10
un fine o a un telos fondati altrove, e una
storia in cui tale società s’imbatte, e che
vale come perturbazione rispetto a una norma,
o come sviluppo, organico o dialettico, verso
tale norma, fine o telos. Così l’oggetto in
questione, ” l’essere proprio del sociale-
storico, s’è trovato costantemente deportato
verso qualcosa d’altro da sé, e riassorbito
da esso
1
.”.
D’altra parte, la riflessione sulla storia
e sulla società si è sempre situata nel
campo e dentro i confini della logico-
ontologia ereditata: e non avrebbe potuto
fare altrimenti. Società e storia non
possono essere oggetti di riflessione, se
non sono. Ma che cosa sono, come sono, in
che senso sono?
________________________________________
1
Cornelius Castoriadis, L’institution imaginaire de
la société, Paris,1975 ,(tr.it.,L’istituzione immagi_
11
Secondo Castoriadis la riflessione
filosofica tradizionale sulla società e
sulla storia non hanno riconosciuto in esse
e nella loro indissociabile unità di
“sociale-storico”,un essere peculiare e
inedito, riconducendole a categorie
precedentemente costruite e determinate.
L’ontologia unitaria e identitaria della
tradizione filosofica ereditata non riesce a
cogliere la specificità della società e
della storia, poiché è ‘bloccata’ da due
regole:
- Non bisogna moltiplicare gli enti senza
necessità.
- L’essere deve avere un senso unitario e
questo senso è la ‘determinatezza’.
12
Quindi, nell’ontologia tradizionale ‘essere’
significa ‘essere determinato’ e tutto ciò
che ‘è’ deve essere riconducibile all’unità.
In essa il ‘sociale-storico’ non viene
riconosciuto nella sua peculiarità, ma
diventa una variante, una sintesi, una
combinazione degli enti corrispondenti ai
tipi di essere già conosciuti e determinati –
cosa, soggetto,idea,concetto- e viene così
riassorbito da essi; diviene quindi
analizzabile con le tradizionali categorie di
causalità, finalità valide per tutti gli enti
già determinati.
Secondo Castoriadis la ‘società’ e la
‘storia’ rappresentano categorie nuove e non
suscettibili di determinazione,delle quali
non può esistere una teoria compiuta ed
esauriente poiché esistono solo in fieri ed
il loro divenire è ,per definizione,
inafferrabile.
13
Allora ci chiediamo: in che modo possono
essere analizzate?
A questo proposito Castoriadis introduce il
concetto di ‘movimento’.Nella visione di
Merleau-Ponty il fallimento delle rivoluzioni
appare inevitabile per il semplice fatto che
il ‘movimento’ è perennemente contrapposto al
’regime istituito’ di cui tradisce le
aspettative originarie.
All’effervescenza instabile e creatrice del
primo farebbe necessariamente seguito la
staticità del secondo, fisiologicamente
inferiore alle infinite prospettive di un
movimento non ancora realizzato.
Sembrerebbe allora che solo il ’regime’ in
quanto ‘istituito’ rientri nell’ambito
dell’istituzione e che ,invece, il movimento
vi sfugga per ritrarsi in un non ben definito
‘altrove’.Nella teoria di Castoriadis,
invece, un movimento storico,in quanto
14
‘istituente’, è esso stesso parte integrante
del sociale come istituzione, è già
‘istituzione’,benché in modo radicalmente
diverso rispetto al ‘regime istituito’.
Certo, esso non è una istituzione
stabilizzata, ben strutturata nelle sue
configurazioni basilari; ma proprio nel suo
essere dirompente di innovazione sociale
continua, è istituzione, allo stato
‘nascente’, ma istituzione.
Il movimento,perciò, nella sua dialettica con
il regime istituito, cioè con le istituzioni
già codificate e stabilite, e con
l’istituzione sociale globale che le
cementa,costituisce un momento germinale e
indeterminato di fondamentale importanza.
