Storia e storia operaia della miniera di Seui
Visto il crescente interesse intorno al mondo minerario sardo, percepibile dai numerosi studi a riguardo e dai vari recuperi delle strutture degli ambienti minerari, si è pensato di approfondire lo studio in particolare sulla miniera di Seui, un piccolo paese del centro Sardegna, che ha avuto il suo destino inesorabilmente legato ad essa. La scelta è stata dettata dal fatto che attorno a questa, sinora, non erano stati effettuati studi che la riguardassero nella sua totalità, pur trattandosi dell’unico giacimento di antracite presente in Sardegna ed uno dei pochi presenti in Italia. L’obiettivo perseguito è stato un approfondimento delle tematiche e problematiche del lavoro a cui aggiungere una ricostruzione storico-sociale della miniera che, in passato, vista la notevole rilevanza avuta nello sviluppo socio-economico del paese. Purtroppo però, gran parte della documentazione attinente ad essa è andata distrutta da più di vent’anni, ed una parte di quella ancora esistente mi è invece risultata inaccessibile. Il quadro storico ha preso in esame un periodo che va dal 1827 sino al 1963, anno di chiusura definitiva della miniera, attraversando le tre gestioni principali (Correboi, Monteponi e Veneto - Sarda). Nel corso di circa sessant’anni la miniera ha cambiato il volto al paese che la ospitava sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista sociale consentendone il passaggio da un’economia rurale ad un’economia industriale. Il livello di benessere raggiunto dalla società seuese durante gli anni in cui la miniera è rimasta in funzione, è un dato comprovato dal lento declino economico che ha, di contro, segnato gli anni successivi alla sua chiusura. I mutamenti sono avvenuti principalmente a livello politico e sindacale, considerando che i lavoratori hanno via via acquisito una maggiore consapevolezza dei loro problemi. È stato possibile delineare i tratti di una giornata tipo di un minatore, dall’alba al tramonto, attraverso il buio polveroso delle gallerie, passando per il caricamento dei vagoncini, sino al rientro a casa. E’ stata posta l’attenzione sui difficili rapporti con la dirigenza e sugli aspetti tecnici dell’ambiente di lavoro osservandone la sicurezza del lavoro ricercando, tra le dichiarazioni, i malcontenti e le soddisfazioni che procurava questa vita. Si è cercato anche di individuare anche il tenore di vita che la vita di miniera consentiva mettendolo a paragone con quello che permetteva invece la vita di campagna, al tempo, unica alternativa possibile. Si è considerato anche il lavoro prestato dalle donne e le differenze intermini di orari, retribuzione e tipologie di lavoro a cui erano costrette rispetto agli uomini. L’organizzazione del lavoro è stata esaminata secondo i criteri tayloristici, opportunamente applicati alla vita in miniera, prendendo in considerazione la diversità e la particolarità di questo lavoro, la gestione del suo personale e gli aspetti ad esso legati. I rapporti tra il personale, tra il personale ed il lavoro, tra i dirigenti e i sottoposti, sono emersi dalle testimonianze delle persone che vi hanno lavorato per periodi più o meno lunghi. Purtroppo, essendo trascorsi molti anni dalla chiusura della miniera molte persone sono decedute e, tra queste, molte sono venute a mancare a causa della silicosi, malattia contratta nell’ambito lavorativo. Parte di tali testimonianze sono state a me personalmente fornite, sotto forma di intervista – racconto, da due ex dipendenti della miniera. Oltre agli episodi in cui si ritrovavano direttamente coinvolti, hanno avuto modo di ricordare e raccontare anche eventi che non hanno vissuto in prima persona, ma che appartenevano ai ricordi dei loro genitori e dei loro familiari. Ne è emerso che la vita nella miniera era una vita dura, a cui si sacrificavano tempo e salute, ma di contro anche una vita che piaceva, che appagava, nei limiti del possibile, i lavoratori impiegati. È affiorato che il malcontento del personale era dettato più dalla sofferenza del ricevere ordini da persone il più delle volte incompetenti, che dalla sofferenza fisica vera e propria. A fronte di tale continua indifferenza, ed a conferma del fatto che la conoscenza dei propri diritti era in aumento, era prassi effettuare degli scioperi al fine di scuotere la dirigenza. Scioperi che in alcune occasioni sono serviti ad evitare un licenziamento, ma che hanno solo rimandato i più drastici eventi degli inizi degli anni sessanta. Alla chiusura della miniera è seguito un inviluppo del paese che, privo della sua maggior fonte di ricchezza, ha iniziato a spopolarsi subendo il fenomeno delle emigrazioni ed ha dovuto volgere altrove lo sguardo nel mercato del lavoro per evitare una crisi di dimensioni ancora più ampie. In sintesi si può sostenere che per quanto nel corso degli anni a questa miniera non sono stati attribuiti i fasti riconosciuti ad altri complessi minerari, si è dimostrata decisiva nello sviluppo economico, sociale del paese di Seui.
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Informazioni tesi
Autore: | Rita Loi |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2003-04 |
Università: | Università degli Studi di Cagliari |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia e Commercio |
Relatore: | Giampaolo Loy |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 210 |
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