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Efficacia soggettiva del contratto collettivo: il caso Pomigliano

La riforma delle rappresentanze sindacali per via contrattuale: le RSU

Il 20 Dicembre 1993, le tre grandi confederazioni sindacali e la Confindustria stipulano un accordo interconfederale in cui si istituiscono le cd. Rappresentanze Sindacali Unitarie.

Tale accordo prevede che le organizzazioni firmatarie e quelle che vi abbiano successivamente aderito, acquistino il diritto, nelle unità produttive che abbiano più di 15 dipendenti, di promuovere la formazione di questa nuova organizzazione e di partecipare alle relative elezioni, rinunciando a costituire proprie RSA.

Le RSU subentrano alle RSA di tutti i sindacati che abbiano stipulato l’accordo, nella titolarità dei diritti, permessi e libertà sindacali sancite dal titolo III dello Statuto e nella titolarità dei poteri e nell’esercizio delle funzioni attribuite dalla legge.

Tale accordo prevede una struttura sindacale unitaria a composizione mista, in parte elettiva ed in parte associativa. I due terzi delle componenti della RSU sono eletti a suffragio universale dai lavoratori dell’unità produttiva, siano essi iscritti o meno ai sindacati che hanno presentato le liste; il restante terzo, invece, è designato dalle associazioni sindacali firmatarie del contratto collettivo nazionale applicato nell’unità produttiva.

Le liste elettorali possono essere presentate da diversi soggetti:
· Dalle associazioni aderenti all’accordo interconfederale;
· Dalle associazioni sindacali firmatarie del contratto collettivo nazionale applicato nell’unità produttiva;
· Dalle associazioni che possano contare su un numero di firme pari al 5% dei lavoratori dell’azienda aventi diritto di voto

Da quanto detto si evince l’apertura del modello a sindacati diversi affiliati alle confederazioni sottoscrittrici, ma l’esclusione dei gruppi occasionali di lavoratori in quanto si prevede la necessità che le liste siano presentate da associazioni sindacali formalmente costituite con un proprio statuto e atto costitutivo.

La scelta di introdurre la riserva dei seggi in favore dei sindacati firmatari dei contratti collettivi nazionali applicati in azienda è, da sempre, oggetto di un vivace confronto fra le posizioni dottrinali; i sostenitori della soluzione addotta affermano la necessità di garantire l’interesse della classe lavoratrice nel suo complesso tramite la presenza obbligatoria delle confederazioni storiche all’interno delle RSU, accompagnata dagli interessi particolari dei lavoratori in azienda tramite i rappresentanti votati dai lavoratori stessi.

Altro fattore a favore di questa soluzione è che la scelta di riservare posti in favore delle associazioni nazionali firmatarie dei contratti collettivi nazionali di categoria è coerente con la doppia legittimazione negoziale a livello aziendale, consentendo un raccordo al fine di produrre un risultato negoziale utile.

La dottrina più critica relativamente a tale meccanismo afferma che, sebbene risulti essere sicuramente più democratico del sistema precedente, tale scelta altera il criterio democratico di formazione della RSU, ovvero il principio di maggioranza proveniente dal metodo elettivo, portando nei fatti al risultato di favorire in misura percentualmente maggiore le meno rappresentative tra le associazioni firmatarie dei contratti collettivi.

In ogni caso la legittimità della clausola del terzo è fuori discussione poiché si tratta di una clausola di un atto di autonomia privata, mentre potrebbe sollevare notevoli dubbi di legittimità nel caso in cui fosse previsto da una norma di legge.

Nonostante questa evidente criticità, la regola dell’elezione libera dei due terzi dei componenti delle RSU consente di monitorare la rappresentatività reale dei sindacati confederali sia al loro interno, sia nei rapporti con le altre associazioni sindacali; al momento, le elezioni delle RSU hanno confermato sia nell’ambito del lavoro privato, che nel pubblico impiego, il primato dei sindacati confederali.

Le due componenti, si ricompongono in un unico collegio, all’interno del quale, per l’assunzione delle decisioni, vale il criterio della maggioranza, dando al mandato elettorale la fonte di legittimazione del potere di rappresentanza degli interessi dei lavoratori.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Efficacia soggettiva del contratto collettivo: il caso Pomigliano

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Informazioni tesi

  Autore: Domenico Napoli
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Salerno
  Facoltà: Economia
  Corso: Editoria, comunicazione multimediale e giornalismo
  Relatore: Vincenzo Luciani
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 168

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Parole chiave

contratto collettivo
pomigliano
efficacia soggettiva
contratto collettivo nazionale
efficacia oggettiva
diritto del lavoro
contratto collettivo aziendale

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