Canti popolari tra le carte inedite di Luigi Giuseppe De Simone: Ms. 293 fasc. 1 Biblioteca Provinciale di Lecce
La figura di Luigi Giuseppe De Simone ha acquistato sempre più importanza negli ultimi anni non solo come storico e archeologo, ma anche come folklorista. La nostra attenzione è stata concentrata sul Ms. 293, fasc. 1, composto da circa duecento pagine, datate di mano dell’autore 1857-1877. Per la maggior parte, si tratta di canti popolari, anche albanesi, di diversa provenienza. Oggetto della nostra trascrizione è il corpus omogeneo degli ottantaquattro canti popolari di Isernia raccolti da De Simone nell’aprile 1866 in occasione del suo mandato di giudice presso la città molisana. La maggior parte dei canti di Isernia è stata raccolta di prima mano da De Simone. La ricchezza delle informazioni raccolte ha permesso di conseguire due risultati fondamentali da un punto di vista filologico: da un lato, cogliere i profondi rapporti che legano il Ms. 294, fasc. 4 all’omologo Ms. 293, fasc. 1; dall’altro restituire alle intenzioni dell’autore l’intera raccolta. Difatti, De Simone predilige un raggruppamento per generi, piuttosto che per territorio. Inoltre, inserisce denominazioni e generi sconosciuti alla coeva letteratura sui canti popolari: è il caso delle Lallate, delle Marcossee, dei Min-min Ton-ton. Tuttavia, i canti di Isernia sono collocati tra i canti di amore e di sdegno, e per alcuni di essi De Simone conduce nel Ms. 294 un’interessante opera di revisione.
Al fine di attestare la popolarità, e soprattutto la tradizionalità, diacronica e diatopica, del canto non possiamo tralasciare la ricerca delle varianti. Il confronto con i Canti popolari delle Provincie Meridionali di Casetti e Imbriani ci è parso il più adatto per almeno due motivi. Innanzi tutto De Simone è un collaboratore che, seppure non menzionato nei ringraziamenti, condivide la finalità della raccolta: dimostrare l’unità morale degli abitanti la penisola italica. I canti sono ben inseriti non solo nel solco della tradizione orale, che viene così arricchita di nuove attestazioni sui processi di creazione e modificazione, ma anche della tradizione scritta, come testimonia la diffusione delle stampe popolari. Questo canale di diffusione culturale, oggi ben conosciuto, agisce tra la scrittura e l’oralità, giungendo a un fruitore non alfabetizzato attraverso un mediatore istruito o semi istruito. Nei sei volumi di stampe popolari raccolte da De Simone, oggi conservati nella Biblioteca Provinciale, le due forme, scritta e orale, vengono mantenute separate. Leggendo le innumerevoli annotazioni di De Simone, saremo in grado di scoprire un metodo sorprendentemente moderno nella sua complessità. De Simone, infatti, basa la formulazione di tesi teoriche su una cosciente metodologia. Si interroga sull’origine del canto popolare e sui mezzi di trasmissione conducendo attente osservazioni sul campo mediante inchieste molto più vicine ai modelli attuali che a quelli ottocenteschi. Questo dato, perciò, testimonia lo strato sociale in cui il canto popolare è effettivamente tramandato: aspetto da non sottovalutare, soprattutto facendo riferimento al concetto di popolo-nazione diffuso nel 1800. Inoltre, ancora nel confronto con il suo tempo è da rimarcare la totale assenza di pregiudizi nei confronti degli errores populares.
Tra i canti popolari di Isernia, De Simone include non solo canti tradizionali, ma anche canti nuovi creati dal popolo, non indietreggiando di fronte ad espressioni di forte carica aggressiva o volgari. In un momento in cui, a causa dei profondi cambiamenti sociali è diffuso un atteggiamento censorio, possiamo parlare non solo di modernità, ma soprattutto di democraticità nei confronti della produzione culturale popolare.
I canti popolari sono dunque fenomeni rilevanti sul versante etnografico ma anche ed in particolare su quello linguistico. Avvalendoci della consultazione incrociata di ben sette dizionari dialettali e riportando i termini più marcatamente dialettali, ne ricostruiamo in appendice l’evoluzione diatopica: anche le parole, come i canti, nascono e muoiono, vivono e si diffondono, cambiando continuamente forma e significato.
Nonostante non sia uno specialista, e non possa avvalersi dei moderni strumenti, come le trascrizioni fonetiche, De Simone si rivela un raccoglitore capace e attento anche nella trascrizione del dialetto di Isernia. Infatti, anche provenendo da una provincia con matrice dialettale nettamente differente, riporta numerosi casi di betacismo, sviluppi da –d- ad –r- in posizione debole, l’allungamento di –m- intervocalica. In questi ultimi due casi, De Simone evidenzia il fenomeno con tratti orizzontali, posti sopra o sotto la consonante interessata: questo evidenzia il suo alto grado di consapevolezza e un critico atteggiamento per l’oggetto d’indagine.
Ai miei genitori,
a Marco.
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Informazioni tesi
Autore: | Raffaella Quarato |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2002-03 |
Università: | Università degli Studi di Lecce |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lettere moderne |
Relatore: | Anna Merendino |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 173 |
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