Esso è la fonte di instabilità e di continua
auto-alterazione che costituisce l’essenza
stessa di una rivoluzione sociale perenne e
che dà una ragion d’essere all’attività
15
creatrice,collettiva e non predeterminabile
della prassi umana.
Società e storia si trovano subordinate a
operazioni e funzioni logiche già
assicurate,e sembravano pensabili mediante
categorie di fatto stabilite per comprendere
alcuni esistenti particolari, ma poste dalla
filosofia come universali. Si tratta di due
aspetti dello stesso movimento, di due
effetti indissociabili dell’imposizione al
sociale storico della logico-ontologia
ereditata.Pensare la specificità del
‘sociale-storico’ significherà allora per
Castoriadis ricercare l’essenza di un
fenomeno come la rivoluzione al di fuori
della dimensione teorico-speculativa
tradizionale.Il ‘mondo storico’ è per
Castoriadis un prodotto del ‘fare’ umano che
non va interpretato con la contrapposizione
aristotelica di poiesis e praxis, secondo
16
la quale il ‘fare’ rientrerebbe nell’ambito
della poiesis e risulterebbe non
assimilabile all’‘agire’ sociale proprio
della praxis.In realtà , il ‘fare’ sociale-
storico di Castoriadis non è la pura e
semplice poiesis aristotelica, attività
produttiva descritta con l’operare
dell’artigiano che imita un modello
prestabilito; ma non è neppure la praxis,
l’azione come ‘fine in sé’,piena energheia
che nulla produce fuori di sé.
Nella prefazione a ‘L’istituzione
immaginaria della società’ Castoriadis
parla della storia in termini di poiesis,
non come poesia imitativa, ma come creazione
e genesi ontologica entro e attraverso il
fare, il rappresentare umano. A questa
determinazione della storia ,fa eco, nella
prima parte del libro, la determinazione
della politica in termini di praxis,che non
17
ha nulla a che vedere con la tecnica o con
la concretizzazione di un sapere
assoluto.Dobbiamo pensarla piuttosto come
magma, anzi,come magma di magmi,non
suscettibile di trattamento esemplificato
dal ‘sociale’ marxiano, dall’‘immaginario’
kantiano o dall’‘inconscio’ freudiano.Di
fronte alla questione del sociale-storico si
cade sempre nel casualismo, che Castoriadis
rifiuta definendolo -negazione
dell’alterità- perché pone una doppia
identità: identità nella ripetizione delle
stesse cause che producono identici effetti.
L’unica logica valida è quella insiemistica
(analizzata da Kant nella Critica della
Ragion Pura e nella Critica del Giudizio,ma
anche da Marx e da Freud). E’ questa logica
che regna sovrana su due istituzioni senza
le quali non vi è vita sociale:
18
- L’istituzione del ‘legein’,(nella
molteplice accezione di distinguere,
scegliere,porre, dire) come componente del
linguaggio e della rappresentazione sociale.
- L’istituzione del ‘teuchein’, (nella
molteplice accezione di fabbricare,
trasformare, costruire, adattare) come
componente del fare sociale.
Entrambe le istituzioni sono strutturate in
maniera da accettare l’insorgenza
dell’alterità, della creazione.
L’istituzione del sociale-storico è
l’istituzione della storia come
autoalterazione della società.E’ ciò entro
cui si manifesta l’infinito mondo
dell’immaginario sociale che è anch’esso non
deducibile a priori, non presupponibile e
non analizzabile.La rappresentazione che
l’uomo fa, più o meno inconsciamente, è non-
analizzabile. Ogni imposizione ad essa di
19
schemi è maldestra, artificiosa e
provvisoria.La rappresentazione è
molteplicità inafferrabile, flusso continuo.
L’immaginazione radicale teorizzata da
Castoriadis è paragonabile all’elemento
immaginario della psiche scoperto da Freud,
è quell’ombelico attraverso cui ci si
congiunge all’ignoto, all’insondabile.
