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Confronto fra trattamento motorio e trattamento cognitivo in pazienti con MCI e Malattia di Alzheimer di grado lieve e moderato

Tipologie di interventi cognitivi

Tra gli interventi definiti cognitivi in quanto mirati all’esercizio di questo tipo di capacità, in realtà è possibile riconoscere una molteplicità di tecniche, alcune mirate all’esercizio di specifiche funzioni cognitive e altre che offrono una stimolazione più globale (Clare & Woods 2004). Delle prime fanno parte il training cognitivo e la riabilitazione cognitiva, che hanno il vantaggio di proporre un programma di trattamento individualizzato basato sulle difficoltà e le performance del soggetto in trattamento (Talassi et al. 2007, Brodziak et al. 2015). Il training cognitivo è basato sull’esercitazione guidata individuale o di gruppo in una serie di compiti, presentati in forma cartacea o computerizzata, specifici per ciascuna funzione cognitiva da allenare.

Ad oggi sono disponibili diversi training specifici per il miglioramento di memoria, apprendimento, attenzione, funzioni esecutive, intelligenza e cognizione globale (Pieramico et al. 2014). La riabilitazione cognitiva invece consiste in un approccio individualizzato nel quale il paziente e la famiglia lavorano con diverse figure professionali per identificare gli obiettivi soggettivamente rilevanti (tipicamente il mantenimento delle autonomie funzionali) e trovare insieme strategie adeguate per il loro raggiungimento (Clare & Woods 2004).

La stimolazione cognitiva si configura piuttosto come un intervento cognitivo aspecifico che consiste nel coinvolgimento dei pazienti in varie attività di gruppo con l’obiettivo di migliorare il funzionamento cognitivo e sociale generale (Clare & Woods 2004). Di questa categoria fanno parte tecniche come la Terapia della Reminescenza (RT, Woods et al. 2005), la Reality Orientation Therapy (ROT, Taulbee & Folsom 1966) e la Cognitive Stimulation Therapy (CST, Spector et al. 2001).

La RT stimola la rievocazione e discussione di esperienze passate significative per la persona; può sfruttare materiale sensoriale che stimoli il ricordo (fotografie, immagini, oggetti) e, nonostante possa essere realizzata anche individualmente, la discussione di gruppo è spesso preferita per promuovere anche la socializzazione (Woods et al. 2009, Pinquart & Forstmeie 2012).

La ROT nasce invece con lo scopo di contrastare la confusione che spesso domina la vita dei soggetti anziani presentando informazioni in grado di orientare la persona nei parametri personali, spaziali e temporali; queste informazioni possono essere date nell’arco della giornata in maniera informale dal caregiver (ROT informale), oppure usando un approccio strutturato nel quale vengono segnate su una lavagna dopo essere state discusse in gruppo (ROT formale) (Spector et al. 2000, Carrion et al. 2013).

La CST nasce infine dal tentativo di creare un programma di stimolazione evidence-based che comprenda diverse tecniche, tra le quali anche le precedenti. Essa consiste quindi in un programma di gruppo composto da 14 sessioni realizzate due volte a settimana, ciascuna di 45 minuti e dedicata ad un tema specifico (Spector et al. 2001). A partire dalla CST originale sono stati proposti anche un programma di mantenimento composto di altre 24 sessioni che si tengono una volta a settimana (Aguirre et al. 2010), e una variante individualizzata (Yates et al. 2015).

Questo brano è tratto dalla tesi:

Confronto fra trattamento motorio e trattamento cognitivo in pazienti con MCI e Malattia di Alzheimer di grado lieve e moderato

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Informazioni tesi

  Autore: Denise Borgo
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2015-16
  Università: Università degli Studi di Trento
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Scienze cognitive
  Relatore: Pierluigi De Bastiani
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 101

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