Il Medio Oriente: dalla crisi dell'Impero ottomano ai regimi post- coloniali con focus sull'Egitto
Le principali fasi sistemiche del MO nel bipolarismo
Riassumendo l'evoluzione della struttura del sistema regionale mediorientale, nel corso della Guerra Fredda, possiamo identificare le seguenti fasi.
Appena delineatasi la gestione bipolare del SI, le potenze occidentali cercano di imporre in Medio Oriente un ordine in chiave anti-comunista, sfruttando le compiacenti oligarchie locali. Questo provoca la reazione dell'Egitto, con Nasser che tenta di creare un regime panarabo con un sistema di "sicurezza collettiva" per cosi dire interna, in grado di tener testa a Israele e di frenare la penetrazione dell'Occidente.
La seconda fase è caratterizzata dalla reazione degli altri paesi arabi che, temendo l'egemonia nāṣṣeriana, formano una coalizione anti-egemonica rafforzando in questo modo le esigenze dei singoli Stati e indebolendo l'ordine panarabo.
La guerra del 1967 spazza via l'ordine panarabo, avente come perno l'Egitto, e si viene a formare un modello alternativo che pone l'accento sulla sovranità degli Stati, a scapito naturalmente del panarabismo. Si forma così un triangolo di Stati (i più rappresentativi del mondo arabo: Egitto, Arabia Saudita e Siria), utile a creare consenso inter-statale.
Dopo la guerra del 1973, anche questo ordine viene spazzato via, segnatamente dall'Egitto che fa il grande passo verso la pace separata. In tutto il Medio Oriente, aumenta il tasso di self-help, e il "dilemma del prigioniero" produce i suoi effetti devastanti sostituendo ai conflitti ideologici, conflitti ben più violenti, segnatamente tra il Centro arabo e la Periferia.
Successivamente, si delinea con gradualità l'affermarsi di un ordine vestfaliano, in cui il ruolo di stabilizzatore esterno (offshore balancer) è esercitato dagli Stati Uniti, divenuti poi con l'implosione dell'URSS, unica superpotenza.
Washington, sulla base della propria nozione geostrategica di Grande Medio Oriente, ha identificato da qualche tempo in Medio Oriente "tre sub-sistemi regionali"; e la sua strategia è stata sempre quella di cercare di mantenere in equilibrio questi tre sub-sistemi:
1) Israele / Palestinesi
2) Iraq / Iran
3) Pakistan / India
Ma in seguito alle "guerre contro il terrore" volute dal Presidente G. W Bush dopo l'attentato alle Torri Gemelle dell'11 settembre del 2001 (la guerra contro il regime talebano in Afghanistan che ha destabilizzato il Pakistan, e la guerra contro Saddam Hussein del 2003, che ha in pratica distrutto l'Iraq), l'equilibrio di tutti i sub-sistemi regionali appaiono distrutti, compreso quello tra Israele e Palestinesi.
Che cosa fare? Com'è noto, la strategia del Pentagono sotto la Presidenza di Obama nei confronti del Medio Oriente, soprattutto nel secondo mandato, è profondamente mutata: è sufficiente ricordare da una parte la politica del pivot to Asia (secondo cui il perno strategico degli USA non è più il Mediterraneo e quindi Medio Oriente, ma il Pacifico Occidentale per controbilanciare la Cina), dall'altra la conciliazione con l'Iran, che ha posto fine a più di trentacinque anni di contrapposizione .
Allo stato attuale, è impossibile prevedere il futuro ordine sistemico della regione.
Quel che si può dire è che molto dipenderà dall'esito della guerra "di tutti contro di tutti" che sta insanguinando il Medio Oriente e che a molti appare una "guerra sistemica", cioè proprio alla ricerca di un nuovo sistema regionale che sia più funzionale al Sistema Internazionale di oggi, che non solo è ridiventano multipolare ma che è anche "multicentrico".
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Il Medio Oriente: dalla crisi dell'Impero ottomano ai regimi post- coloniali con focus sull'Egitto
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Informazioni tesi
Autore: | Nabila aly abotaleb El Melegy |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2014-15 |
Università: | Università degli Studi di Napoli "L'Orientale" |
Facoltà: | Studi Orientali |
Corso: | RELAZIONI ISTITUZIONI DELL'ASIA E DELL'AFRICA |
Relatore: | Franco Mazzei |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 191 |
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