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Come nasce un compositore? I casi di Mozart e Beethoven

Tappa III, luci e ombre in Austria e viaggi in Italia

Dopo gli incredibili successi che Wolfgang riscuote in giro per l'Europa, i Mozart ritonano a Salisburgo alla fine di novembre del '76, dove il ragazzo viene da subito onorato con nuove commissioni e Leopold può continuare la sua attività di vice Kappelmeister.
Passa però poco meno di un anno, e nel settembre del '77 la famiglia è di nuovo in viaggio, alla volta di quella Vienna che li aveva accolti tanto bene qualche tempo prima. Questa volta, però, le cose vanno diversamente: a ottobre dilaga un'epidemia di vaiolo, che contagia anche il giovane compositore, costringendolo a letto per diverse settimane. Con l'inizio dell'anno successivo, finalmente i Mozart vengono ricevuti dalla famiglia imperiale, e Wolfgang ottiene sì le ormai usuali gratificazioni, ma non la grande quantità di doni tanto anelata dal padre.
Si tratta dunque di un periodo di ombre nella vita del compositore, in aperto contrasto con le luci scintillanti del grand tour europeo. Il grande sconfitto è però Leopold, che durante il secondo soggiorno viennese compie diversi errori come impresario del figlio, il più grande dei quali è sicuramente quello di aver dato il dodicenne in pasto allo spietato mondo dell'Opera italiana: traendo spunto da un velato suggerimento dell'imperatore, infatti, l'avido vice Kappelmeister propone a Wolfgang di scrivere un'opera buffa e il figlio accetta. Sarà La finta semplice, K 51/46a (1768), su libretto di Marco Coltellini tratto dal testo di Goldoni, un colossale fiasco ancora prima di andare in scena: i musicisti la riterranno infatti ineseguibile e verrà cancellata dal cartellone.
Leopold non perderà occasione di lamentarsi di ciò addirittura con i regnanti, millantando una cospirazione nei confronti del figlio da parte di tutta una serie di invidiosi: i suoi complains, però, non avranno seguito, se non quello di irritare la casata.
Insomma, agli occhi dei viennesi Mozart è ancora il “fenomeno da baraccone” del primo viaggio del '62, ma stavolta è già un ragazzino, e l'interesse per il prodige, a quanto pare, è nettamente inferiore a quello per l'enfant.
C'è da dire, comunque, che Leopold è noto per i suoi proclami eccessivamente negativi, i quali emergono soprattutto nelle sue lettere, assolutamente pessimistiche quando le cose vanno male e spesso caute anche nei momenti più positivi.
La seconda esperienza viennese, che comunque è durata quasi un anno e mezzo, senza dubbio non ha dato i frutti sperati e non è paragonabile in quanto a successi alla prima; tuttavia, anche per il solo fatto che i Mozart non siano tornati nella non lontanissima Salisburgo e abbiano deciso di soffermarsi nella capitale per tutto quel tempo, c'è da supporre che il soggiorno non sia stato poi così tanto disastroso.
Ben più successo avranno, invece, i tre viaggi consecutivi in Italia tra il 1769 e il '73: tornato da Vienna, Leopold partirà quasi subito, stavolta solo con Wolfgang, alla ricerca di nuova considerazione, e, neanche troppo sotto banco, di un impego stabile nella Penisola per il figlio.
Questo ultimo proposito non si realizzerà, ma sarà compensato da trionfali successi e lauti bottini riscossi, quasi indiscriminatamente, da Nord a Sud (si ricordano in questa sede, tra le tappe del viaggio, almeno Milano, Venezia, Bologna, Roma e Napoli).
In questo periodo Mozart compone lavori di svariato genere, tra i quali sicuramente si segnalano le Sinfonie, dove si nota un maggiore gusto di stampo italiano per la leggerezza di carattere così come per alcune formule melodiche e armoniche, subito riconoscibili come “italiane” all'ascolto: si pensi ad esempio alle svariate suggestioni che fornisce in questo senso la Sinfonia n. 9, K 73/75a, in Do maggiore (1769) e in quattro movimenti (spia importante della Sinfonia all'italiana). Essa si apre con un incipit ormai familiare, sulle note dell'accordo di tonica, solenne, seguito da un altrettanto noto momento di distensione con note lunghe per gradi congiunti. Si veda però il passaggio gestuale/armonico I-VI+cadenza, in tremolo per tutti gli archi tranne che per i violoncelli, che eseguono appoggiature molto caratteristiche e caratterizzanti (Esempio 1.10): passaggio di certo
non fondamentale a livello analitico-stutturale, ma che ad un qualsiasi amatore con un discreto bagaglio di ascolti fa subito pensare all'Italia, se non, con un pizzico di malizia anacronistica, ad un clima armonico che non mancherà mai nelle Opere di un già ottocentesco Rossini. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Come nasce un compositore? I casi di Mozart e Beethoven

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Informazioni tesi

  Autore: Mariano Russo
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2019-20
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Scienze Umanistiche
  Corso: Scienze dei beni culturali
  Relatore: Cesare Fertonani
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 79

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beethoven
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