L’engagement nelle audience HBO dal transmedia storytelling all’esperienza HBO Connect. Tre casi studio: True Blood, Game of Thrones e Westworld
Analisi della programmazione e profilazione delle audience
Sunday is HBO. Tutte e tre le serie che si stanno analizzando nascono e si raccontano la domenica sera alle 21 circa, il posto che nel palinsesto del brand è ormai dedicato agli original quality content. Le differenze infatti, più che nella continuità di programmazione, risiedono nella messa in onda delle prime stagioni: sia True Blood che Westworld sono state trasmesse per la prima volta tra settembre e ottobre mentre Game of Thrones è sempre andata in onda in primavera.
Sembra che questo si possa attribuire per lo più a una logica interna di programmazione e produzione che da un lato privilegia l’autunno per gli esordi, dall’altro deve gestire ed evitare la possibile concorrenza (e cannibalizzazione) tra i propri show. Mentre Game of Thrones si avvicina alla fine e la data dell’ottava stagione non è ancora stata resa nota, il trailer di Westworld ha annunciato durante il 52° Superbowl che la serie tornerà con la seconda stagione il 22 aprile. La strategia sembra dunque quella di tenere le proprie hit nella stagione primaverile, anziché in quella estiva come fu per True Blood. Ma vediamo nel dettaglio le differenze.
True Blood. La prima stagione di True Blood, come anticipato, viene inserita nel palinsesto autunnale di HBO con partenza a settembre 2008. L’inizio delle successive stagioni viene invece spostato nel mese di giugno︎. Durante il ciclo di vita della serie, la programmazione è rimasta sostanzialmente invariata: messa in onda domenicale continuativa per dodici settimane. Fanno eccezione la seconda stagione, che sperimenta lo stop di una settimana prima del season finale e la terza, che ha invece, una doppia pausa︎. La sesta stagione per la prima volta presenta una struttura di soli dieci episodi, ufficialmente a causa della gravidanza dell’attrice protagonista Anna Paquin. Nonostante questa notizia, anche la settima e ultima stagione non arriverà più alla dozzina di episodi, dando così maggiore credito alle opinioni di chi sosteneva fin dal principio, che fosse una decisione del network dettata da esigenze di budget e copione. La penultima stagione è anche la prima senza Alan Ball a capo degli sceneggiatori. Il nuovo showrunner è infatti, Brian Buckner, membro del team autori dall’inizio della serie.
Game of Thrones. Le stagioni di Game of Thrones, vanno tutte in onda in primavera, da aprile a giugno: soltanto la settima stagione ha visto una messa in onda posticipata tra luglio e agosto 2017, presumibilmente a causa del numero inferiore di episodi previsti. Al contrario di True Blood, gli episodi si sono susseguiti ogni settimana senza pause. Gli autori coinvolti nella scrittura sono sempre rimasti gli stessi e non sono stati annunciati cambiamenti in vista dell’ultima stagione: Benioff, Weiss, D. Hill e B. Cogman.
Westworld. Come fu per True Blood, la serie fa il suo esordio nel palinsesto autunnale, mantenendo una regolare programmazione domenicale senza pause, per un totale di dieci episodi.
È facile identificare il profilo socio-demografico dello spettatore delle serie considerate in quello degli abbonati HBO, già descritto nel capitolo 2. Ciò nonostante, alcune differenze possono essere rintracciate: troviamo, per esempio, che per True Blood, il genere femminile è maggioritario – anche se si parla di una differenza minima (circa il 60%) – mentre per Game of Thrones si presenta la situazione inversa. Lo spettatore tipo della serie, secondo un’indagine condotta su un campione di circa 4000 individui, risulterebbe essere maschio tra i 18 e i 29 anni per il 70%; i dati Nielsen rivelano mediamente un 42% e 52% di telespettatrici sintonizzate rispettivamente su GOT e TB, numeri che – pur ridimensionandola – confermerebbero la tendenza dei sondaggi di cui sopra.
Tuttavia – come mostrato nella figura sopra – si rivela utile prendere in considerazione parametri come le interazioni social dando un valore qualitativo alle audience e portando l’analisi oltre i meri numeri. Quanto emerge dai dati presentati da brandwatch.com è che pur essendo in minoranza, durante l’ultima stagione le donne sono state mediamente più attive rispetto al pubblico maschile ed è quindi probabile che anche l’engagement generato sia più rilevante ai fini di una retention sul lungo termine.
Se GOT va verso il suo epilogo, Westworld è senza dubbio la scommessa di HBO in qualità di suo erede. Anche in questo caso analizzando alcuni dati emersi dall’analisi della fanbase social della serie si ricavano degli indicatori interessanti: la prevalenza di chi guarda è maschio e oltre il 48% si colloca nella fascia d’età tra i 18 e i 34 anni.
Curiosa invece la percentuale degli spettatori tra i 35 e i 44 anni – probabilmente nell’età giusta per essere ipotizzati come nostalgici del film da cui la serie è tratta – che costituisce comunque solo un quarto del totale.
Questo brano è tratto dalla tesi:
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Informazioni tesi
Autore: | Samanta Serra |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2017-18 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Scienze della Comunicazione |
Corso: | Media Studies e Comunicazione Digitale |
Relatore: | Alberto Marinelli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 231 |
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