La ''costruzione'' dell'Antimafia

Con il dramma della "Terra dei Fuochi" l'Antimafia incontra internet. Nasce il sito Terradeifuochi.it, che riunisce i comitati che si battono contro i roghi tossici. Lo stesso dicasi per le centinaia di gruppi e pagine che cominciano a spuntare come i funghi sui social network, come "TerraMia". In particolare è Facebook a fare la parte del leone. Sorgono sul web comitati virtuali di cittadini che si scambiano le informazioni attraverso i social. Le manifestazioni del 26 ottobre e del 16 novembre a Napoli vengono organizzate su Facebook. Ognuno pubblicizza l'evento sulla sua bacheca ed invita i suoi contatti. Il messaggio raggiunge una portata centinaia di volte maggiore. Poi è il turno delle foto, postate sui profili personali e nei gruppi. Striscioni, folle oceaniche, immagini che non possono essere oscurate. Don Patriciello utilizza Facebook per comunicare con i fedeli, e lo stesso dicasi per l'oncologo Antonio Marfella che addirittura apre un sito personale per parlare dei dati raccolti e della connessione tra patologie tumorali e sversamento dei rifiuti tossici.
Ma dove la potenza di internet raggiunge livelli notevoli è sul versante della controinformazione. Decine di portali e testate giornalistiche on-line cominciano a dar voce ai vari comitati. La lotta per l'ambiente riesce a moltiplicare la sua portata attraverso il tam-tam delle condivisioni sul web. E vengono fatti anche i nomi e i cognomi di coloro, camorristi e imprenditori, che sono implicati nello scandalo rifiuti. In un primo momento si assiste quasi ad una lotta tra la vecchia informazione, ancora impregnata di culturalismo, e la controinformazione in rete. Una lotta che vede contrapporsi la forza economica e la forza dei numeri. Alla fine è la rete ad avere la meglio, ed anche l'opinione pubblica tradizionale deve, con molta resistenza e fatica, adeguarsi. Il culturalismo viene smontato da centinaia di cittadini virtuali che inondano con i loro commenti notizie ritenute "sbagliate". [...]