La Mostra d'Arte Missionaria dell'Anno Santo del 1950 ed i partecipanti artisti giapponesi

Hasegawa fu un pittore versatile: in Europa studiò la pittura ad olio, la tecnica dell'affresco e del mosaico ma in Giappone aveva già studiato la pittura tradizionale, e fu anche un allievo di EIkyu Matsuoka. Hasegawa, essendo cattolico e giapponese, forse si sentì quasi obbligato a dipingere i martiri giapponesi con la tecnica della pittura giapponese, e così nell'abside della chiesa di Civitavecchia affrescò le scene del martirio dei Ventisei Martiri disegnando le linee di contorno come nella pittura giapponese, impiegando i colori pastello. Per realizzare i buchi sul cartone nell'eseguire la tecnica a spolvero, usò il "senko" (線香 incenso a bastoncini), una sua invenzione.

Nel catino absidale la Madonna ed il Bambino indossano un kimono di epoca Azuchi-Momoyama (安土桃山時代 1573-1603) quando avvenne il martirio nel 1597 (vedi Tav. XV, 237). L'espressione dei Martiri è serena come nei dipinti di Beato Angelico, definito da mons. Costantini come «il più grande maestro dell'arte cristiana». Infatti il poeta Miki disse al giovane Hasegawa (vedi p. 103) «Dovresti diventare un pittore, così avrai una vita degna. Abbi fede e dipingerai la meravigliosa pittura come quella di Fra Angelico, ed eseguirai i capolavori dentro la chiesa abbaziale che commuovano i fedeli che la visitano. La vita è breve, ma l'arte è eterna».
Mons. Costantini, nel suo libro riportò un parere piuttosto negativo sull'arte missionaria espressa da un sacerdote giapponese, secondo cui: «i cristiani pregano con devozione davanti ad una Madonna occidentale, non certo troppo artistica, e non si vedono mai davanti ad una bella Madonna di stile giapponese». Quando vediamo la bella Madonna giapponese in kimono amata dai cattolici giapponesi, possiamo affermare che quel sacerdote giapponese si sbagliava.