Saul Kripke: analisi modale del significato
Analisi del significato
Il filo rosso dell’intera opera filosofica di Saul Kripke, filo d’Arianna nel labirinto di speculazioni svolte sul sottile limite tra epistemologia e metafisica, è il legame che sussiste tra nome e necessità.
Ogni formulazione filosofica è una speculazione teoretica che nasce dall’emergenza di rispondere a una tematica.
Dunque questa è l’interrogazione a cui, prima di tutto, dovremo rispondere. La posta in gioco, nel contesto storico del dibattito filosofico degli anni Settanta del secolo scorso, è l’apporto squisitamente conoscitivo degli enunciati. La collocazione è esclusivamente l’ambito gnoseologico.
L’assunzione banale da cui dovremo partire è quella per cui l’espressione di ogni conoscenza avviene nella forma di asserti.
Orientiamoci attraverso un breve schizzo di natura storica, di seguito presentato.
Come è noto, a Kant si deve, nell’esposizione della Critica della Ragion pura, la distinzione tra ‘giudizi analitici’ e ‘giudizi sintetici’. Essa in verità era già velatamente presente sia in Hume, nella sua categorizzazione in ‘connessioni di idee’ e ‘fatti’, sia in Leibniz, che separava la ‘verità di ragione’ dalla ‘verità di fatto’.
Alla detta contrapposizione si associava un’ulteriore coppia dicotomica nominata nel rapporto tra conoscenza a priori e conoscenza a posteriori.
Così si solgono indicare rispettivamente quelle verità che possono essere conosciute indipendentemente dall’esperienza e quelle verità la cui conoscenza deriva dall’indagine sui fatti del mondo.
Il ‘dietro le quinte’ delle considerazioni di seguito svolte è la miscredenza, di ogni teoria empirista, nei giudizi sintetici a priori.
Questa categoria Kantiana, che in tal modo interpretava i giudizi matematici, venne ben presto ridotta, per l’appunto, all’altra forma di giudizio, quello analitico. L’operazione fu condotta dallo stesso Frege.
La storia della filosofia giunse, così, alla sovrapposizione tra analitico Kantiano e necessario leibniziano e, simmetricamente, tra sintetico Kantiano e contingente leibniziano. La conseguenza più immediata fu la riconfigurazione dell’ a priori che venne associato a ciò che era analitico; ovviamente si fece valere lo stesso metodo per l’a posteriori attribuendolo al sintetico.
Potremmo sintetizzare quanto detto nella forma di due equivalenze:
(a) analitico = necessario = a priori
(b) sintetico = contingente = a posteriori.
Un primo sconvolgente rovesciamento- quanto meno rispetto al 1787- si era determinato: l’ asserto sarebbe stato considerato informativo solo se analitico.
Le proposizioni analitiche a priori sono attribuzioni predicative del soggetto contenute nel soggetto stesso- vere cioè in virtù del significato del termine- soggetto.
Se io dico che:
(1)Il triangolo ha tre lati
o piuttosto
(2) Nessuno scapolo è sposato
fornisco esempi di proposizioni analitiche.
Esempi di tal genere furono definiti da Quine asserti analitici di II tipo. Nel testo infatti esempi di verità di I tipo sono le forme tautologiche- banali- come ‘Nessun uomo non sposato è sposato’.
Risulta lapalissiano come l’attività definitoria sia concepita come registrazione di sinonimie preesistenti.
La stessa sinonimia, d’altro canto, presenta non poche difficoltà. Questa non annulla la distinzione tra due significati diversi, purché i termini, a cui i significati si riferiscono, individuino uno stesso oggetto. [...]
Questo brano è tratto dalla tesi:
Saul Kripke: analisi modale del significato
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Informazioni tesi
Autore: | Sabrina Arlotta |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Messina |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filosofia |
Relatore: | Giuseppe Giordano |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 101 |
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