Maieutica reciproca e poetica civile in Danilo Dolci

In che rapporto stanno prevaricazione, dominio, ingiustizia con equità, potere, giustizia e risorse? Com'è possibile che, in certe circostanze storico-geografiche, sul bene comune prevalgano vantaggi di pochi, dei più “forti”, a discapito dei più? E quali sono le condizioni perché si possa realizzare una società più giusta, meno corrotta, un mondo più sano, più “bello”? Questioni antiche sulle quali si sono interrogati pensatori di tutti i tempi e che rimane spinosa, di non facile soluzione, per quante analisi e congetture si possano fare.

Per Dolci il bene comune diventa un problema centrale della sua ricerca e con lui le congetture ambiscono ad uscire dal probabilmente vero, per farsi progetto con obiettivi a breve e a lungo termine. Si tratta di uscire dal conflitto secondo un intento razionale, filosofico, fondativo di un'etica vissuta in modo originario e originale, alla quale affidarsi costruttivamente, partendo dal qui ed ora per espandersi in una dimensione spazio temporale che vada oltre la propria singolare, personale esistenza.

Secondo Dolci l'esistente è il più grande laboratorio in cui si può mettere alla prova una verità etica, il laboratorio in cui l'opera comune di attraversamento del presente con occhio e atteggiamento critico, crea le condizioni necessarie a costruire il futuro del mondo nuovo. E poiché non crede in una coscienza assoluta, né in valori assoluti che esulino dalle creature, egli dice “ciò che è necessario è fondare un universo etico, sia pure problematico e conflittuale, attento ai mutamenti […] Incontrarsi, riunirsi, illumina il futuro”.

Per fondare un universo etico bisogna aver chiaro che l'applicazione di un metodo violento è incompatibile con tale finalità. Infatti l'etica implica una valutazione positiva della vita che esclude (o dovrebbe escludere) ogni azione distruttiva della vita stessa, sia quando questa si incarna nel nemico al quale non si riconosce pari dignità rispetto a se stessi o al proprio gruppo di appartenenza, sia quando si tratta della vita del pianeta, che l'uomo ritiene di poter dominare, manipolare a suo piacimento. Il valore etico della vita è un valore intrinseco alla vita stessa.

Ciò che sembra ispirare Dolci e tutta la sua opera, è la stessa sacralità della vita, che si impone al di sopra di qualsiasi altra valutazione e giudizio. Ora, perché questo valore della vita possa esprimersi in tutta la sua potenzialità, occorre reperire interessi comuni, beni considerati comuni dalla famiglia umana, configurata in diversi gruppi e forme.