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Il ruolo del microbiota nelle malattie neurodegenerative

Microbiota intestinale e malattie neurodegenerative

Le malattie neurodegenerative (NDD) sono un repertorio di disturbi neurologici complessi che presentano caratteristiche comuni: l’infiammazione cronica delle cellule neuronali che porta alla morte di specifiche cellule nervose ed alla perdita dell'integrità della barriera ematoencefalica che protegge il cervello dall’ingresso di cellule infiammatorie e patogeni e questo si traduce in danno tissutale. Altra caratteristica in comune è l’accumulo di aggregati di proteine neurotossiche specifiche per la malattia ripiegate male. Questo accumulo si deposita in determinate regioni anatomiche del cervello, generando particolari manifestazioni clinico­patologiche. La fisiopatologia delle NDD comprende cause e fenomeni multifattoriali: fattori genetici, ambientali e comportamentali. Disturbi metabolici come l’insulino resistenza, il diabete mellito di tipo 2 e l’ipercolesterolemia che sono sì fattori di rischio per le malattie aterosclerotiche, ma anche causa concomitante dello sviluppo di demenza di tipo Alzheimer.
La supposizione di un probabile nesso tra l’insorgenza delle malattie neurodegenerative e le infezioni batteriche è nata in seguito alla scoperta dell’importanza del ruolo dell’articolato microbiota. Quest’ultimo è di fondamentale importanza per lo sviluppo del nostro sistema immunitario: i microrganismi intestinali ci aiutano quotidianamente a trasformare i cibi che ingeriamo in metaboliti utili, scindono le fibre non digeribili producendo gli acidi grassi a catena corta come il butirrato, potente molecola antinfiammatoria che va ad inibire l’attività delle cellule microgliali e rafforza la barriera ematoencefalica. Uno stato di disbiosi interferisce con la normale produzione di acidi grassi a catena corta, neurotrasmettitori e ormoni intestinali, tutti essenziali per la funzione cerebrale.
Il SNE è anche noto come “secondo cervello”: utilizza lo stesso tipo di cellule (o simili) e gli stessi messaggeri chimici (come i neurotrasmettitori) del cervello, per digerire ed eliminare i rifiuti, ed avverte il cervello.

I messaggi viaggiano:

- Dal cervello all’intestino: quando vediamo qualcosa di appetitoso o sentiamo un buon odore, il nostro sistema digerente si prepara all’ingresso del cibo mentre quando ci sentiamo stressati o ansiosi potremmo percepire dolore addominale, nausea, diarrea.
- Dall’intestino al cervello: spesso, quando mangiamo qualcosa che ci fa stare male, istintivamente evitiamo quel cibo quando qualcosa non va.

L’importanza del corretto funzionamento asse intestino­cervello sta nel fatto che favorisce lo sviluppo del comportamento emotivo, dei sistemi di modulazione dello stress e del dolore. Al contrario, la sua alterazione (disbiosi) sembra contribuire allo sviluppo di patologie del sistema nervoso.
Il prevalere dei batteri "cattivi" influenza il corpo in svariati modi: possono contrastare il ripiegamento delle proteine, ingenerare un accumulo di proteine tossiche e mal formate all'interno del corpo. Questa interruzione del ripiegamento delle proteine causa problemi in tutto il corpo soprattutto al cervello e al sistema nervoso centrale. Una disbiosi intestinale può attivare diverse vie di segnale delle cellule intestinali, portando alla produzione di sostanze infiammatorie che, oltre a causare lesioni intestinali, raggiungono il cervello attraverso il torrente circolatorio, contribuendo allo sviluppo di anomalie cerebrali interagendo con i componenti del sistema nervoso e il cervello causando svariati disturbi neurodegenerativi come il morbo di Alzheimer, il morbo di Parkinson, Autismo, il morbo di Huntington e la SLA., o ancora, possono interagire direttamente con i recettori trovati sui componenti del sistema nervoso enterico che innervano l’intero tratto gastrointestinale.
Anche se si manifestano distintamente (cognizione compromessa nel morbo di Alzheimer o funzioni motorie nel morbo di Parkinson), a livello molecolare, ci sono molti meccanismi sovversivi condivisi che comprendono i tratti distintivi delle NDD, grazie ai quali si hanno diversi potenziali approcci, più obiettivi per una diagnosi precoce e terapie efficaci per una medicina di precisione e personalizzata.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il ruolo del microbiota nelle malattie neurodegenerative

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Informazioni tesi

  Autore: Roberta Paradiso
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2021-22
  Università: Università Telematica San Raffaele Roma
  Facoltà: Scienze della Nutrizione Umana
  Corso: Scienze della nutrizione umana
  Relatore: Patrizia Russo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 29

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Parole chiave

malattie neurodegenerative
disbiosi
microbiota
gut-rain-axis

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