L’istituzione sociale dell’individuo ha il
preciso compito di far esistere per la
psiche una realtà esterna ad essa in cui
‘società’ e ‘psiche’ coesistano e al
contempo non vengano riassorbite l’una
nell’altra.La costituzione dell’individuo
sociale, di cui parla Castoriadis, non può e
non deve abolire la creatività della
psiche.Nella sua analisi, la
rappresentazione non è un quadro appeso alla
parete dell’interiorità del soggetto.Essa
non appartiene al soggetto, ma è il
20
soggetto.E’ ciò grazie a cui il sogno stesso
diviene luce.Ciò che è dato dall’immaginario
radicale è un magma da cui è possibile
estrarre infiniti insiemi. L’istituzione
della società è, ogni volta, istituzione di
un magma di immaginari significati sociali
che possiamo e dobbiamo chiamare
semplicemente: mondo di significati.
E’ ad un tempo istituzione del ‘fare
sociale’ e della ‘rappresentazione
individuale’.
Ma è comunque sempre: AUTOISTITUZIONE del
sociale-storico.Ogni società esiste
istituendo il mondo come ‘mondo proprio’; di
tale istituzione il tempo è una componente
essenziale.Ma qual è il tempo del sociale-
storico? E quello della storia?
Il tempo esiste in quanto esiste lo spazio.
C’è un luogo per ogni frazione di tempo e
viceversa. Non può esserci tempo senza
21
insorgenza dell’altro, del diverso.Il tempo
è scandito dall’insorgenza di figure
‘altre’.La figura A cambia con l’emergere
della figura B, che occupa un altro spazio.
Quindi il tempo vero è,per Castoriadis, il
tempo dell’alterità, della non-
identità,dell’esplosione del diverso.Il
presente è anch’esso scissione, rottura di
ciò che era. Una società deve alterarsi
continuamente per poter esistere.Essa è
istituzione di una ‘temporalità’ implicita
che fa essere esistendo e che , esistendo,
la fa essere.In un articolo dal titolo:
”Prolétariat et organisation
2
”, Castoriadis
sosteneva che non esiste una essenza
definita della società e della storia, nè
tanto meno della rivoluzione; ed è proprio
________________________
2
Cfr. Prolétariat et organisation, Paris,1974.
22
l’illusione teoreticistica di credere di
poter enucleare una tale essenza – per poi
applicarla al sociale-storico – che va
individuata alla base della degenerazione
burocratica della rivoluzione d’ottobre.
Tale degenerazione comincia,per Castoriadis,
nel momento stesso in cui l’attività
politica rivoluzionaria viene egemonizzata
da un’istanza burocratica separata, che ne
assume la direzione, pretendendo di dirigere
le masse verso la realizzazione della
loro‘missione storica’. A questo punto il
regime ‘rivoluzionario’ non fa che
riprodurre in altra forma quel medesimo
asservimento delle società alle proprie
istituzioni in cui va riconosciuto il nucleo
dell’alienazione e dell’eteronomia. In
questo quadro la politica ‘rivoluzionaria’,
invece di essere l’attività collettiva,
autonoma che ha di mira l’assetto globale
23
della società istituente, si separa,si
estranea da essa, diventando ‘professione’,
tecnica specialistica, compito di
burocrati.La passività e l’alienazione di
una società rispetto a quelle che dovrebbero
essere le sue ‘creazioni’ hanno come
conseguenza decisiva l’impossibilità della
prassi politica di realizzare il progetto
creativo dell’instaurazione di una società
autonoma.
Dagli anni della militanza rivoluzionaria in
“Socialisme ou Barbarie” (1945- 1965) a
quelli dell’impegno teorico di tipo
filosofico e psicanalitico , Castoriadis ha
sempre elaborato le sue teorie politiche
analizzando la società nel suo duplice
aspetto di “società istituita” e “società
istituente”.
In ogni società data, sotto la cenere della
sua stabilità ( la “società istituita”),