Viaggio attraverso un secolo. Il Titanic e la crisi del Novecento
Il mare e la navigazione nella cultura occidentale e moderna
Dopo la scrittura e il teatro, la navigazione può essere considerata la “terza grande tecnologia cognitiva perfezionata dai Greci”1 alla base della comunicazione occidentale.
Nella lingua greca, infatti, il termine che indica il mare è pòntos, ovvero “ponte fra le terre”, mezzo di comunicazione per eccellenza, che consente al navigatore di guardare alla terra nativa dall’esterno, come altro da sé.
L’esperienza del navigatore, incarnata dalla figura archetipica di Ulisse, diventa, quindi, “culla dell’autocoscienza occidentale”2, svolgendo una funzioneanaloga a quella della scrittura e del teatro, con cui gli uomini riflettono su se stessi.
Navigare era un’attività fondamentalmente innaturale, che spingeva a violare i confini ed unire i popoli divisi dalle divinità.
La tradizione giudaico-cristiana ha associato al mare una connotazione prevalentemente negativa, vedendolo come abisso informe e simbolo del disordine precedente la creazione, nonché immagine del terribile diluvio universale, voluto da Dio per punire gli uomini.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Viaggio attraverso un secolo. Il Titanic e la crisi del Novecento
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Informazioni tesi
| Autore: | Claudia Borgia |
| Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
| Anno: | 2008-09 |
| Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
| Facoltà: | Scienze della Comunicazione |
| Corso: | Scienze della comunicazione |
| Relatore: | Silvia Leonzi |
| Lingua: | Italiano |
| Num. pagine: | 161 |
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