Il presente esteso
Il presente è una proprietà fenomenica?
La spontaneità con la quale abbiamo esperienza del passaggio del tempo, ogni qualvolta percepiamo un evento esterno, sembra scontrarsi con la concezione presentista frutto del senso comune.
E’, infatti, naturale convinzione che siamo direttamente consapevoli solo del presente, di ciò che sta avvenendo simultaneamente all’atto della coscienza; di conseguenza, se il presente, come è comunemente assunto e, come ci suggerisce la fisica classica, è il diaframma istantaneo tra passato e presente, allora si deve concludere che la coscienza è confinata esclusivamente a quell’istante senza durata.
In altri termini, l’opposizione antinomica tra successione e simultaneità sembra comportare la mutua esclusione dei due termini nella definizione di tempo.
Come uscire da questa contraddizione?
La teoria dello specious present James cerca di risolverla così: in qualche modo la successione deve essere compresa nella simultaneità del presente, o anche, reciprocamente, la simultaneità deve rendersi successiva nel presente stesso.
Questa “compresenza” di successione e simultaneità non può avere luogo all’interno di un contesto fisico, ma deve essere oggetto di fenomenologia, deve essere frutto della coscienza del soggetto.
Come motiva con chiarezza Paracchini:
“La pura successione temporale però è successione di contraddittori: in essa qualcosa che è o esiste è preceduto e seguito da qualcosa che non è più o non è ancora, dunque, in definitiva, da qualcosa che non è o non esiste. Se la considerazione rimanesse fissa al puro dato del tempo, considerato in sé, non si vede come ciò che non esiste potrebbe entrare in relazione con ciò che esiste. In quest’ultimo, allora, come si è visto, devono essere poste le condizioni perchè l’opposizione, senza essere negata, possa essere relativizzata, così da far perdere ai due termini - l’essere di ciò che esiste e il non essere di ciò che non esiste - il loro carattere assoluto, rendendoli ‘essere’ e ‘non essere’ (o meglio ‘non essere più’ o ‘non essere ancora’) per qualcosa che li assuma come tali. L’ambito in cui si gioca questo processo di mediazione viene individuato, da una gran parte dei pensatori che si sono impegnati sull’argomento, nella coscienza del soggetto che del tempo ha effettiva esperienza.”
E’ lungo la direzione di “riduzione” del tempo alla rappresentazione della realtà esterna sulla coscienza che si muovono le teorie esposte, sia nella versione estensionale che in quella ritensionale.
Possiamo parlare in entrambi i casi di realismo fenomenologico (con qualche eccezione, vedi Brentano): il cambiamento, la permanenza e la successione sono proprietà fenomeniche reali di cui la coscienza può avere esperienza.
Contrapposte alle posizioni realiste sono sorte altre concezioni che negano tale premessa, considerando il passaggio del tempo come un’“illusione” prodotta dall’attivazione di meccanismi mentali.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il presente esteso
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Informazioni tesi
Autore: | Ugo Tocci |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi Roma Tre |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filosofia |
Relatore: | Mauro Dorato |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 92 |
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