Leopoldo
Torres Ríos, con un cinema intimista fatto di dettagli e tempi morti, ma non si può
ancora parlare di quelle tendenze al realismo, di quella attenzione alle difficoltà del
quotidiano, ai temi sociali che nella seconda metà del decennio diventare interessante
terreno di studio e di sperimentazione.
Durante la decade dei governi pro-militaristi che segue il colpo di stato del generale
Uriburu, il cinema non viene sfruttato neppure come mezzo di propaganda politica,
né si tenta di utilizzare le immagini per rinsaldare lo spirito nazionalista con
tematiche che esaltino e ripercorrano la storia patria. Al massimo ci si limita a
filmare la vita nelle istituzioni militari.