La cognizione sociale nei pazienti affetti dalla malattia di Parkinson
La mentalizzazione cognitiva e affettiva
La mentalizzazione cognitiva e affettiva verso terzi, implica la messa da parte della propria prospettiva personale, per poter inferire in modo corretto gli stati e le intenzioni degli altri. Nello specifico la prima si occupa della deduzione di stati mentali altrui (Gopnik e Wellman, 1992) e la seconda invece della comprensione degli stati emotivi delle persone (Gallese e Goldman, 1998; Bodden et al., 2007). Tale capacità è automatica sia negli adulti e sia nei bambini, ed entrambi mostrano un certo egocentrismo, che gli adulti riescono parzialmente a correggere (Wang et al., 2014), nel fare attribuzioni in compiti di assunzioni di prospettive verbali e visive (Epley et al., 2004). Il test delle false credenze di Wimmer e Perner (1983) misura la capacità di mentalizzazione cognitiva tramite l’uso di vignette sociali distinte in primo e secondo ordine: rispettivamente uno è un compito che tratta l’inferenza di stati mentali altrui partendo dal comportamento manifesto, e l’altro pone l’accento sulla considerazione del pensiero di un personaggio. Un esempio è il paradigma del trasferimento degli oggetti, in cui il partecipante deve identificare la credenza sbagliata di un personaggio riguardo la posizione di un oggetto che è stato spostato di sede, ma costui non è a conoscenza dell’avvenuto spostamento. In parole semplici un esempio concreto potrebbe essere: A crede erroneamente che i dolci siano nel barattolo opaco, perché non ha visto B spostarli nell'armadio (primo ordine); B crede erroneamente che A cercherà i dolci nel barattolo, ignaro del fatto che A ha osservato di nascosto mentre venivano spostati (secondo ordine).
Un altro test che misura la mentalizzazione cognitiva è lo Strange Stories Task (Happè, 1994), cioè una serie di brevi storie, di situazioni sociali e familiari, lette al paziente che avrà il compito di individuare il motivo del comportamento del protagonista nel racconto.
Il test del Faux Pas misura sia la componente cognitiva che quella emotiva della mentalizzazione (Baron-Cohen et al., 1999), infatti il partecipante ha il compito di rendersi conto di aver detto qualcosa che non doveva, perché sconveniente in quel contesto, e di conseguenza sentirsi dispiaciuto per l’accaduto.
Anche il test Yoni (Shamay-Tsoory e Aharon-Peretz, 2007) indaga la mentalizzazione, nello specifico quella affettiva, tramite l’uso di attività di animazione sociale (Castelli et al., 2000) che richiedono ai partecipanti di attribuire intenzioni a forme geometriche animate, sebbene manchino di informazioni emotive presenti invece negli stimoli reali. In tale compito vengono usate una serie di vignette computerizzate che presentano un personaggio centrale, Yoni, rappresentato da una faccia felice, in stile cartone animato, al centro di un'immagine circondata da quattro figure di cui ognuna rappresenta una singola categoria, ad esempio animali, facce, oggetti e cibo; i partecipanti devono indicare, con il mouse, l’immagine relativa a quest’ultime vignette sociali, ad esempio a quale oggetto Yoni è vicino, o a quale pensa (primo ordine). Invece le vignette sociali di secondo ordine si riferiscono alle emozioni che Yoni sperimenta, ad esempio all’invidia che prova per il successo di qualcuno o la sfortuna di altri che lo fa gongolare. È un test quindi che implica l’interpretazione di prossimità, della direzione dello sguardo e delle espressioni facciali e consente la misurazione dell’accuratezza e latenza della risposta, data dal partecipante, attraverso il controllo affettivo e cognitivo.
Questo brano è tratto dalla tesi:
La cognizione sociale nei pazienti affetti dalla malattia di Parkinson
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Informazioni tesi
Autore: | Claudia Fontanella |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2018-19 |
Università: | Università degli Studi di Milano - Bicocca |
Facoltà: | Sciente e Tecniche Psicologiche |
Corso: | Psicologia |
Relatore: | Costanza Papagno |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 53 |
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