La gestione della crisi di impresa
I costi della crisi
Se l’impresa nel corso della sua vita si trova a dover affrontare una situazione di crisi, deve anche sopportare una serie ulteriore di costi, più o meno impliciti, che aggraveranno ulteriormente il suo equilibrio economico, ripercuotendosi pure su quello finanziario, dovendo far fronte a nuove e ulteriori spese, e patrimoniale.
Uno dei primi autori ad affrontare il tema dei costi della crisi, non solo in termini diretti monetari ma anche indiretti, è stato Altaman.
I costi diretti sono quelli connessi alla rilevazione e alla gestione della crisi (costi legali, costi di analisi e revisione del bilancio, costi per interventi di consulenza, ecc.) e quelli legati alla riduzione di alcuni valori dell’attivo e/o all’aumento di valori del passivo (interessi e penali per ritardati pagamenti).
I costi indiretti sono connessi, da un lato alla riduzione di vendite e/o di profitti, causata dall’allontanamento di parte della clientela che non vuole trattare con aziende in situazioni critiche, dall’altro, ai maggiori costi legati ai più alti tassi richiesti dalle banche, alle condizioni di pagamento meno favorevoli ottenute dai fornitori. Vi sono poi i costi per la risoluzione di contratti commerciali stipulati con i terzi (es. gli indennizzi per le mancate forniture, penali contrattuali per ritardi nell’adempimento) e/o per il mancato utilizzo di rapporti in essere (es. rapporti di fornitura interrotti prima della naturale scadenza, contratti di manutenzione, ecc.).
In conclusione, il costo della crisi è costituito dall’insieme degli oneri diretti ed indiretti che ricadono sugli attori della vita aziendale (creditori, azionisti, lavoratori) e, più in generale, sul sistema economico.
Ulteriori conseguenze negative si manifestano per la più elevata incidenza dei costi fissi, connessa al ridotto volume di produzione ed alla necessità di mantenimento in vita del sistema e, in generale, per tutti i costi indiretti derivanti da una situazione di difficoltà economica e finanziaria.
La situazione di crisi rende inoltre necessaria una serie di interventi con l’obiettivo di risanamento, di cui si dovrà valutare non solo l’entità dei costi connessi all’intervento ipotizzato, ma anche la loro sopportabilità sia dal punto di vista economico che finanziario.
Non vi è dubbio che, ad esempio, provvedimenti tendenti a ridurre i costi del personale sono, in genere collegati al riconoscimento di premi per l’esodo che, se in futuro determineranno minori oneri di lavoro, nel breve termine si traducono in ulteriori costi da imputare a conto economico e da sopportare finanziariamente.
Allo stesso modo una decisione di smobilizzo di attività strategiche comporta una serie di oneri aggiuntivi più o meno elevati a secondo del cespite da realizzare, a cui possono aggiungersi i minori valori realizzati dalle possibili liquidazioni a prezzi di stralcio.
Occorre poi considerare la perdita dei c.d. valori immateriali connessi al manifestarsi e perdurare di uno stato di crisi, nonché la perdita di valore economico di alcuni tipi di spese a carattere pluriennale sostenute in anni precedenti (campagne pubblicitarie, attività di formazione, attività di ricerca) e del patrimonio di conoscenze tecnico-produttive legate al funzionamento dell’impresa.
L’effetto si produrrà soprattutto a livello patrimoniale con il venir meno di valori iscritti nell’attivo patrimoniale, privi di un valore autonomo ma funzionali solo nell’ipotesi di continuità dell’impresa in condizioni di normale funzionamento.
Questo brano è tratto dalla tesi:
La gestione della crisi di impresa
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Informazioni tesi
Autore: | Daniela Moriero |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi del Salento |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Amministrazione e controllo delle aziende |
Relatore: | Amedeo Maizza |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 157 |
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