Polo fieristico Rho – Pero e territorio

Gli interventi di bonifica dei siti inquinati possono essere di tipo chimico, fisico, termico, oppure biologico. I trattamenti chimici mirano a ridurre la tossicità o la mobilità della sostanza inquinante; quelli fisici separano il contaminante dalla matrice in cui si trova, che può essere solida (terreno) o liquida (acqua); gli interventi termici, invece, separano la sostanza inquinante dalla matrice mediante la tecnica del desorbimento termico; infine, i trattamenti biologici inducono la proliferazione, mediante iniezioni di ossigeno nel terreno, dei microrganismi presenti naturalmente nel sottosuolo, i quali degradano i composti inorganici che fungono loro da nutrimento. Esempi di interventi biologici sono la bioventilazione o bioventing e il landfarming.

Il primo procedimento avviene in – situ e consiste nel nutrire le colonie di microrganismi fornendo loro ossigeno mediante delle lance fissate nel suolo e collegate ad una soffiante che immette aria nel terreno contaminato. Tale tecnica comporta costi di realizzazione moderati, un impatto ambientale molto basso, ma tempi di risanamento molto lunghi.

Il secondo è, invece, un processo ex – situ che consiste nello stendere il terreno contaminato, scavato e rimosso dal sito da bonificare, su uno strato drenante in una vasca impermeabile, allo scopo di favorire le condizioni ideali per la proliferazione dei microrganismi garantendo ossigenazione e umidità ottimale. Questo processo comporta tempi di bonifica più brevi, ma esige anche una vasta zona su cui stendere il terreno da trattare.

Le diverse tecnologie, raggruppate in queste quattro tipologie, si distinguono in trattamenti in – situ ed ex – situ, a seconda che gli interventi su suolo o acqua vengano effettuati direttamente sul luogo contaminato, oppure avvengano in strutture distaccate dove viene trasportato il terreno precedentemente scavato e rimosso dall’area inquinata.